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Autore: Harriet    14/07/2006    2 recensioni
- I gesti di affetto non vanno mica ricambiati. Uno non li fa per averne un altro, uno li fa e basta.-
- Lo so. Ma il bello dei gesti d’affetto è che, alla fine, molto spesso ne generano altri. Anche se non vuoi niente in cambio.-
Questa storia spiega che esistono modi molto originali per dimostrare ai nostri amici quanto teniamo a loro, come ad esempio aggredire un uomo in un locale pieno di gente o incendiare una fotocopiatrice.
Tutto cominciò un giorno in cui Tatsumi perse una briciola del suo proverbiale autocontrollo…
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asato Tsuzuki, Hisoka Kurosaki, Kazutaka Muraki, Seiichiro Tatsumi, Yutaka Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Master of self – control


I - Incidente

Niente mette a proprio agio come un luogo conosciuto, una sera tranquilla senza impegni e la bella sensazione di poter fare tutto con calma.
Se avesse sempre potuto prendersi il tempo di cui aveva bisogno, quando ne aveva bisogno, probabilmente sarebbe stato veramente soddisfatto, e di certo meno stressato.
Si versò ancora tè, e rimase a guardare, un po’ soprappensiero, il vapore che si levava dalla tazza. Giusto il genere di cosa che avrebbe potuto fare Tsuzuki.
Oh, beh, era da solo ed era in un momento di assoluta libertà, poteva benissimo permettersi di fare una cosa vagamente idiota, no?
Finalmente si decise a prendere un sorso di tè, e in quel momento i pensieri soliti, il lavoro e le preoccupazioni, gli tornarono tutti in mente, con suo sommo disappunto. Era riuscito a liberare la mente per un po’, e adesso era di nuovo preda delle sue mille faccende.
Sospirò, rassegnato. Supponeva che fosse perfettamente normale. Per quanto uno si cerchi un luogo e un momento tranquillo, non può mai lasciare completamente fuori la propria vita. E forse era anche un bene: tra quei noiosi pensieri, tra quelle pressanti preoccupazioni si nascondevano anche delle cose piacevoli, immagini fugaci, volti e parole che facevano bene.
Posò la tazza e si guardò attorno, recuperando ancora, dentro di sé, quello sguardo puro che era tanto bello indossare, nei suoi momenti di libertà. Naturalmente solo per pochi secondi. Il suo volto severo e rigido emergeva subito, di nuovo. Allora rimetteva a posto gli occhiali, e il suo sguardo riprendeva l’abituale espressione di chi sa esattamente cosa fare, dove si trova e a che punto è.
Quando ebbe finito il tè, ogni traccia del precedente rilassamento era svanito, e lui era tornato quello di sempre. Come sempre.
Si aspettava che anche il pomeriggio sarebbe finito come sempre, ma quella volta non sarebbe andata così. Un attimo prima di alzarsi, pronto a pagare ed uscire, per fare ritorno alla sua casa, ci fu un evento del tutto inatteso, che avrebbe messo in moto una catena di altri eventi.
Una persona si sedette al suo tavolo. La cosa fu tanto inaspettata che gli ci volle un po’ per mettere a fuoco il viso dello sconosciuto.
E quando ci riuscì, per poco non gli venne un infarto.
- Buonasera, Tatsumi-san.-
- Lei?- Riuscì a tenere la voce sotto controllo, dissimulando la rabbia che sentiva vibrare dentro di sé, improvvisa ed inaspettata.
- Non sapevo che gli abitanti del Meifu venissero tra i mortali a trascorrere le loro ore libere.-
- Non è gradito al mio tavolo. Se ne vada subito.-
- La scortesia è una dote non apprezzabile in una persona di tutto rispetto com’è lei, Tatsumi-san.-
Tatsumi fissò in silenzio il suo interlocutore. L’occhio che si faceva largo tra i ciuffi chiari di capelli rideva di una luce maliziosa. Tatsumi strinse la mani sul bordo del tavolo, con forza, ma non diede altro segno visibile del suo turbamento.
Non desidero restare in compagnia di questa persona.
- Non vuole concedermi l’onore di una conversazione, Tatsumi-san?-
- No.- sibilò, riempiendo la sillaba di disgusto. Riacquistò subito la padronanza di sé, riuscendo a svendere al dottore anche un sorriso di circostanza. – Se non le dispiace lasciarmi solo, adesso…-
Il dottore ignorò la richiesta, e continuò a rimanere al suo posto, guardando lo shinigami con aria di sfida.
Questa persona danneggia la mia tranquillità.
- E’ dietro a qualche anima perduta, Tatsumi-san?-
…perché mi fa perdere ogni controllo.
- Non le interessa.-
…perché per quanto mi sforzi, continua a venirmi in mente tutto quello che ha fatto a coloro che mi sono cari…
- Come sta Tsuzuki-san?-
Tatsumi si alzò in piedi abbastanza di scatto, ma ebbe anche la prontezza di ricomporsi subito, nascondendo agli occhi degli altri avventori e dei proprietari del locale tutta la tensione che si era creata tra i due. Subito anche il dottore si alzò, avvicinandosi allo shinigami.
- Insomma, ha deciso di ignorarmi.-
- No, assolutamente.- rispose Tatsumi, sorridendo con la sua solita cortesia.
Prima di sferrargli un pugno che lo mandò disteso a terra.
Un mormorio di stupore si levò intorno a due, gli occhi di tutti i presenti si fissarono sul distinto signore che aveva appena aggredito senza motivo un altrettanto distinto signore.
Il quale stava a terra, sorridendo inspiegabilmente.
- Non l’avevo mai vista perdere il controllo, Tatsumi-san.-
- No, questo non è quando perdo il controllo, Muraki-san. E’ solo un po’ di divergenza di idee.- rispose lo shinigami, sorridendo ancora. Nessuno si accorgeva che gli tremavano le mani.
- Divergenza di idee su che cosa?- chiese Muraki, ridendo, e iniziando a rialzarsi.
- Sul luogo dove lei dovrebbe andare, Muraki-san. E ora, mi scusi, ma devo proprio andare, prima di diventare oltremodo inquieto e volgare.-
Tatsumi gli volse le spalle e si diresse verso l’uscita.
Naturalmente l’uscita fu immediatamente bloccata da alcuni volenterosi clienti, decisi a fermare l’uomo che aveva appena perpetrato un’aggressione ai danni di una persona che non aveva cattive intenzioni nei suoi confronti. Almeno ai loro occhi.
- Quante storie.- borbottò il segretario del Juoh-cho, seccato da tutta la faccenda. Poi fece un semplice gesto, allargando le braccia, e creando un passaggio grazie alla sua ombra. In un attimo era svanito.

Mentre ricompariva in un luogo più sicuro, non poté non concedersi un sorriso all’idea dello stupore che aveva provocato in quella gente. Subito dopo si disse che invece era stato un affare deprecabile: loro dovevano immischiarsi con gli uomini viventi solo quando si trattava di lavoro. Dare spettacolo in quel modo non era stata per niente una buona idea.
Ma cosa pensavi di fare?
Era nel soggiorno della sua casa ordinata e spaziosa. Gettò il cappotto su una poltrona, iniziò a disfarsi il nodo della cravatta.
Non lo so. E’ stato più forte di me.
Non andava bene! Era stato sul punto di perdere il controllo…anzi, ad essere onesti, poteva dire che ne aveva perso almeno una buona metà.
Sì, però…Però era una di quelle volte in cui ero veramente convinto delle mie azioni.
- Andiamo bene.- borbottò, sedendosi sul divano e cercando di rilassarsi. Poi si distese, socchiuse gli occhi e cercò di dimenticare l’incidente.
E un attimo dopo scoppiò a ridere, e rise a lungo, prima di essere colto dal sonno.



- Watari, il suo sistema di ricerca è fantastico! Da quando lo abbiamo installato, stiamo ricevendo moltissime informazioni utili dal mondo dei vivi-
I Gushoshin sembravano in estasi, e così anche l’aspirante scienziato, che si godeva i complimenti, guardando con fierezza la sua creaturina, un computer all’apparenza normalissimo.
- Che fa di speciale, quel computer?- domandò distrattamente Hisoka, appena entrato nella stanza comune dell’ufficio.
- Ha una sorta di motore di ricerca impostato.- spiegò con entusiasmo Watari. – Se gli ordini di ricercare informazioni su qualcosa, lui te le trova!-
- E la differenza con un banalissimo motore di ricerca qual è?-
- Se tu chiedi informazioni su un argomento, o su una persona, lui ti trova immediatamente tutto ciò che è stato pubblicato sui giornali di tutto il mondo, il giorno stesso, sull’argomento! Noi lo usiamo per avere tutte le ultime notizie sulle persone viventi che dobbiamo tenere d’occhio, ad esempio.-
- Beh, questa è già una funzione più utile.- commentò il ragazzo, raggiungendo la fotocopiatrice e mettendosi ad usarla. Per fermarsi, imprecando, un minuto dopo. - Tsuzuki l’ha fatta fondere, ieri.- sospirò uno dei Gushoshin.
- Idiota. Adesso me le copia lui a mano, queste pagine!- borbottò il ragazzo, dirigendosi come una furia fuori dalla stanza.
- Oh, guardate, il computer ha trovato qualcosa!- stava dicendo intanto uno dei due bibliotecari tuttofare all’altro. – Sta stampando!-
- Significa che sui giornali sono apparse notizie riguardanti uno dei nostri sorvegliati speciali!-
- E’ vero!- notò Watari, prendendo il foglio appena stampato. – Vediamo. Ma è…-
- Un articolo sul dottor Muraki!- concluse il maggiore dei Gushoshin, affacciandosi sulla spalla di Watari.
Hisoka, sulla soglia, si bloccò e si voltò.
- Cosa dice l’articolo?- domandò l’altro bibliotecario.
- Ora ve lo leggo.- disse Watari, ignaro di avere uno spettatore in più. – Dunque…-
Hisoka si avvicinò al gruppetto, sempre in silenzio.
- E’ tratto dalle pagine di cronaca locale di Tokyo, in un quotidiano nazionale. Sentite un po’! Ieri pomeriggio un uomo ha aggredito Muraki e poi è sparito!-
- Sparito?-
- Proprio nel vero senso della parola! Sembra che questo fatto sia avvenuto in un locale tradizionale, il ***, e che quando i proprietari hanno cercato di fermare l’aggressore, un uomo sui trent’anni, ben vestito, con gli occhiali…-
- Sembra la descrizione di Tatsumi-san.- notò uno dei bibliotecari.
- Insomma, quest’uomo è scomparso davanti agli occhi di coloro che cercavano di impedirgli di fuggire!- continuò Watari. – Beh, è interessante e mi fa proprio piacere che qualcuno abbia assalito quel pazzo, ma non ci serve più di tanto.-
- Uhm…- Uno dei Gushoshin raccolse il foglio che Watari aveva lasciato cadere sulla scrivania più vicina. – Però questo locale l’ho già sentito nominare. ***.-
- E’ il locale preferito di Tatsumi.- ricordò Konoe, entrando nella stanza. – Perché, cos’è successo?-
Il bibliotecario porse l’articolo al capo, che lo lesse in fretta, con aria divertita.
- Muraki, eh? E’ quel tipo che ha dato un po’ di filo da torcere a Tsuzuki e al ragazzo, se non sbaglio.- commentò, senza accorgersi che Hisoka era nella stanza. – Se non conoscessi così bene Tatsumi, direi che l’assalitore era lui!-
- La descrizione corrisponde in pieno!- commentò un Gushoshin.
- E’ vero! Ma non riesco proprio a immaginarmelo!- disse Watari, facendo una risatina, che però gli morì in gola nel momento in cui si accorse della persona che stava entrando.
- Salve a tutti. Spero ci sia una spiegazione per il fatto che nessuno di voi è al lavoro, ma siete tutti radunati qui a spettegolare come comari.-
Tatsumi fece il suo trionfale ingresso in scena, e questo, in tempi normali, avrebbe dovuto provocare un fuggi fuggi generale di dipendenti colti sul fatto. Invece questa volta tutti rimasero immobili e silenti per qualche secondo, terrorizzati all’idea che il segretario avesse sentito i loro discorsi, prima di ritrovare lo spirito giusto per sparire più in fretta possibile dalla stanza.
Qualche secondo di troppo. Tatsumi serrò la porta alle sue spalle, impedendo la fuga a coloro che erano nella stanza.
- Si può sapere cos’avete?-
- Eh? Cosa? Ma no, niente!- rispose Watari, sorridendo. – Mi faresti passare? Ho del lavoro da sbrigare! E non posso certo perdere tempo qui, giusto?-
- E allora perché eri qui, se hai così tanto lavoro da sbrigare, Watari?-
- Chiacchieravo un po’, nient’altro.-
- E di cosa chiacchieravate?-
- Di uno strano articolo su Muraki che abbiamo appena ricevuto dal mio pc – ricercatore!-
Tatsumi non parve particolarmente colpito da quella notizia. Anzi, si scostò dalla porta, lasciando libera l’uscita ai suoi colleghi. Poi, all’improvviso, si volse verso lo scienziato, con espressione indecifrabile.
- Che articolo?-
Watari prese il testo incriminato e lo dette al segretario. Tatsumi scorse rapidamente il foglio, poi lo accartocciò, e fece un sorriso forzato.
- Niente di cui preoccuparsi. Adesso mi sembra il caso di lavorare!-
Si diresse verso la fotocopiatrice (ignorava in che stato fosse), ma in quel momento Hisoka vi stava transitando davanti, per uscire dalla stanza. Tatsumi si scostò bruscamente, ma non poté evitare di sfiorare il ragazzo. Hisoka fu raggiunto da un’ondata di sentimenti negativi nei suoi confronti, e da un pensiero chiarissimo, un pensiero di Tatsumi su di lui…
perché proprio lui è qui non posso permettere che se ne accorga dannazione devo evitarlo
Stupito e un po’ infastidito guardò con aria interrogativa il segretario, ma lui si era già ricomposto.
- Kurosaki – kun, c’è qualche problema?-
Hisoka scosse la testa e si affrettò a lasciare la stanza.

Ha qualcosa da nascondere, aveva paura che io me ne accorgessi.
Tatsumi aveva qualcosa da nascondere?
Sembra esattamente il tipo di persona che non ha segreti. E se lo guardi da un’altra prospettiva, sembra anche il tipo di persona che ha tantissimi segreti che non rivelerebbe mai a nessuno.
Anzi, sembra molto di più quest’ultimo tipo di persona.

- A cosa pensa Hisoka stamattina?-
- Al fatto che ogni volta che sto pensando in santa pace arrivi tu e rovini tutto.- brontolò il ragazzo, voltandosi verso il collega, appena entrato nell’ufficio comune dei due.
- Uffa, sei cattivo!- piagnucolò Tsuzuki. – Lo sai che sta succedendo una cosa davvero divertente?-
- Ah sì?-
- Sì! Tutto l’ufficio ne sta parlando! Gira la voce che Tatsumi abbia assalito una persona, ieri pomeriggio! Assurdo, vero? Però è anche divertente, la sola idea di immaginare una cosa così inverosimile!-
- Ah.- borbottò Hisoka, poco interessato alla faccenda. Aveva assistito alla nascita di quella leggendaria notizia e non gli importava granché. Soprattutto dal momento che riguardava anche Muraki.
- Yuma e Saya…- iniziò Tsuzuki, e Hisoka si voltò verso di lui, vagamente terrorizzato.
- Cosa c’entrano quelle due pazze?- domandò.
- Sono venute a trovarci oggi! Ecco, proprio loro due hanno trovato un articolo di giornale dove si diceva che un uomo del tutto simile a Tatsumi avrebbe aggredito una persona, proprio nel locale preferito di Tatsumi! Non ci crederai, ma anche il capo Konoe si è messo a spettegolare su questa cosa!-
- Lo so. Ero lì quando Watari, Konoe e i Gushoshin si sono messi a fare ipotesi.- commentò il ragazzo, sperando di troncare il discorso sgradito.
- Davvero? E come mai erano tutti così interessati? Non crederanno davvero che Tatsumi abbia fatto una cosa simile?-
- Ne stavano parlando perché la persona aggredita è…-
Ha qualcosa da nascondere, aveva paura che io me ne accorgessi.
- Hisoka?-
- Non è possibile.- Fissò lo sguardo su un punto indefinito, concentrato sull’intuizione che aveva appena avuto.
- Hisoka, che c’è?-
Tsuzuki si avvicinò al ragazzo, tentando di decifrare il suo sguardo. Era una cosa difficile di per sé, e in quel momento lo era ancora di più. Negli occhi di Hisoka leggeva, dietro l’abituale freddezza, stupore, dubbio e qualcosa di strano a cui non riusciva a dare un nome.
- Hisoka, mi stavi dicendo chi è la persona aggredita.-
- Oh. Sì.- Hisoka sembrò tornare in sé. – Insomma, si tratta di Muraki.-
Nemmeno sotto la luce del sole e in presenza di Tsuzuki riuscì ad evitare di rabbrividire, pronunciando quel nome. Ma non si aspettava altro.
- Cosa?-
- Già. Senti un po’, adesso tu hai qualcosa da fare.-
- Eh? Io?-
- Sì. Perché devi ricopiarmi alcuni documenti.-
- Ricopiarti dei documenti? Hisoka, ma perché?-
- Perché hai fuso la fotocopiatrice, scemo! E io ho bisogno di quei documenti! Quindi non fare tante storie e copia!-
Tsuzuki iniziò a piagnucolare come al solito. Ma almeno erano riusciti a cambiare discorso.



Non so perché, ma sono sicuro che è così.
Hisoka non riusciva a pensare ad altro, mentre si preparava la cena nella sua casa sempre spoglia.
L’uomo di quell’articolo era Tatsumi. La descrizione ed il locale corrispondono, ed ancor più quadra il fatto che sia sparito subito dopo.
Da solo, nell’intimità della sua casa, si concesse una breve risata.
Vorrei solo sapere perché l’ha fatto.
Mentre si infilava sotto le coperte, un ultimo pensiero gli solcò la mente.
Potrei ricattare Tatsumi. Potrei diventare uno shinigami ricco.



Continua…
Harriet is here -> yumemi@hotmail.it Or here: Dark Chest of Wonders
   
 
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