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Autore: BeJames    17/11/2011    4 recensioni
Dopo l'abbandono di JJ,Reid è distrutto:si è lasciato sfuggire l'unica che abbia mai amato davvero senza riuscire a confessarle i suoi veri sentimenti.
Anche per questo,inizia ad odiare la new entry della squadra sostituta di JJ,Alexandra Evans.
Reid è deciso a rendere impossibile la vita di Alex,ma quello che ignora,è che la ragazza custodisce un segreto capace di cambiare la vita di entrambi...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Scusate il ritardo! :)

 

“Tutto è possibile. Possono dirti che hai il 90% di possibilità, il 50%, o anche l’1%, ma ci devi credere. E devi lottare.” (Lance Amstrong)

Clyde Easter fissava la folta chioma di capelli ramati che aveva di fronte agli occhi. Gli occhi verde smeraldo, la pelle chiara, le lentiggini sul naso, il fisico esile e delicato. Piegò leggermente la testa di lato, senza farsi accorgere,  guardando il fondoschiena della federale che gli stava leggendo i suoi diritti: Alexandra Evans era davvero cresciuta. Chi l’avrebbe mai detto;l’ultima volta che l’aveva vista aveva appena due anni! E ora era una donna, una gran bella giovane donna. “Ha capito i suoi diritti, signor Easter?” le chiese dura, appoggiando le mani sul tavolo grigio della sala da interrogatorio. Clyde sorrise appena, avvertendo il tono determinato e deciso. “Di solito mi chiamano agente Easter” replicò. Alex sorrise in modo finto “Sono parecchi anni che non ricopre più quel ruolo, Clyde..” gli fece notare “..E, se posso permettermi, non è degno di essere considerato tale” concluse duro. Clyde fece schioccare la lingua, appoggiandosi coi gomiti sul tavolo e guardandola negli occhi “Io non so perché lei è così sgarbata, e non so come mai sono stato chiamato qui” mentì “Potrebbe illuminarmi?”.Alexandra fece scorrere velocemente i fascicoli sotto i suoi occhi “Non aspettavo altro” gli annunciò. Si sedette davanti a lui e si accomodò, intrecciando le mani e appoggiandole sul tavolo. “Da quanto tempo ha lasciato la CIA, Clyde?” chiese con una calma spaventosa, cercando di fingere di essere totalmente estranea alla faccenda. “Ha detto che lo sa già” le fece notare lui. “Voglio solo una conferma” rispose Alex. “Sono ventuno anni esatti” rispose con sicurezza. Alex annuì “E come mai ha lasciato il suo incarico?”.Easter fece spallucce “Non amavo i metodi dei servizi segreti. E, inoltre, non sopportavo come i capi supremi snobbassero noi poveri agenti” disse con sincerità. Alex prese una vecchia foto di suo padre e la mostrò all’ex agente. Ebbe un moto di speranza quando lo vide strabuzzare gli occhi di fronte all’immagine di Oscar Evans. “Conosce quest’uomo?” chiese in un sussurro, decisa. “Oh, sì che lo conosco” rispose Clyde con nonchalance “Era un mio vecchio amico. E’ morto vent’anni fa in un incidente d’auto, lasciando moglie e figlia piccola. Una vera tragedia” mentì. Alex emise un esile risolino “Lo sapevo che non sarebbe stato facile farla parlare, Clyde” disse, iniziando a camminare per la stanza “Allora sarò più chiara:mio padre non è morto, l’altra notte è rispuntato dal nulla e ha cercato di uccidermi. Qualcuno l’ha aiutato ad inscenare la morte e lo ha protetto per tutti questi anni” avvicinò il viso a quello dell’uomo, minacciosa “Quel qualcuno è lei. Voglio sapere perché, e dove si trova adesso mio padre. E’ stato lei a cancellare le sue tracce, adesso voglio che mi racconti ogni cosa” concluse in un sussurro teso. “Non so proprio di cosa parli, Alexandra” rispose Clyde. Alex sorrise, soddisfatta “Invece sì:mi ha appena chiamata per nome. Lei sa molte cose, signor Easter!” urlò. Clyde deglutì:si era lasciato scappare un insignificante nome, che l’aveva incastrato. Rise. “E va bene, Alexandra. Mi hai scoperto” ammise “Ma non ho nessuna intenzione di raccontarti tutta la mia vita, né tanto meno di dirti dove si trova tuo padre adesso. Non tradisco gli amici” concluse, strizzandole l’occhio. Alex sbatté entrambi i palmi delle mai sul tavolo, con rabbia “Siete due pezzi di me**a!” urlò, fuori di sé dalla rabbia “Mio padre ha rapito un mio collega, Easter, ed è solo questione di tempo prima che lo elimini! Non mi interessa se lei non tradisce gli ‘amici’, io la spremerò peggio di un limone, le farò sputare sangue, la ridurrò ad un piccolo straccio lacero” lo minacciò, arrivando a pochi centimetri dal suo naso “E lei parlerà. Oh, le assicuro che canterà come un usignolo, figlio di pu****a!” terminò, lanciandogli uno sguardo pieno d’odio e uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

Gli occhi nocciola di Spencer Reid riflettevano l’immagine del suo aguzzino, che lo guardava con un mezzo ghigno in volto. Era un uomo alto e grosso, Oscar Evans; gli sarebbe bastato un potente destro ben centrato in mezzo alla fronte del giovane dottore per porre fine alla sua vita. Ma non sembrava volerlo fare troppo presto. No, si voleva divertire con lui. L’avrebbe torturato, stremato. Quando Alexandra sarebbe riuscita ad arrivare a lui, Spencer Reid sarebbe già stato morto. E lui, finalmente, avrebbe avuto la sua vendetta:la sua unica figlia, finalmente, sarebbe morta tra atroci sofferenze fisiche e psicologiche. “Ciao, Spencer” disse finalmente, sorridendo al giovane federale, che lo fissò diffidente. “Ti trovi bene?” lo schermì, riferendosi allo scantinato buio, umido e freddo dove l’aveva nascosto. Per tutta risposta, Reid gli sputò in faccia con forza. “Vai al diavolo” sussurrò con voce tremante di rabbia, fissandolo negli occhi. Oscar rise piano, asciugandosi la guancia con un movimento lento. “Passeremo del tempo molto piacevole insieme, io e te, dottor Reid” gli disse in modo velatamente minaccioso “E quando la tua Alexandra riuscirà a trovarti, se riuscirà, tu sarai già morto”. Ci fu una pausa, rotta dal rumore del deglutire di Reid. “Sarai un mucchietto di misere spoglie, un povero corpo esamine. Polvere” continuò crudele “D’altronde..Polvere eravamo, e polvere ritorneremo, non è così?” gli chiese, avvicinando il viso al suo. Spencer abbassò lo sguardo. “Mi avevano detto che hai una gran parlantina, Spencer” lo punzecchiò “Eppure, io ti ho sentito dire solo poche parole. Come mai?”.Reid non rispose. “Beh..Devo forse raccontarti come ucciderò Alexandra una volta che tu sarai morto, per farti parlare?”.A quel punto, Spencer sussultò sulla sedia dov’era legato. “Non ti devi azzardare a sfiorarla nemmeno con lo sguardo!” si lasciò sfuggire in un impeto di adrenalina. Oscar rise di gusto “Ma..Ma come ti permetti!” esclamò divertito “Io sono quello che gli ha dato la vita, Spencer, e posso decidere in ogni momento se e come togliergliela. Ti è chiaro?”.Lui scosse la testa “Io non te lo permetterò, figlio di pu****a” disse a voce bassa. Oscar gli prese di scatto il mento con due dita e lo fissò negli occhi “Oh, no, Spencer. Tu me lo permetterai, perché sarai già morto” disse con un sorriso. Gli lasciò andare il mento per armeggiare in una piccola credenza di legno poco lontano. Tornò con un grosso sorriso, mostrando al suo prigioniero una siringa e una provetta con una scritta in biro:“Dilaudid”.Spencer s’irrigidì e sbiancò di colpo. “Te lo ricordi, vero?” gli chiese sadico. Reid non disse una parola, ma Oscar sapeva leggere nella paura delle persone. “So’ molto più di tutti voi di quanto possiate immaginare, miei cari profiler..” si lodò, scuotendo la testa “Ma, non ti preoccupare Spencer, ho in mente altro per te” gli disse, estraendo un grosso coltello dalla tasca posteriore dei pantaloni logori. “Sei pronto per iniziare, dottor Reid?”.

Alex fissò lo sguardo su Clyde, attraverso il vetro a specchio del commissariato. JJ le si avvicinò ed emise un leggero sospiro per segnalare la sua presenza. Alex si voltò verso di lei, sorridendole leggermente. Si creò un imbarazzante silenzio, che fu JJ a rompere.“Sei stata grande lì dentro. Una con le palle” le disse, strizzandole l’occhio. Alex sorrise, sospirando “Non sai che massacro psicologico” ammise. JJ annuì “Posso immaginarlo. Vedrai che parlerà Alex, devi solo mantenere la tua tenacia e la tua determinazione”.Lei fece spallucce “Lo spero tanto. Se Clyde non parla in fretta..” la frase le morì in gola e delle fastidiose lacrime le si formarono appena sotto gli occhi verdi. JJ le mise una mano sulla spalla e strinse forte “Garcia mi ha raccontato cosa è successo tra te e Spencer” ammise “Vedrai che lo troveremo” la rassicurò. Alex si asciugò una lacrima, tirando su col naso “E..E se arrivassimo troppo tardi?” ipotizzò “Se Spencer dovesse morire,io..”.”No, non dirlo” la bloccò JJ “Lo troveremo prima. Lo salveremo. Punto”.Alex annuì, accettando il fazzoletto che la bionda agente le aveva offerto. “Anche io tengo molto a Spencer, so come ti senti, ma non devi mollare. Andrà tutto bene”.Alex fu tremendamente grata al sorriso solare di JJ. “Grazie Jennifer”,farfugliò tentando di sorridere. JJ annuì “Non devi ringraziarmi. Ma promettimi una cosa”.”Tutto quello che vuoi” le disse Alex. “Chiamami JJ” ordinò l’altra sorridendo.

Clyde abbassò lo sguardo all’ennesima domanda di Alexandra. Non ce la faceva più, e si stava rendendo conto di quanto lei, piano piano, lo stesse piegando. “Dimmi la verità, Easter, una volta per tutte!” urlò per l’ennesima volta. Lui scosse la testa “No” rimarcò. Alex si sedette al tavolo “Sarà meglio che mi metta comoda, qui la faccenda si farà lunga” tentò di pressarlo “Forza, raccontami perché hai mollato la CIA”.Clyde portò gli occhi al cielo “Te l’ho già detto:non mi andava come ci trattavano i superiori” spiegò “Oscar mi ha dato l’occasione di riscattarmi, di farla pagare a quei giudei”.Alex fece una piccola smorfia “Di riscattarti?” ripeté “Ma se sei un povero pezzente!” gli rinfacciò “Abbiamo controllato il tuo conto corrente, Clyde. Sei al verde”.Lui alzò le spalle “A quello ha sempre provveduto tuo padre”.Alexandra s’irrigidì “In che modo?”.“Poco dopo aver assunto la sua nuova identità, è diventato socio di una piccolo bottonificio, che si è ingrandito piano piano. Col tempo ha fruttato e gli ha permesso di mantenerci entrambi” disse. Alex cercò di sfruttare al meglio quell’occasione “Come si chiamava la ditta?”.Clyde sorrise leggermente “Davvero pensi che sia così ingenuo, fanciulla?”.Alex scosse la testa “No. Spero solamente che la coscienza di torni almeno per un attimo” confessò “Hai detto che non sopportavi come ti trattavano i tuoi superiori mentre eri alla CIA” cercò di giocarselo “Beh, adesso un bravo agente, un agente semplice, come lo eri tu, non un supervisore, è in pericolo” disse “E i piani superiori se ne fregano” mentì. “Che gran figli..” cercò di imprecare lui, prima di essere bloccato da Alex “Esatto. Spencer è un bravo agente, che ha sempre fatto il suo dovere, e non si merita una fine così misera”.Fece una breve pausa, mordendosi il labbro e cercando di essere più gentile. “Dimmi dove si nasconde mio padre Clyde, ti prego. Si tratta di salvare uno di voi” cercò di convincerlo. Easter giocherellò con l’orologio nervosamente “E..La mia pena sarà ridotta?” chiese. Alex fece un mezzo sorrisetto “Sì, diremo che hai collaborato” gli promise “Adesso..Ti prego!”.Clyde annuì “E va bene. Mi dispiace tradire Oscar, ma a questo punto non ho altra scelta” ammise “La sua identità segreta è quella di Andrew Jones, ha residenza poco lontano da qui, se posso avere carta e penna ti scrivo l’indirizzo”.

La squadra vide uscire Alex dalla sala interrogatori con un bigliettino bianco in mano e un grosso sorriso sulle labbra. Porse il biglietto a Hotch “Questo è l’indirizzo di Oscar” disse “Ci siamo! Ce l’abbiamo fatta!” esultò di gioia. Aaron le mise una mano sulla spalla “No. Ce l’hai fatta. Davvero un ottimo lavoro, Evans!” le disse, sorridendole. Era la prima volta che Alex vedeva il suo capo sorridere così, e lo prese come buon auspicio. Adesso sapevano dov’era Spencer, l’avrebbero salvato, sarebbe andato tutto bene!O, almeno, questo era quello che si augurava in cuor suo.

   
 
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