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Autore: IlMalee    17/11/2011    3 recensioni
"Sammy Sammy vieni che le tue dita ti aspettano! Sammy Sammy vieni che le tue dita ti aspettano!" Certe volte a sedici anni si commettono degli errori. Certe volte commetterli nel Mondo di Tenebra può essere anche peggio.
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dai, forza. Non avrete mica paura?"
"Paura?Io?"
Joshua si sistemò meglio il berretto di lana con sopra il teschio di un gruppo metal.
Non sapeva di che gruppo si trattasse, però era figo.
"Allora andiamo? Fra un pò si fa buio."
"Che c'è, hai paura del buio adesso?"
Era stata Eryn a parlare, lisciandosi i iunghi capelli neri.
"Ma sta' zitta!"
"Allora forza, andiamo ancora a chiedere alla vecchia matta."
"Si chiama Dorothy, poverina. Non trattarla male."
Eryn guardò Kevin con sguardo accigliato. Il biondo davanti a lei con la maglietta degli Iron Maiden non rispose all'occhiata.
"Sì, sì, andiamo dalla vecchia matta Dorothy. Dobbiamo farci dire esattamente cosa fare."
"Ok."
"Avete portato le candele?"
"Sì."
Un cagnolino abbaiò festoso sotto di loro.
"Buono, Puma. Ti portiamo con noi."
"Ecco, eccola lì! Miss Dorothy!"
I tre ragazzini si erano avvicinati correndo verso una panchina del parco.
Ormai cominciava ad imbrunire, il cielo si era tinto di rosso.
Sulla panchina era seduta una anziana signora, tutta raggrinzita e vestita con abiti sgualciti e sporchi, sembrava una senzatetto.
"Miss Dorothy!"
"Oh, ma guarda, i miei bambini preferiti! Cosa ci fate ancora in giro?"
Sorrise, mettendo in mostra i denti gialli e neri.
"Dovreste andare a casa. Il sole sta per calare, e non è bene che i bimbi come voi girino la sera."
"Non siamo più bambini, Miss Dorothy. Abbiamo sedici anni. Ce la sappiamo cavare."
"E va bene, ragazzi. Cosa volete da me? Siete qui per sentire la vecchia Dorothy raccontare qualche storia di fantasmi? O di streghe? Non credo di avervi ancora raccontato la storia di Jason il mannaro di Manhattan."
"No, miss Dorothy. Ci scusi, ma noi eravamo qui per sentire ancora la storia di Sammy l'accetta."
"Oh! Come mai, vi è piaciuta tanto quella storia?"
"Proprio così! Ci chiedevamo se non potesse raccontarcela di nuovo, prima di tornare a casa."
"E va bene."
I tre si sedettero davanti alla vecchietta in rispettoso silenzio.
"Badate bene che questa è una storia vera. Sammy l'accetta era un boscaiolo, un falegname, e il migliore di Arcadia. Tutte le fate, i goblin e i troll della Siepe sapevano di poter contare su di lui per dei lavori di ottima qualità. Ma Sammy purtroppo aveva un difetto, amava molto il gioco d'azzardo. Gli piacevano le scommesse, specie quelle veramente rischiose, dove metteva in gioco la sua stessa vita.
Così un giorno, scommise con un altro Fatato. Nessuno ricorda più che tipo di scommessa fosse, ma probabilmente giocarono a dadi. Ciascuno doveva puntare qualcosa che riteneva importante.  Sammy mise in gioco le sue dita.
"Dopotutto, queste sono vitali per me, senza dita non potrò più fare il boscaiolo e il falegname."
"D'accordo" disse l'altro Fatato, e tirarono i dadi. Sammy perse. Allora Sammy prese la sua accetta e  tagliò le dita delle mani, una dopo l'altra.
"Se vuoi la finiamo qui." disse l'altro Fatato.
"Col cavolo! Adesso continuiamo e vedrai che vincerò di certo! Voglio riprendermi le mie dita."
"Va bene, ma devi puntare qualcos'altro per continuare a giocare.
"Metto le mie gambe, dopotutto senza gambe non posso continuare a fare il mio lavoro.
"D'accordo." Tirarono i dadi, ma Sammy perse. Allora Sammy afferrò la sua accetta con i moncherini che gli rimanevano, e si tagliò le gambe, una dopo l'altra.
"La finiamo qui?"
"Col cavolo! Ritira i dadi, vedrai che vincerò le mie gambe e le mie dita."
"D'accordo, ma cosa punti adesso? Non ti è rimasto più nulla."
"Mi ci gioco la testa."
Detto fatto. Tirarono i dadi, ma Sammy perse ancora. Allora l'altro Fatato afferrò l'accetta e tagliò la testa a Sammy. Quella fu la fine di Sammy l'accetta, e nessuno in Arcadia lo rivide più."
"Ma Sammy gira ancora nel nostro mondo, giusto vecchia Dorothy?"
"Non sono vecchia"  l'anziana rise, poi continuò:"comunque sia, sì. Sammy morì, ma quella stessa notte, l'accetta ancora insanguinata di Sammy prese vita, e lo spettro del suo padrone la impugnò. Dato che però per legge i fantasmi in Arcadia non sono ammessi, lo spettro di Sammy fu esiliato e spedito nel nostro mondo, dove ancora oggi vaga senza quiete. Si mormora che  lo spettro di Sammy compaia solo al tramonto, assetato di sangue. E' sempre alla ricerca delle sue parti perdute, quindi assalta gli incauti viandanti rubando loro le dita, le gambe o le teste."
"Esiste anche un modo di richiamare Sammy non è vero?"
"Sì, esiste un modo. Si dice che quando cali il sole, dopo aver acceso una candela per ogni partecipante e impugnato un rosario, basti recitare la formula "Sammy Sammy, vieni che le tue dita ti aspettano!" tre volte, e allora Sammy comparirà. Nessuno sa cosa accada dopo, perché nessuno è mai riuscito a raccontarlo."
La vecchia tacque, e il cagnolino allora abbaiò.
"Buono Puma! E' solo una storia."
"A volte certe storie hanno un fondo di verità."
"Grazie mille Dorothy, ora dobbiamo proprio andare"
I tre si alzarono assieme e diedero all'anziana dei soldi.
"Dove andate?"
"A casa, i nostri genitori ci aspettano! Non vogliamo certo far tardi."
Ormai il sole era tramontato.
"Bravi, correte subito a casa. Non sta bene raccontare queste storie dopo il tramonto."
"Arrivederci vecchia Dorothy!"
"Mi raccomando, tornate subito a casa!"


I tre si allontanarono veloci, poi dopo un pò uscirono dalla stradina di pietra e si inoltrarono nel boschetto del parco.
"Che storia eh?"
"Adesso vedremo se è vera."
Kevin tirò fuori da un sacchetto che si era portato dietro delle candele.
"Accendile."
Poi trasse fuori di tasca un rosario.
"Questo lo ho rubato a mia mamma."
"Dai sbrigati che ce ne andiamo."
"Cos'è Joshua, hai paura adesso?"
"No, è solo che è tutto buio qui…"
"Dì la verità, te la fai addosso."
"No!"
"Ora basta voi due" la ragazzina si era intromessa e aveva strappato il rosario di mano a Kevin, poi aveva acceso le candele.
"Sammy Sammy, vieni che le tue dita ti aspettano!"
"Un momento, fermiamoci a riflettere…"
"Sammy Sammy, vieni che le tua dita ti aspettano!"
"E va bene ho capito…"
"Sammy Sammy vieni che le tue dita ti aspettano!"
Avevano pronunciato la frase tutti assieme la terza volta. Tacquero per qualche secondo, ma non accadde nulla.
Il cagnolino li fissava con un'espressione interrogativa, scodinzolando.
Il cielo si era fatto buio e  le luci del parco  erano accese.
"Avete visto? Lo dicevo che era una stupidata."
"Andiamocene dai."
"No! Aspettiamo ancora un pò, forse non ci ha sentito."
Tacquero tutti e tre quando una folata di vento li colpì. I rami degli alberi attorno a loro cominciarono ad agitarsi.
"Avete visto?"
"Sì, sai che roba. Si chiama vento."
"Ssssh. Lo sentite anche voi?"
"Cosa?"
Fecero silenzio e stavolta riuscirono a sentire qualcosa. Un rumore sordo, in lontananza.
Qualcuno stava colpendo qualcosa.
"Che cos'è?"
"Ho già sentito questo suono altre volte. E' simile a quello di mio papà che taglia la legna."
"Come dici?"
"Qualcuno sta tagliando la legna. O forse un albero."
Puma, che fino a quel momento se ne era stato buono in disparte, ora puntò deciso in direzione degli alberi. Ringhiava.
"Calma Puma, cosa succede?Hai visto qualcosa?"
Ciascuno dei tre udì chiaramente provenire dal folto degli alberi un rumore di rami spezzati.
"Lo sentite anche voi?"
"Andiamocene via."
"Fermo Puma! Fermo!!!"
Fu inutile tentare di afferrarlo, il cagnolino era partito come un razzo ed era scomparso tra gli alberi.
Abbaiava selvaggiamente. Poi ad un certo punto emise un latrato di dolore e smise di abbaiare.
"Puma???Puma!!!"
"Merda! Sapevo che non dovevo venirci qui. Lo sapevo!"
"Andiamocene via vi prego!" la ragazzina era in lacrime.
"No! Non senza il mio cane!"
"Fermi, fermi. Ascoltate"
Era un rumore di passi. Qualcuno stava avanzando verso di loro, calpestando foglie e rametti.
"Oddio sta venendo qui! Sta venendo qui!"
Dalle ombre comparve qualcosa, poi rotolò a terra tra le foglie. Sembravano dei bastoncini. Con orrore i tre si resero conto che si trattava di un paio di zampette. Le zampette di un cagnolino.
"Noooo!!!"
I tre si misero ad urlare, poi corsero nella direzione opposta.
Andarono a sbattere contro qualcosa, come un muro, e caddero a terra rovinosamente.
Quando alzarono gli occhi, videro che una figura enorme troneggiava su di loro.
Era un uomo altissimo,alto almeno due metri, grosso come un armadio. Vestiva di nero e ogni tanto dalle fessure dei vestiti spuntavano dei filamenti di paglia, sembrava uno spaventapasseri imbottito. Aveva un cappuccio calato sul volto, ma sotto quel cappuccio non vi era assolutamente nulla. In mano stringeva un'accetta.
La figura parlò, aveva una voce profonda e cavernosa, ricordava il ringhio di un qualche animale feroce.
"Dove sono le mie dita?"
I tre ragazzini tentando di rialzarsi completamente in preda al panico, avevano iniziato ad urlare.
"Mi accontento anche delle vostre teste."
I tre riuscirono finalmente ad alzarsi, e uno dopo l'altro corsero a più non posso, sparendo tra gli alberi.





"Certo che sei veramente crudele"
La vecchia Dorothy comparve dagli alberi, zoppicando un pò.
Fissò con sguardo severo l'enorme individuo armato di accetta, poi sospirò.
"Ci sono andati vicini, stavolta."
"Credo proprio che non lo faranno più."
La figura nera di due metri ebbe come un sussulto, poi cominciò a togliersi i vestiti.
Si trattava di un uomo molto alto, ma di certo non grosso come i vestiti facevano pensare. Cominciò a togliersi prima una, poi due e tre felpe ripiene di paglia.
"Tu che dici?"
"Sei stato bravo. Ma che ne hai fatto del cane? Non lo avrai…"
Sorridendo, l'uomo tirò fuori da una delle felpe nere il cagnolino.
L'animale scodinzolando cominciò a leccargli le mani.
"Dai, dai sta' fermo! Mi fai il solletico" ridacchiò il gigante.
"Per un momento ho davvero pensato che lo avessi ucciso."
"Ti pare? E poi ho sempre voluto un cane tutto mio."
"Oh! Quindi non hai intenzione di ridarglielo?"
"Devono imparare la lezione."
"Sei davvero crudele."
"Devo esserlo."
L'uomo sorrise, poi si sfilò un guanto nero. La  mano era priva delle dita e ormai ridotta a un moncherino.
"Devono apprendere due lezioni. La prima, è che a volte purtroppo Sammy risponde davvero a chi lo chiama."
"E la seconda?"
La vecchietta si avvicinò,sorreggendosi col bastone. Le mancava una gamba.
L'uomo accarezzò il cagnolino stringendolo tra le braccia, poi trasse  da una tasca la foto di una ragazza che sorrideva.
Sul suo volto si dipinse una espressione triste e severa.
"La seconda è che a volte Sammy non si porta via solo le dita."


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Molto bene, questa è la mia terza ff ambientata nel mondo di Changeling the lost- spero vi sia piaciuta. Ho tentato di rendere l'atmosfera e il tono tipico delle storie di Fatati e spettri, le clausole e i limiti che incautamente gli umani sorpassano per poi avere a che fare con i Gentili, che tanto gentili poi in realtà non sono affatto.
Per chi masticasse un pò il gdr, (o per chi fosse solo un pò curioso) la vecchietta e il finto assalitore in realtà sono changeling, ovvero umani già rapiti dai Veri Fatati (e difatti ne portano le cicatrici anche fisiche)e che sono riusciti a fuggire da Arcadia, il mondo della fate. Appartengono ad un organizzazione chiamata Ministero degli spaventapasseri, un gruppo di changeling dedita a creare e mantenere le leggende urbane e darvi un "fondo di verità", spaventando a morte gli umani che osano valicare certi limiti. Tutto ciò lo fanno semplicemente per mantenere l'umanità al sicuro dai veri orrori che si celano dietro certe vecchie storie, orrori che loro  conoscono bene.
Una storia che vuol essere un avvertimento, perché certi limiti non vanno superati e perché quel buon vecchio "non uscire quando fa buio" non è solo un avvertimento da mamma pensierosa, ma un vero e proprio salvavita in una realtà tetra e pericolosa come quella del Mondo di Tenebra.
  
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