Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Nagini    14/07/2006    6 recensioni
" Era tutto cominciato da quell’unica parola che lei aveva pronunciato, non con astio o risentimento, ma solo con una grande e rassegnata tristezza. “ Guarda, ” aveva sussurrato, posandogli sul grembo quel singolare orologio di legno che da sempre l’aveva affascinato ed incuriosito più di qualsiasi altro oggetto magico presente in quella casa. "
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Our Dream

..:: Our dream – Il nostro sogno::..

di Nagini

 

Disclaimer: Alternative Universe, Post HBP

 

01.

Era tutto cominciato da quell’unica parola che lei aveva pronunciato, non con astio o risentimento, ma solo con una grande e rassegnata tristezza.

“ Guarda, ” aveva sussurrato, posandogli sul grembo quel singolare orologio di legno che da sempre l’aveva affascinato ed incuriosito più di qualsiasi altro oggetto magico presente in quella casa.

“ Guarda, ” aveva detto, e lui non aveva potuto tirarsi indietro, ed aveva posato il suo sguardo incerto su quel quadrante dove spiccavano insolite lancette, tutte puntate non su un numero, ma su quelle parole che, anche nella semi oscurità in cui si trovava, riusciva a leggere con un’insolita chiarezza, come se lampeggiassero; quelle parole che declamavano, con una piatta freddezza: “Pericolo mortale”

Improvvisamente riuscì a comprendere il perché del suo strano comportamento, delle sue continue e nostalgiche occhiate: lei non aveva rinunciato realmente a lui.

Non che non se lo aspettasse, certo.

Quindi, era per questo motivo che Ginny lo aveva svegliato nel cuore della notte, con un’insolita espressione malinconica dipinta sul viso.

Harry aveva sempre trovato difficile riuscire a comprendere le azioni  ed i pensieri delle ragazze. Ma con lei, tutto era diverso: riusciva a capire anche solo con un’occhiata il suo stato d’animo ed i suoi pensieri, con una naturalezza che a volte quasi lo spaventava. Era come se lei fosse sempre stata presente in un angolino della sua mente – o del suo cuore -, inebriandolo con la sua sola presenza ed insinuandosi in lui in modo da renderlo non solo completo, ma felice e… si, Harry poteva benissimo affermarlo, anche se non aveva mai provato nulla di simile: innamorato.

Non era come con Cho – un’effimera ed infelice cotta adolescenziale, - ma molto, molto di più.

Il modo indescrivibile in cui lei riusciva a farlo sentire, quando anche solo gli sorrideva incurvando le sue rosse labbra con quella precisa espressione, che forse ad occhi estranei sarebbe potuta sembrare uguale a quella di altre milioni di ragazze, ma che ai suoi occhi appariva unica; i brividi che percorrevano il suo corpo ogni qual volta lei lo sfiorava, o lo baciava; quel senso di benessere inebriante che lo avvolgeva quando lei nascondeva il suo volto nell’incavo del suo collo, e che faceva distendere le sue labbra con quel particolare sorriso che non partiva semplicemente dai muscoli facciali, ma da qualcosa di più caldo e profondo.

Una fitta di acuto dolore lo colse al petto, come ormai gli capitava da quasi un mese, lì, proprio dove il suo cuore s’era illuso di poterla trattenere per sempre, quando ancora si sentiva in un qualche modo protetto e al sicuro: quella fitta che ormai aveva imparato a conoscere, ma che sapeva che non avrebbe mai, mai, imparato a gestire.

Quell’improvviso dolore, che, a volte, specialmente nell’oscurità della notte, lo faceva boccheggiare ed annaspare, come se non fosse semplicemente lei a mancargli, ma l’aria stessa.

E, in un qualche modo, non era forse così?

Harry incrociò lo sguardo attento ed intenso di Ginny, percependo non solo paura in quelle iridi azzurre, ma anche determinazione.

 

02.

Lei aspettava che lui parlasse, che esprimesse i suoi pensieri in modo da potergli rispondere – e forse convincerlo.

Si era preparata a qualcosa del genere: “è colpa mia” o “non cambia le cose”.

Tuttavia, lui la stupì sorridendo in un modo così triste, e adulto.

Le sembrava così cambiato da quando lo aveva lasciato sulle rive del lago con Hermione e Ron.

Eppure, non era passato neppure un mese…

Tre settimane, precisò la sua parte razionale, che poi scomparve surclassata da un pensiero intriso di stupore e meraviglia. Solo tre settimane. Eppure, lei stessa si sentiva come se fossero passati non giorni, ma anni e anni.

Si sentiva come se avesse superato una linea di demarcazione invisibile, che l’aveva proiettata in un’altra era, in un altro mondo.

Un mondo in cui Harry aveva deciso di non seguirla.

Ma, oh, lei aveva passato giorni e giorni – anni, forse, non ne era molto sicura: le sembrava che il tempo avesse smesso di scorrere con la consueta normalità – a riflettere sulle sue decisioni, e sul modo in cui tutto era finito.

E quando aveva fissato - all’inizio con distacco, ma successivamente con crescente attenzione- l’orologio che sua madre ormai si portava appresso sempre più spesso, quell’orologio che sembrava quasi sorriderle macabramente dalla pila di giornali gettati disordinatamente sulla tavola della cucina, la speranza aveva invaso il suo cuore.

Lui era testardo. Ma lei forse sarebbe riuscita a convincerlo.

Il suo non era un semplice capriccio, dopotutto, e sperava che lui lo sapesse, che lo capisse.

A volte provava un così forte e bruciante desiderio di rivederlo, che si tramutava quasi in un dolore fisico.

Aveva passato lunghe notti insonni a pensare al suo futuro con lui, a pensare al suo sorriso, ai suoi occhi. Ma questi felici pensieri venivano spesso – sempre più spesso – sostituiti dalla paura e dalla preoccupazione, e senza quasi che se ne accorgesse, si ritrovava a piangere lacrime salate pensando alla guerra e alla morte.

Spesso, si addormentava con ancora gli occhi bagnati e le guance umide, sognando non il suo amore, ma un fantomatico – e verosimile, dannatamente verosimile, -funerale al quale lei non poteva fare a meno di partecipare, e lasciava rose gialle vicino ad una lapide che portava il nome di colui che aveva amato con tutto cuore.

Poi, si svegliava, sudata ed affannata, e la consapevolezza che il sogno potesse veramente tramutarsi, in un futuro troppo prossimo, in una dolorosa realtà, la faceva piangere nuovamente.

A volte, le sembrava quasi che fosse il suo cuore stesso a piangere, e che le lacrime che le sgorgavano dagli occhi non fossero altro che una mera proiezione di quel profondo dolore.

E poi subentrava nuovamente il desiderio. Sentiva il cuore gonfiarsi, mentre i ricordi della sua relazione con lui le passavano per la mente; certe volte le sembravano così vicini  - e materiali -, che accantonava la sua parte razionale  e chiudeva gli occhi, certa di poter realmente toccare un suo braccio o sentire il suo profumo.

Desiderava che lui la stringesse, che le sussurrasse all’orecchio parole colme di amore, come faceva quando ancora stavano insieme.

Desiderava poterlo baciare, e vedere i suoi occhi sorriderle complici.

Come ventuno giorni fa.

Harry rigirò l’orologio, in modo da nascondere quell’ammonimento che spiccava chiaramente

dall’oggetto inanimato.

Ginny lo fissava con attenzione, cercando di capire il suo silenzio, trattenendosi dal chiedergli lei stessa di parlarle, aspettando la sua sentenza.

Harry le sorrise ancora, ma era un sorriso pallido, triste.

E Ginny non riuscì più ad aspettare, non riuscì più a sottostare a quella involontaria tortura a cui lui l’aveva sottoposta.

“ Credo che questo, “ disse lentamente, tentando di mostrare un minimo di tranquillità – anche se in verità non ne provava neppure una briciola-, “ cambi decisamente le cose.”

Lui la guardava, ma era uno sguardo diverso da quello che le aveva rivolto migliaia e migliaia di altre volte.

Non era uno sguardo da innamorato, non era uno sguardo da amico: era lo sguardo di un disperato, di chi ha il bruciante bisogno di credere in qualcosa; di aggrapparsi, non importa se solo per un momento, ad un sogno splendido quanto effimero.

E poi quella strana ed intensa espressione scomparve dai suoi occhi, come se si fosse improvvisamente svegliato, come se si fosse improvvisamente reso conto che tutto ciò non poteva, non doveva, realizzarsi.

Ginny si mordicchiava il labbro inferiore, troppo preoccupata per poter prestare la dovuta attenzione alla forza con cui i suoi denti affondavano nella tenera e rossa carne.

Lui sospirò di nuovo, e si alzò dalla sedia.

“ Vorrei che fosse così, Ginny.” sussurrò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, abbassando il capo in modo da non dover incrociare lo sguardo distrutto di lei. “ Vorrei che fosse così.“ Ripeté. “ Ma è stato solo un sogno. Un meraviglioso sogno. E fino a che tutto non sarà finito, non posso, non possiamo, perderci nuovamente in esso. “

Ginny si alzò in piedi. Non lo avrebbe lasciato andare via così, non questa volta.

Non poteva sopportare l’idea di perderlo nuovamente, non ora che finalmente lui non era più fantasia, ma concreta realtà di fronte ai suoi occhi innamorati.

Quando lo aveva visto varcare la soglia della Tana, poco più di due giorni fa, accompagnato da Remus Lupin, la sua mente provata dalla sua assenza e dall’incertezza le aveva quasi fatto credere che quello non poteva essere realmente Harry: no, doveva essere solo una manifestazione del suo tormentato amore…

Per un momento, aveva pensato di essersi nuovamente persa in una delle sue dolorose fantasie.

Ma poi… poi lui l’aveva salutata, e lei si era accorta di avere davvero gli occhi aperti, si era accorta di poterlo veramente vedere lì, di fronte a lei.

Di poter sentire la sua voce.

E quasi – quasi – gli saltò al collo, ma a metà strada il suo cuore – perché la sua mente aveva smesso di funzionare, in quel momento, - le ricordò che lui non era più suo.

Quindi, lo aveva salutato pacatamente, ignorando il pianto del suo cuore, accantonando quel doloroso desiderio.

Ma si era sentita schifosamente depressa, come mai le era capitato in vita sua.

E non voleva che ricapitasse. Non voleva sentirsi ancora così

Non adesso che erano nuovamente vicini.

“ Non riesco a pensarla così.” Sussurrò Ginny. “Non riesco a pensare a noi come ad un sogno… Harry, non ci riesco.”

Lui si fermò, come congelato. Guardò il volto della ragazza, perdendosi in quei profondi occhi azzurri.

“Ginny,” replicò, “ so cosa provi, so cosa intendi dire… ma in questo momento non- non possiamo. Non posso.”

Le lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi di Ginny, ma lei non se ne curò: fissò Harry, come se lo vedesse davvero per la prima volta.

Non poteva, non voleva perderlo.

Sospirò, scuotendo la testa mestamente.

Lui allora le si avvicinò, e le appoggiò le mani sulle spalle, in un gesto delicato quanto dolce. Lei abbassò la testa, nascondendo il volto sotto alcune ciocche di capelli rossi.

“ Quando tutto sarà finito, Ginny. Quando tutto sarà finito, ti prometto che tornerò da te.” Sussurrò Harry, con un disperato trasporto che tradiva la sua sincerità.

Ma non sarà mai tutto finito, avrebbe voluto gridargli Ginny.

Invece, si trattenne, e non replicò.

Harry non riuscì a sopportare quel teso silenzio fra loro, e così le alzò il viso gentilmente, in modo da incrociare nuovamente il suo sguardo.

Ed i suoi occhi non erano gli occhi che si ricordava, erano occhi spenti, occhi privi di fiducia nel futuro.

“ Tornerò da te, Ginny,” ripeté Harry, desiderando di infonderle almeno un po’ di speranza.

No, lei non si merita di soffrire così, pensò Harry, e quel pensiero fu abbastanza da indurlo a compiere il gesto contro il quale aveva combattuto sin da quando l’aveva rivista.

Appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle morbide e un po’ salate di lei, cullandosi nel suo sapore e nella sua dolcezza.

La amava.

Amava ogni cosa di lei, ogni singolo capello. Il suo era un amore che rasentava quasi l’adorazione. Ma c’era differenza, oh se ce n’era.

Non riusciva a sopportare l’idea che lei soffrisse a causa sua, non riusciva a sopportare il fatto che la sua lontananza le causasse il medesimo dolore che lui stesso provava.

Si allontanò gentilmente da lei, e la guardò, asciugandole con il pollice una piccola lacrima che scivolava lentamente sulla sua guancia rossa.

Ginny provava una tristezza indescrivibile: le mani gentili di Harry sulle sue guance le facevano venir voglia di piangere ed il suo volto dolce ed apprensivo, le sue labbra distanti pochi centimetri dalle proprie le facevano battere il cuore all’impazzata.

E così, prima ancora che il pensiero di quelle parole si formasse completamente nella sua mente, la sua bocca le pronunciò:

“Ti amo, Harry.”

Lui la guardò portarsi in un gesto tenero quanto infantile una mano sulla bocca, come per coprire o cancellare ciò che aveva detto.

Sapeva naturalmente che lei lo amava – o per lo meno, lo sospettava, - ma Harry dovette ammettere con se stesso che sentire quelle parole pronunciate dalla sua voce era tutta un’altra cosa.

“Ti amo, Ginny” le sussurrò, appoggiando ancora una volta le proprie labbra sulle sue, in un breve ma intenso bacio.

Lei, con il cuore che ancora batteva pazzamente, finalmente sorrise in quel modo a cui Harry non poteva resistere.

“ Per favore,” mormorò poi al suo orecchio, accarezzandogli con dolcezza la chioma corvina,

“sogniamo ancora un po’.”

E quando lui incrociò il suo sguardo intenso ed improvvisamente più acceso, capì la vera domanda celata dietro a quell’affermazione.

La guardò, come mai l’aveva guardata, il cuore che gli  martellava nel petto.

“ Ginny,” mormorò, stringendola ancora di più a se, “ Tu…”

Lei annuì, le guance rosse per l’imbarazzo e l’emozione.

“ Regalami questo sogno, Harry.” Sussurrò flebilmente.

E lui la baciò per la terza volta quella sera, provando un’emozione così intensa e travolgente da restarne quasi stordito.

Lei lo prese per mano, e lo condusse su per le scale, verso la vecchia soffitta,  dove sapeva che nessuno sarebbe mai venuto a cercarli, consapevole del fatto che ciò che si apprestava a compiere non era solamente un qualcosa di fisico, ma la manifestazione del suo amore profondo; consapevole del fatto che i frammenti di quel sogno sarebbero rimasti impressi in quella soffitta, e nel suo cuore, per il resto della sua vita.

 

Fine.

 

 

Sono tornata! Ahahaha!

Prima di tutto, un piccolo annuncio per i lettori de “L’ultimo inverno”: so che ho lasciato la storia in sospeso, ma sono stata molto impegnata e oltretutto non avevo più Internet.

Prometto di recuperare il più in fretta possibile.

 

Ora, tornando a voi, lettori della One Shot, vi ringrazio per averla letta, e spero che vi sia piaciuta!

Io personalmente mi sono molto… rilassata, nello scriverla.
 

Beh, un saluto a tutti!

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nagini