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Autore: Satellite_29    17/11/2011    2 recensioni
Nicole Daffodil. Una ragazza normale con i capelli castani, un vestitino azzurro che avevo messo per un’ occasione particolare, ma senza sapere che in realtà non sarebbe successo niente.
CIT 1:
- Lo sai che ti potrebbero denunciare per sequestro di persona?
- Non credo che parlarti faccia a faccia per qualche minuto sia un reato, scimmietta. – disse Alexander alias Babbuino alias “Ora più che mai se non mi lasci andare ti strozzo” con il suo solito sorrisetto convinto.
- Com’è che adesso è rinata la tua passione per le scimmie babbuino?
- Non è colpa mia se la prima volta che ci siamo incontrati eri letteralmente appesa ad uno scaffale – disse avvicinandosi..
CIT 2:
Maybe you love me, but at the same you destroy me and so .. Love me or leave me.
Forse mi ami, la allo stesso tempo mi distruggi perciò .. Amami o lasciami.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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 Capitolo 2
Arrivammo in un bar, il ‘Raymond Cafè’, prendemmo tre coppette di gelato e ci sedemmo ad un tavolino nel locale. Devo ammettere che quel posto è molto bello anche adesso. L’interno è molto elegante, con dei divani color panna e tavolini in legno scuro. In fondo, c’era una porta di legno chiaro intagliato che portava ad un piccolo giardino. L’erba è molto curata, una parte era coperta da un gazebo di legno, in caso di pioggia. Noi ci eravamo seduti dentro, dove le parti verde chiaro erano decorate con quadri di paesaggi e foto in bianco e nero dei vecchi proprietari. Mentre ammiravo il mio gelato crema e caffè, guarnito con biscottino e pezzi di cioccolato, Holly mi chiese di raccontarle un po’ di me.
Nicole Daffodil, sedici anni, ho dei capelli castani con un ciuffo un po' più biondo, mi piacciono i libri fantasy, la musica pop e quella rock, ogni tanto disegno qualcosa. Mi piace cantare, non mi piace la matematica, non so giocare molto bene a pallavolo. Mi piace molto mettere lo smalto alle unghie, vorrei andare a un concerto dei Nickelback o dei Coldplay, mi piacerebbe viaggiare sempre, preferisco la cioccolata fondente a quella al latte. Ah, da quel giorno in poi avrei odiato Jenkins.
Mentre le parlavo, la rossa mi guardava attenta e giocherellava con il suo lucchetto. Dmitri a tratti seguiva il discorso, e in certi momenti si perdeva nei propri pensieri. Ad un certo punto corrugò la fronte e mi chiese:
-Quindi ti piace cantare, eh?
Io annuii e lui sorrise. –Che ne dici se domani ti facessi fare un provino nella mia band? Facciamo la musica come piace a te e ci serve una cantante per un duetto, ci stai?
Io arrossii. Pensai: Ma come, senza nemmeno sentire se canto bene oppure no?
-Dai Nicole, facci sentire come canti.
Dicevo io che era fin troppo facile. –Che canzone vi posso cantare?
-Il duetto è su una base tranquilla, romantica.. Conosci Adèle? Ecco, la tua parte dovrebbe essere più o meno simile alle sue canzoni.
Dissi imbarazzata: -Io conosco solo una canzone di quella cantante.
-E allora faccela sentire!- Holly sembrava impaziente di sentirmi cantare. Iniziai a canticchiare la prima strofa, inventandomi qualche parola sperando che Dmitri non se ne accorgesse. Cantai il ritornello con più decisione, perché lì mi ricordavo tutte le parole e feci il falsetto, la parte più importante di tutta la canzone. Stavo iniziando a cantare la seconda strofa ma il biondo mi bloccò e mi fece un applauso, ma io non capivo se era in modo sarcastico oppure no.
-Sei stata grande! Da dove ti è uscita quella voce? Sinceramente, non pensavo potessi cantare tanto bene.
A Dmitri brilavano gli occhi mentre mi diceva quelle parole. Non ci credevo nemmeno io!
-Ragazza, devi assolutamente cantare con la band di Dmitri! Sei troppo brava!
-Grazie ragazzi ma non lo so..
-Non si accettano no come risposta. Dai è soltanto una canzone, non ti leverà nemmeno molto tempo per lo studio.
Sospirai e.. accettai.
-Brava ragazza così si fa!- Disse Holly mentre masticava un boccone del suo gelato alla menta.
-Ma che ore sono? Io dovrei andare in biblioteca per una ricerca.. Cavolo sono le sei! Grazie per il gelato ragazzi, ma devo proprio scappare, ci vediamo domani!
-Ok domani all’ora di pranzo vieni al nostro tavolo, così ti organizziamo l’audizione. Ciao Nicole!
Mentre mi giravo per uscire dal locale, notai che Dmitri aveva preso il telefono e stava chiamando qualcuno. Non credevo gli importasse così tanto del duetto. Ripensando ancora a quello strano incontro,iniziai a correre verso la biblioteca.
Dovevo fare una ricerca di Storia insieme ad una mia compagna di corso, Sophie Kennet. Era una ragazza con i capelli biondi che le arrivavano fino alle spalle, con gli occhi blu, terribilmente pasticciona. Indossava sempre qualcosa di rosa, era il suo colore preferito, non usciva mai senza almeno un bracciale o una sciarpa rosa. Quel giorno, indossava una maglietta larga a righe bianche e rosa a tre quarti con lo scollo alla marinara,con dei bermuda di jeans e delle converse bianche. Aveva i capelli raccolti in un’ordinata coda di cavallo e portava degli orecchini di oro rosa.
Quando arrivai davanti alla biblioteca e mi vide sorrise,salutandomi con la mano e mi fece segno di entrare. Entrammo, e dopo aver chiesto ad un addetto dove potevamo trovare i libri che ci interessavano, salimmo al secondo piano. La biblioteca era, e continua ad essere, uno dei miei posti preferiti. Lì c’erano grandi tavoli di legno scuro dove poter consultare i libri, e gli scaffali erano altissimi. Appoggiammo le nostre cose su uno dei grandi tavoli e ci avventurammo tra tutti quei libri, cercando quello di cui avevamo bisogno, tentando invano di fare il tutto molto silenziosamente.
Mentre cercavamo, raccontai alla mia amica tutto quello che era accaduto e lei mi chiedeva ogni minimo particolare. Anche lei mi diede una bellissima notizia: la sua cagnolina aveva partorito dei cuccioli ed era molto elettrizzata, così contenta che senza accorgersene, andò a sbattere contro uno dei pilastri della sala.
-Ahi! Certo che potevi anche avvisarmi! - Disse Sophie seria. Io la guardai, lei era caduta a terra e mi guardava dal basso con una parte della fronte rossa per la botta. Dopo cinque secondi di silenzio, scoppiammo a ridere a più non posso, con gli occhi di lei che lacrimavano un po’ per il dolore e un po’ per le risate ed io che ridevo a crepapelle senza volermi fermare. Però a rompere le nostre risate venne una signora bassa e grassottella che ci fulminò con lo sguardo. Aiutai Sophie ad alzarsi e continuammo la nostra ricerca. Nonostante ci sforzassimo di cerare un libro utile, non trovavamo nulla. Alzando un po’ di più lo sguardo, notai il libro che faceva per noi.
-Ehi Soph, guarda lì!
-Sii è quello giusto! Dai prendiamolo!
-E come facciamo grande sapientona?- dissi, facendole osservare che non c’era nessuna scala e nemmeno uno sgabello per prendere quel libro maledettamente troppo in alto
-Beh, chiamiamo la signora di prima e facciamoci portare una sedia..
-Si, dopo quella colossale figura di cacchio che abbiamo fatto ..
- Allora ti sollevo e tu prendi il libro!
E dopo questa, si meritò una bella occhiataccia. Sophie, un grissino di ragazza, cercava di prendere me, che di certo pesavo di più.
-Ehi perché mi guardi strano? – disse lei un po’ spaventata.
-Al massimo facciamo che io sollevo te e tu prendi il libro, non credo che le tue ossa graciline riescano a prendere me! – le dissi, facendole notare la differenza tra il suo fisico e il mio.
-Sarò anche uno stecchetto, ma i muscoli ce li ho. Ti fidi di me? – la guardai attentamente, ma i muscoli non si erano fatti ancora vedere. –E va bene, basta che non mi fai cadere!- le dissi, e mi rassegnai all’idea della probabile caduta.
Così Soph si accovacciò, mi cinse le ginocchia con un abbraccio, e mi sollevò. Ero in un equilibrio precario, e sperai che non succedesse nulla di male. Vidi il libro, cavolo era davvero in alto! Nonostante Soph mi avesse sollevato abbastanza in alto, lo sfioravo a malapena. Lo stavo per prendere. Pensai, dai ci sono quasi! , ma non riuscii nemmeno a finire il pensiero che una voce parlò.
-Ragazze vi serve una mano?
Io sussultai, e Soph barcollò un momento. Mise un piede dietro l’altro, ma io mi agitai nella sua presa e lei inciampò in avanti. Il tutto accadde molto velocemente, Soph lasciò la presa e cadde mentre io mi aggrappai alla mensola dello scaffale. Grave errore.  Lo scaffale iniziò ad abbassarsi per il mio peso e ebbi paura per Sophie che stava per essere schiacciata. Per fortuna il ragazzo che ci aveva distratte non era uno stupido e si appoggiò allo scaffale con tutto il peso e lo fece tornare dritto. Rimasi attaccata lì alla mensola, e sembravo una scimmia. Il ragazzo mi guardava con aria interrogativa, e Soph mi guardava da terra con gli occhi sgranati.
Guardai il libro davanti a me, il libro grazie a cui avevo rischiato di uccidere la mia amica e sono riuscita a fare una figura di merda con un completo sconosciuto. Però, che sconosciuto! Afferrai il libro e balzai a terra. Il ragazzo si staccò dallo scaffale, ma non smise di fissarmi. Cavoli se era bello! Aveva i capelli rossicci che gli coprivano disordinatamente la fronte, i suoi occhi verdi che splendevano più degli smeraldi, e quando si rese conto che ci stavamo fissando da circa dieci minuti senza spiccicare parola, mi parve di vedergli un sorriso sulle labbra. Io volsi lo sguardo verso lo scaffale, sembrava che non si fosse mai mosso. Guardai a terra e vidi Sophie che spostava lo sguardo dal libro, a me, al ragazzo, e poi ritornava sul libro.
-Non ditemi che stavate per ficcarvi nei guai per colpa di quel libro di storia. Ce n’era uno identico nella sala affianco – disse, passandosi una mano tra i capelli,con l'aria di un perfetto snob del cavolo. Prima ci distrai dalla 'missione' per recuperare il libro, poi decidi di salvarci il culo, poi mi fissi come se non tu non avessi mai visto una ragazza in vita tua, e dopo ci liquidi così? Ma vai a quel paese, sul serio! Lo fissai sconcertata, afferrai Sophie per il braccio e tornammo al nostro tavolo, il più  lontano possibile da quell’imbecille. Fino a quel momento, non avevo mai desiderato così tanto uscire da una biblioteca. 

 
  
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