CAPITOLO 17
Ryo si gettò su Kaori,
trascinandola a terra con se, e lo stesso fecero Umibozu e Mick, coscienti anche
loro del pericolo, con Miki e Kazue. A parte loro, non c’era nessun’altro nel
locale che potesse rischiare di rimanere ferito. Ryo fece in modo che Kaori
cadesse sopra di lui, in modo da attutirle il colpo con il proprio corpo. Un
secondo dopo, si udì il rumore di vetri infranti, unito a quello di spari.
Mentre si rifugiava dietro al bancone con gli altri, Ryo notò una berlina nera
parcheggiata dall’altra parte della strada, dai cui finestrini abbassati
spuntavano due mitra. Umibozu estrasse da dietro il bancone un fucile automatico
e due Colt che lanciò a Mick e Ryo e i tre si misero a rispondere al fuoco.
Pochi minuti dopo, la parte avversa cessò il fuoco e la berlina partì sgommando,
allontanandosi velocemente.
-Già finito? È stato fin troppo
facile- commentò Mick rialzandosi e lanciando un’occhiata all’esterno per
assicurarsi che il pericolo fosse realmente passato
-È stato solo un avvertimento-
replicò Umibozu aiutando Miki a mettersi in piedi
-Stai bene, Kaori?- chiese Ryo
-Sì, sto bene- rispose questa –Ma
gradirei avere una spiegazione su quanto è successo-
-Kaori...-
-E ti conviene non inventare scuse,
Ryo- lo prevenne lei con tono duro –Voglio sapere la verità.
Adesso-
-Vuoi dire che Kaori non sa ancora
niente? Non glielo hai detto?- chiese Miki stupita
-No, la sottoscritta non sa ancora
niente- rispose Kaori per lui, sarcastica –Al nostro caro Ryo piace fare il
misterioso a quanto pare-
-Ryo, Mick, è meglio se voi due vi
allontanate alla svelta. Me la vedo io con la polizia- intervenne in quel
momento Umibozu sentendo le sirene in lontananza
-Grazie mille- fece Ryo –E scusa
per il casino-
-Tsk, con te c’è da aspettarsi
questo e altro- replicò il gigante
Ryo e Mick uscirono velocemente dal
locale, portandosi dietro Kaori e Kazue, dirigendosi ognuno verso la propria
vettura.
-Ryo, ma che succede? Perchè non
vuoi parlare con la polizia?- gli chiese Kaori
-Ti spiegherò tutto a casa, ora
sali- le intimò lui
-E Mick e Kazue?-
-Credo che anche loro dovranno
parlare, chiamerò Mick più tardi-
Per tutto il tragitto fino
all’appartamento di Kaori, nessuno dei due aprì bocca, ognuno immerso nei propri
pensieri.
-Perché siamo venuti a casa mia e
non nel tuo appartamento?- gli chiese Kaori una volta giunti a
destinazione
-Perché non so come prenderai
quello che sto per dirti. Probabilmente non bene, perciò non credo che avrai
voglia di passare la notte con me- le rispose Ryo serio
Lei si zittì. Cosa doveva dirle
Ryo? E perchè, se era una cosa così seria e importante, non gliel’aveva detta
prima?
-È meglio se ti siedi- le disse lui
appena varcata la soglia dell’appartamento
-Non ho voglia di sedermi- replicò
lei tesa fermandosi al centro del salone
Ryo si andò a posizionare di fonte
alla porta-finestra che dava sul balcone. Vedendo che lui non di decideva a
parlare, Kaori sbottò:
-Ryo, per favore, dimmi cosa sta
succedendo. Credo di avere il diritto di saperlo dopo quello che è successo poco
fa-
Lui si voltò verso di lei,
piantando lo sguardo nel suo.
-Non sono un uomo d’affari...O
almeno, non solo. Ho preso in mano le redini della società di mio padre come
copertura. In realtà, io sono un agente governativo, lavoro per l’unità
“Eclipse”-
-Eclipse? Cos’è? Non l’ho mai
sentita- gli chiese lei sbalordita e confusa
-È una squadra speciale che si
occupa di organizzazioni criminali. Principalmente chi vi fa parte è
specializzato nell’infiltrarsi per raccogliere dall’interno le prove per
smantellare l’organizzazione. È normale che tu non ne abbia mai sentito parlare,
in pochi sanno della sua esistenza-
-E la sparatoria di oggi come ha a
che fare con tutto ciò?-
-La sparatoria di oggi era un
messaggio per me. Sei anni fa mi sono infiltrato all’interno di
un’organizzazione chiamata “Union Teope” che si occupava principalmente di
traffico di droga e la cui base principale si trovava a Los Angeles. Ci ho messo
un anno prima di riuscire a entrarvi e due per riuscire a smantellarla
completamente. Poi mi sono dovuto occupare della sede di Miami. Qualche giorno
fa sono venuto a sapere che la Union Teope si sta riformano qui a Tokyo. Erano
loro che ci hanno sparato prima al Cat’s Eyes-
-È per questo che te ne sei andato
sei anni fa, vero?- gli chiese Kaori mentre nella sue mente tutto cominciava ad
avere un senso
-Sì. L’ultimo giorno che ci siamo
visti, dopo che ti ho accompagnato alla scuola di arredamento, il mio capo mi ha
chiamato e mi ha affidato l’incarico. Io ero uno degli ultimi ad essere entrato
nella squadra, non potevo rifiutarmi. Mi hanno fatto partire immediatamente, ho
appena avuto il tempo di avvisare tuo fratello e di lasciarti quel
biglietto-
-Allora mio fratello è a conoscenza
di tutto questo. Ma perchè non mi ha mai detto niente?-
-Perché gliel’ho chiesto io. Meno
persone sono a conoscenza del mio lavoro, meglio è-
-E Umibozu e Mick come entrano in
questa storia?-
-Mick è un mio compagno di squadra,
mentre Umibozu, come già saprai, è un ex-mercenario. Dieci anni fa, prima che
riuscissi a entrare nell’Eclipse, ho lavorato come agente segreto e ci siamo
ritrovati a lavorare su uno stesso caso. Da quando si è ritirato e ha aperto il
bar insieme a Miki si limita a darmi una mano di tanto in tanto, procurandomi
informazioni più che altro-
-Quindi anche Miki sa tutto...-
commentò Kaori con voce spenta
-Sì. E probabilmente anche Mick sta
raccontando tutto a Kazue-
Lei chiuse stancamente gli occhi,
cercando di assimilare la portata di quella rivelazione. Dio, tutto si sarebbe
aspettata, ma questo...Un agente governativo. Ryo era un agente governativo.
Nonostante tutto, doveva ammettere che quel ruolo gli si adattava perfettamente.
-Perché non mi hai detto niente?-
gli chiese alla fine riaprendo gli occhi –Posso capire perchè tu non me l’abbia
detto sei anni fa, ma perchè da quando sei tornato non l’hai mai
fatto?-
Ryo sospirò.
-Stavo aspettando il momento
giusto. Non sapevo come l’avresti presa e...-
-E secondo te come avrei dovuto
prenderla?- si inalberò Kaori –E non raccontarmi che aspettavi il momento
giusto, per favore! Capisco che inizialmente, dopo il tuo ritorno, i rapporti
tra noi sono stati... difficili, ma tu mi hai chiesto di fidarmi di te e io l’ho
fatto, ma a quanto pare sono l’unica. Perchè si presume che tra due persone che
stanno insieme dovrebbe esserci fiducia reciproca, perciò nel momento stesso in
cui abbiamo iniziato questa relazione, avresti dovuto dirmi
tutto!-
-Ma io mi fido di te, Kaori!-
esclamò Ryo passandosi nervosamente una mano tra i capelli –È solo che... Avevo
paura di come l’avresti presa, che ti saresti arrabbiata...Avevo paura di
perderti-
Kaori si sedette, appoggiando le
braccia sulle ginocchia e nascondendo il viso tra le mani.
-Ti prego, lasciami sola. Ho
bisogno di riflettere-
Lui si sedette sul divano di fianco
a lei e le prese le mani tra le sue.
-Kaori, mi dispiace di non averti
detto niente, ma se l’ho fatto è stato anche per proteggere te. Io ti
amo-
-Proprio per questo avresti dovuto
dirmelo. Noi due stiamo insieme, Ryo, e tutto quello che riguarda te riguarda
anche me. Ora, ti prego, va via, voglio restare sola- Kaori si alzò e,
voltandogli le spalle, si mise ad osservare la città dalla
porta-finestra
Capendo che lei era decisa e che
aveva bisogno di assimilare quella nuova realtà, Ryo si alzò con un sospiro e si
avviò verso la porta. Dopo averle rivolto un ultimo sguardo, uscì
silenziosamente dall’appartamento.
Kaori non si mosse finché non sentì
la porta richiudersi dietro di lui. Poi, con un sospiro, chiuse gli occhi e
appoggiò la fronte al vetro, mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia.
La prima
di molte
altre.
You
want commitment
Take a look into these eyes
They burn with a fire, just
for you now
Until the end of time
I would do anything
I'd beg, I'd
steal, I'd die
To have you in these arms tonight
Ryo
arrestò la sua Aston Martin nel garage sotterraneo del palazzo in cui viveva.
Sceso dalla macchina, vide addossata alla parete in fondo, nascosta sotto un
telo per ripararla dalla polvere, la sua Suzuki blu. Era da un sacco di tempo
che non la usava e un giro in moto in quel momento era proprio quello che gli ci
voleva.
Baby
I want you like the roses want the rain
You know I need you like a poet
needs the pain
I would give anything
My blood my love my life
If you
were in these arms tonight
Dopo
essere salito nel suo appartamento per cambiarsi, tornò nel garage. Con un
movimento secco, tolse il telo che la copriva, poi la spinse fuori. Montò in
sella, mise in moto e si infilò il casco. Pochi secondi dopo sfrecciava per le
strade di Tokyo.
I'd
hold you
I'd need you
I'd get down on my knees for you
And make
everything all right
If you were in these arms
I'd love you
I'd
please you
I'd tell you that I'd never leave you
And love you till the
end of time
If you were in these arms tonight
Non
sapeva per quanto tempo era rimasta lì. A piangere. A chiedersi il perchè.
Perchè il destino non le permetteva di essere felice? Perchè ogni volta che si
fidava di un uomo rimaneva delusa? Questa volta ci aveva creduto davvero. Lui
aveva detto di amarla. Le aveva promesso che non le avrebbe mai fatto del male.
Eppure lo aveva fatto.
We
stared at the sun
And we made a promise
A promise this world would never
blind us
These are my words
Our words were our songs
Our songs are
our prayers
These prayers keep me strong
It's what I believe
If you
were in these arms tonight
Pensare
che solo poche ore prima si sentiva la donna più fortunata del mondo. Si era
svegliata tra le sue braccia, la prima cosa che aveva visto erano stati i suoi
occhi che la guardavano con calore, il primo suono che aveva sentito era stata
la sua voce...Ed era lì che avrebbe voluto essere in quel momento. Tra le sue
braccia. L’unico luogo al mondo in cui si sentiva veramente e completamente
felice.
I'd
hold you
I'd need you
I'd get down on my knees for you
And make
everything all right
If you were in these arms
I'd love you
I'd
please you
I'd tell you that I'd never leave you
And love you till the
end of time
If you were in these arms tonight
Guidava
per le strade di Tokyo spingendo sull’acceleratore, zigzagando tra le auto.
Sentiva il suo corpo tagliare l’aria, ma davanti a se non vedeva la strada, non
vedeva la città sfrecciargli accanto...Tutto quello che vedeva era il viso della
persona più importante della sua vita. Vedeva gli occhi della donna che amava
più di ogni altra cosa. Occhi che quella sera lo avevano guardato tristi e
feriti.
Your
clothes are still scattered all over our room
This old place still smells
like your cheap perfume
Everything here reminds me of you
And there's
nothing that I wouldn't do to be in your arms
Non
voleva tornare a casa. Non voleva tornare in quell’appartamento che ora gli
sembrava così vuoto. Non voleva entrare nella sua camera da letto, quella stanza
in cui l’aveva tenuta tra le braccia, l’aveva baciata, accarezzata...Dove lei
era stata sua. In quella stanza in cui si sentiva ancora il suo profumo, quel
profumo dolce e delicato che gli era entrato nella pelle e non voleva più
andarsene. Come lei.
I'd
hold you
I'd need you
I'd get down on my knees for you
And make
everything all right
If you were in these arms
I'd love you
I'd
please you
I'd tell you that I'd never leave you
And love you till the
end of time
If you were in these arms tonight