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Autore: Alchbel    18/11/2011    19 recensioni
La storia si propone di ripercorrere con voi le tappe del rapporto tra Blaine e Kurt, soffermandosi sui pensieri che i due hanno avuto durante le canzoni che li hanno visti protagonisti... Verranno inoltre inseriti dei “missing moments” attraverso i quali si indagherà ancora sulle dinamiche del loro rapporto. Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~ Klaine Songs ~

 

21°_ Blackbird ~ Blaine

~ Di quando… WOW… ~

 

 

 

 

Deve essere tardi, e anche parecchio. Non so precisamente quante ore siano passate da quando ho lasciato la stanza di Wes e David, meno arrabbiato di come ero entrato, ma certamente molto più confuso; non so da quante ore sto girovagando per il cortile della Dalton, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, il blazer aperto e la camicia disordinata. I miei capelli ormai saranno un completo disastro viste le volte in cui ci ho passato le dita in mezzo; sento dei riccioli ricadere lungo il collo e sulla fronte, chiaro segno del fatto che il mio casco di gel ha ceduto.

 

E io? Io ho ceduto a ciò che tutti, a quanto pare, reputano evidente?

Ho ceduto all’idea che potrebbe piacermi Kurt?

 

No, non ho ancora ceduto. Sono ancora qui che mi crogiolo nell’ignoranza e nella frustrazione, incapace di comprendere i battiti del mio cuore che accelerano tutte le volte che penso a Kurt, alle sue guance rosse durante la nostra lite, ai suoi occhi luminosi. Mi servirebbe un vocabolario, di modo che possa riuscire a tradurre da “cuoresea inglese.

 

Vorrei potermi osservare da fuori, vedere ciò che tutti sembrano aver già capito da tempo. Davvero ad occhi esterni sembra che io provi qualcosa per Kurt? Chissà cos’è che vedono che li porta a pensarlo. Magari i miei occhi mentre lo guardano sono diversi? Non lo so, non posso vedermi da fuori.

Ma com’è possibile che sia così, che io provi davvero qualcosa per il mio migliore amico, se io in primis non riesco a capirlo? Se non riesco a dare un nome ai miei sentimenti per lui?

 

Wes e David hanno detto che io sono geloso di Kurt; chiaramente è questo che hanno capito dal mio volerlo mettere in guardia contro eventuali spasimanti. Ma non è vero, non è per quello che l’ho messo in guardia! Solo, non voglio che gli capiti nulla di male; certo, potrebbe essere fortunato e trovare qualcuno che lo rispetti, ma purtroppo non va quasi mai così.

Mi sono comportato come un qualsiasi amico, preoccupandomi di lui.

 

Ma se a Kurt dovesse davvero piacere qualcun altro? Se dovesse davvero arrivare qualcuno pronto a dargli ciò che io non riesco a dargli, pronto a combattere per averlo? E se alla fine Kurt scegliesse questa terza persona? Io come mi sentirei?

 

Un improvviso, e inaspettato, morso allo stomaco mi fa quasi crollare a terra. Sono costretto a fermare la mia avanzata e a prendere dei respiri profondi; adocchio una panchina poco distante e quasi mi ci trascino, facendomi poi cadere a peso morto su di essa.

 

Se dovesse succedere una cosa del genere… lo perderei. Perderei Kurt.

 

Lui comincerebbe a passare sempre più tempo con questo fantastico ragazzo, togliendo quindi del tempo prezioso che potrebbe trascorrere con me. Potrebbe essere costretto a scegliere – vedere lui o vedere me – e la sua scelta non cadrebbe certamente su di me. Così cominceremmo a parlare sempre di meno, a vederci solamente in classe e in stanza. E poi magari il suo ragazzo, geloso, lo costringerebbe a cambiare stanza, perché non si fiderebbe di me; e di conseguenza io e Kurt ci vedremmo solamente durante le lezioni. Il nostro rapporto si sgretolerebbe senza poter fare nulla per cambiare le cose.

 

Stringo i pugni senza quasi rendermene conto.

No, non potrei sopportarlo.

 

E allora questo che cosa significa? Significa che sono geloso di Kurt?

Ovviamente sì.

 

Però… però non significa che io sia innamorato di lui, o che mi piaccia.

Significa solo che non voglio perderlo come amico.

È corretto il mio ragionamento, vero?

 

Affondo la testa tra le mani, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sospirando profondamente.

Troppi, troppi problemi. E non sono capace di risolverli, affatto.

 

Che cosa devo fare ora? Parlare con Kurt? E per dirgli cosa poi, che sono confuso? No, sarebbe solo peggio; potrei dargli false speranze di qualcosa che potrebbe non succedere mai. E soprattutto, Kurt ora non mi parla: è ancora arrabbiato con me per la questione del sesso e anche perché a quanto pare è geloso dei miei assoli. Quindi credo che la prima mossa da fare sia cercare di chiarire.

 

Ma io ci ho già provato, e ho fatto solo ulteriori danni! E se anche questa volta non dovesse capire? Se dovesse prendersela ancora di più e mandarmi definitivamente al diavolo?

 

E… se fosse già andato via?

 

Mi congelo, smetto persino di respirare mentre uno strano presentimento si fa largo nella mia testa, nel mio cuore e nel mio stomaco. Quasi senza rendermene conto, mi ritrovo di nuovo a correre veloce per il giardino; aumento sempre di più la velocità mentre mi avvicino al portone della Dalton. Lo varco a rotta di collo, non fermandomi neanche a chiedere scusa a studenti e professori che travolgo nella mia corsa.

 

Non riesco nemmeno a pensare ora come ora, mi sembra di avere il cervello totalmente congelato. Sono terrorizzato che Kurt possa non essere in stanza, che se ne possa essere andato via, non sopportando neanche più la mia presenza.

 

E poi, io dovevo essere arrabbiato con lui, vero?

Sono pessimo, e soprattutto, sono un pessimo bugiardo. Non potrei mai essere arrabbiato con lui, né tantomeno odiarlo.

 

Quando vedo la porta della nostra stanza, accelero ancora di più la mia velocità; non mi fermo a riflettere, a dirmi di calmarmi e di non entrare in stanza come se fossi un pazzo. Probabilmente la mia irruzione potrebbe spaventarlo, o magari non se ne accorgerebbe neanche, o farebbe finta di non vedermi, ancora troppo arrabbiato con me. O peggio, potrebbe chiedermi il motivo del mio affanno, e in tal caso, non saprei assolutamente cosa inventarmi; perché dirgli la verità è assolutamente fuori discussione. Non posso farmi una figura tale!

 

Fortunatamente non mi fermo a pensare nulla di tutto questo e mi limito a correre sempre più veloce, il cuore che scoppia nel petto. Non appena sono di fronte alla porta, la spalanco, pregando mentalmente che Kurt sia lì.

 

Quello che mi trovo davanti però, quasi mi fa desiderare di non averlo trovato affatto.

 

Kurt è sdraiato sul suo letto vicino al muro, le ginocchia strette al petto; non riesco a vedere il suo volto, ma solo i suoi capelli, perché ha la testa affondata nelle ginocchia. Le sue spalle sono scosse da tremiti e il suono spezzato dei suoi singhiozzi ferisce le mie orecchie.

 

Kurt sta piangendo.

E probabilmente è tutta colpa mia.

 

Sento un improvviso moto d’odio nei miei confronti, e se potessi mi prenderei molto volentieri a calci. Avevo promesso che lo avrei fatto stare bene alla Dalton, che mi sarei preso cura di lui. E invece ho fallito, miseramente. Non faccio altro che ferirlo, prima con Jeremiah, poi con la ridicola cotta per Rachel, poi con la questione del sesso di cui non dovrebbe importarmi, e alla fine, questo.

 

Non ce la faccio.

 

Quando Kurt alza gli occhi lucidi di pianto su di me, legandoli ai miei, non penso a ciò che sto per fare. Non penso al fatto che con quel gesto potrei solo confonderlo ancora di più, ferirlo ulteriormente; non penso al fatto che con ogni probabilità, metterò me stesso in una condizione scomoda, che di certo non mi aiuterà a capire, ma mi confonderà ancora di più.

 

Non penso a nulla, se non al fatto che voglio che Kurt sappia che gli sono vicino, che sarò sempre al suo fianco, che non lascerò che delle stupide liti si intromettano tra di noi. Perché ciò che abbiamo è troppo forte per essere spezzato, e soprattutto, troppo importante perché io possa permetterlo.

 

Le parole non bastano però, non questa volta.

 

Ed è anche per puro egoismo che mi avvicino lentamente a lui, senza mai distogliere lo sguardo dal suo, mi sdraio al suo fianco sul letto e lo stringo forte tra le mie braccia.

Ho bisogno di sentirlo vicino, non posso farne a meno.

 

Kurt però oppone un po’ di resistenza, facendo il contrario di quanto mi sarei aspettato. «Blaine, lasciami…» Il suo è un sussurro, quasi del tutto impercettibile se non fossi così vicino a lui. Prova a spingermi via facendo una lieve pressione sulle mie spalle, così lieve che mi rendo conto che non sta nemmeno provando a sforzarsi.

 

«Non posso…» sussurro anche io, mentre sento un groppo in gola grande come una casa cominciare a opprimermi, le lacrime che quasi salgono agli occhi. Ma non permetterò che cadano, non adesso. Ora devo occuparmi di Kurt.

 

Lo stringo forte, passando le braccia fin dietro alla sua schiena e tirandomelo contro il più possibile; inizio ad accarezzarlo sulla schiena, le mani che premono sulle ossa appena sporgenti della sua colonna vertebrale, seguendo percorsi immaginari.

 

Dopo qualche istante, lo sento rilassarsi, anche se non scioglie ancora la sua posizione rannicchiata, continuando a stringersi le ginocchia al petto. Però posa la testa all’altezza del mio cuore, le spalle ancora scosse da tremiti.

 

«Scusami» sussurro. E non è un “scusami” per il fatto che l’ho messo in imbarazzo parlando con suo padre di quell’argomento, è un “scusami” se ti rendo la vita difficile, “scusami” per tutte le volte che ti ho fatto soffrire, volontariamente e non, “scusami” se ci metto tanto a capire.

 

Sento improvvisamente tutto il peso di quella giornata cadermi sulle spalle, la levataccia mattutina, la lite con Kurt, le lezioni di cui non ricordo nulla perché ero troppo intento a pensare a Kurt e a come risolvere, la prova di Misery, la nuova lite con Kurt, la fuga in biblioteca per studiare e riflettere, la rabbia, il confronto in camera di Wes e David, la conseguente nuova fuga in giardino e quest’ultima corsa. Sono distrutto.

 

Sento le palpebre farsi pesanti, mentre il dolce calore proveniente da Kurt mi fa scivolare quasi in uno stato di dormiveglia. Regolarizzo il respiro con il suo, che si è fatto più tranquillo, ora che non piange più. Non so se si sia addormentato.

 

Ormai con gli occhi chiusi, affondo la testa tra i capelli profumati di Kurt, stringendomi per un riflesso incondizionato, o forse no, a lui.

 

Sto quasi per addormentarmi sul serio quando un pensiero, chiaro e semplice, si fa strada nella mia mente; sono troppo intontito però per capirlo davvero, così non mi sforzo neanche di trattenerlo.

 

Kurt sa di casa.

Kurt sa di affetto.

Kurt sa di amore.

 

 

*

 

 

Il freddo mi colpisce la schiena; faccio per stringermi ancora di più contro Kurt, ma non trovo altro che aria. Apro gli occhi di scatto, spaventato, e non trovo nessuno tra le mie braccia.

 

Kurt non è qui.

 

Mi giro sulla schiena e mi tiro a sedere, guardandomi attorno confuso. Fuori dalla finestra è ormai buio; non so quante ore siano passate da quando sono arrivato in camera, non so quanto abbia dormito. So però che è la seconda volta che mi addormento abbracciato a Kurt e lui non è presente al mio risveglio.

 

Forse anche questa volta è in bagno, spero solo non stia di nuovo piangendo. Non credo che ce la farei a sopportarlo di nuovo. Dal bagno però non viene nessuna luce. Sporgendomi verso il comodino accanto al letto di Kurt, accendo la luce della lampada, che mi ferisce per un attimo gli occhi.

 

La stanza è vuota, ed è esattamente come l’avevamo lasciata, i libri aperti sulle scrivanie, i miei vestiti ripiegati ordinatamente sulla sedia, proprio come quelli di Kurt. Ora che però ci faccio caso, manca il suo cappotto. Kurt è uscito? A quest’ora?

 

Vengo di colpo assalito dall’ansia, e appoggio una mano sul materasso, per sorreggermi. La mia mano però si scontra con qualcosa che non è certo la stoffa delle coperte, bensì un pezzo di carta. Lo prendo in mano e i miei occhi vagano su quelle poche righe vergate dalla grafia ordinata e sinuosa di Kurt.

 

 

Scusami, ma non riuscivo a stare qui.

Ho deciso di tornare a Lima per stanotte, avevo bisogno di staccare un po’.

Ho portato Pavarotti con me, mi serviva un po’ di compagnia durante il viaggio. Domani lo riporto alla Dalton.

 

Ti voglio bene.

 

 

Sento i battiti del mio cuore diminuire appena, e nonostante la sua ultima dichiarazione di affetto mi abbia scaldato un po’, non riesco a togliermi dalla mente la prima frase.

 

Mi sdraio di nuovo, fissando il soffitto e stringendo al petto il biglietto di Kurt.

Credo proprio che stanotte non riuscirò a dormire.

 

 

~∞~

 

Blackbird singing in the dead of night
Take these broken wings and learn to fly
All your life, You were only waiting for this moment to arise

 

 

Kurt sta cantando, la sua voce cristallina che si leva alta nell’aria e che colpisce direttamente i nostri timpani, percuotendo le corde più profonde del nostro cuore.

 

Stamattina l’ho aspettato davanti al portone della Dalton. Avevo bisogno di vederlo, di sapere come stava e soprattutto come stavamo noi. Dopo ieri sera però non si era più fatto sentire e sinceramente stavo iniziando a preoccuparmi. E non ho fatto altro che agitarmi ancora di più quando Kurt non ha varcato quel portone, gli occhi luminosi e quell’aria un po’ altezzosa contrastante con le gote arrossate, tipica di lui. Wes e David hanno dovuto trascinarmi in aula a forza.

 

Sono stato agitato per tutta la durata delle lezioni, mentre il timore che avesse deciso di rimanere a Lima per non vedermi si faceva strada nella mia testa, corrodendola di dubbi e paure. Ma perché sono così spaventato?

Cos’è questo dolore che sento all’altezza del petto?

 

Lo provo anche ora, mentre lo vedo fermo in mezzo alla stanza, gli occhi lucidi di commozione e le mani giunte. So perché ci sia rimasto così male per Pavarotti, e per questo non mi verrebbe mai e poi mai di giudicarlo per la sua reazione ad occhi esterni un po’ eccessiva.

 

Quell’uccellino gli è stato davvero vicino, ne ho avuto dimostrazione giusto poche ore fa dopotutto. Pavarotti gli faceva compagnia, e so anche che Kurt si paragonava a lui. D’altronde, ero stato io il primo a fare il paragone tra Pavarotti e Kurt, e credo che il mio amico abbia cominciato davvero ad affezionarsi a quell’usignolo.

 

Non so cosa fare per far stare meglio Kurt. E non mi importa se lui è ancora arrabbiato con me – ha persino fatto la battuta sul fatto che secondo lui siamo “Blaine e i suoi ragazzi”. Ogni mia mossa si rivela sempre sbagliata – ieri sera credo di aver davvero esagerato, ma non ho potuto farne a meno – perciò ora sono un po’ restio nel fare qualcosa.

 

Effettivamente però c’è una cosa che potrei fare. Tenendo lo sguardo basso, inizio a fargli da sottofondo, e vengo seguito quasi subito dal resto dei Warblers.

Un usignolo non canta mai da solo: ha sempre bisogno del supporto dei suoi compagni.

 

E io… io voglio essere di supporto a Kurt. Voglio aiutarlo, sostenerlo, fargli capire che non è solo. Proprio come ieri sera, sento l’impulso di avvicinarmi a lui, abbracciarlo, toccarlo. Voglio che ogni centimetro del nostro corpo sia in contatto, di modo da poter quasi penetrare dentro di lui, per poterlo così accompagnare sempre. Ovunque lui vada, sarò anche io con lui.

 

E so che non è possibile ma… Aspetta! Forse è possible…

 

 

Blackbird singing in the dead of night

Take these sunken eyes and learn to see
All your life, you were only waiting for this moment to be free
Blackbird fly, blackbird fly
Into the light of the dark black night

 

 

Aggrotto le sopracciglia, un po’ confuso – più di quanto sia possibile. Sto raggiungendo picchi di confusione degni di una qualsiasi persona che abbia perso la memoria e si ritrovi per caso catapultato nella propria casa, con le persone che ama vicino.

 

Ah, Anderson, per la miseria, la smetti di fare lo scemo e guardi il tuo amico esibirsi?

 

Fisso Kurt negli occhi, e per un momento, un fugace, pallido momento, provo l’improvviso desiderio – così forte da farmi attorcigliare lo stomaco – che anche lui mi guardi. E in quel momento, non posso fare a meno di notare i suoi occhi, di quel colore indefinibile, tra l’azzurro, il verde e il grigio; ora stanno luccicando, sono quasi abbaglianti per quanto brillano. Brillano di quella luce che ho visto tante volte, per molti motivi diversi.

 

Ho visto i suoi occhi brillare in quel modo per lo stupore, la prima volta che è venuto alla Dalton mentre io cantavo Teenage Dream; li ho visti brillare così per la tristezza, la prima volta che ho sentito Kurt cantare, in questa stessa sala; li ho visti brillare per la felicità, la prima volta che le nostre voci si sono unite insieme, creando quel mix perfetto che adoro; li ho visti brillare per la rabbia, la sera in cui non ho fatto che ferirlo sempre di più, prima per la questione di Jeremiah, poi perché ho scaricato tutto su di lui; e infine li ho visti brillare per l’allegria, durante la battaglia dei cuscini, quando non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso e quando ci siamo trovati improvvisamente troppo vicini.

 

Anche ora i suoi occhi stanno brillando, di quella stessa luce che ho imparato, dopo tutto questo tempo, ad… amare.

 

 

Blackbird fly, blackbird fly
Into the light of the dark black night
You were only waiting for this moment to arise

You were only waiting for this moment to arise

 

 

Improvvisamente, tutto si fa più chiaro, nonostante ora il cuore mi stia battendo così forte da far male – e non capisco come gli altri intorno a me non riescano a sentirlo – e nonostante la miriade di immagini che mi stanno passando per la testa – ricordi, sensazioni, profumi. E sono tutte Kurt.

 

E il pensare a lui non mi confonde, affatto. Anzi, mi fa sentire improvvisamente vivo, pieno di forze e di energia; e devo quasi trattenermi dall’alzarmi e andare dritto da lui, abbracciarlo e baciarlo.

 

Sì, voglio baciare Kurt.

E non sono per niente spaventato da questo mio ultimo pensiero.

 

Come ho fatto a non capire prima?! I segnali erano chiari, cristallini.

 

Non pensavo a Kurt per decidere come comportarmi con lui, ma pensavo a Kurt e basta. Ora però non lo penso soltanto, lo so.

 

Ero, e sono, effettivamente geloso, non perché semplicemente ho paura che qualcuno possa mettersi tra di noi, tra la nostra amicizia, ma perché non posso sopportare di vedere qualcun altro vicino a lui che non sia io.

 

Avevo, e ho, paura che lui possa andarsene, perché ormai Kurt è così parte di me che è impossibile pensare a una vita lontano da lui.

 

Quando, dopo la battaglia dei cuscini, avevo fatto la scelta tra la mia sicurezza e il provare a saltare nel cerchio di fuoco – e avevo scelto la sicurezza – non mi ero reso conto di aver in realtà già scelto di attraversare il cerchio di fuoco; effettivamente mi ci sono buttato a capofitto già dal primo giorno, sin dal primo momento in cui l’ho visto, quando i miei occhi hanno incrociato i suoi sulle scale della Dalton.

 

Già in quel momento avevo elevato la mia amicizia con Kurt a un livello superiore a qualsiasi altra amicizia che avessi mai avuto. E le cose con lui sono sempre state diverse, particolari, speciali, perché lui è speciale per me. Lo è sempre stato.

 

Il cuore continua a battere affannoso nel petto, e nonostante tutto solo ora riesco a capirne davvero il motivo.

 

Non ho mai avuto bisogno di un cardiologo, non avevo un problema al cuore – o per lo meno non al cuore inteso come organo. Ma era qualcosa di molto più profondo.

 

Non ho mai avuto bisogno di un vocabolario per tradurre i battiti del mio cuore, perché già solo essi significavano qualcosa. Significavano tutto.

Kurt significa tutto.

 

E il pensiero che solo ieri sera non ero riuscito ad afferrare, torna a invadere tutto me stesso, non solo la mia mente. Kurt sa di amore. E io non lo so cosa significa amore, ma so che è quello che sento per Kurt, questo dirompente desiderio di muovermi verso di lui, di gravitargli attorno come se io fossi un suo satellite.

 

E mentre la canzone si avvia alla fine, non posso fare a meno di lasciare che il mio viso si apra in un sorriso, probabilmente ebete, perché ho appena avuto la mia rivelazione divina, ho dimostrato il mio problema. E non posso che esserne felice.

 

Kurt… credo di essere innamorato di te.

 

 

 

 

 

NOTE:

Allora, tanto per cominciare, vi informo che io sono morta. Vi scrivo dall’oltretomba *Moony saluta, vicino a me* perché… beh… è il caso di dirlo?? *__* Quanto è stata bella la 3x05?? QUANTO?! Il ritardo nel postare è colpa del fatto che io e il mio Kurt eravamo troppo fuori di testa per pensare a qualsiasi cosa che non fosse loro! *__*

 

Poi credo sia dovuta una grande “ola” o un applauso o ciò che più vi aggrada per il fatto che Blaine ha capito! Non so voi, ma sinceramente quando ho guardato la 2x16, durante Blackbird urlavo mentalmente improperi contro Blaine e il suo essere tardo… xD

 

Ora passiamo alle note “dolenti”… sinceramente questo capitolo mi spaventava a morte. Perché questo è IL capitolo e avevo paura di scriverlo male, o di non mettere tutto, o di deludere voi lettori… Ho perso il conto delle modifiche che ho apportato e anche se il risultato finale è quello che ho giudicato il più adatto, di certo non mi ha soddisfatta del tutto… Spero però che a voi piaccia almeno un minimo… *ed è qui che vennero fuori le paranoie di Pachelbel*

 

Poi, Medea00, probabilmente ricorderai che avevamo parlato di un riferimento, non voluto, alla meraviglia che è il tuo Blame it on Blaine probabilmente lo hai riconosciuto! =)

 

Grazie mille alle 13 fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo =) Vi amiamo! ♥♥

 

   
 
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