~ Klaine Songs ~
21°_ Blackbird ~ Blaine
~ Di quando… WOW… ~
Deve essere
tardi, e anche parecchio. Non so precisamente quante ore siano passate da
quando ho lasciato la stanza di Wes e David, meno arrabbiato
di come ero entrato, ma certamente molto più confuso; non so da quante ore sto
girovagando per il cortile della Dalton, le mani affondate nelle tasche dei
pantaloni, il blazer aperto e la camicia disordinata. I miei capelli ormai
saranno un completo disastro viste le volte in cui ci ho passato le dita in
mezzo; sento dei riccioli ricadere lungo il collo e sulla fronte, chiaro segno
del fatto che il mio casco di gel ha ceduto.
E io? Io ho
ceduto a ciò che tutti, a quanto pare, reputano evidente?
Ho ceduto
all’idea che potrebbe piacermi Kurt?
No, non ho
ancora ceduto. Sono ancora qui che mi crogiolo nell’ignoranza e nella
frustrazione, incapace di comprendere i battiti del mio cuore che accelerano
tutte le volte che penso a Kurt, alle sue guance rosse durante la nostra lite,
ai suoi occhi luminosi. Mi servirebbe un vocabolario, di modo che possa
riuscire a tradurre da “cuorese” a inglese.
Vorrei
potermi osservare da fuori, vedere ciò che tutti sembrano aver già capito da
tempo. Davvero ad occhi esterni sembra che io provi qualcosa per Kurt? Chissà
cos’è che vedono che li porta a pensarlo. Magari i miei occhi mentre lo
guardano sono diversi? Non lo so, non posso vedermi da fuori.
Ma com’è
possibile che sia così, che io provi davvero qualcosa per il mio migliore
amico, se io in primis non riesco a capirlo? Se non riesco a dare un nome ai
miei sentimenti per lui?
Wes e David hanno detto che io sono geloso di Kurt; chiaramente è questo che hanno capito dal mio
volerlo mettere in guardia contro eventuali spasimanti. Ma non è vero, non è
per quello che l’ho messo in guardia! Solo, non voglio che gli capiti nulla di
male; certo, potrebbe essere fortunato e trovare qualcuno che lo rispetti, ma
purtroppo non va quasi mai così.
Mi sono
comportato come un qualsiasi amico, preoccupandomi di lui.
Ma se a Kurt
dovesse davvero piacere qualcun altro? Se dovesse davvero arrivare qualcuno
pronto a dargli ciò che io non riesco a dargli, pronto a combattere per averlo?
E se alla fine Kurt scegliesse questa terza persona? Io come mi sentirei?
Un
improvviso, e inaspettato, morso allo stomaco mi fa quasi crollare a terra.
Sono costretto a fermare la mia avanzata e a prendere dei respiri profondi;
adocchio una panchina poco distante e quasi mi ci trascino, facendomi poi
cadere a peso morto su di essa.
Se dovesse
succedere una cosa del genere… lo perderei. Perderei
Kurt.
Lui
comincerebbe a passare sempre più tempo con questo fantastico ragazzo,
togliendo quindi del tempo prezioso che potrebbe trascorrere con me. Potrebbe
essere costretto a scegliere – vedere lui o vedere me – e la sua scelta non
cadrebbe certamente su di me. Così
cominceremmo a parlare sempre di meno, a vederci solamente in classe e in
stanza. E poi magari il suo ragazzo, geloso, lo costringerebbe a cambiare
stanza, perché non si fiderebbe di me; e di conseguenza io e Kurt ci vedremmo
solamente durante le lezioni. Il nostro rapporto si sgretolerebbe senza poter
fare nulla per cambiare le cose.
Stringo i
pugni senza quasi rendermene conto.
No, non potrei
sopportarlo.
E allora
questo che cosa significa? Significa che sono geloso di Kurt?
Ovviamente
sì.
Però… però non significa che io sia innamorato di lui, o
che mi piaccia.
Significa
solo che non voglio perderlo come amico.
È corretto
il mio ragionamento, vero?
Affondo la
testa tra le mani, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sospirando
profondamente.
Troppi,
troppi problemi. E non sono capace di risolverli, affatto.
Che cosa
devo fare ora? Parlare con Kurt? E per dirgli cosa poi, che sono confuso? No,
sarebbe solo peggio; potrei dargli false speranze di qualcosa che potrebbe non
succedere mai. E soprattutto, Kurt ora non mi parla: è ancora arrabbiato con me
per la questione del sesso e anche perché a quanto pare è geloso dei miei assoli. Quindi credo che la prima mossa da fare sia cercare
di chiarire.
Ma io ci ho
già provato, e ho fatto solo ulteriori danni! E se anche questa volta non
dovesse capire? Se dovesse prendersela ancora di più e mandarmi definitivamente
al diavolo?
E… se fosse già andato via?
Mi congelo,
smetto persino di respirare mentre uno strano presentimento si fa largo nella
mia testa, nel mio cuore e nel mio stomaco. Quasi senza rendermene conto, mi
ritrovo di nuovo a correre veloce per il giardino; aumento sempre di più la
velocità mentre mi avvicino al portone della Dalton. Lo varco a rotta di collo,
non fermandomi neanche a chiedere scusa a studenti e professori che travolgo
nella mia corsa.
Non riesco
nemmeno a pensare ora come ora, mi sembra di avere il cervello totalmente
congelato. Sono terrorizzato che Kurt possa non essere in stanza, che se ne
possa essere andato via, non sopportando neanche più la mia presenza.
E poi, io
dovevo essere arrabbiato con lui, vero?
Sono
pessimo, e soprattutto, sono un pessimo bugiardo. Non potrei mai essere arrabbiato con lui, né
tantomeno odiarlo.
Quando vedo
la porta della nostra stanza, accelero ancora di più la mia velocità; non mi
fermo a riflettere, a dirmi di calmarmi e di non entrare in stanza come se
fossi un pazzo. Probabilmente la mia irruzione potrebbe spaventarlo, o magari
non se ne accorgerebbe neanche, o farebbe finta di non vedermi, ancora troppo
arrabbiato con me. O peggio, potrebbe chiedermi il motivo del mio affanno, e in
tal caso, non saprei assolutamente cosa inventarmi; perché dirgli la verità è
assolutamente fuori discussione. Non posso farmi una figura tale!
Fortunatamente
non mi fermo a pensare nulla di tutto questo e mi limito a correre sempre più veloce,
il cuore che scoppia nel petto. Non appena sono di fronte alla porta, la
spalanco, pregando mentalmente che Kurt sia lì.
Quello che
mi trovo davanti però, quasi mi fa desiderare di non averlo trovato affatto.
Kurt è
sdraiato sul suo letto vicino al muro, le ginocchia strette al petto; non
riesco a vedere il suo volto, ma solo i suoi capelli, perché ha la testa
affondata nelle ginocchia. Le sue spalle sono scosse da tremiti e il suono
spezzato dei suoi singhiozzi ferisce le mie orecchie.
Kurt sta
piangendo.
E
probabilmente è tutta colpa mia.
Sento un
improvviso moto d’odio nei miei confronti, e se potessi mi prenderei molto
volentieri a calci. Avevo promesso che lo avrei fatto stare bene alla Dalton,
che mi sarei preso cura di lui. E invece ho fallito, miseramente. Non faccio
altro che ferirlo, prima con Jeremiah, poi con la
ridicola cotta per Rachel, poi con la questione del sesso di cui non dovrebbe
importarmi, e alla fine, questo.
Non ce la
faccio.
Quando Kurt
alza gli occhi lucidi di pianto su di me, legandoli ai miei, non penso a ciò
che sto per fare. Non penso al fatto che con quel gesto potrei solo confonderlo
ancora di più, ferirlo ulteriormente; non penso al fatto che con ogni
probabilità, metterò me stesso in una condizione scomoda, che di certo non mi aiuterà a capire, ma mi
confonderà ancora di più.
Non penso a
nulla, se non al fatto che voglio che Kurt sappia che gli sono vicino, che sarò
sempre al suo fianco, che non lascerò
che delle stupide liti si intromettano tra di noi. Perché ciò che abbiamo è
troppo forte per essere spezzato, e soprattutto, troppo importante perché io
possa permetterlo.
Le parole
non bastano però, non questa volta.
Ed è anche
per puro egoismo che mi avvicino lentamente a lui, senza mai distogliere lo
sguardo dal suo, mi sdraio al suo fianco sul letto e lo stringo forte tra le
mie braccia.
Ho bisogno di sentirlo vicino, non posso
farne a meno.
Kurt però
oppone un po’ di resistenza, facendo il contrario di quanto mi sarei aspettato.
«Blaine, lasciami…» Il suo
è un sussurro, quasi del tutto impercettibile se non fossi così vicino a lui.
Prova a spingermi via facendo una lieve pressione sulle mie spalle, così lieve
che mi rendo conto che non sta nemmeno provando a sforzarsi.
«Non posso…» sussurro anche io, mentre sento un groppo in gola
grande come una casa cominciare a opprimermi, le lacrime che quasi salgono agli
occhi. Ma non permetterò che cadano, non adesso. Ora devo occuparmi di Kurt.
Lo stringo
forte, passando le braccia fin dietro alla sua schiena e tirandomelo contro il
più possibile; inizio ad accarezzarlo sulla schiena, le mani che premono sulle
ossa appena sporgenti della sua colonna vertebrale, seguendo percorsi
immaginari.
Dopo qualche
istante, lo sento rilassarsi, anche se non scioglie ancora la sua posizione
rannicchiata, continuando a stringersi le ginocchia al petto. Però posa la
testa all’altezza del mio cuore, le spalle ancora scosse da tremiti.
«Scusami»
sussurro. E non è un “scusami” per il fatto che l’ho messo in imbarazzo
parlando con suo padre di quell’argomento, è un “scusami” se ti rendo la vita
difficile, “scusami” per tutte le volte che ti ho fatto soffrire,
volontariamente e non, “scusami” se ci metto tanto a capire.
Sento
improvvisamente tutto il peso di quella giornata cadermi sulle spalle, la
levataccia mattutina, la lite con Kurt, le lezioni di cui non ricordo nulla
perché ero troppo intento a pensare a Kurt e a come risolvere, la prova di Misery, la nuova
lite con Kurt, la fuga in biblioteca per studiare e riflettere, la rabbia, il
confronto in camera di Wes e David, la conseguente
nuova fuga in giardino e quest’ultima corsa. Sono distrutto.
Sento le
palpebre farsi pesanti, mentre il dolce calore proveniente da Kurt mi fa
scivolare quasi in uno stato di dormiveglia. Regolarizzo il respiro con il suo,
che si è fatto più tranquillo, ora che non piange più. Non so se si sia
addormentato.
Ormai con
gli occhi chiusi, affondo la testa tra i capelli profumati di Kurt, stringendomi
per un riflesso incondizionato, o forse no, a lui.
Sto quasi
per addormentarmi sul serio quando un pensiero, chiaro e semplice, si fa strada
nella mia mente; sono troppo intontito però per capirlo davvero, così non mi
sforzo neanche di trattenerlo.
Kurt sa di
casa.
Kurt sa di
affetto.
Kurt sa di
amore.
*
Il freddo mi
colpisce la schiena; faccio per stringermi ancora di più contro Kurt, ma non
trovo altro che aria. Apro gli occhi di scatto, spaventato, e non trovo nessuno
tra le mie braccia.
Kurt non è
qui.
Mi giro
sulla schiena e mi tiro a sedere, guardandomi attorno confuso. Fuori dalla
finestra è ormai buio; non so quante ore siano passate da quando sono arrivato
in camera, non so quanto abbia dormito. So però che è la seconda volta che mi
addormento abbracciato a Kurt e lui non è presente al mio risveglio.
Forse anche
questa volta è in bagno, spero solo non stia di nuovo piangendo. Non credo che
ce la farei a sopportarlo di nuovo. Dal bagno però non viene nessuna luce. Sporgendomi
verso il comodino accanto al letto di Kurt, accendo la luce della lampada, che
mi ferisce per un attimo gli occhi.
La stanza è
vuota, ed è esattamente come l’avevamo lasciata, i libri aperti sulle
scrivanie, i miei vestiti ripiegati ordinatamente sulla sedia, proprio come
quelli di Kurt. Ora che però ci faccio caso, manca il suo cappotto. Kurt è
uscito? A quest’ora?
Vengo di
colpo assalito dall’ansia, e appoggio una mano sul materasso, per sorreggermi.
La mia mano però si scontra con qualcosa che non è certo la stoffa delle
coperte, bensì un pezzo di carta. Lo prendo in mano e i miei occhi vagano su
quelle poche righe vergate dalla grafia ordinata e sinuosa di Kurt.
Scusami, ma non riuscivo a stare qui.
Ho deciso di tornare a Lima per stanotte, avevo
bisogno di staccare un po’.
Ho portato Pavarotti con me, mi serviva un po’ di
compagnia durante il viaggio. Domani lo riporto alla Dalton.
Ti voglio bene.
Sento i
battiti del mio cuore diminuire appena, e nonostante la sua ultima dichiarazione
di affetto mi abbia scaldato un po’, non riesco a togliermi dalla mente la
prima frase.
Mi sdraio di
nuovo, fissando il soffitto e stringendo al petto il biglietto di Kurt.
Credo
proprio che stanotte non riuscirò a dormire.
~∞~
Blackbird
singing in the dead of night
Take these broken wings and learn to fly
All your life, You were only waiting for this moment to arise
Kurt sta
cantando, la sua voce cristallina che si leva alta nell’aria e che colpisce
direttamente i nostri timpani, percuotendo le corde più profonde del nostro
cuore.
Stamattina
l’ho aspettato davanti al portone della Dalton. Avevo bisogno di vederlo, di
sapere come stava e soprattutto come stavamo noi. Dopo ieri sera però non si era più fatto sentire e sinceramente
stavo iniziando a preoccuparmi. E non ho fatto altro che agitarmi ancora di più
quando Kurt non ha varcato quel portone, gli occhi luminosi e quell’aria un po’
altezzosa contrastante con le gote arrossate, tipica di lui. Wes e David hanno dovuto trascinarmi in aula a forza.
Sono stato
agitato per tutta la durata delle lezioni, mentre il timore che avesse deciso
di rimanere a Lima per non vedermi si faceva strada nella mia testa,
corrodendola di dubbi e paure. Ma perché sono così spaventato?
Cos’è questo
dolore che sento all’altezza del petto?
Lo provo
anche ora, mentre lo vedo fermo in mezzo alla stanza, gli occhi lucidi di
commozione e le mani giunte. So perché ci sia rimasto così male per Pavarotti,
e per questo non mi verrebbe mai e poi mai di giudicarlo per la sua reazione ad
occhi esterni un po’ eccessiva.
Quell’uccellino
gli è stato davvero vicino, ne ho avuto dimostrazione giusto poche ore fa
dopotutto. Pavarotti gli faceva compagnia, e so anche che Kurt si paragonava a
lui. D’altronde, ero stato io il primo a fare il paragone tra Pavarotti e Kurt,
e credo che il mio amico abbia cominciato davvero ad affezionarsi a
quell’usignolo.
Non so cosa
fare per far stare meglio Kurt. E non mi importa se lui è ancora arrabbiato con
me – ha persino fatto la battuta sul fatto che secondo lui siamo “Blaine e i suoi ragazzi”. Ogni mia mossa si rivela sempre
sbagliata – ieri sera credo di aver davvero esagerato, ma non ho potuto farne a
meno – perciò ora sono un po’ restio nel fare qualcosa.
Effettivamente
però c’è una cosa che potrei fare. Tenendo lo sguardo basso, inizio a fargli da
sottofondo, e vengo seguito quasi subito dal resto dei Warblers.
Un usignolo
non canta mai da solo: ha sempre bisogno del supporto dei suoi compagni.
E io… io voglio essere di supporto a Kurt. Voglio aiutarlo,
sostenerlo, fargli capire che non è solo. Proprio come ieri sera, sento
l’impulso di avvicinarmi a lui, abbracciarlo, toccarlo. Voglio che ogni
centimetro del nostro corpo sia in contatto, di modo da poter quasi penetrare dentro di lui, per poterlo
così accompagnare sempre. Ovunque lui vada, sarò anche io con lui.
E so che non
è possibile ma… Aspetta! Forse è possible…
Blackbird
singing in the dead of night
Take these
sunken eyes and learn to see
All your life, you were only waiting for this moment to be free
Blackbird fly, blackbird fly
Into the light of the dark black night
Aggrotto le
sopracciglia, un po’ confuso – più di quanto sia possibile. Sto raggiungendo
picchi di confusione degni di una qualsiasi persona che abbia perso la memoria
e si ritrovi per caso catapultato nella propria casa, con le persone che ama
vicino.
Ah,
Anderson, per la miseria, la smetti di fare lo scemo e guardi il tuo amico
esibirsi?
Fisso Kurt negli
occhi, e per un momento, un fugace, pallido momento, provo l’improvviso
desiderio – così forte da farmi attorcigliare lo stomaco – che anche lui mi
guardi. E in quel momento, non posso fare a meno di notare i suoi occhi, di
quel colore indefinibile, tra l’azzurro, il verde e il grigio; ora stanno
luccicando, sono quasi abbaglianti per quanto brillano. Brillano di quella luce
che ho visto tante volte, per molti motivi diversi.
Ho visto i
suoi occhi brillare in quel modo per lo stupore, la prima volta che è venuto
alla Dalton mentre io cantavo Teenage Dream; li ho visti brillare così per la tristezza, la
prima volta che ho sentito Kurt cantare, in questa stessa sala; li ho visti brillare
per la felicità, la prima volta che le nostre voci si sono unite insieme,
creando quel mix perfetto che adoro; li ho visti brillare per la rabbia, la
sera in cui non ho fatto che ferirlo sempre di più, prima per la questione di Jeremiah, poi perché ho scaricato tutto su di lui; e infine
li ho visti brillare per l’allegria, durante la battaglia dei cuscini, quando
non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso e quando ci siamo trovati
improvvisamente troppo vicini.
Anche ora i
suoi occhi stanno brillando, di quella stessa luce che ho imparato, dopo tutto
questo tempo, ad… amare.
Blackbird
fly, blackbird fly
Into the light of the dark black night
You were only waiting for this moment to arise
You were
only waiting for this moment to arise
Improvvisamente,
tutto si fa più chiaro, nonostante ora il cuore mi stia battendo così forte da
far male – e non capisco come gli altri intorno a me non riescano a sentirlo –
e nonostante la miriade di immagini che mi stanno passando per la testa –
ricordi, sensazioni, profumi. E sono tutte Kurt.
E il pensare
a lui non mi confonde, affatto. Anzi, mi fa sentire improvvisamente vivo, pieno
di forze e di energia; e devo quasi trattenermi dall’alzarmi e andare dritto da
lui, abbracciarlo e baciarlo.
Sì, voglio baciare
Kurt.
E non sono
per niente spaventato da questo mio ultimo pensiero.
Come ho
fatto a non capire prima?! I segnali erano chiari, cristallini.
Non pensavo
a Kurt per decidere come comportarmi con lui, ma pensavo a Kurt e basta. Ora però non lo penso soltanto, lo so.
Ero, e sono,
effettivamente geloso, non perché semplicemente ho paura che qualcuno possa
mettersi tra di noi, tra la nostra amicizia, ma perché non posso sopportare di
vedere qualcun altro vicino a lui che non sia io.
Avevo, e ho,
paura che lui possa andarsene, perché ormai Kurt è così parte di me che è impossibile
pensare a una vita lontano da lui.
Quando, dopo
la battaglia dei cuscini, avevo fatto la scelta tra la mia sicurezza e il provare
a saltare nel cerchio di fuoco – e avevo scelto la sicurezza – non mi ero reso
conto di aver in realtà già scelto di attraversare il cerchio di fuoco;
effettivamente mi ci sono buttato a capofitto già dal primo giorno, sin dal
primo momento in cui l’ho visto, quando i miei occhi hanno incrociato i suoi
sulle scale della Dalton.
Già in quel
momento avevo elevato la mia amicizia con Kurt a un livello superiore a
qualsiasi altra amicizia che avessi mai avuto. E le cose con lui sono sempre
state diverse, particolari, speciali, perché lui è speciale per me. Lo è sempre stato.
Il cuore
continua a battere affannoso nel petto, e nonostante tutto solo ora riesco a
capirne davvero il motivo.
Non ho mai
avuto bisogno di un cardiologo, non avevo un problema al cuore – o per lo meno
non al cuore inteso come organo. Ma era qualcosa di molto più profondo.
Non ho mai
avuto bisogno di un vocabolario per tradurre i battiti del mio cuore, perché
già solo essi significavano qualcosa. Significavano
tutto.
Kurt significa
tutto.
E il
pensiero che solo ieri sera non ero riuscito ad afferrare, torna a invadere
tutto me stesso, non solo la mia mente. Kurt
sa di amore. E io non lo so cosa significa amore, ma so che è quello che sento per Kurt, questo dirompente
desiderio di muovermi verso di lui,
di gravitargli attorno come se io fossi un suo satellite.
E mentre la
canzone si avvia alla fine, non posso fare a meno di lasciare che il mio viso
si apra in un sorriso, probabilmente ebete, perché ho appena avuto la mia rivelazione
divina, ho dimostrato il mio problema. E non posso che esserne felice.
Kurt… credo di
essere innamorato di te.
NOTE:
Allora,
tanto per cominciare, vi informo che io sono morta. Vi scrivo dall’oltretomba *Moony saluta, vicino a me* perché… beh… è il caso di dirlo??
*__* Quanto è stata bella la 3x05?? QUANTO?! Il ritardo nel postare è colpa del
fatto che io e il mio Kurt eravamo troppo fuori di testa per pensare a
qualsiasi cosa che non fosse loro! *__*
Poi credo
sia dovuta una grande “ola” o un applauso o ciò che più vi aggrada per il fatto
che Blaine ha capito! Non so voi, ma sinceramente
quando ho guardato la 2x16, durante Blackbird
urlavo mentalmente improperi contro Blaine e il suo
essere tardo… xD
Ora passiamo
alle note “dolenti”… sinceramente questo capitolo mi spaventava a morte. Perché
questo è IL capitolo e avevo paura di scriverlo male, o di non mettere tutto, o
di deludere voi lettori… Ho perso il conto delle
modifiche che ho apportato e anche se il risultato finale è quello che ho
giudicato il più adatto, di certo non mi ha soddisfatta del tutto…
Spero però che a voi piaccia almeno un minimo… *ed è qui che vennero fuori le paranoie di Pachelbel*
Poi, Medea00, probabilmente
ricorderai che avevamo parlato di un riferimento, non voluto, alla meraviglia
che è il tuo Blame it on Blaine… probabilmente lo hai riconosciuto! =)
Grazie mille
alle 13 fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo =) Vi
amiamo! ♥♥