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Autore: Pwhore    18/11/2011    1 recensioni
Ho ambientato la fic ai tempi di Three Cheers, quando Gerard era ancora un alcolizzato e Lyn-z non era ancora sua moglie.
E' una Frerard, dal punto di vista di Frank, che si renderà conto che il moro non è più solo un amico per lui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai verso le dieci, nel letto matrimoniale che uso quando qualcuno viene a trovarmi. Ero abbracciato al moro e sentivo il suo respiro sul collo. Aprii gli occhi lentamente e mi guardai intorno. Gerard mi aveva portato sul lettone e mi aveva messo una coperta di lana addosso, poi si era sdraiato accanto a me e io mi ero appiccicato al suo braccio come fosse un peluche di quando ero piccolo. Aggrottai le sopracciglia, notando che non c'erano lattine vuote vicino al moro. Che il cantante avesse smesso di bere prima di dormire..? Sperai vivamente di sì e tornai ad osservarlo. Dormiva beato, la bocca semiaperta e i capelli arruffati, e un lieve russare proveniva dal suo corpo tiepido. Lo strinsi a me, inalando il mio odore mischiato al suo e arrossendo felice. Cazzo, com'era bello svegliarsi accanto a lui. Un piacevole calore mi avvolse lo stomaco e io chiusi gli occhi, godendomelo fino in fondo e scivolando nuovamente nel mondo dei sogni.
Mi svegliai nuovamente qualche ora dopo. Il posto accanto a me era vuoto ma non completamente freddo, quindi Gerard si era alzato da poco. Mi tirai a sedere e sbadigliai, stiracchiandomi. Ancora mezzo addormentato, mi alzai e agguantai un paio di pantaloni e una maglietta pulita, quindi li indossai e andai in cucina. Il moro era in piedi davanti ai fornelli, intendo a prepararsi un caffè.
- Ce n'è abbastanza anche per me? - domandai con voce impastata dal sonno, facendolo sussultare.
- Assolutamente sì, Frankie - sorrise il ragazzo, avvicinandomisi. - È per te che l'ho fatto - precisò gentilmente, facendomi l'occhiolino. Poi si girò di nuovo verso la macchinetta, mentre l'odore forte del caffè riempiva la stanza e io prendevo posto al tavolo.
- Hai programmi per oggi? Torniamo in studio? - chiesi giocherellando con una penna.
- Mah, onestamente non credo. Ho un appuntamento importante a cui non posso mancare, e poi tu non sei nelle condizioni adatte - osservò aggrottando la fronte.
- Come vuoi - acconsentii, posando l'oggetto. Gerard sorrise e spense la macchinetta, poi agguantò due tazze e mi raggiunse. Riempì di caffè le due tazze e mi passò latte e zucchero.
- Tu non ne vuoi? - domandai, lanciando uno sguardo insicuro alla sua bevanda.
- I like my coffee black, just like my metal - sorrise lui con una smorfia.
- Carina, come frase - commentai portandomi la tazza alle labbra. - Da dove l'hai presa? -
- Davvero credi che sia così poco creativo da non poterla creare io, una cosa del genere? - ribatté lui, apparentemente amareggiato.
- E che ne so io, magari l'avevi sentita in qualche telefilm o giù di lì - mi parai il culo, scrollando le spalle e sperando di non averlo offeso.
- Comunque hai ragione, non l'ho pensata io. L'ho fregata da una canzone dei Mindless Self Ildungence, non so se li conosci.. - fece, alzando un sopracciglio. Scossi la testa, con occhi vacui. - Capisco.. Be', non li conosce quasi nessuno, quindi. Ad ogni modo, tu invece hai programmi per oggi? - domandò.
- In realtà no - ammisi, sperando che al moro non andasse di presentarsi all'appuntamento e che quindi avrebbe proposto di restare a farmi compagnia.
- Capisco.. Be', credo che anche Ray sia libero oggi. Perché non fate qualcosa assieme? - Buco nell'acqua. Gerard non aveva intenzione di rinunciare all'appuntamento per stare con me.
- Sì, bella idea, lo chiamerò - buttai lì, senza aver realmente intenzione di farlo.
- Forte! - commentò Gee, sfoggiando un sorriso a trentadue denti. - Hanno aperto un nuovo negozio di videogames, magari potresti andarci con lui - suggerì. Deglutii, abbassando lo sguardo. Gli avevo proposto io di andare lì insieme a dare un'occhiata, ma lui se n'era scordato completamente.
- Già, è vero.. Poi vedo se andarci, okay? - replicai con meno entusiasmo, finendo di bere il caffè.
- Alla grande - esclamò il moro. - Mi sarebbe piaciuto andarci, sai? - aggiunse poi con un sospiro.
- Uhm. Vuol dire che aspetterò e ci andremo insieme - mormorai. - Ti va? -
- Eccome se mi va - sorrise nuovamente Gerard. - Ti ho praticamente obbligato a chiedermelo - rise.
- Infatti sì, stronzo che non sei altro! - ribattei. - Ma fa niente, perché mi stai simpatico - gli concessi, facendogli l'occhiolino.
- Ne sono onorato - scherzò lui. Poi mi alzai e portai le nostre tazze nel lavandino, facendo scorrere un po' l'acqua.
- A che ora hai l'appuntamento? - domandai, fingendomi disinteressato.
- Tra un'ora, ma il posto è abbastanza lontano. Me ne vado fra poco - rispose lui, mettendosi una sigaretta in bocca e accendendosela. Diede un tiro e soffiò il fumo verso l'alto, mentre io mi avvicinavo.
- Vuoi? - mi chiese, allungandomi la sigaretta.
- Perché no? - commentai portandomela alle labbra. Inspirai profondamente, poi soffiai il fumo in faccia a Gee.
- E questo per che cos'era? - scherzò il moro.
- Boh, mi andava di farlo - risposi scrollando le spalle.
- Scemo - ridacchiò Gerard alzando gli occhi al cielo. - E io che ti volevo regalare tutto il pacchetto! -
- Serio? Da' qua! - esclamai, allungando la mano verso il ragazzo e scuotendola lievemente.
- Eh no, mò ti attacchi! - ribatté lui, divertito.
- Che stronzo che sei - risi, scrollando la testa.
- Lo so, ma mi piaccio così - sorrise lui, chiudendo gli occhi e dando un altro tiro alla sigaretta. Poi si alzò in piedi e mi mise una mano sulla spalla, respirandomi in faccia.
- Ora siamo pari - annunciò quindi.
- Ma che sei, un bambino? - scherzai, scuotendo lievemente la testa e atteggiandomi un po' da adulto.
- Parla lui - ribatté il moro, alzando un sopracciglio.
- Colpito e affondato - ammisi alzando le mani. - Forse faresti meglio ad andare - dissi poi, guardando l'orologio.
- Già, hai ragione. Vabbè, se ti serve qualcosa hai il mio numero e il numero di emergenza. Cerca di stare meglio, mi raccomando. Ti voglio bene - sorrise, abbracciandomi. Sorrisi a mia volta, stringendolo forte.
- Lo so. Grazie Gee - sussurrai, lasciandolo andare. Lui annuì e si avviò verso la porta, fermandosi lì davanti.
- Ci sentiamo stasera. Farai meglio a divertirti un po', o sarai costretto ad avermi tra i piedi un'altra notte -  mi 'minacciò', salutandomi e scomparendo nel buio del corridoio.

Il pomeriggio passò lentamente. Uscii a comprare dei dolci e del gelato e passai il tempo davanti alla tv, a guardare e riguardare tutti quei telefilm che parlano di giovani innamorate e non corrisposte che cercano inutilmente di far innamorare i bellocci di turno di loro; le quali normalmente sono gnocche con gli occhiali o sfigate assurde a cui basta sciogliere i capelli per far arrapare mezza scuola. E me, ma fa niente. Più che arraparmi, quelle tipe mi attiravano. Mi attirava il loro mistero, il loro volto da ragazze acqua e sapone, il loro modo di fare gentile. Che poi avessero due tette così non mi interessava più di tanto, anzi. Le tette te le puoi anche rifare e sbandierarle al vento, ma alla fine se non lasci che gli altri te le tocchino non servono a niente. Meglio toccare che vedere, giusto? Ad ogni modo, spesi il mio pomeriggio a guardare stronzate sdolcinate in tv e a farmi film mentali su come dichiararmi a Gerard. Nessuno dei mille e cinquecento modi pensati mi soddisfaceva, però, quindi decisi che se mai glielo avessi confessato, sarebbe stata una cosa sentimentale, detta così, sul momento, e non pensata dopo una giornata passata a guardare programmi per ragazzine ormonali in via di sviluppo. No, sarebbe dovuto essere un discorso che arrivava dritto dal mio cuore, ma sempre abbastanza semplice da non sembrare premeditato. Avevo qualche dubbio sul fatto che glielo avrei detto, ma vabbè, perché no? Sebbene mi fossi prefissato di non illudermi, quella serata mi era sembrata più che amichevole, e le coccole che mi aveva fatto il moro mi erano parse decisamente più intime di quelle che si fanno a un comune amico, per quanto caro lui possa essere. Quei fatti, quindi, mi avevano dato speranza, molta speranza. Probabilmente era anche il cioccolato che parlava, ma mi sembrava di sentirmi davvero molto meglio rispetto al giorno prima, e che forse Gee poteva davvero ricambiarmi senza ridere in faccia ai miei sentimenti. Chissà, magari.. magari sarebbe stato lui a confessarsi, a dirmi che desiderava che fossi più di un amico per lui. Arrossii, mentre una sensazione di calore mi avvolgeva lo stomaco. Diavolo, sarebbe stato fantastico.

Avete mai amato qualcuno al punto che perfino farvi sputare addosso da lui sembra meraviglioso? No? Be', io sì, e questa cosa mi sta tirando pazzo. Ogni volta che posa il suo sguardo su di me, ogni volta che pronuncia il mio nome, mi sento esplodere, sciogliere dentro. A volte desidero che questi sentimenti non finiscano mai, ma altre vorrei semplicemente morire e smettere di soffrire. Mi sembra di stare all'inferno, e che l'unica salvezza per me sia evaderne e scappare lontano, in paradiso. Peccato che mi sia innamorato di satana, e che sia costretto a rimanere qui per l'eternità, ad ammirare i suoi capelli corvini e i suoi occhi scuri, profondi come l'oceano.
Oh Gerard, mi fai bruciare il cuore.

Dopo aver buttato il mio pomeriggio in maniera inutile, decisi di smetterla di deprimermi pensando al moro e di andare a fare una passeggiata. Agguantai un giacchetto e le chiavi di casa, quindi uscii e mi sbattei la porta alle spalle. Essendo sera e facendo un freddo porco, le strade erano pressappoco deserte, ed erano pochi gli individui che sfidavano l'inverno per andare a fare due passi o anche solo per scendere a comprare una birra. Non incontrai nessuno che conoscevo, quindi mi tranquillizzai e mi infilai le cuffie, evadendo dal mondo circostante. I miei passi risuonavano leggermente sul marciapiede, e potevo sentirli tra una canzone e l'altra. ‘‘Cavolo, è proprio vero che a quest'ora dormono tutti.’’ osservai con una smorfia, notando i negozi chiusi e i ristoranti vuoti. ‘‘Sta a vedere che stasera c'è qualche evento super interessante e super figo a cui non sono stato invitato.. Come al solito, del resto.’’ aggiunsi amareggiato. La gente del luogo diffidava di me, perché ero una star, perché indossavo sempre magliette di gruppi che osavano ribellarsi al sistema, perché mi piaceva bere. Ci sono tanti perché, potrei continuare a elencarli per ore, ma non ne vale la pena. Anche se mi avessero invitato da qualche parte, dubito che ci sarei andato. Era questione di principio, più che altro. Non ero inferiore a nessuno, quindi perché ero sempre costretto a rimanere da solo? Perché ogni volta che mi innamoravo non me ne andava bene una? Perché ogni cosa doveva andarmi maledettamente male, quando tutti gli altri non facevano che vantarsi della loro vita e dei loro successi? Fanculo. Questa è una città del cazzo piena di gente del cazzo, e non vedo l'ora di andarmene. Non c'era giorno in cui non lo pensassi, e la cosa mi faceva imbestialire. Sono sempre stato carino, gentile, una cazzo di femminuccia, ma la gente non faceva altro che darmi contro per ogni minima cosa, quando invece a loro non si poteva dir niente. Quella città mi opprimeva, mi faceva sentire solo e indesiderato, un inutile peso per la comunità. Non ne avevo mai proferito parola con nessuno, ma certe volte quelle grandi vie piene di persone mi deprimevano e mi facevano venir voglia di scappare lontano, dove nessuno avrebbe mai potuto trovarmi e dove avrei potuto vivere felice, con la mia musica e la mia chitarra, isolato dal mondo e dai problemi di tutti i giorni. Avrei imparato a distinguere le erbe buone da quelle cattive, e avrei vissuto da solo, in compagnia di qualche capra e un bel cagnone da guardia, di quelli grossi e pelosi che tanto mi piacciono. Un cane. Già, sì, perché no, avrei preso un cane. Mi piacciono i cani, sono fedeli e affettuosi, e soprattutto non ti fanno sentire mai indesiderato, cosa che invece mi capitava più che spesso. Diciamo che era anche un po' colpa mia, se stavo sempre da solo: se non sorridi non attiri nessuno. E' che quella città mi levava la voglia di vivere e sorridere, seriamente. L'unica via di fuga era la musica, e lo era sempre stata, fino al giorno in cui conobbi Gerard. Un ragazzo cicciotto con una grande passione per il disegno, anche lui solo come me. Siamo diventati amici in men che non si dica, vista la situazione in cui ci trovavamo entrambi, e posso tranquillamente dire che fin dall'inizio sapevo di poter contare su di lui in qualsiasi momento. Anche quando non lo conoscevo, lo conoscevo già. È difficile da spiegare, ma sono totalmente convinto che Gerard Way sia il mio gemello, l'altra metà del mio corpo, una benedizione in terra per farla breve. Ora che ci penso, fin dall'inizio avevo provato qualcosa di più grande di semplice amicizia e fiducia nei suoi confronti, e anche se non lo avevo mai notato, probabilmente i miei sentimenti erano sempre stati questi qui. In fondo era destino che succedesse: ho sempre tenuto a Gee più della mia stessa vita; o per dire meglio, lui era la mia vita. Tutto ciò che mi era capitato - suonare in una band, trovare degli amici di cui fidarmi, vedere dal vivo i miei idoli.. tutto era successo grazie a Gerard, grazie al suo continuo essere carico e stimolante, grazie al suo impegno sovrumano. Tutta la mia felicità l'ho sempre dovuta a lui, anche se ora soffro come un cane. Lui c'è sempre stato per me, e so che ci sarà sempre. Dovevo solo imparare a domare le mie dannate emozioni e sarei stato di nuovo bene. Gee non avrebbe permesso che soffrissi, potete scommetterci. In quel momento, era l'unica persona che riuscisse a farmi sentire qualcosa, e credo che lo avesse capito pure lui. Fu per quello che non mi diedi per vinto e decisi di lottare per lui.
Signore e signori, Frank Iero non si arrende così facilmente.
Tenetelo a mente.
   
 
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