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Autore: eva_elamela    14/07/2006    19 recensioni
-Cosa hai da fissare?- gli chiese lei soffiando verso l'alto per spostare la frangia dagli occhi.
-La pazza che si è appena introdotta in casa mia, puzzando di alcol come la testa di Porco, per inciso.-
Socchiuse gli occhi e un largo sorriso le stirò le labbra.
-Allora presentamela, abbiamo un sacco di cose in comune!- disse gioiosa.
Daccordo, è una Harry/Pansy...ma non fatevi frenare da ciò! Mandate a spasso i preconcetti, potrebbe anche piacervi!!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson | Coppie: Harry/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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MY SCOTCH AND YOUR COUCH

 

 

 

 

 

 

 

Dlin dlon.

Mh...

Dlin dloon.

Ma chi diavolo era?

Dliiin dooon.

Probabilmente era la vicina che aveva di nuovo perso il gatto.

Dliiiin dloooon.

Harry, da sotto l'involucro di coperte, diede un occhiata alla sveglia per controllare a che diavolo di ora si erano azzardati a portargli il latte. Senza occhiali sul naso potevano essere tranquillamente le otto, ma tutto quel buio lo convinse ad inforcarli per vedere meglio.

Quando si accorse che in realtà erano le tre, la sua imprecazione venne coperta dal suono del campanello, ancora più prolungato di prima.

Scalciando le lenzuola il ragazzo si alzò diretto alla porta di ingresso, e nel breve tragitto che separava le due stanze aveva già stilato un elenco mentale delle terribi cose che potevano essere successe perchè qualcuno lo svegliasse nel cuore della notte.

Che so, Voldemort aveva per caso un cugino alla lontana?

Aprendo la porta non credette ai suoi occhi.

Accese la luce per vederci meglio, pulì le lenti e con la bacchetta toccò la persona di fronte a lui, giusto per assicurarsi di non avere le allucinazioni.

-Maledizione Potter, tieni lontana quella punta dalle mie costole!-

La mascella gli precipitò sul pavimento, mentre cercava di raccogliere le idee e dire qualcosa di intelligente.

-Parkinson???-

Estremamente intelligente.

-No, Potter. Sono Babbo Natale. Mi inviti ad entrare?-

Dicendo questo, piccola com'era, sgusciò sotto le sue braccia per ritrovarsi nell'ingresso di casa.

Harry, seguendola con lo sguardo, si avvide del forte odore di alcol che la mora aveva lasciato dietro di se.

Si prese qualche secondo per guardarla meglio.

Effettivamente con quel cappotto lungo rosso poteva benissimo sembrare Santa Claus, se non fosse stato per i tacchi a spillo e quei centocinquanta chili di differenza...

-Cosa hai da fissare?- le chiese lei soffiando verso l'alto per spostare la frangia dagli occhi.

-La pazza che si è appena introdotta in casa mia, puzzando di alcol come la testa di Porco, per inciso.-

Socchiuse gli occhi e un largo sorriso le stirò le labbra.

-Allora presentamela, abbiamo un sacco di cose in comune!- disse gioiosa.

Potter era totalmente sconvolto. Le si avvicino e spostandola per le spalle la fece sedere sul divano poco distante.

-Pansy, vorresti spiegarmi cosa ci fai qui?-

-Avanti, non posso fare una visitina ad un vecchio nemico?-

La ragazza si fece più in là e batté una mano sulla seduta per invitarlo a raggiungerla.

-Non quando sei ubriaca fradicia!- ma nonostante ciò andò a sederle accanto.

Solo quando lei pose la sua curatissima mano sinistra sulla sua coscia, il ragazzo si rese conto dello stato in cui versava.

Maglietta bianca con tanto di macchie, e boxer a righe azzurrine davvero patetiche.

-Ma come sei fiscale, San Potter.- si tolse, con non poca fatica, il cappotto cangiante rivelando al di sotto di esso un tubino nero molto semplice ed elegante. Sembrava appena uscita dall'ufficio.

-Sai, mi dispiace essere piombata qui così. Ti avevo anche preso qualcosa da bere mentre venivo qua, ma mi è venuta una seeete! Ho dovuto bere tutta la bottiglia!-

-Oh Merlino, non credo fosse acqua.- commentò, alzando gli occhi al cielo.

Quando li riportò più in basso vide Pansy assorta nella contemplazione della propria mano sulla sua coscia. Un po' per distrarla, un po' perchè trovava la cosa imbarazzante, la prese fra le sue spostandola e le chiese per l'ennesima volta il perchè di quella visita.

-Non posso tornare a casa e non sapevo dove andare.- ammise lei sporgendo il labbro inferiore e trattenendo una mano di Harry con la sua.

-Cosa vuol dire che non puoi tornare a casa? E Malfoy? Sarà molto preoccupato per te.-

-Non credo che si sia accorto della mia assenza, era molto impegnato.-

Detto questo si alzò dirigendosi verso la vetrina in cui Harry teneva un po' di scotch per i tempi duri.

-Ti dispiace?- aggiunse prendendo bicchiere e bottiglia.

Lui le fu subito davanti, e le tolse tutto quello che aveva in mano.

-Sì che mi dispiace!-

Si guardarono negli occhi, ed Harry era cosciente di quanto quelli di lei non fossero umidi per il troppo alcol ingerito ma anche per le lacrime che cercava di trattenere.

L'attimo dopo in cui lui depose il piccolo kit da bevitore su di una mensola lì a fianco, la ragazza si gettò fra le sue braccia in preda ad un attacco di pianto isterico.

Potter, non sapendo bene cosa fare, le strinse la schiena e, con la bocca appoggiata al suo orecchio, le mormorò che andava tutto bene.

Quando riuscirono a raggiungere di nuovo il divano, lei era ancora per metà addosso al ragazzo.

-Mi tradisce.-

La frase improvvisa di lei lo lasciò interdetto per un secondo, ma quando capì cosa aveva detto non fu difficile indovinare a chi si riferisse.

-Malfoy?-

-Sì, dannazione, quel figlio di un cane! Malfoy, schifoso essere strisciante!-

Harry non poteva trovarsi più d’accordo con la descrizione fatta, ma preferì tenersi quest'osservazione per se e lasciarla continuare.

-Sono tornata a casa un paio d'ore prima oggi..ehm, ieri..pensa che volevo fargli una sorpresa perchè sono arrivati gli inviti e glieli volevo mostrare. Mi sono smaterializzata in sala e poi diretta in camera da letto, ho sentito degli strani rumori già nel corridoio, così ho accostato la porta della stanza e..e..-

Un eccesso di singulti minacciò di strozzarla e Pansy dovette interrompere il racconto.

-Ma sei sicura? Voglio dire, magari non era come ti è sembrato..-

-Ah no? E com'era? Insegnava a fare la spaccata ad una, nel mio letto?- si butto all'indietro, sprofondando nei cuscini.

-E lei..- azzardò a chiedere lui.

-Lei non l'ho vista, e per forza con tutta quella foga si vedevano solo le sue gambe intorno alla schiena del bastardo.-

-E così sei scappata, ti sei ubriacata, e hai deciso di venirmi a fare un salutino..- disse in tono scherzoso lui, cercando di allentare la tensione.

-Più o meno. Nel senso, sì, sono scappata, ma prima ho deciso che sarei venuta da te e poi mi sono ubriacata.-

-Sono lusingato al pensiero che tutto questo sia stato fatto per me..-

-Su non fare anche il sarcastico ora. Pensi che sia stato facile per me decidere di cercarti? Avevo bisogno di qualcuno di comprensivo, al di fuori del mio mondo dorato, qualcuno che se mi fossi presentata a casa sua nel cuore della notte non mi avrebbe messo alla porta. Mi serviva un Grifondoro!-

Si guardarono sorridenti, lo sguardo un po’ annebbiato dal poco sonno, ma acceso da un piccolo bagliore di consapevolezza.

-Beh, ci sono tanti Grifondoro in giro per l’Inghilterra.-

-Oh certo, immaginati la scena. Dlin-dlon, chi è? Mezzo sangue zannuta e Principe degli straccioni, siete in casa? Sono la vostra amica Faccia da carlino Pansy, ho bisogno di un consiglio!-

Harry rise di gusto, immaginandosi la scena. Sì, il tutto avrebbe avuto dell’incredibile.

-E da me Pansy, che consiglio vorresti?- chiese facendosi di nuovo serio.

Per tutta risposta lei si tolse le scarpe dal tacco vertiginoso e portò le gambe in grembo al ragazzo.

-Non lo so. Forse volevo solo venire qua, sdraiarmi sul tuo divano e sentirmi dire che potevo lanciargli un Avada Kedavra senza problemi.-

Contemplando i piccoli piedi velati da calze trasparenti, il ragazzo le fece notare che al giorno d’oggi Azkaban non era poi così male, visto che non si rischiava neppure di essere dissennati.

-E poi avresti reso un tale servizio alla comunità magica da superare il successo del sottoscritto.-

La vide sbadigliare, o meglio le vide le tonsille.

-Sarà meglio andare a dormire. Su, sdraiati qui. Non è il massimo ma è pur sempre meglio dello sgabello di un bar.-

Pansy non protestò, si distese comodamente e attese che Harry le portasse una coperta. Lui gliela poggiò sul corpo e si chinò all’altezza del suo viso per salutarla.

-‘Notte Pansy, se ti serve il bagno è in fondo al corridoio sulla destra. Per qualunque altra cosa devi solo chiamarmi, la mia camera è in cima a quelle scale.-

Lei annuì e arricciò il naso in un modo che lui trovò adorabile, e mentre la stava ancora fissando la ragazza socchiuse gli occhi guardandolo a sua volta.

-Grazie Potter, sei molto dolce.-

La mattina dopo non la trovò sul divano, non c’ era traccia del suo passaggio nel salottino, persino la coperta era stata riposta nel comò all’ingresso.

Potter pensò seriamente di essersi immaginato tutto. Doveva smetterla di mangiare roba surgelata alla sera, gli faceva venire gli incubi.

Ma mentre si dirigeva in bagno pensò che non fosse stato un incubo, quello della notte precedente, solo un sogno un po’ bizzarro.

Pensava alla faccia consapevole di Hermione se glielo avesse mai raccontato, quando trovò una strana scritta sullo specchio del bagno che lo fece sorridere.

Seguendo le strisce color mattone di un rossetto, vi si poteva leggere ‘A buon rendere’.

 

 

 

 

Erano passati quasi due mesi da quella notte, ed Harry non riusciva a dimenticarla.

Sorseggiando un caffè, sfogliava distrattamente una rivista trovata sul tavolino della sala d’attesa e aspettava che arrivasse il turno di Hermione per accompagnarla dentro.

L’ultimo campionato di Quidditch, le vacanze delle star, le ricette delle star, i vestiti delle star... stava per posare il giornale dove l’aveva trovato quando vide un articolo interessante.

I fidanzamenti delle star.

Le foto rubate mostravano una sorridente signorina Parkinson, all’interno di un negozio di abiti da sposa insieme alla madre e a Lady Malfoy. Nelle pagine successive si vedeva anche il fidanzato e futuro sposo Draco Malfoy, considerato il miglior partito da ogni madre che avesse un po’ di sale in zucca.

-Cosa leggi?- tuonò una voce molto, molto vicino al suo orecchio.

-Cristo Herm, sei impazzita? Niente, non leggo niente. Sfogliavo solo questo stupido giornale.-

Cercò di chiuderlo il più velocemente possibile, ma l’amica era stata più veloce nel strapparglielo di mano.

-Oh, Harry!- fece con voce triste –smettila, così ti fai solo del male.-

-Ma che male e male! Lei in fondo è ed è sempre stata un’estranea per me.- sbuffò il ragazzo gettando finalmente ‘Which Witch?’ nell’immondezza.

-Sarà ma questo non ti ha mai impedito di..-

-Di cosa?- venne interrotta bruscamente –di farmi mille problemi e fantasie? Sì, è vero. Ma da adesso basta. Ho deciso. Si vuole sposare con un uomo che la tradisce e la renderà infelice? Faccia pure, non è affar mio.-

Fortunatamente proprio in quel istante, prima che l’intero San Mungo si chiedesse cosa avesse Harry Potter da sbraitare nel reparto maternità, l’infermiera chiamò il nome di Hermione e i due entrarono nello studio del dottore.

-Allora fammi un favore- disse la mora sulla soglia –cancella quella cosa dallo specchio prima che si corroda!-

 

La sera stessa, dopo essersi fermato a mangiare a casa degli amici, Harry trovò una sorpresa ad attenderlo.

La porta era aperta, le luci accese, e una gamba ciondolava mollemente dalla poltrona.

-Fermo dove sei, se non vuoi essere pietrificato all’istante!-

La gamba si mosse leggermente e una testa di capelli neri spuntò da dietro la seduta.

-Ma sei impazzito? Cosa diavolo urli?-

E, come se nulla fosse, la Parkinson tornò nella sua posizione.

Il ragazzo non riusciva a crederci, fece il giro del divano e si posizionò per vedere in volto l’inaspettata ospite e chiederle spiegazioni.

-Si può sapere cosa ci fai qua? E come diavolo sei entrata?-

-Potter, primo anno, Vitious, Alohomora! Come cavolo hai fatto a diventare Auror lo sai solo tu!-

La guardò e quello che vide non gli piacque per niente. Almeno in parte.

Era vestita molto più casual dell’altra volta, jeans e maglioncino nero, i lunghi capelli neri erano acconciati in una treccia quasi interamente disfatta, ma quello che lo fece andare su tutte le furie fu la certezza che fosse di nuovo ubriaca.

-Non è possibile, ti sei di nuovo ubriacata!- stava per lanciarsi in un’invettiva contro l’alcol quando dagli occhi già rossi della donna presero ad uscire altre lacrime.

-Lo so, scusa- tirò su col naso –sono una pessima bevitrice, oltre che a una pessima fidanzata. Dopo qualche bicchiere sono totalmente brilla- eccesso di singulti –come mi dispiace!-

Sembrava veramente che stesse delirando e Harry non sapeva bene come comportarsi.

-Anzi, sai che faccio? Butto via anche questo, subito.- così dicendo sollevò il bicchiere per metà pieno di liquore proveniente dall’unica bottiglia che il ragazzo teneva in casa, e lo gettò alle sue spalle.

Seguendo inorridito la traiettoria, Harry lo vide infrangersi contro la spalliera del divano, riempiendolo così di alcol e frammenti di vetro.

-Oh no, cosa ho fatto?- Pansy decise allora di rimediare al disastro mettendo mano alla bacchetta.

-Reduco.- e il divano andò in mille pezzi.

-No, accidenti. Gratta e netta!- i mille pezzi del divano in un attimo furono splendenti, per tutto l’appartamento però.

Potter, paralizzato, boccheggiava come alla ricerca di ossigeno, mentre guardava quella donna distruggere il divano che non aveva ancora finito di pagare.

In uno sprazzo di lucidità, Pansy brandì la bacchetta recitando un ‘Reparo’, che purtroppo ricompose il mobile senza che si capisse dove fosse lo spazio per sedersi o quale fosse il verso giusto per appoggiarlo a terra.

-Harry, mi dispiace così tanto.- i suoi occhi si fecero di nuovo lucidi, e il ragazzo si ridestò dallo stato di shock.

-Non..non fa niente, ehm..Pansy. Domani chiamerò la ditta e dirò che ho avuto dei problemi, lo metteranno in sesto in un baleno.-

Con non pochi sforzi riuscirono a raggiungere il piano superiore, dove l’unica grande stanza era rappresentata dalla camera di Potter.

-E io dovrei dormire con te?- chiese una scandalizzata Parkinson.

-A meno che tu non preferisca la poltrona, o il pavimento, direi che non ci sono altre possibilità.-

Le lasciò la stanza libera per qualche minuto, così che potesse infilarsi la t-shirt che avrebbe funto da camicia da notte; e lui poté andare in bagno a cambiarsi e a far sparire quella scritta.

Tornato in camera la trovò rannicchiata dalla sua parte di letto, ma non aveva nessuna voglia di litigare o di farla comunque spostare da lì.

La ragazza non aspettò di essere incoraggiata questa volta per motivare la sua presenza.

-Ho trovato un capello sul mio cuscino.- e con questo, pensava di aver detto tutto.

Potter, d’altro canto, la guardò come una paziente da lungo degente al San Mungo.

-Un capello, Potter, che non era mio. Un capello lungo, ma non nero come i miei... rosso.- seguì un’altra espressione che voleva significare l’importanza fondamentale di quella informazione, ma il ragazzo sembrò non cogliere.

Pansy prese un gran respiro. –E’ di quell’ altra donna, l’amante di Draco.-

Ahhhhhhhhhhh! Pensò Harry. Ora era tutto più chiaro.

-E... ehm, cosa ne hai fatto?- chiese quasi timoroso della risposta.

-L’ ho usato per scoprire chi fosse, e ci sono riuscita.- guardò il letto sul quale stava in posizione seduta, appoggiata alla testiera, e lo invitò con un cenno del capo a raggiungerla.

Harry lo fece, scostò le coperte e le si mise accanto.

-Ho usato uno di quei preparati per pozioni praticamente già fatte, quelle cose in cui devi aggiungere solo gli ultimi ingredienti ed è completa. Credo sia un prodotto di quei due gemelli fuori di testa.-

Il ragazzo la guardò morsicarsi il labbro e tormentarsi le mani, senza capire perché esitasse così a lungo.

-E... – la incoraggiò.

-E ho dato all’elfo domestico la pozione polisucco. Con ottimi risultati, se così si può dire.-

-Vuoi dire che si è trasformato in...- la curiosità lo stava divorando.

-Sì, si è trasformato in Ginevra-ho sempre le gambe aperte-Weasley.- disse acida, lanciandogli comunque un occhiata per controllare la sua reazione.

Lui, dopo un momento di pura incredulità, scoppiò a ridere.

-Non c’è nulla di divertente Potter. Ti sto dicendo che quella se la fa con il mio fidanzato, futuro marito. Io, io non capisco cosa ho fatto di male nella vita perché quell’ idiota mi tratti in quel modo e la sgualdrina mi infesti la vita, proprio non lo so.-

Potter si avvide del tono malinconico e allo stesso tempo irato ed incredulo della ragazza, e decise di abbracciarla, così, anche se non stava piangendo e non gli si era gettata fra le braccia.

Lei si fece piacevolmente stringere, e aspirando quel odore buono si dimenticò per qualche istante dove si trovasse. Poi incominciò a mormorare, la bocca sul suo collo, tutti i motivi per cui non poteva lasciare Malfoy, la seconda possibilità che aveva deciso di dargli anche se lui non lo sapeva, e inaspettatamente se ne uscì con una considerazione su Ginevra che lui ebbe paura di interpretare.

-Mi ha sempre portato via tutto ciò che volessi, vorrei sapere cosa ha lei che io non ho per soggiogare tutti gli uomini di cui mi... ehm, interesso.- appena lo disse però se ne pentì, e si allontanò dal corpo dell’altro.

-Che vuoi dire? E poi lei non ha assolutamente niente che tu non abbia.- la raggiunse e le prese il viso fra le mani.

-Tu sei una donna bellissima, intelligente, forte visto quello che stai affrontando, tenace, ed incredibilmente sexy con addosso una vecchia t-shirt con una pizza stampata sopra. Tu sei tutto quello che ogni uomo possa desiderare.-

-Ogni uomo fatta eccezione per Draco e te.-

-E questo cosa vorrebbe dire?-

-Vorrebbe dire... niente, che sono ubriaca e non so più quel che dico. Lasciami dormire.- si sottrasse alle mani del ragazzo e voltandogli le spalle fece finta di dormire.

Quando lo sentì alzarsi dal letto credette che per l’orrore di quella scoperta lui stesse per uscire dalla stanza e lasciarla lì da sola. Ma d’improvviso se lo trovò davanti, piegato sulle ginocchia, con un sorriso poco raccomandabile sul volto e una mano che le accarezzava i capelli.

-Io sarei uno degli uomini soggiogati da Ginevra di cui tu sei, com’ era, interessata?-

Subito pensò che la stesse prendendo in giro, poi pensò di negare fino alla morte, ma alla fine cedette all’impulso di dirgli la verità.

-Sì.-

Forse sarebbe stato meglio aggiungere che era una cotta di mille anni fa, che non le interessava più, certo... ci avrebbe creduto sicuramente. A quel punto non le restava che aspettare la sua mossa successiva , che alzandosi la fece scivolare più in là nel letto –brontolando qualcosa a proposito della proprietà privata- e si sdraiò al suo solito posto stringendo Pansy per la vita in modo che la ragazza si appoggiasse al suo petto.

Quella posizione era buffa ed inusuale fra loro, ed entrambi sorrisero fino a che lui non abbassò il capo per darle un tenero e profondo bacio.

Poi le sorrise ancora, sospirò di sollievo e le accarezzò una guancia.

-Per questa sera, Signorina Parkinson, non ho intenzione di approfittare di lei in queste condizioni. Ma sappia che al più presto dovrà incominciare a pagare i danni causati al mio appartamento, con gli interessi.-

Lei per tutta risposta si strinse a lui felice. –Che magnanimo.-

 

 

 

 

La mattina dopo fu tremendo per Harry svegliarsi da solo. Come la scorsa volta non capiva se lei avesse realmente passato la notte in casa sua, ma lo stato disastroso in cui versava il divano gli sollevò un po’ il morale. Si precipitò quindi in bagno, sperando di trovarci un altro messaggio, ma lo specchio era lindo come lo aveva lasciato la sera precedente.

Quella che trascorse fu per Potter una giornata estremamente lunga, passata fra le coperte del letto che sapevano dell’odore di quella ragazza che gli piaceva da impazzire, ignorando l’insistenza del telefono e del campanello che continuavano a squillare.

Solo verso sera si alzò, quando, ad un bussare alla porta che ritenne sospetto, si ruppe quasi il collo per andare a vedere chi fosse. Si trovò di fronte Hermione.

-Ah, sei tu.- fece molto poco educatamente.

-Sì, sono io, Mister faccio pensare alla mia amica di essere morto.- squittì lei indignata.

Senza aspettare di essere invitata entrò nell’appartamento e, data un’occhiata al divano, gli chiese se ci fosse qualcosa di cui gli andava di parlare.

In breve le raccontò tutto, di quello che si erano praticamente confessati e di come Pansy non si fosse fatta trovare o sentire nell’arco della giornata.

-Non puoi continuare a sperare che una donna semi-ubriaca si presenti alla tua porta. Se la prossima volta non è più che nel pieno delle proprie facoltà mentali cacciala.- concluse l’amica, con aria risoluta.

-Il vero problema è: ci sarà una prossima volta?-

-Harry, non essere sciocco, se è vero quello che ti ha detto si farà viva, vedrai.- lo abbraccio con lo slancio che la sua prominente pancia le consentiva, e accortasi di che ora tarda fosse, decise di tornare a casa.

Prima di andare si girò verso il divano e, dopo aver mormorato poche parole, questo tornò come nuovo.

-Non guardarmi così, sto studiando per essere pronta ad ogni evenienza visto che presto raddoppierà il numero di Weasley in casa mia.-

 

 

 

 

Harry si recò al lavoro come sempre il giorno dopo e, visto che Hermione si era rifiutata di raccontare cosa fosse successo al marito, dovette spiegare tutta la faccenda ad un Ron che non la smetteva di ridacchiare e annuire come se la cosa non lo sorprendesse affatto.

Quella sera cenò fuori, con l’intenzione di arrivare a casa tardi con addosso troppa stanchezza per pensare a quei lunghi e setosi capelli neri tra cui adorava passare le dita.

Entrando non notò nulla di strano, ma quando si diresse in cucina per bere un bicchier d’acqua trovò Pansy arrampicata sullo sgabello e profondamente addormentata con il capo poggiato sul bancone. Di fronte a lei stavano un sacchetto di carta marrone ed un bicchiere vuoto.

Il ragazzo ripensò a quanto gli aveva detto Hermione, e decise che l’avrebbe svegliata e fatta accomodare fuori da casa sua, perché in quello stato era inutile cercare di parlarle.

Le scosse leggermente e la vide socchiudere gli occhi e regalargli un radioso sorriso non appena si accorse che era lui.

-Vattene per favore.-

-Come?- chiese confusa.

-Hai capito, non puoi considerare casa mia un albergo per quando sei ubriaca.-

-Ma io non... – cercò di difendersi ma venne interrotta.

-Pansy ti prego, non sai quanto mi costi chiedertelo, ma fallo. Non posso sopportare l’idea di passare un’altra serata come quella dell’altro giorno senza che poi tu ne abbia ricordo.-

Le diede le spalle, e subito dopo si sentì cingere alla vita.

-Ti supplico, non posso dirti ancora che mi piaci da impazzire per poi sapere che tu domani andrai da Malfoy e ti comporterai come se nulla fosse.- nella sua voce c’era disperazione, rimpianto.

-Io non ho bevuto, investigatore Potter, sono totalmente lucida e affatto dimentica di quello che ci siamo detti.- lo fece girare nel piccolo cerchio delle sue braccia per poterlo guardare in viso.

-Harry, pensi che mi scorderei che tu mi piaci alla follia? O la piacevole e inaspettata scoperta di essere ricambiata da te?-

-Ma... tu, il... Malfoy, il sacchetto con la bottiglia... –

-Sch! Ma io cosa? Voglio stare con te, Draco l’ho lasciato come era ovvio, e, Tenete Potter dei miei stivali, in quel sacchetto c’è una torta che ti ho portato per scusarmi della brutta fine che ho fatto fare al tuo divano. Nel bicchiere vuoto mi sono versata dell’acqua prima, spero non ti dispiaccia.-

-Cosa... no, certo che non mi dispiace -fece un largo sorriso e l’abbracciò a sua volta- ne sono molto felice, di tutto intendo, molto felice.-

Si baciarono e poi lui le rivolse un’occhiata maliziosa. Le mise un braccio sotto le ginocchia e chinandosi la prese in braccio, lei si lasciò sfuggire un urletto divertito.

-Afferra la torta, non crederai che ti basti così poco per essere perdonata –ghignò dandole un altro bacio- fare riparare il divano mi è costato un occhio della testa, ti ricordo che hai un conto molto salato da saldare con il sottoscritto.-

Pansy rise più forte e non pensò minimamente di controbattere mentre veniva trasportata su per le scale dal suo strozzino gentiluomo.

 

 

 

FINE.

 

Io li adoro. Sono toppo belli insieme. Ehhhhhh-sospirone.

Oggi festeggio la fine della matuuuuuuuura(alla quale va dedicata questa ff!)!sono troppo contenta, ma soprattutto libera di correggere e postare questa storiellina.

Come al solito è poco impegnata, ma spero vi sia piaciuto leggerla quanto a me è piaciuto scriverla!

Cosa ve ne pare??????

Commenti costruttivi che non mettano in discussione la sanità dell’autrice sono sempre ben accetti^^

Grazie mille per aver letto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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