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Autore: MartiSpunk    18/11/2011    3 recensioni
Un'altra storia Robsten? Sì.
E'la prima che scrivo, perciò non siate troppo critici o offensivi: sono molto sensibile. LOL.
Anyway, che dire? Tramite i Gossip - giusti v.v - ho deciso di cimentarmi su questa storiella.
Alcune frasi sono delle citazioni famose, altre sono di mia pura invenzione. I luoghi e il resto, a volte veri, a volte no.
Per me i Robsten sono nati COSI'. La loro storia è nata così.
Quindi... buona lettura. :D
-MartiSpunk.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!
Molti di voi mi hanno implorata di pubblicare questo benedetto capitolo. Be’, eccolo qui. Perdonate l’assenza, sono davvero dispiaciuta, ma il Liceo Classico uccide. In ogni caso, spero vi piaccia, e spero lasciate qualche recensione. Ne sarei davvero grata. :) Questo capitolo stranamente mi piace, e non è da me. xD Anyway, buona lettura e… spero che l’attesa sia stata necessaria! Insomma, spero vi faccia emozionare. Bye. :D
-MartiSpunk.


POV KRISTEN:

“Kris, complimenti.”
Mike mi abbracciò stretta commentando la mia vittoria agli Mtv.
“Grazie”, farfugliai grattandomi la testa. Mi lanciò un’occhiata interrogativa, osservandomi con attenzione.
Risi. “Che c’è?”
“Come mai non hai baciato Pattinson?” Chiese, spiazzandomi alla grande.
Merda.
Deglutii rumorosamente e lo guardai torva. “Non ti riguarda.”
“Io credo di sì”, disse avvicinandomi a sé e bloccandomi con un braccio, “sono il tuo ragazzo o sbaglio?”, aggiunse.
La musica della radio era messa a basso volume, perciò sentii perfettamente tutto, entrando in auto.
Chiusi lo sportello lentamente, cercando di prendere tempo. “La decisione è mia.” Dissi infine.
Scoppiò a ridere. “Rispondimi.”
“Mike da quando è che sei geloso?” Domandai, mordendomi un labbro e guardando altrove.
Da quando hai conosciuto Robert, Kristen, ricorda.
“Ho detto rispondimi!” Urlò, chiudendo con violenza il suo sportello.
Abbassai la testa, e mi mangiucchiai le unghia, nervosa.
“Non mi andava di farlo.” Dissi, rialzando la testa e passandomi una mano tra i capelli. La tensione mi stava uccidendo.
“Non le andava di…”, iniziò e poi si sbellicò nuovamente dalle risate.
“Senti Mike, adesso basta.” Mugugnai cercando il suo sguardo da cane rabbioso.
Non smetteva di ridere come un cretino. Anzi, come un coglione.
Tu lo ami.” Mi ipnotizzò con gli occhi, bloccando le risatine e stringendo i pugni.
“Cosa?” Soffocai, scuotendo la testa. Che cosa?
Si schiarì la gola e mise in moto. “Ammettilo, è meglio così.”
“Cosa è meglio?”
Alzò la voce, scrutandomi con interessamento improvviso e forte volontà: “Secondo te sono così coglione?”, sì, “Secondo te non ho ancora capito che sei innamorata di quello? Di quello stronzo?”
Tossii, coprendomi la bocca velocemente. Che diamine stava blaterando? Cioè, io… non pensavo. Non poteva essere davvero così evidente!
“Non è vero.” Soffiai.
Sbuffò come una specie di locomotiva impazzita. “Sei solo una stronza.”
“Cosa?”, ripetei incrociando il suo sguardo e reggendomi al sedile di pelle. “Che cazzo dici, Mike?”
L’auto era ancora in moto, sbuffava come Michael. Eppure eravamo rimasti immobili, non ci eravamo mossi di un millimetro. L’ansia cresceva, pian piano.
Ci stavamo posizionando di fronte alla verità, a quella conclusiva.
Eppure nessuno dei due sapeva se era la giusta cosa da fare. La confusione rimbombava in testa come la musica chiassosa di una discoteca il venerdì sera.
Respirò profondamente chiudendo gli occhi. “Esci da quest’auto. Adesso.”
La macchina era posteggiata dentro un buco di parcheggio, forse sconosciuto. Per cui i paparazzi potevano andare a farsi fottere di brutto.
Senza dire nulla annuii, aprendo lo sportello e coprendomi il viso.
Io desideravo uscire da quell’auto. Non potevo più sopportare tutto di Mike, o delle sue inutili fissazioni.
Una lacrima mi rigò il volto. Chiusi lo sportello, e corsi via di fretta, senza farmi vedere.
Piangevo. Piangevo perché stavo vivendo in una specie di piccolo inferno personale. Tutta la mia vita era solo complicazione pura, e continua indecisione.
Vidi dei fari illuminarmi la faccia, e il silenzio piombarmi addosso per poi confondersi con il forte ringhio di un’auto in corsa.
Era Mike che andava via.
Respirai piano e continuai il mio cammino; sperando che mi portasse nel posto giusto.
 
Eclissandomi dai paparazzi con grande astuzia, premetti il tasto ‘37’ dell’ascensore.
L’attesa fu snervante. Il rumore assordante dell’ascensore che si muoveva lento, causava nervosismo.
Andiamo! Muoviti cazzo di ascensore!
Le porte si spalancarono più in fretta di quanto pensassi e mi precipitai a razzo verso la porta color caramello.
Bussai tre o quattro volte. Nessuna risposta.
“Ehi!” Gridai, fregandomene di tutti. “Apri!”
Un lieve suono si mischiò con il silenzio tombale. Era un fischio acuto e terribilmente assonnato.
La porta si aprì nel buio e mi lasciò entrare titubante. Mi morsi un labbro trattenendo il respiro, stranamente eccitata.
“Che ci fai qui?”
Una massa di capelli arruffati sbucò da dietro la porta. Era lui.
Mi sorrise e senza pensarci mi abbracciò, dandomi un bacio sulla guancia. Ricambiai il sorriso, nascondendo la sorpresa.
“Wow, che accoglienza.” Buttai lì.
Mi ignorò e raccolse un mio capello ribelle, sistemandolo meglio. Poi, si sedette sul letto completamente disordinato e afferrò il cellulare.
Me lo porse con delicatezza sulla mano.
Lessi con attenzione il messaggio e poi ansimai. Ah.
“Ecco.” Concluse, ridendo di gusto. Lo minacciai con gli occhi, ma lui rise di nuovo.
“Be’…”, attaccai mentre le guancie si infiammavano, “è… successo.”
Mi lanciò uno sguardo interrogativo. “Solo…successo?”
Prima di rispondere chiusi la porta della camera e accesi la luce. “E’ vero che sei un vampiro… ma non ti sembra un’esagerazione?”
Ridacchiò, regalandomi un’occhiata piena di sensualità. “Allora, ti piaccio davvero.”
“Sì.” Confessai. “…mi piaci.”
“Tanto?”
“Oh, andiamo! Adesso vuoi detto anche se faccio pensieri perversi su di te?”
Mi fece la linguaccia. “Uh, mi piacerebbe.”
“Stronzo!” Gli gettai un cuscino in faccia. Lui lo prese e lo posò sul letto.
“Comunque…”, azzardò, “a cosa devo la visita notturna”, afferrò il cellulare per la seconda volta, “e il messaggio da colpo al cuore?”
“A Michael Angarano.”
“Cosa?!” Sbottò, coprendosi la faccia dall’orrore.
Risi di cuore, prendendogli le mani. Accennai un sorriso sincero. “Nah, è stato… di impulso.”
“Tanto di impulso da farti venire qui.” Disse, accarezzandomi la coscia con dolcezza.
“Be’, a dire la verità ho litigato con Mike.”
Alzò un sopracciglio, indifferente. “Ma se fino a poche ore fa eravate così!” intrecciò le sue dita, facendole saldare.
“E’ geloso. Di te, di me, forse anche di se stesso.
“Non sa come comportarsi.” Sbadigliò, e poi tornò sui miei occhi.
“La nostra discussione è durata poco. Poi, sono scesa dalla macchina…e…anzi, mi ha costretta a farlo.”
“Ti ha costretta?” Le sue parole si fecero improvvisamente dure e minacciose.
Mi arrestai per mezzo secondo e poi risposi tutto d’un fiato. “Sì.”
“Bastardo.” La sua espressione si fece odiosa e ripugnante.
“E’ tutto okay.” Lo rassicurai, accarezzandogli il volto rosso di rabbia. Lui sospirò, afflitto.
“Sei qui per essere consolata?” Chiese, mentre si liberava dalle mie mani.
Deglutii. “Sono qui per farla finita.”
“Davvero? Allora credo tu abbia scelto il momento adatto.”
Senza esitazione mi bloccò stringendomi a lui e sorridendo.
“Rob”, gemetti, “che diavolo…?”
“Shhh.” Soffiò sulla mia pelle, e mi lasciò.
Si mise davanti a me, teso e eccitato. La sua espressione si fece illeggibile, poi pensante.
Ti chiedo solo di amarmi.” Ansimò, e notai i suoi occhi lucidi accendersi come speranza.
Mi inginocchiai nel letto, trattenendo la voglia matta che avevo in quel momento. Avevo voglia di lui.
Poi finalmente capii che era il momento giusto, perfetto, insostituibile per stare insieme e rendersi conto di esserlo sempre stati.
Sorrisi come un’idiota e alzai le braccia al cielo. “Oh, Rob.”
“Kristen, ti amo.” Disse per la millesima volta, e suonò come una promessa.
Si buttò sopra di me, lasciandomi senza fiato. “Ti amo.” Ripeté.
Lo baciai. Fu un bacio dolce, crescente. Un bacio passionale e pieno di significato. Un bacio tra noi.
Incapace di pensare o esprimermi in modo sensato, intrecciai le mie dita ai suoi capelli, come avevo sempre fatto. Lui scese sul mio collo, gemendo felicemente.
Ad un certo punto mi ritrovai sotto le coperte, completamente svestita e con lui ad assaporarmi, come fossi il dolce più buono del mondo.
Era una bellissima sensazione.
E poi BANG! Ecco, adesso mi rendevo conto di tutto. Io non amavo Mike, non lo avevo mai fatto seriamente.
Amavo Robert, e stavo facendo l’amore con lui.
Tutto si concentrava su noi due, sul nostro essere così uniti.
Arrivati al ‘traguardo’ un grande gemito ci percorse, facendoci abbracciare, e stringere ancora di più.
“Ti amo.” Sussurrai con voce spezzata.
Lui sorrise e mi baciò di nuovo, lentamente.
E così ci accasciammo sul letto, sfiniti e soprattutto innamorati, l’uno dell’altra.
 

 
 
 
 
 
 

  
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