«These wounds won't seem to
heal
This pain is just too real
There's just too much that time cannot erase... »
[Evanescence]
«L’uno vive la morte dell’altro,
Il suo calore quasi l’avvolse.
«Renesmee se non mi prendi subito la mia mano ti perderò per sempre»
Il bellissimo ragazzo sembrava spaventato.
Gli occhi imploranti.
E lei reagì alle sue parole come fossero stati ordini, ma nessun
movimento le riuscì.
I muscoli rigidi e immobili mentre si struggeva, cercando di fletterli.
Ma improvvisamente smise di provarci, e gli occhi onice del ragazzo si
riempirono di terrore.
Pian piano il dolore prese il suo posto ed a quel punto sapeva che non
c’era più nulla da fare.
Il calore si allontanò.
Sentì un movimento veloce e una mano fredda sul petto.
Un colpo secco lo perforò e le strappò il cuore.
Renesmee si svegliò bruscamente nel suo letto e
afferrò un lembo di lenzuolo così forte da strapparlo.
Un incubo. L’ennesimo.
Scosse la testa e si coprì il viso con le mani; respirò
a fondo cercando di evitare un nuovo attacco.
Strinse le
gambe al petto e le braccia attorno alle ginocchia.
Per un po’ si dondolò
sui talloni, incapace di fare altro.
Ma il senso di
nausea diventò insopportabile, quanto il bisogno di uscire da lì.
Si alzò velocemente e aprì la finestra, lanciandosi
nel buio.
Atterrò, quattro metri più giù, con agilità e si avviò
verso la foresta senza neanche guardarsi intorno.
Cercava di sgombrare la testa, di liberarla da quello
che c’era dentro...
Era così stanca di sentire.
Ad un certo punto si lasciò andare sul freddo terreno
e prese una grossa boccata d’aria.
Ad occhi chiusi cercò di immaginare un cielo sereno,
con un sole caldo e…
Spaventata, aprì gli occhi di scatto.
Un tuono.
«Era
solo un tuono, Renesmee» mormorò in un sospiro.
Era buio pesto, nel cielo le grigie nuvole coprivano
le stelle e la luna, pallida, non riusciva a superare il loro spessore.
Si guardò intorno: lastre di pietra e desolazione.
Non un piccolo animaletto, non una forma di vita.
Tutti a proteggersi dal gelo.
Tranne lei.
Il freddo era dolore.
Semplicemente le ricordava che Lui non c’era.
Con Lui, il gelo non esisteva.
«Renesmee non pensare»
Lui non c’era più.
Con una fitta nel petto che le impediva di respirare, con la punta delle dita sfiorò le incisioni sulla lastra al suo fianco.
Implorò di non leggerla. Pregò il cervello affinché
avesse un po’ di pietà nei suoi confronti.
Jacob Black.
Le sfuggì un gemito strozzato.
Il battito irregolare del cuore rimbombava nelle
orecchie; le faceva pulsare la testa.
Si accucciò al fianco della pietra; le unghie conficcate
nel fango.
Avrebbe voluto scavare.
Aprire quella
bara e andarsene sotto il terreno, con Lui.
Del resto lo avrebbe fatto già anni prima…
Aprì gli occhi e lesse, di fianco al suo nome, una
piccola incisione.
Sua naturalmente.
C’era scritto “Tutto”.
Quando l’aveva scritta era una bambina, non avrebbe
mai immaginato quanto potesse essere vero.
O forse sì.
Da quando… da quel giorno, dall’attimo preciso in cui
il suo ululato straziò il suo cuore, le sembrò impossibile riuscire a
respirare.
Tutto si era fermato in quel momento.
Come se avesse smesso di vivere insieme a lui.
Il ricordo perfetto che conservava di Lui non faceva
altro che alimentare la sua distruzione eterna.
Ricordava ogni sua
espressione, ogni suo gesto, ogni
singola parola uscita dalle sue
labbra.
Immagini ben definite scorrevano davanti agli occhi
color cioccolato della mezza-vampira.
L’ultima caccia. L’ultima buonanotte. L’ultima
coccola. L’ultimo sorriso.
L’ultima volta che gli occhi di Jacob incontrarono i
suoi.
Una tortura.
Non faceva altro che torturarsi, ricordandolo.
Non faceva altro che fare passi indietro.
E per questo tutti la giudicavano.
Ma loro non riuscivano a capire.
Loro non capivano
che non poteva lasciar andare Jacob, era fin troppo da cancellare persino per
il tempo.
Loro non lo sentivano
cantarle la ninnananna.
Non sentivano la sua voce chiamarla.
Né, nel silenzio assoluto, il battito del suo cuore.
I suoi genitori, i suoi zii, i suoi nonni… non
sopportavano questo.
Non potevano farci niente.
Non erano Lui.
«È in un posto migliore»
L’aveva sentito dire così tante volte, per consolarla.
Ma era impossibile. Il posto di Jacob era accanto a
lei.
Era l’unico posto in cui entrambi avrebbero vissuto.
Gli altri fingevano semplicemente di non capirlo.
Perché l’amavano.
E per loro Renesmee aveva provato così tanto a
comprimere e intrappolare quello che voleva esplodere dentro di lei.
La pazzia.
Sapeva che essa l’avrebbe portata da Jacob.
E, cazzo, dopo aver vissuto tutti quegli anni sapeva
quali erano le sue priorità.
Non le interessava la vita. Tutto ciò che voleva era
ritornare da lui.
Che fosse all’inferno o in un posto ancora peggiore.
Qualunque cosa che non fosse stata quella vita.
Si guardo intorno e tutto quello che la circondava ad
un tratto la soffocava.
Gli alberi erano troppo grandi, troppo vicini.
Quella tavola di pietra era troppo pesante perché il
suo cuore la reggesse.
La terra la inghiottiva.
Un’improvvisa rabbia cieca prese il controllo.
Travalicò la ragione.
Renesmee ritrovò a ringhiare al buio.
Corse verso un albero e lo sradicò, lanciandolo a metri
di distanza.
«Come ti senti senza le radici, albero? Ti sembra di
soffocare, eh?!»
Così Renesmee si sentiva.
A lei, che era per metà umana, era stato tolto l’ossigeno
e stava soffocando.
Affogando nel dolore.
Restando a galla a mala pena. Non riuscendo ad annegare.
Senza possibilità di salvezza.
Le gambe non ressero più e si schiantò al suolo.
E mentre si reggeva la testa, attendendo che scoppiasse,
lo vide.
Un lupo rossiccio. Gigantesco.
E in preda al delirio lo seguì, mentre correva tra i
boschi.
Corse sempre più velocemente, senza dare importanza ai
rami che s’impigliavano alla carne, lacerandola.
Corse fino ad arrivare agli scogli.
All’alta scogliera di La Push.
E, senza pensarci, si buttò con la sua meravigliosa visione dallo scoglio più alto.
Il ricordo di quando lo faceva con lui l’accompagnò nell’infinita
discesa.
A questo punto credeva che sarebbe stata spaventata o
almeno eccitata, piena d’adrenalina.
Ma, in uno stato d’apatia totale, non sentiva niente
di tutto ciò.
Il lupo era scomparso.
E Renesmee quasi non sentì il forte impatto con
l’acqua.
Né l’acqua che le riempiva i polmoni.
Chissà se c’era, là fuori, qualcuno che potesse
salvarla.
Mentre se lo chiedeva, lentamente comprese che non voleva
essere salvata.
Andava bene
così.
D’altronde la sua fine era scontata, se ne sarebbero
fatti una ragione.
Il battito del cuore si affievolì, la mente si
annebbiò e ci fu il buio.
Un buio più luminoso del Sole, ai suoi occhi.
Perché dopo centocinquantadue anni la speranza le
infiammava il cuore.
Le labbra, usando le ultime forze a loro rimaste, si
tesero in un sorriso.
Finalmente avrebbe rincontrato il suo Jacob.
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Angolino Me
Ciao!! Eccomi tornata dopo un po’ di pausa da Everything.
Questa One- Shot può essere definita il suo prolungamento.
Il suddetto
prolungamento mi è nato dal cuore, accompagnato da alcune canzoni in
particolare.
All Around Me(Acoustic) dei Flyleaf e My immortal degli Evanescence. La citazione sopra è tratta da quest’ultima canzone, così come
il titolo della Shot.
E la citazione di
Eraclito lo so che non si riferiva a questo, ma viva le interpretazioni
personali!xD
Ultima cosa: ma lo avete visto Breaking Dawn? No,
perché io l’ho visto il 16 e ancora non mi sono ripresa. Spettacolare!
Spero la storia Vi
sia piaciuta e non sia risultata pesante o/e orribile o /e qualcosa di peggiore.
Recensite, recensite!=D
Bacioni
jacoberenesmee