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Autore: Shizuka Grape    19/11/2011    2 recensioni
FANFICTION OHMIYA (pairing).
Reazione personale dopo l'osservazione del rapporto tra Ohno Satoshi e Ninomiya Kazunari.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Matsumoto, Kazunari Ninomiya , Satoshi Ohno, Sho Sakurai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1992*4##111 alle mie paure 1

I capitoli di questa fanfiction sono intitolati sempre con la formula  [1992*4##111+x]. 
1992*4##111 è il titolo del singolo scritto da Ninomiya nel 2010. Digitando i tasti "1992*4##111" con un cellulare giapponese, sullo schermo compare la scritta "arigatou", ovvero "grazie". 

Inoltre, con questa fanfiction, getto ufficialmente l'ascia di guerra nei confronti del mio odio-amore per Ninomiya Kazunari, dichiarando esclusivamente una profonda ammirazione, riconoscendone la straordinaria sensibilità, e essendogli grata per aver deciso di non lasciare gli Arashi quel lontano 2006. 

Dopo lei, dedico la fanfiction a chi SA osservare.

yellowblue

"Te ne vai già?"

La mia voce, anche stavolta, esce fuori con tono di voluta apparente indifferenza,  in mezzo al chiacchiericcio di Masaki, Sho, Jun e qualche tecnico nei camerini.

"Si, vado. Oggi ho un male alla gola incredibile."
Mentre mi risponde, Satoshi mi sorride e si massaggia il collo lentamente.
Poi prende la borsa, saluta tutti i presenti, e dopo avermi mandato un ultimo sguardo esce dalla stanza.

Lascio che il mio volto rimanga attento sulla figura del leader finchè questi non sparisce completamente dalla visuale.

Mi ritrovo spesso a fissare la gente nell'atto di andar via: non so dire esattamente se sia un'abitudine piacevole o solo un atto di masochismo verso i miei sentimenti, ma mi piace vedere le persone di spalle.
E' una posizione, questa, che riesce a darmi un sottilissimo senso di soddisfazione: la visuale della schiena può rimandare all'immagine della protezione ma anche del tradimento, ti concede quella stranissima ambiguità del non essere osservati e contemporaneamente del non osservare.

"Nino, ecco. Grazie mille."

La voce di Jun mi risveglia da quei pensieri forse troppo eccentrici. Mi volto verso di lui e noto che mi sta porgendo un sacchetto.

"E' il gioco che mi hai prestato due settimane fa. Scusa se te lo rendo così tardi, ma purtroppo ho.."

"Oh, il penultimo livello è spettacolare, non trovi? Forse più dell'ultimo. Ed è anche il più difficile. Perchè mai avranno creato il penultimo livello più difficile e avvincente dell'ultimo?" - interrompo volutamente il suo discorso.
Mi infastidisce anche solo che Jun si giustifichi con me.
Non voglio ricevere scuse da lui, non ce n'è bisogno. Non con me. Men che meno per il ritardo nel restituirmi un gioco.
Anche quegli occhi sinceramente dispiaciuti e quel tono eccessivamente educato mi appaiono sintomi di una formalità assolutamente intollerabile per il nostro rapporto.

Jun comprende subito il perchè io abbia troncato sul nascere le sue spiegazioni: il suo sorriso si allarga e i suoi occhi diventano solo due fessure ma si illuminano visibilmente.

"Vero. Anche per me il penultimo quadro è stato un'agonia. L'avrò rifatto una decina di volte."

"Solo dieci? Sei stato bravo allora!" -rido - "Oh, Jun, mi hai fatto venire voglia di rigiocarci!" - intanto ricevo dalle sue mani il sacchetto e noto che si inchina impercettibilmente, forse per non venir meno alla sua impeccabile educazione senza però permettere che io mi infastidisca nuovamente.
Sono contento che la formalità di pochi istanti fa sia svanita, e so che lui prova la stessa cosa perchè adesso mi sta guardando dolcemente.

"Quindi torni a casa adesso?"

"Mh." - annuisco - "Credo proprio di si."

"Allora buona serata, Nino!"

Jun si avvicina e mi dà una pacca sulla spalla.Questo gesto tanto abitudinario stavolta mi è parso di una rarità preziosa.
Abbasso la testa in risposta, leggermente imbarazzato: il suo volto così stupendo ucciderebbe un malessere proveniente anche dal cinismo più stagnante. Questo è ciò che penso ogni volta che Matsumoto Jun mi rivolge un saluto così.


Scendo nei sotterranei ed entro nell'automobile che mi riporterà a casa.
Durante il tragitto, una moltitudine di pensieri mi affollano il cervello, in uno scorrere e confluire di immagini senza alcuna logica apparente.
Rifletto sul fatto che potrei rilassare la stanchezza accumulata andando a visitare l'appartamento della mia donna, oppure - in modo ancor più risoluto - chiedendo al mio manager di procurarmi il contatto di una prostituta dell'agenzia per quella notte: inaspettatamente, tuttavia, mentre il motore rombante e l'andatura dell'auto cullano dolcemente i miei muscoli stanchi, mi rendo conto che questa è la tipica serata in cui persino il sesso sfrenato, di quelli che mi fermo solo quando fa male, non avrebbe placato il turbinio di sensazioni che mi stanno scuotendo.
Capisco quindi di avere bisogno, almeno per questa sera, di ritirarmi nel silenzio del mio appartamento, rintanandomi nella rassicurante perchè conosciuta, amata e odiata, temuta ma intimamente deisderata, sana, solitudine.





Appena entrato in appartamento, cambio velocemente le scarpe, lancio la mia borsa sul tavolino e mi accomodo su un cuscino davanti alla tv.
Guardo lo scorrere dei fotogrammi con occhi distratti, anzi no, del tutto assenti. Non sono interessato nè al tg, nè alle interviste di ex gravure idol ormai cinquantenni e arrugginite, nè a quel paio di talk show che stanno trasmettendo su queste reti tutte diverse ma tutte uguali per il mio senso di noia.

Dei sentimenti contrastanti si stanno insinuando nel mio animo, rendendo faticosa la concentrazione anche per una semplice attività come guardare la televisione. Non posso dire che siano esattamente pensieri negativi, considerato che la mia vita ultimamente è un vero e proprio fiume in piena sotto ogni punto di vista: il lavoro annegato nei successi e i miei sentimenti fagocitati dal raziocinio.Ogni volta che ci penso avverto un piacevolissimo senso di soddisfazione, un esaltante compiacimento, al punto tale da ricaricarmi e permettermi di affrontare giornate di lavoro sempre più faticose,e una vita privata sempre più impegnativa.
In questo tripudio di riflessioni, tuttavia, c'è una nota stonata, un vortice freddo nel bel mezzo del vento di scirocco, qualcosa che mi turba così intimamente da non riuscire a darne un'identificazione.
Arreso, spengo la televisione, mi metto in piedi e immediatamente accendo la radio su una stazione a caso.

Il volume un pò più alto del normale contribuisce a inondare tutta la casa di musica. Mi accorgo subito di conoscere la canzone, sebbene sia abbastanza datata: si tratta di 'Hanamizuki', più volte ri-arrangiata nel corso degli anni, qui però nella sua originale versione di Yō Hitoto.
La voce melodica e vibrante di quella donna si spande per tutta la casa; soprattutto un paio di versi sembrano arrivare al mio cervello un pò più chiaramente di tutti gli altri.

"Kimi to suki na hito ga...
hyakunen tsuzukimasu you ni.."
("Spero che tu e la persona che ami
continuerete a restare insieme ancora per cent'anni")

"Ma vaffanculo, anche tu."
Con forza apro una bottiglia di sake e ne verso un pò nel bicchiere.

Ero solo nel mio appartamento, e a me non capita quasi mai di parlare ad alta voce quando sono solo nel mio appartamento.
Lo trovo ridicolo, inconcludente, e ho sempre preso in giro Jun per questa sua abitudine psicopatica.

Intanto mi risiedo su quello stesso cuscino davanti alla tv ormai spenta, e concedo al mio cervello del tempo per rimuginare su quella reazione.


__Te ne vai già?__

Improvvisamente il ricordo di quella domanda si svela alla mia mente, istantaneo, fulmineo.

__Te ne vai già?__

Quella domanda che ultimamente rivolgo alla stessa persona troppo spesso, che sta diventando non solo un'abitudine, ma anche un gesto petulante, probabilmente fastidioso per il mio interlocutore.

__Te ne vai già?__

Quella domanda che tutte le volte impongo a me stesso di non rivolgere a lui, a lui che è un cavallo selvaggio, una corpo senza catene, una mente così profonda che non va disturbata, un gabbiano col corpo troppo pesante per camminare e con le ali immense per volare.

__Te ne vai già?__

Quella domanda che inevitabilmente gli ripeto sempre, incessantemente, senza che riesca a farci niente, senza che riesca a controllarmi nonostante sappia già in anticipo la risposta: quella dannata risposta positiva che ogni volta crea una minuscola ma percettibile crepa nel mio cuore.

E' in momenti come questi che mi sorprendo di quanto quell'essere umano  sia strisciato silenziosamente ma inesorabilmente nella mia banale quotidianità e abbia abbattuto tutti i muri che cingevano il mio cuore, tutte le spine dell'esperienza che trafiggevano la mia anima e che abbia sciolto tutto il ghiaccio che si era cristallizzato attorno ai miei sentimenti.

Proprio per questo motivo, nel corso degli anni ho d'istinto rafforzato nei suoi confronti una vicinanza costante, che presto è diventata morbosa, e che ultimamente sta diventando controproducente.

Ohno Satoshi è l'unica persona le cui spalle mi provocano solo un moto di terrore incontrollato, e non provo proprio alcun 'piacere' a vederlo andar via.

Ingoio il sake tutto d'un fiato, poi rivolgo gli occhi al tavolino sul quale sono poggiati le sigarette e il cellulare. Con fare apatico, prendo quest'ultimo sbirciando il nome di Satoshi sulla rubrica.

"Che avrà mai da essere così occupato ogni sera, questo qui?"

La mia voce è uscita spontaneamente e il mio fiato si è scontrato con lo schermo del cellulare.
Ho parlato di nuovo da solo con qualcosa di inanimato.

Mi scappa un sorriso, mentre lascio scivolare il cellulare dalla mia mano al tavolino.
Sorrido perchè dentro me so perfettamente la risposta alla mia domanda.
Dentro di me, conosco tutte le risposte.

E' da un pò di tempo, infatti, che Satoshi ha ritrovato il piacere di quelle sensazioni così meravigliose da togliere il respiro, da farti sentire leggero, da svuotarti completamente il cervello quasi come un massaggio rilassante ed energizzante.
L'infatuazione per una donna è un sentimento così totalizzante per la profondissima sensibilità di Satoshi, che lui raramente se ne è avvicinato: o meglio, in passato guardava all'amore con grande fiducia e una buona dose di ottimismo, ma poi ci aveva confidato di quella sua tremenda delusione, quella nel periodo dei nostri inizi, quella delusione che lo catapultò in un pessimismo fino ad allora sconosciuto e lo costrinse a tuffarsi nella superficialità.
Mentre a Sho Jun Aiba e me questo spezzò il cuore, lui dovette costringere se stesso a un progressivo ma inesorabile abbandono verso qualsiasi rapporto stabile.

Satoshi ha un'anima così sfaccettata, proprio come quei costosissimi diamanti che brillano di mille riflessi alla luce del sole, e ha un modo di amare così silenzioso ma così travolgente da sconvolgere anche le anime più ciniche e più arrese alla merda del realismo... le anime come la mia, insomma.

Adesso,invece, anche quel cuore così profondo e così deluso si sta riscaldando nuovamente. Qualcuna gli sta facendo battere il cuore in modo del tutto diverso, del tutto nuovo. Qualcuna lo sta aiutando a superare le delusioni del passato, a voltare pagina e a scriverla con una calligrafia più nitida.

Questa presa di coscienza mi dona felicità pensando a quel ragazzo, ma dall'altro lato non posso restare impassibile di fronte al tessuto del mio cuore che si crepa ancora: da quattro settimane ormai Satoshi esce dagli studi prima degli altri, prima anche di me. Da circa un mese riesce miracolosamente a conciliare il lavoro non solo con i suoi svariati hobby,ma anche con il rapporto insieme a lei.
Da ormai parecchio tempo Satoshi mi volta le spalle allontandosi da me sempre di più, sempre di più, senza che io riesca a fare altro che guardarlo andar via.. che lasciarlo andar via senza dire niente, perchè devo essere felice per lui.
Devo esserlo.

"Com'era la tua canzone, Yō-san?" - dico a me stesso, ormai arreso al fatto che stasera ho la tendenza a parlare da solo - " 'Spero che tu e la persona che ami continuerete a restare insieme ancora per cent'anni'.."

Ricanticchio quei due versi cercando di darne un'interpretazione logica.

"Dai, cazzate." - decreto.

Che senso ha mentire a me stesso visto che sono solo nel mio appartamento?

Verso un altro goccio di sake nel bicchiere e bevo ancora.
L'alcool si spande nella gola provocando bruciore nella mia faringe e un calore narcotizzante nel mio cervello.
Poggio il bicchiere sul tavolino e abbasso la testa.

"Mi dispiace, Satoshi. Non ce la faccio.."

Anche questa confessione mi esce fuori dalle labbra, ma stavolta in un flebile, delicato sussurro.
Gli effetti dell'alcool iniziano a manifestarsi, e nel mio caso ciò significa un dispiegamento della verità al mio animo troppo vigliacco per ammetterla.

Adesso che ho messo a nudo la mia sincerità, il passo successivo è quello di convincermi ad essere l'ottimo compagno che volevo essere per Satoshi, e rispettare la sua scelta, questo decollo meraviglioso che stava subendo la sua vita.

Invece di tutti i sentimenti di tolleranza e altruismo che dovevano uscir fuori, solo un moto di gelosia prende ad attanagliarmi.

Spaventato, prendo il cellulare di scatto e scrivo una mail.

|Jun, domani sera non prendere alcun impegno, andiamo a bere dopo il lavoro. Per favore.|
TO MATSUMOTO JUN

  
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