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Autore: Anima Viandante    19/11/2011    0 recensioni
una storia ambientata durante il torneo Tremaghi con alcun riferimento ai protagonisti della storia. tuttavia la trama è ambientata tra le mura di Hogwarts. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Era passato davanti alla sala comune di Serpeverde e aveva pregato una ragazza amica di Jennifer di farle sapere che non avrebbe potuto essere il suo accompagnatore, perché non si sentiva affatto bene. Poi era corso al quarto piano, e si era avvicinato lentamente al suo quadro preferito, gustando ogni attimo in cui la ragazza non percependo la sua presenza si comportava naturalmente. Ma uno sguardo insistente alla fine si avverte sulla propria pelle e odette si voltò, mutando la sua espressione in modo indecifrabile.
“Ciao Odette”
“Ephram. Sei venuto per gli ultimi consigli prima del gran gala”
“non ci andrò al gran gala. Preferisco la tua compagnia. ”
“non farmi ridere, cosa vuoi, un aneddoto per far colpo su di lei? Sarebbe incredibile se un ragazzo di durmstrang venga  a raccontare ad una ragazza di hogwarts qualcosa sulla sua storia. Ma mi dispiace, hai scelto il momento sbagliato. ”
“ho perso ogni interesse per Jennifer. Ho perso interesse per qualsiasi cosa che non sia tu” aveva faccio centro, l’aveva spiazzata. Sfruttò quell’attimo di incertezza per agire subito
“Devo chiederti un favore. Devi chiudere gli occhi e non devi riaprirli prima che te lo dica io. Non fare domande, tutto ti sarà chiaro alla fine”
“Ma…” guardò gli occhi che da soli la pregavano e non poté dire di no. Senza dire nulla chiuse gli occhi.
“dovrei chiederti di avvicinarti. Sarebbe meglio se ti sedessi a terra poggiando le mani sulla sedia verso di me”
Così fece ed attese. Minuti che sembrarono ore ma alla fine arrivarono le parole tanto attese.
“puoi aprire gli occhi” prima di poter alzare le palpebre sentì una musica dolce e lente, una musica d’amore.
Ephram sembrava un bambino delle elementari che aveva scordato il grembiule il giorno del laboratorio d’arte. Aveva sul volto delle strisce colorate, così come le mani.
“Ma che ti sei fatto?”
“niente. Più che altro che ti sei fata tu!” si guardò il vestito, il volto alla specchio, i capelli ma non notò nulla.
“cos’ho che non va”
“niente. Sei ancora più bella di prima per me” tetto ciò sollevò una mano, ad indicargli che era lì che doveva guardare.
Per poco si sentì mancare: un anello, il più bello e delicato che avesse mai visto.
“oh mio Dio. Non posso crederci. Tu sei un pazzo!!” accasciò più vicina possibile alla tela appoggiando su di essa le mani. Su di esse ephram appoggiò le sue.
“avrei voluto infilartelo io al dito, ma spero che vada bene ugualmente”
“si che va bene, è più di quanto avrei potuto sognare. Tu sei più di quanto avrei mai potuto immaginare.”
“lo stesso vale per me. Sei stata uno sconvolgimento nella mia vita e quell’anello significa che vorrei tu continuassi a farlo per sempre”
“Ephram… si io lo vorrei, vorrei stringerti, baciarti, prenderti la mano. Ma non è possibile! Non c’è alcuna possibilità che un quadro prenda vita. Pensi che se ci fosse non l’avrei già scoperto in tanti anni? Ho sentito tutti i più dotati maghi al mondo ma non potrei essere altro che questo”
“ma tu non ti sei mai mossa di qui, io potrei fare delle ricerche nella mia terra e tornare a prenderti.”
“No Ephram non illuderti come feci io. Persino il preside, Silente, non mi ha dato alcuna speranza. Mi sono rassegnata da tanto tempo a questo destino e questo tuo sentimento è un fuoco che non avrei mai pensato di poter provare. Ma è un fuoco passeggero, deve esserlo, almeno per te. Io ho l’eternità davanti a me per rivivere i nostri momenti ma non è lo stesso per te. Tu devi vivere la tua vita, relegare questo amore ad una dolce, vera, profonda passione adolescenziale.”
“no odette. Io non potrò amare nessun altra. Solo tu mi completi, come potrei trovare un’altra metà?”
“Ephram… ti amo”
“ti amo anch’io”
Si accasciarono entrambi poggiando le teste l’una sull’altro, come se fosse stato possibile percepire il calore tra i loro corpi invece delle fredde mura di Hogwarts.
 
Scivolarono via i giorni felici, in cui a malapena seguiva cosa stava succedendo al torneo tremaghi, o quattromaghi in effetti. Troppo presto dovette salutare quella scuola che era stato lo scrigno del loro amore. Il momento del loro addio si avvicinava, il loro incontri si allungarono e si fecero sempre più penosi e struggenti.
“Vorrei che non venissi i prossimi tre giorni. Non ce la farei a salutarti l’ultima volta. Salutami oggi dicendomi – ci vediamo domani – in modo che io possa crederci. Perché tu sarai ancora qui, tra queste mura. Ma non tornare, non farmi vedere la tua schiena l’ultima volta. Ti prego, fammi questo regalo. Da ma invece avrai questo libro di storie. Ormai è diventato un vero tomo. Magari sarà la tua fortuna”
“Come posso passare questi giorni qui senza venire da te? Sei come una calamita, non ce la farei mai!”
“Se mi ami devi farlo” una lacrima le rigò il viso. “Addio amore mio. Ti ricorderò sempre”
“Addio Odette. Ti conserverò sempre nel mio cuore.”
Si voltò e senza rendersene contò iniziò a correre lasciando una scia di lacrime dietro di sé.
 
Tanto tempo era passato ma non era mai riuscita a rinfilarsi più quell’anello.  Aveva chiesto ad un pittore di dipingere una piccola scatolina, in cui l’aveva conservato andando a contemplarlo nei moneti di malinconia. Non aveva più contato i giorni, ma avrebbe potuto scandire tranquillamente il tempo che passava perché ogni mese riceveva puntualmente un nuovo paesaggio da affiancare alla sua porta. Aveva davvero l’impressione di visitare il mondo intero accanto a lui. Sì perché nel quadro trovava sempre una sua lettera. Le conservava tutte, e le rileggeva fino ad impararle a memoria. Solo una non era più leggibile, ma poteva ripeterla tutta, parola per parola. In una delle sue ultime lettere le aveva fatto sapere che si era sposato con la sua amica Kathryn, e che avevano avuto due bellissimi gemelli, un maschio e una femmina. La lettera era illeggibile perché su di essa aveva  pianto tutte le sue lacrime. Era giusto, e con il passare del tempo era stata quasi contenta per lui e curiosa di vedere i suoi figli. La cosa frustrante era che non poteva però far sapere a lui quello che lei provava, e che viveva. Ma d’altra parte cosa avrebbe ai potuto dirgli. Commenti sui quadri che le spediva, qualche nuovo pettegolezzo ma niente di più. La solitudine era una costante nella sua situazione e avrebbe dovuto esserci abituata ormai. Era questo quello che si ripeteva ogni giorno. Finché una mattina l’efficiente Gazza non venne per comunicarle che stava per essere trasferita in una nuova stanza. Aveva sperato con tutta sé stessa di essere posta nella Sala Grande: lì si che c’era la vita, poteva osservare il passaggio di tutte le generazioni di studenti che si susseguivano, vederli crescere, entrare in qualche modo in contatto con loro e con le loro vite. Certo, era un legame unilaterale e limitato, ma sempre meglio di nulla. Invece si era ritrovata in una vecchia stanza impolverata e semivuota. Non un quadro come lei con cui scambiare due chiacchere, non una qualsiasi altra forma di vita. Passò in uno stato di totale avvilimento l’intera giornata e la mattinata seguente la situazione non accennava a cambiare. Iniziò ad urlare, consapevole che se anche Gazza l’avesse udita non avrebbe certo fatto nulla per alleviare le sue sofferenze. Le sembrò quasi un sogno che dopo l’ennesimo grido la porta si aprisse.
“mi sembrava che la tua voce più soave di così. Forse il ricordo del primo amore è davvero idealizzato”
Se avesse avuto un cuore era certa che in quel momento avrebbe smesso di battere. E ne sarebbe stata felice, non avrebbe potuto immaginare una morte più dolce. Ephram era lì davanti a lei, invecchiato forse, ma con lo stesso sguardo appassionato di sempre. E a quanto sembrava anche con il suo solito spirito. Le lacrime non poterono essere trattenute oltre e iniziò a bagnarsi il vestito. Non per questo però avrebbe rinunciato a ribattere.
“e a me sembravi davvero più alto. La vecchiaia ti sta portando ad ingobbirti?”
“Tu invece sei bellissima, esattamente come ti ricordavo”
“Ephram ma cosa ci fai qui? Perché non mi hai accennato ad una tua visita nelle lettere che mi hai spedito?”
“volevo che fosse una sorpresa”
“fortuna che non posso morire d’infarto!”
“sono diventato così brutto col passare del tempo?”
“il tuo sarcasmo mi sembra fuori luogo. Allora tra quanto te ne andrai? Non vorrei riabituarmi alla tua presenza”
“non me ne andrò finché mi sarà dato di esercitare la mia professione”
“non capisco…”
“sono il nuovo insegnante di Incantesimi di Hogwarts e questo è il mio studio. Mi chiedevo se a te andasse di passare il tuo tempo qui invece che al 4° piano. Sarebbe per me la gioia più grande. In realtà è il solo motivo che mi ha spinto a scegliere questa vita”
“non posso crederci. Non te ne andrai?”
“no, Odette, sono venuto per restare se tu mi concederai il grande onore della tua compagnia”
“io ti donerei la mia intera esistenza se ciò servisse a qualcosa.”
Non poté fare a meno di notare che gli occhi di Ephram si fecero a un tratto tristi.
“vedo che non porti più il mio anello”
“Mi dispiace, ma era troppo penoso per me vederlo ogni giorno al mio dito. Ma lo conservo gelosamente, come potrai immaginare. E ora che siamo di nuovo insieme lo porterò ogni giorno”
“ok allora adesso dobbiamo aggiornarci: io ti ho fatto sapere di me ma chissà quanti pettegolezzi tu avrai da raccontarmi! Ho sempre rimandato la pubblicazione delle storie di Hogwarts ma magari potrei trovarne il tempo! Non vedo l’ora di recuperare il tempo perduto”
“Anch’io Ephram, non sai quanto”
Il libro di Ephram “Storie di Hogwarts” ebbe un grandissimo successo. Stuoli di fan richiesero incontri ed autografi, persone che erano stati alunni della scuola ricordarono eventi che avevano dimenticato. Ma la storia più bella di tutte rimase un loro segreto: il loro amore sarebbe rimasto sempre un gioiello nascosto.
  
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