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Autore: JackPortiero    19/11/2011    0 recensioni
E se TOBI IS HINATA? La FanFiction di JackPortiero, l'ideatore della pazza teoria.
Fic REVISIONATA in data 03/09/2023. Tre capitoli rivisti della saga, alla scoperta dei pensieri e segreti più intimi di Naruto e Hinata, prima della "storia" vera e propria, la seconda parte della Fic (Amore in Codice 2, ahimé del tutto da revisionare)
E se Tobi fosse Hinata? e se quello che stiamo vedendo non fosse altro che un'illusione?
Se Naruto fosse morto nella prima vera realtà, disprezzato da tutti, e Hinata fosse diventata quel Rikudou che con Izanagi perfetto ha modificato il corso della storia, dando a Naruto una seconda chance di diventare Hokage?
Non, per modellare tutto a suo piacimento, ma rimanendo esterna agli eventi e lasciando alle persone il libero arbitro, dando quindi anche al mondo un'ultima possibilità?
E se, infine, il sogno incofessabile di Naruto, fosse stato fin dall'inizio quello di diventare Hokage per essere in grado di confessarsi e rendere felice Hinata, e fare quello che altrimenti non avrebbe potuto, cioè chiederle di sposarlo?
Non si chiuderebbe un incredibile cerchio, l'Amore più lento, mascherato e ostacolato di sempre?
Un shojo, dietro lo shonen, ancora da scoprire?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'AMORE IN CODICE'
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NARUTO UZUMAKI




La sola cosa che io sapessi di me stesso, è che mi chiamavo Naruto Uzumaki. Nient'altro avevo. Né padre, né madre, né amici.

Non un legame, non un posto dove sentirmi a casa. Vantavo un'unica certezza, il mio nome, e ad esso ancoravo la mia esistenza. Ne era la prova. Eppure, nonostante non dessi fastidio a nessuno, tutti cercavano di togliermi anche quello, appellandomi nei modi più vari e spregevoli.

"Mostro", "Kyuubi" e "quella cosa", quando non potevo sentirli. "Idiota", "perdente" "moccioso" ad alta voce, senza ritegno. "Ehi Tu!", "lui", o "quello lì", era il meglio che potessi sperare.

Lottavo, solo contro il mondo, trincerandomi a tutti i costi dietro una finta estroversia, per non tramutarmi in un demone come loro temevano. Mi rifiutavo, di dargli infine ragione.
Ma iniziavo a dubitare. A chiedermi se persino Naruto Uzumaki, il mio nome, fosse una beffa, uno dei tanti nomignoli, e significasse a mia insaputa qualcosa di negativo, di orribile, o un'atroce presa in giro.

Li odiavo tutti all'inizio, indistintamente. Tranne l'Hokage, Iruka, e Teuchi, che rispettavo perché non mi hanno mai disprezzato per la mia solitudine. Mi dicevano... ragazzo. E gli sono grato, perché da loro appresi almeno come mi chiamavo e cosa significasse il mio nome. Dunque esistevo. I miei genitori erano morti, ma erano stati loro a stabilire come chiamarmi.

Loro, e nessun altro. Evidentemente, doveva piacergli il ramen. Forse è per questo che ne vado ghiotto, ho sempre sperato spuntassero fuori all'improvviso, come in un sogno, al chiosco Ichiraku...
Erano il Terzo e Teuchi, a sfamarmi. A distanza uno, di presenza l'altro, a loro spese. Gli dovevo la sopravvivenza, ne ero ben consapevole.
Però... non era mai sorto con loro un vero Legame, ma una unilaterale pietà. Non scorgevo per me il vero Rispetto e la Fiducia del cambiamento, ma il cordoglio per una sorte segnata.

Quella di un debole. Di un morto vivente. Perché pure per loro, fondamentalmente, ero un cane randagio destinato per sempre ai margini della strada, anche se apprezzavo il loro sforzo di non darlo a vedere.
Il mio inaccettabile destino infatti, l'avrei saputo poi, era quello di Jinchuuriki, uno strumento al servizio del Villaggio: da emarginare, monitorare, internare se necessario. Un'arma. Il Kyuubi. Il Demone Volpe.

UN CONTENITORE. Senza libertà, senza opinioni, senza sentimenti.
Concorde o meno a sacrificarmi, dovevo rimanere lì così, FERMO, controllato ogni giorno della mia vita, immobile e inerte. Servivo ben incatenato, isolato, e avevano pure la sfrontatezza di rinfacciarmelo.
Ma il Sacrificio è vero, se libero; altrimenti è mattanza, crudele Oppressione.
Sacrificio... deve essere un fuoco vivo che arde da dentro, non una fiamma malsana che ti consuma dall'esterno.


Io... ero il loro Sacrificio. Il loro capro espiatorio. Oggetto di riprensione per via del passato, e contenitore, strumento di pace per il futuro. Ma io... non volevo certo salvarli, non ancora... ma rifarmi piuttosto in qualche modo su di loro, per il modo in cui mi guardavano, e uccidevano ad ogni sguardo. Tranne lei...

Perché solo una persona, in tutto il Villaggio di Konoha, mi ha sempre guardato con occhi diversi: Hinata Hyuga. Io... lo sapevo. Per quello, forse, resistevo.


Ma un solo passo falso... e sarei crollato, privato per sempre del suo amore e della mia libertà. Per la tranquillità di un Villaggio, sarei stato ucciso o rinchiuso a vita in prigione, meditando vendetta come Sasuke.
E tu, Hinata, non ti saresti mai data pace... ne sono certo. Saresti uscita allo scoperto, e ti avrebbero giudicata, marchiata come una pazza, la più indegna Hyuga mai esistita. E io non li avrei mai perdonati, per averti maledetto, per aver sigillato per sempre i tuoi sogni, e averci separato senza rimedio.
Voi... perdonereste chi condanna ingiustamente tanto amore? Senza motivo, preventivamente, per imporre il suo distorto concetto di "pace", per ambizione o egoistica tranquillità?
 Forse solo un dio, ne è in grado...

Ma la cosa più triste, all'epoca, è che non avendo ancora il quadro completo, non riuscivo a darmi uno straccio di spiegazione. Arrancavo nella vita, nutrendomi a stento di me stesso e dei miei sforzi, inghiottendo al chiosco di ramen quella omonima rotellina di "naruto", la quale, proprio come me, nel bollente brodo, rimaneva a galla a stenti, mista a quelle gocce di sudore che, ogni tanto, ammorbavano la minestra.

Conoscevo ormai bene, il sapore così aspro e cattivo del mio sudore. Forse... era quello, il mio odore, che li allontanava tutti!? La qualità del mio sudore... era così sgradevole? Inaccettabile?
Faceva proprio scappare, mi sa... Il mio irrequieto impegno, era un possibile attentato alla loro vita. Ne avevano paura. Cosicché nessuno, badava a "quanto" in realtà ne versavo, di sudore, o al perché.

Era così ovvio, che volessi essere accettato proprio per "la quantità" dei miei sforzi. Ininterrotta, inarrendevole. Non gli chiedevo sul serio, di eleggermi Hokage, ma che, almeno, apprezzassero i miei sforzi, la mia tenacia. La mia volontà di non arrendersi mai. E che ritenessero, la capacità di rialzarsi sempre, un punto di forza dignitoso, del quale andar fieri, e per il quale spronarmi e darmi una chance. Una possibilità. Anche minima.

Ma tutti... mi etichettavano come fallito a priori, e mi negavano una pacca sulla spalla. Anzi... non si azzardavano neppure a toccarmi con un dito. Li avrei appestati, per loro ero il Kyuubi.

Avrei voluto una persona, anche una sola, che mi chiamasse sempre e solo Naruto, Naruto-niichan o Naruto-kun, e mi guardasse fin da subito come qualcosa di forte e speciale, un qualcosa da toccare, stringere e tenersi ben stretto, e non come un mostro, una causa persa, o un essere irrimediabilmente sfortunato. Avrei voluto anche una sola persona, per la quale essere l'Esempio. Che non mi giudicasse, ma mi capisse, credendo in me.

La cercavo, ne avevo un disperato bisogno, ma pareva non esistere. Non poteva esistere. Cosa avevo da offrire, infatti? Da restituire? L'unica cosa che avevo da mostrare, era il mio nome e il fatto di non essermi mai arreso, forse per pura e semplice ostinazione, per frustrazione, anziché per vera capacità.
Ma questo mio inarrendevole rialzarsi e rimettersi in piedi era inutile, o almeno così mi sembrava, essendo stato stabilito da principio che avrei sempre sbagliato. Per loro, non potevo. Volevano il miracolo.

E così... ad ogni errore si ingigantiva il peso dei miei errori precedenti, di quei sassolini che mi scagliavano addosso. Sbagliavo ancor di più. Diventavano macigni. In un... circolo vizioso.
Ero, per definizione, per Destino, un FALLITO.
Un ragazzaccio rigettato dalla società il quale rischiava, un giorno, di meditare vendetta, per come era stato trattato.

Ma cercavo di resistere, al risentimento. Non volevo costringerli, ma convincerli, a rivolgersi a me col mio nome, a chiamarmi Naruto Uzumaki, imprimendo con merito il mio nome, nella memoria collettiva.
E conclusi infatti, in qualche modo* (* nel modo che verrà raccontanto nella Fic - ndr), di voler diventare Hokage, perché a quel punto nessuno avrebbe più potuto ignorarmi. Hokage come il terzo, per ripagare un giorno lui, Teuchi e... Hinata.

Ma quando proclamai cosa volevo diventare, invece di avere il giusto incoraggiamento per un così nobile scopo, fu anche peggio. Furono grasse e acide, le risate dei coetanei. Del tutto ostili, quelle degli adulti.
Era la goccia. Nessuno... ci contava, mi prendeva seriamente, o mi spronava anche solo a provarci. E non confidando nessuno in me, non avevo motivo di perseguire una simile impresa, al di fuori di me stesso.

Sentivo... la pesantezza insostenibile di dover riuscire in questa aspirazione per me solo, e l'ingiustizia di non poter condividere il mio sogno con nessuno. E poiché non riscuotevo alcun credito, finii con l'ideare stupidi scherzi, per ottenere un minimo di attenzione. Bravate alla luce del sole, per le quali sarei stato certamente punito, tutto al solo scopo di farmi notare, mostrando doti di genialità e sprezzo del pericolo.

Ma, invece di educarmi, o rincuorarmi, si limitavano a inveire su di me, come se la mia condotta fosse l'ovvia conseguenza dell'essere Kyuubi. E mi mettevano sbrigativi in castigo. Mi esiliavano sempre più.

Mi figuro, oggigiorno, come posto da sempre in un cocente deserto sterminato, con la speranza d'aver salva la vita tirando sempre dritto, per la propria strada. Ma se nessuno, in un deserto, ti ha mai insegnato a orientarti, se non hai una bussola, né una casa, una persona alla quale tornare... in quel Deserto, girerai per forza in tondo, bruciato infine dal sole, odiando tutto e tutti, e seppellito da una sottile sabbia senza nome, familiare, sabbia del deserto che con te ha da spartire il non esser stata mai conosciuta.* (* metafora su come Naruto, con le sue sofferenze di jinchuuriki, fosse talmente vicino a odiare ed essere come Gaara del deserto - nrd )

Sarebbe finita così, e in effetti... era vero: non ero in grado di diventare capo-villaggio. Perché io, non amavo affatto, gli abitanti di Konoha, anzi... ero a un passo dal volermi vendicare di tutti!
Eh no! Non aveva senso! Perché sapevo già bene, qual è il ruolo dell'Hokage: proteggere tutti come la propria famiglia.
Ma dover perseguire questa impresa solo per me stesso, per proteggere "una famiglia" che mi odiava, e della quale neanch'io mi fidavo, era una Contraddizione destinata al fallimento.

Perché per loro, ero solo concime, una Foglia marcia a terra, da calpestare. Destinata al Fuoco. Alla Vendetta. O alla resa, al nascondersi negli angoli più bui e miserabili di Konoha.

Ma io, non volevo questo. Vendicarmi, nascondermi, mentire odiosamente a me stesso?? NO!! Io volevo essere una viva Foglia su un albero, baciata dal Sole. Da qualcuno. Ed infatti, avrei deciso da me il mio Albero, il mio obiettivo e il mio Sole, la persona a cui dedicare i miei sogni. Se il sole, la Volontà del Fuoco di Konoha, era ciò che mi bruciava, allora io avrei cercato un'altra Volontà, un altro Sole, e l'avrei trovato.

Perché io... sapevo bene, che non ce l'avrei mai fatta da solo. Come anche sapevo che sarei riuscito, se solo avessi avuto un Sole, un posto soleggiato, l'appoggio e la fiducia incondizionata di qualcuno.

Ma nessuno... riconosceva i miei sforzi, l'impegno, la mia fiducia incrollabile, che però, prima o poi, si sarebbe oscurata. Il mio istinto, non avrebbe mai ceduto, ma la mia anima, prima o poi sì.
Erano loro... a condurmi verso l'Oscurità, il vero Odio, e una sconfitta di nome Vendetta. Se volevano dimenticarsi di me, l'avrei forse tentato nel più definitivo dei modi. Uccidendoli tutti.

Ma non volevo, arrivare a questo. Non l'ho mai voluto. Per non dargliela vinta a quel modo, certo. E perché, tra loro, una persona, una bambina che mi guardava con occhi diversi, c'era.





Poi... all'improvviso... dopo LEI che non aveva bisogno di cambiare idea, ci fu il maestro Iruka. La PRIMA persona, il primo adulto che ha cambiato idea di su me. Finalmente, qualcosa, sembrava cambiare.





Volevo solo questo... un po' di rispetto sincero, essere sinceramente rispettato.
 Sarebbe dovuto essere automatico, per un adulto, rispettarmi in quanto bambino, ma non lo era.

Quanto all'essere Hokage.....

.....in verità, io desideravo solo una persona che mi facesse mirare in alto, che avesse fatto anche solo finta di crederci, al mio diventare Hokage, sarebbe stato già qualcosa.
Ma soprattutto... una persona che non ridesse o mi ridicolizzasse mai, nemmeno una volta, neanche
 per scherzo, ogni volta che dicevo: "Sarò Hokage". Ma che mi guardasse entusiasta... sempre; per l'aver puntato seriamente così in alto, partendo da tanto in basso, dal nulla.
Una persona che capisse bene, questo mio forte desiderio di essere riconosciuto. E fosse orgogliosa di me, per il traguardo che mi ero prefissato, e per il fatto che ci avrei sempre provato, sputando l'anima, ogni giorno, non importa cosa, quali sforzi, quali avversità, fino alla fine.

E che facesse, infine, anche affidamento, su quel Sogno. Che non solo ci credesse, ma lo sperasse. Per me. E che lo volesse. Per lei. Che fosse.... PER ENTRAMBI.

Ma mi sembrava... un'utopia. Altro che Hokage. Una persona del genere mi... VUOLE BENE. E' una persona fuori contesto, fuori dal mondo, strana, un po' pazza, che per stare al mio fianco si espone avventatamente a un pericolo enorme. Che per riconoscermi di fronte a tutti, rischia di essere maledetta, rinnegata per sempre.

LEI, è la famiglia che non ho avuto e che giunge a salvarmi dall'Odio, curando le ferite del
 mio cuore. Qualcosa da proteggere, di cui tacere assolutamente l'esistenza, e alla quella impedire il prendere le mie difese, il venire giudicata, mal vista, rifiutata dal Villaggio a causa mia, perché non serve, che si macchi di una tale onta per il sottoscritto, mi basta sapere l'avrebbe fatto...

Io... la desideravo con tutta l'anima, una figura simile. Che condividesse il mio... anzi no... il nostro sogno. Fino quasi a sacrificarsi, fermata prontamente da me.
L'ho pensata, l'ho cercata questa persona, alla fine è arrivata. E' sempre esistita. Era Hinata Hyuga, che il giorno del mio incontro col Destino, mi ha detto: "Tu sei davvero forte. Tu puoi vincere."
E allora... SONO CAMBIATO, perché in quel preciso momento ho capito di essere stato riconosciuto e amato da qualcuno. Fin dall'inizio. Questo mi ha dato LA FORZA di vincere contro Neji, ne sono certo.

Perché io... ero solo un frustrato. Non ero, davvero forte. Ma lo sono diventato il giorno in cui tu l'hai detto, convincendomi che lo fossi. Tu, Hinata, hai riempito il mio vuoto di jinchuuriki. Sei diventata LA MIA FORZA.


Tu... unica che ho fatto soffrire e avrebbe avuto ragione a odiarmi, sei rimasta comunque con me, ci sempre stata nel momento del vero bisogno, non ha mai smesso di amarmi.
In confronto a te
... tutto il resto è sbiadito, incolore, un contorno ininfluente da prendere per i fondelli, allo stesso modo di come non contavo nulla ed ero preso per il culo io.

Per questo, nessuno ha mai avuto il diritto di conoscere il mio vero Sogno. La mia vera Volontà.

La volontà di diventare a tutti i costi Hokage, non per ambizione, o soltanto per essere riconosciuto, ma per rendere orgogliosa e proteggere, la persona che mi ha salvato la vita. E realizzare ogni suo sogno.

Io, e te. Insieme. Quando ci sposeremo. Perché il mio vero Sogno... è diventare Hokage PER POTERTI SPOSARE.
Perché tu, sei l'Erede del clan Hyuga. E io, un reietto. L'unico modo per poter chiedere la tua mano, l'unico modo per cui tu non verrai giudicata per aver sposato il Kyuubi, è diventare HOKAGE.


HOKAGE... essere riconosciuto da tutti per poter chiederti di sposarmi, è IL MIO SOGNO.


Ah... se solo potessimo sposarci, un giorno. Una casa, dei bambini rumorosi, un gran casino. Quotidianità. Figli. Contrattempi.
Chissà... una volta felicemente sposati, il giorno della mia elezione ad Hokage, la celebrazione, potrei anche saltarla per il troppo trambusto!
In caso, passo. Manderò un clone. Un sostituto. La mia piccola vendetta verso tutti coloro che mi hanno odiato: un falso, un sostituto. Non il me originale, a casa con la sua famiglia. Il suo vero Sogno.

Perché una vita con te, con i nostri figli, è il mio vero Sogno. Hokage... il mezzo per realizzarlo. Il nostro amore, stare con TE, farti falice, è ciò che più desidero. Una famiglia serena con TE, è il mio Sogno.

Non... un titolo. Una celebrazione. Gli applausi ipocriti, di chi non si ricorda più di avermi odiato a morte. Di avermi quasi ucciso l'anima.

Perché io so, che solo tu, mi hai sempre amato. E anch'io... Ma ho dovuto accantonarlo, nasconderlo, per non rischiare di convolgerti. Non volevo che fossi odiata o derisa al Villaggio, a causa mia.

Per questo, per me... "diventerò Hokage a tutti i costi"... è sempre stata una dichiarazione d'Amore per te, solo per te, il mio modo di parlarti in Codice.

E dirti: "Io diventerò così forte da poterti sposare". "Io diventerò Hokage, e ti sposerò... A qualunque costo."








*****










Un giorno, Hinata, tu sarai il 9° HOKAGE del Villaggio della Foglia. Perché sei tu, che avevi il Sogno di Hokage per davvero, e hai reso possibile tutto questo.

Hinata... tu potevi. TU PUOI. Bastava dirtelo. L'ho sempre visto, nei tuoi occhi. Era tutto lì. I tuoi occhi di luna celavano uno sconfinato ventaglio di possibilità, un'infinità di mondi.

Di sogni. Bastava che tu ne volessi e ne scegliessi uno, e senza dubbio il tuo sogno si sarebbe realizzato.

E quel Sogno, sono stato io. Naruto Uzumaki. Hai deciso di sognare me, di credere in me.



Ma tu... sei tu, che l'hai reso possibile! Sei tu, la più forte. Tu... sei l'Hokage nell'ombra che superando il suo Dolore, ha protetto tutti. Questo nostro Sogno... "E' tutto nei tuoi occhi."
  
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