It’s
all over now, Baby Blue
_Prologue
La
pioggia cade fitta contro il vetro della finestra e nel silenzio
dell’appartamento il rumore sembra risuonare più forte. Un continuo “toc-toc-toc”
infastidente che da alla testa. Ci vorrebbe un po’ di musica per
coprirlo, ma il ragazzo seduto alla scrivania è troppo intento a leggere per
alzarsi ed inserire il cd nello stereo. Mancano solo duecento pagine alla fine
del saggio e puo’ benissimo resistere con tutto quel baccano inarrestabile. Il
rumore della pioggia di solito non lo infastidisce troppo, ma questa sera
sembra entrargli in testa come non mai. Forse è anche colpa del vento che
soffia e dei rami che sbattono contro le imposte della cucina. Pare che il
tempo ce l’abbia a morte con lui.
Punta
lo sguardo verso il vetro su cui, in lunghe striature, scivolano tristemente le
gocce. Un lampo illumina il cielo e l’ombra dell’albero fuori dal palazzo
prende una forma grottesca e raccapricciante. Per un attimo ci si mette pure il
vento, che sembra urlare qualcosa disperatamente.
È
in quel momento che il ragazzo decide di lasciar perdere la lettura ed alzarsi
per avvicinarsi alla finestra. La strada è vuota, se non per un taxi che
arranca controvento. Sembra che il mondo intero si sia rintanato in casa per
ripararsi.
Il
ragazzo sospira, portandosi le mani alle tempie ed iniziando a massaggiarsele
lentamente. Di nuovo quello stupido ed inspiegabile mal di testa. A volte sembra che gli sia passato, poi
ritorna senza preavviso e pare schiacciarlo a terra. Sarebbe
meglio andare a dormire… Così si trascina a letto e si copre per bene
con la trapunta. Strizza le palpebre per l’emicrania, rigirandosi più volte per
cercare la posizione più comoda, finchè Morfeo lo rapisce stringendolo fra le
sue braccia.
È
questione di minuti e si ritrova a riaprire le palpebre ed alzarsi dal letto.
Cerca di fare piano camminando a piedi nudi verso la fondina della pistola
appesa all’armadio, per poi andare in corridoio. Una musica arriva alle sue
orecchie e si appoggia al muro, tenendo alta l’arma per esser pronto a sparare.
Si trascina piano e spia dallo spiraglio, notando che è troppo buio per poter
vedere. Prende un lungo respiro, accendendo la luce e tirando subito un calcio
alla porta per spalancarla.
-Mani
in alto!!-
Urla
puntando la pistola in dotazione contro una figura in mezzo al salotto. Il
suono dell’armonica sparato dallo stereo riempie il silenzio, coprendo
addirittura i rumori esterni. La persona che ha invaso casa sua sta piroettando
al centro della stanza in un girotondo spasmodico da voltastomaco.
-Fermati
o sparo!! Fermati!-
Esclama
avvicinandosi di un passo senza perdere di vista l’intruso. La luce inizia a
tremare ed improvvisamente salta, non lasciando al ragazzo alcuna possibilità
di vedere. Si sente strappare di mano l’arma, prima che due mani afferrino le
sue trascinandolo in quel girotondo fanciullesco.
-Lasciami
andare… Lasciami!! Lasciami!-
è
dimenandosic che il giovane si sveglia sudato nel suo letto, accorgendosi che
le luci dell’alba hanno iniziato ad illuminare la sua stanza. Ansima per lo
spavento e si guarda attorno, vedendo che la sua pistola è appesa dove l’aveva
lasciata.
Il
cellulare inizia puntuale a suonare ed allunga il braccio per afferrarlo. Ha
già due messaggi ricevuti e quando risponde si ritrova ad ascoltare la voce di
Hotchner.
-Reid,
in sala riunioni tra mezz’ora.-
* * *
Bob Dylan nel suo brano ‘Nothing was Delivered’ ha
cantato: “Abbi cura dei tuoi ricordi,
perchè non puoi viverli di nuovo.”
* * *
-…finora
le vittime accertate sono tre, morte per strangolamento. Tutte e tre di
ventun’anni.-
La
voce di Garcia arriva dalla sala riunioni e Spencer apre la porta trovando tutta la
squadra riunita. Tutti si voltano per guardarlo e lui accenna un lieve
movimento del capo per far intendere di continuare. La bionda alza in fatti un
sopracciglio, prima di puntare il telecomando verso lo schermo. Sullo schermo
appare la foto di una ragazza di giovane età. La pelle pallida non è infestata
da alcuna macchia di sangue, ma bensì è pulita e assolutamente intatta. Solo la
sua gola è deturpata da scuri segni violacei.
-Si
tratta di Angela Hurley, la prima che è stata assassinata. Su di lei i segni di
violenza sono minori rispetto alle altre. Tutte sono state ritrovate
abbandonate vicino a dei cimiteri in tre diversi quartieri della Città degli
Angeli coperte da dei lenzuoli bianchi… queste sono Geneva McKenzie e
MaryElizabeth Sullivan.-
Spiega,
mentre le altre vittime appaiono sullo schermo e sul loro volto sono evidenti
segni di percosse. Entrambe sono state soffocate esattamente come Angela
Hurley, ma con maggiore violenza. Altri scatti dimostrano infatti che la nuca è
coperta di sangue a causa di un taglio aperto sulla volta occipitale della
cassa cranica.
-Le
strangola, le porta fino ad un cimitero e le copre con un lenzuolo…- Mormora
Morgan, osservando il fascicolo che ha fra le mani. –Vuole che le vittime
vengano trovate immediatamente.-
-Forse
non ha il coraggio di lasciarle scoperte, come se volesse proteggerle dal
freddo o dalle interperie esterne finchè vengono trovate…-
Aggiunge
Emily, facendo annuire lentamente Hotch e Rossi. Garcia preme ancora il
pulsante del telecomando ed appare una mappa di Los Angeles. Sono indicati tre
luoghi di abbandono dei corpi e, Reid fa in fretta a notarlo, sono tutti nella
zona orientale dela città, dalle parti di Glendale, Pasadena e East Los
Angeles. Sembra quasi che sia già tracciata una triangolazione del profilo
geografico dell’SI.
-Quanto
distano le abitazioni delle vittime dal punto dell’abbandono?-
Domanda
aggrottando appena le soppracciglia pensoso. Rossi controlla subito i fascicoli
e ci fa scorrere il dito mentre elenca gli indirizzi.
-La
prima vittima proveniva da Venice Beach… Mentre le altre due abitavano a
Burbank.-
-Nei
pressi alla cittadina universitaria e al Valley College, quindi.-
Conclude
il giovane, grattandosi i capelli e non staccando gli occhi dallo schermo.
-Geneva
e MaryElizabeth erano entrambe studentesse al Valley College, infatti.-
Hotchner si alza in piedi e raccoglie i fascicoli dal tavolo, prima di guardare
Reid. –Tra venti minuti al jet. Ci aspetta un volo di sei ore.-
Dicendolo
volta le spalle alla squadra ed esce dalla sala riunioni, mentre Prentiss si
alza e sospira. Morgan si stiracchia allungando le braccia verso il soffitto e
poi lancia un’occhiata al castano, ancora distratto dallo schermo.
-Hai
voglia di andare a Los Angeles? Non hai più contatti con quella famosa attrice…
Come si chiamava?-
-Layla.-
Suggerisce
Penelope passando le piume colorate della sua penna sulla testa rasata del
profiler, prima di uscire a sua volta. Spencer sbuffa ed evita il discorso come
gli è già capitato in passato, prima di recuperare un paio di fascicoli e
volatilizzarsi insieme agli altri. JJ lancia uno sguardo alla mora, che sorride
e scuote la testa senza nessun commento. È Derek che sorride abbassando lo
sguardo. David ridacchia appena prima di seguire l’esempio degli altri e raggiungerli
sulla soglia.
-Ci
sono pochi argomenti su cui il dottor Reid non è logorroico…-
-…diciamo
solo di ragazze.-
Esclamano
sulla porta della sala riunioni, arrivando sul balconcino che da
sull’open-space. Reid, che stava scendendo le scale, si volta verso di loro e
li guarda torvo, prima di camminare spedito verso la sua scrivania.
* * *
Sono
in volo da più di quattro ore, quando Hotch richiede l’attenzione della
squadra. JJ accende il pc in collegamento con Garcia e subito questa si agita
sulla sedia del suo piccolo quartier generale informatico.
-Che
hai scoperto sulla vita delle vittime?-
La
stramba bionda sorride alla domanda di Hotchner e subito si sporge in avanti,
aprendo i file su uno dei tanti schermi da cui è circondata.
-Angela
era la ragazza che ogni giovanotto per bene vorrebbe frequentare. Si era
trasferita a L.A. da un paesino del Kansas due anni fa per curare la nonna e
studiare. È fuori corso da un anno all’università della California, ma nel
frattempo ha frequentato corsi di specializzazione. Oltre al volontariato era
occupata con gruppi a sfondo beneficiario di vario genere… Iscritta alla PETA e
sostenitrice del WWF. Lavorava in un negozio di animali e di sera svolgeva
altri lavori socialmente utili con dei membri di un’associazione giovanile.-
Morgan
alza le sopracciglia stupito, voltandosi verso Prentiss che apre il fascicolo
della ragazza. Rossi si sporge appena, appoggiando i gomiti alle ginocchia e
guardando il capo della squadra.
-Una
ragazza modello…-
-Aspetta
di sentire di MaryElizabeth e Geneva. Lei in confronto sembrerà un Windows 97.-
Tutti
tralasciano di chiedere cosa c’entri il paragone, mentre Reid si porta una mano
al mento per grattarselo.
-Cos’hanno
di speciale le altre due vittime?-
-…sembrano
la tua copia al femminile. Beh, più o meno. Non del tutto, insomma.- Fa
cinicamente l’informatica, cinguettando. –Entrambe provenivano da famiglie
benestanti e frequentavano il Valley College. E…Incredibile! Tutti i loro voti
erano davvero eccezionali! Non avevano nemmeno una materia con voti scarsi! Per
non parlare della loro situazione sociale… Entrambe coinvolte in associazioni
di ogni tipo: salvaguardia di ambiente e animali, beneficienza, organizzazioni
di eventi e chi più ne ha più ne metta. Nel tempo libero anche loro svolgevano
del volontariato. Ambedue fidanzate-
Sullo
schermo appaiono le foto delle ragazze, coinvolte in qualche affare delle
associazioni a cui erano iscritte. Mentre le foto scorrono appare anche un
documento che elenca gli studenti più brillanti dei college di Los Angeles e
Hotch ordina immediatamente di spedire il tutto sulla loro tablet.
-Cerca
di scoprire i collegamenti tra le vittime… Se oltre ad essere ugualmente
brillanti frequentavano gli stessi posti o le stesse compagnie.-
Aggiunge,
prima che Spencer alzi lo sguardo verso lo schermo con un’espressione poco
convinta.
-Anche
le confraternite… Prova a controllare se erano entrate in qualche gruppo
scolastico.- Esclama, prima di guardare Aaron come a scusarsi per
l’intromissione. -…al college gente con voti e carriere simili anelano ad
entrare nelle migliori confraternite. È possibile che, se si conoscevano, è lì
che sono venute in contatto.-
-Esatto…
E forse anche l’SI le ha conosciute in quel modo.-
Rimugina
Emily, mentre Rossi annuisce lentamente concordando con loro.
-Controlla
se anche Angela aveva un passato scolastico simile prima di abbandoare gli
studi.-
-Sarò
un fulmine… La vostra Penelope è qui in ogni momento in cui ne avrete bisogno!-
La
bionda spegne la conversazione e lascia la squadra a lavorare sui file ricevuti
sulle loro tablet. Morgan si rimette comodo incrociando le gambe e scorre
veloce alcune foto, sorridendo e voltando poi lo schermo verso il dottor Reid.
-Hey,
genietto, guarda! Ci sei anche tu tra gli studenti più brillanti! Che strano,
eh?-
-…solo
perché mi sono laureato al CalTech.- Mormora, prima di andare a controllare lo
stesso elenco. -…non pensavo che tenessero un elenco di anni. Ci saranno
centinaia di studenti geniali qua dentro e-
Si
blocca quando, leggendo velocemente i nomi accanto alle fotografie, gli pare di
riconoscerne uno.
Uno
come Spencer Reid, tuttavia, non ha mai la semplice impressione di riconoscere qualcosa. La sua è una sicurezza.
Saphire Mason.
-Blue.-
Sussurra,
così che Morgan e Prentis si avvicinano per spiare. Sullo schermo appare una
ragazza bionda dai bei lineamenti e dagli occhi nocciola.
-La
conosci?-
Domanda
curioso Derek, mentre la mora aspetta la risposta con un sorriso sulle labbra.
Reid continua a guardare la foto, ricordandosi dell’ultima volta che l’ha
vista, circa quattordici anni prima, quando era solamente una bambina di sette
anni.
-Sì…
Lei… Lei era al college con me.-
Balbetta, prima di scuotere appena la testa e correggersi. –Cioè… Era la
figlia di una professoressa del college e spesso la incontravo alla mensa e
nella cittadella universitaria.-
-…è
diventata un piccolo genio a quanto pare.-
Suppone
Emily, prima di tornare a sedersi composta ed ammiccare a Morgan che si lascia
scappare una risatina.
-S-sì…
Il suo quoziente intellettivo solo a sette anni era già sopra la norma per i
bambini della sua età e… è diventata un genio.-
Il
dottor Reid rimane come immobilizzato a ripensare a quella bambina che quasi
tutti i giorni gli rivolgeva la parola in mensa, quando la vita al college era
abbastanza difficile. Si domanda se ancora vive a Los Angeles, in Pasadena,
insieme a sua madre. Si chiede se, anche lei, si ricorda di tutti quei pranzi
insieme e le partite a scacchi nel parco del college.
-…bene.
Quando atterremo voglio Morgan e Prentiss alla casa della prima vittima, mentre
Reid e Rossi andrete dai genitori di Geneva McKenzie e MaryElizabeth Sullivan.
Io e JJ ci recheremo al commissariato locale e ci occuperemo dei media.-
Hotch
torna a sedersi al suo posto, mentre gli altri rispondono con un accenno al suo
ordine. Per quanto Spencer sia curioso
di sapere di Saphire, la cosa più importante è trovare l’SI che sta uccidendo
queste ragazze, prima che possa colpire ancora. Sempre che non abbia già
trovato la sua prossima vittima…
* * *
continua…
______________________________
Ciao a tutti. Questa è la
mia prima FF su Criminal Minds.
Ho sempre desiderato
scriverne una ma non ero sicura del risultato…
Così ecco il mio tentativo!
Sarà una fic di qualche capitolo,
incentrata perlopiù sul personaggio di Spencer Reid e su alcuni ricordi dei
suoi anni al college.
Spero che come inizio vi
paccia!
Ce l’ho messa tutta a
costruire il profilo dell’SI prima di iniziare la storia.
Vi prometto che non ci si
dimenticherà che questo è un thriller, nonostante tutto!! XD
Grazie a chi leggerà e chi
lascerà un commento. ^-^
Xoxo
Miky