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Autore: Tanin    19/11/2011    1 recensioni
"[...]poi scavalcò il davanzale, atterrando lieve all’interno del corridoio, socchiudendo la porta di una camera.
Ringraziò mentalmente gli anni di pratica, perché quella notte sentiva l’ansia pungere il suo autocontrollo, minando il sangue freddo di cui si era sempre vantato.
La lama di un pugnale comparve nella sua mano mentre si avvicinava al letto."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è orignale e mi appartiene, casi di omonimia o riferimementi a fatti realmente avvenuti sono puramente casuali

Salve gente, questa è la mia prima ff, quindi abbiate pietà xD
Scherzi a parte sarei curiosa di sapere che ne pensate, e le recensioni sono molto gradite :)

A volte la solitudine non è una tua scelta, ma un'imposizione di chi ti sta intorno.

 

La stanza era illuminata a giorno dalle candele, che si riflettevano sulle lucide superfici di marmo, ed una festosa folla sostava vicino ai tavoli ricolmi di aperitivi, vociando rumorosa o danzava al centro dell’ampia sala al ritmo di un’allegra melodia; ricchi ricami in oro e pietre preziose adornavano i vestiti, diademi e gioielli facevano bella mostra di sé ed oltre le grandi vetrate aperte un cielo stellato si mostrava in tutto il suo splendore.
Ma, lontano da tutto questo, c’era immobile nell’ombra una figura.

Divina... come poteva resisterle uno qualunque di quegli uomini? Non vedevano la sua sensualità, mentre ballava? La sua chioma che riluceva bronzea sembrava lasciarsi dietro una scia di pura luce...
I suoi occhi smeraldini brillavano ridenti, così come il volto pulito, ancora da adolescente nonostante avesse ormai poco più di vent’anni, che era sommerso dalle lentiggini che contrastavano teneramente con l’incarnato pallido.
Il vestito in tinte pastello le fasciava il corpo come una statua, donandole un tocco di delicatezza che nemmeno i loro occhi cechi non potevano non aver notato.
Pura... il suo sorriso era così... innocente, così dolce. Sapeva bene come questo riflettesse il suo animo, aperto verso tutti, per un aiuto, una parola gentile. Era seccante ammetterlo, ma forse la conosceva meglio di quanto non conoscesse sé stesso; merito -ma forse si trattava di colpa?- di ore ed ore passate a osservarla, a studiare qualsiasi emozione che traspariva dai suoi gesti e dal suo volto.
Non era forse quello un comportamento maniacale?

E se i suoi occhi si fossero posati su di lui, cosa avrebbero visto? Avrebbero visto in lui l’assassino che era?
Si, oh, si.
La camicia candida sarebbe stata da sola un indizio inequivocabile: ai suoi occhi si sarebbe mostrata macchiata di sangue vermiglio.
Era fin troppo bravo nel suo lavoro: preciso, spietato, fedele. Le sue cicatrici erano vecchie, aveva imparato presto a sopravvivere,ed ora doveva agire nell’ombra, temuto da tutti.
Gli occhi, specchi dell’anima, erano due pozzi di tenebre, al pari dei corti capelli neri e dei suoi vestiti abituali.
Il peso delle armi gli era così familiare, confortante, un’ancora che lo teneva legato alla realtà, eppure il pensiero di lei gli faceva sperare l’insperabile: poteva un cuore di luce coesistere, o addirittura amare, un cuore di tenebra quale lui era?

  
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