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Autore: lithi    20/11/2011    3 recensioni
La storia di un'amicizia perduta e rimpianta.
Cosa sarebbe successo se Chris avesse avuto un'amica speciale ad aiutarlo durante il suo secondo anno di liceo?
E quando le parole diventano macigni e vengono travisate, è davvero facile perdonare quella persona che ci capisce con un solo sguardo?
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"Gli anni erano passati, e quello stupido litigio si era trasformato in un muro di silenzio che li aveva divisi e tenuti lontani per ben cinque anni. Cinque anni in cui prendere in mano il telefono si era fatto sempre più difficile, se non impossibile. Perché, se prima sarebbe stato facile, cosa si può dire ad un ragazzo che era riuscito a realizzare un’intera lista di sogni?"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ma buongiorno a tutti! XD
Sappiate che abbiamo finalmente superato la metà di tutto quello che ho scritto fin'ora...non so se essere contenta o no di questa cosa...ehehhehehe
Un ringraziamento particolare alle due persone che hanno recensito lo scorso capitolo. Leggere quello che pensate è sempre un regalo grandissimo per me, perciò non limitatevi e dateci dentro con le recensioni! Uahahahahahahahahahah! XD
E grazie anche alle stupende persone che hanno messo la storia tra le seguite...veramente GRAZIE! *-*
Questa cosa vuol dire per me molto più di quello che pensiate...

Senza ulteriori indugi vi lascio a questa nuova parte della "one-shot" che tanto one-shot non è...XDXDXD
Un bacione a tutti,
Giulia XD

 



Clovis, California, 23 Aprile 2006

 
“Sei pronto?”
Eryn era di fianco a lui, fuori dalla Chiesa. Chris fece un respiro profondo e annuì con il capo.
“Si.”
“Bene.”
I due ragazzi entrarono e si sedettero nella prima fila di panche, entrambi emozionati per quello che stava per accadere.
Il mondo di Chris era stato una costellazione di no.
No, non vogliamo mangiare con te perché sei strano.
No, non voglio essere il tuo partner in laboratorio.
No, non mi interessa quello che dici riguardo a quel cavolo di film: è da perdenti.
No, non voglio ascoltare quella musica da frocetto di Broadway.
No, non puoi cantare quella canzone: è da donna.
All’ultimo rifiuto, il ragazzo era caduto nella disperazione. Adesso anche le canzoni avevano un genere, e lui si ritrovava di nuovo ad un bivio.
Ma cosa diamine c’era di sbagliato in lui?
Eryn aveva assistito impietrita alla cattiveria dell’insegnante di musica. Aveva sentito Chris provare infinite volte Defying Gravity, e non poteva immaginare una voce più perfetta di quella dell’amico per cantare quella canzone. Forse perché in quelle note, in quelle parole, lei rivedeva il vero Chris, quello che nessun altro a parte lei si era mai preso la briga di conoscere.
Finita la lezione, mentre Chris era ancora abbattuto dall’ennesimo rifiuto, aveva cominciato a inveire contro l’insegnante, e non aveva smesso fino a quando non erano arrivati a casa del ragazzo.
Mentre passavano davanti al salotto, Amber Colfer, nonna del ragazzo e ministro della chiesa che le due famiglie frequentavano, aveva sentito i borbottii della giovane e aveva preso in mano la situazione. Chris avrebbe cantato quella canzone. Nella sua chiesa. Quella domenica.
E così fu.
La voce di Chris si levò alta lungo la navata, toccando i cuori di tutti coloro che erano intervenuti alla Funzione domenicale.
Eryn si portò una mano al petto chiudendo gli occhi, come faceva sempre quando il suo migliore amico cantava, mostrandosi senza veli, così come era davvero.
Sentì la sua rabbia, la sua indignazione, la sua frustrazione. Riuscì a percepire fin sotto la pelle quello che quel canto significava per Chris. In quel grido armonioso aveva messo tutta la stanchezza che si portava dietro per dover giocare con regole stilate per qualcun altro. Da qualcun altro.
Eryn riaprì gli occhi, cosciente come non mai delle parole nascoste tra le note: nessuno avrebbe più impedito al suo cuore di volare e di occupare il posto che gli spettava. Mai più. E se questo voleva dire mettersi in gioco e provare, allora l’avrebbe fatto. E lei sarebbe stata lì con lui e per lui. A gioire con lui per i suoi successi e ad aiutarlo a rialzarsi quando fosse caduto.
Chris guardò gli occhi della sua migliore amica, e vi lesse tutto quello che voleva sentirsi dire da tanto tempo.
Si, voglio mangiare con te perché credo tu sia speciale.
Si, sarò sempre il tuo Chewbacca, non importa quanto questo mi costi.
Si, voglio continuare a parlare di quel film che adori: voglio capire perché.
Si, adoro la musica di Broadway.
Si, puoi cantare tutte le canzoni che vuoi, perché hai il dono di farle tue.
Finita la canzone prese posto di nuovo accanto ad Eryn, che lo guardava con gli occhi lucidi, fiera e orgogliosa, mentre la chiesa era scoppiata in un applauso a cui il giovane aveva risposto con un inchino un po’ imbarazzato.
Lei gli prese la mano tra le sue.
“Non c’è niente che non va in te. Sei perfetto così come sei.”
E Chris decise che non avrebbe avuto più paura.
 

Clovis, California, 27 Maggio 2006

 
Sedici anni sono un traguardo importante per un adolescente americano. Certo, non puoi ancora bere come a ventuno, ma rappresentano un punto focale.
A sedici anni puoi guidare una macchina, tanto per dirne una.
E Chris non vedeva l’ora. Suo padre gliene aveva trovata una un po’ vecchia, di uno strano blu elettrico, e lui se ne era subito innamorato.
Quel pomeriggio avrebbe dato il suo esame di guida, dopo un intero mese passato a fare pratica per non sprecare nemmeno un momento.
Eryn si era dileguata subito dopo colazione, uno sguardo birichino negli occhi, dicendo che “aveva da fare” e che si sarebbero visti quella sera per la cena dai suoi.
Chris invece era andato nel parcheggio della scuola guida, aspettando l’istruttore.
 
“Eryn, hai bisogno di una mano?”
Il volto di Amy McKenzie fece capolino nella stanza della figlia, in cui sembrava essere appena passato un uragano. La ragazza era seduta a gambe incrociate sul pavimento, la testa china nascosta dai capelli, intenta a ripassare qualcosa con un pennarello dorato.
“No mamma, grazie. Ho quasi finito.”
“Volevo solo dirti di sbrigarti. Sono già le sei, e tra un’ora e mezzo dobbiamo essere a casa Colfer.”
“Oddio! Sono le sei?!”
Eryn alzò il viso di scatto, scoprendo una macchia di glitter rossi sullo zigomo sinistro e cominciando a mettere in ordine.
“Ètardiètardiètardiètardi!”
Amy rise divertita davanti alla figlia, che sembrava sperare arrivasse Mary Poppins a mettere tutto a posto.
“Si, ma urlare come il Bianconiglio non ti aiuterà.”
 
Chris arrivò a casa per l’ultima volta con l’autobus. Dal giorno dopo avrebbe preso la sua macchina, e niente poteva renderlo più felice a quel punto della sua vita. Rimirò la sua patente nuova di zecca con un sorriso a trentadue denti.
Lanciò un’occhiata all’orologio e si accorse che erano già le sei e mezzo.
Mentre entrava correndo in casa, lanciando baci a Hannah e ai suoi genitori, si ritrovò a pensare che era stato strano rimanere in silenzio per tutto il pomeriggio. Ormai si era così abituato alla presenza di Eryn, che faticava persino a ricordare quello che faceva prima di lei.
Non che facesse molto comunque.
Si buttò sotto la doccia, riflettendo sul fatto che lui, diversamente dai suoi compagni di classe, non aveva chiesto una festa gigantesca per il suo compleanno. E si rese conto di non desiderarla nemmeno.
Tutto quello che voleva era stare con le persone che amava e da cui era amato.
Chris passò mentalmente in rassegna i volti delle persone che avrebbe visto di lì a poche ore, e si rese conto di essere più fortunato di quel che pensasse.
 
La cena era stata allegra e festosa. Chris non si era mai divertito tanto in vita sua.
Quando i McKenzie erano arrivati, Eryn gli era saltata addosso come una furia, mandandolo quasi a gambe all’aria sotto gli sguardi divertiti dei loro genitori, e aveva cominciato a trillare “Buon compleanno!” per cinque minuti buoni prima che lui riuscisse a farla star zitta, ricordandole che gli aveva già fatto gli auguri quella mattina a colazione. E appena alzata con un sms. E a mezzanotte lanciando sassi alla sua finestra.
Simon gli aveva dato una pacca sulla schiena, augurandogli buon compleanno, e Amy l’aveva stretto in un abbraccio caldo e sincero.
Dopo l’abbuffata a tavola, era arrivato il momento dei regali.
I suoi genitori gli avevano già regalato la macchina, ma non avevano resistito alla tentazione di prendergli due biglietti per lo spettacolo di The Wiz che sarebbe stato proiettato il mese dopo al Forest Lawn Memorial di Hollywood. Chris non la smise più di ringraziarli.
Sua sorella gli aveva preso un libro sui background di Harry Potter, che lo costrinse ad abbracciarla stretta.
I McKenzie avevano deciso per un vinile originale di Broadway a cui Chris faceva la corte ogni giorno davanti al negozio di musica, e che si aggiudicò un posto d’onore sulla scrivania del ragazzo.
Solo Eryn ancora non gli aveva dato niente, se non il sorrisetto che aveva avuto sul volto per tutta la giornata.
La serata passò veloce, tra risate, brindisi al festeggiato e cori di auguri.
Poi alla fine, quando i McKenzie stavano andando, Eryn chiamò fuori Chris.
Il ragazzo salutò i vicini di casa e la seguì in veranda.
“Allora…” Eryn si schiarì la voce. “Ho aspettato tanto per darti il mio regalo perché volevo che fossimo noi due da soli, per poter guardare per bene il tuo faccino.”
Chris rise divertito dalla solennità con cui stava parlando.
“Non mi interrompere. Sennò niente regalo.” Fece lei truce.
Il giovane si sforzò di rimanere serio.
Eryn si lisciò le pieghe della gonna e riprese a parlare.
“Dicevo…volevo che fossimo noi due soli. Tu sai che quando sono arrivata qui, non ero propriamente felice di passare quasi un anno della mia vita in questo buco di città. E credo che non ci sia bisogno di spiegare il perché, tu lo sai meglio di me. Ma dopo che ti ho conosciuto…non lo so. Credo che tu sia riuscito a farmi amare questo anno più di qualsiasi altro della mia vita.”
Non c’era più bisogno che Chris si sforzasse. Non perdeva una parola che usciva dalle labbra della sua amica.
“Tu sei speciale. Unico. Mi diverto da morire con te, e passerei le ore soltanto a parlare delle cose da nerd che ci piacciono tanto. Ma soprattutto, tu mi hai insegnato ad avere coraggio e ad andare avanti nonostante tutto. Tu…tu sei mio fratello Chris.” Una piccola perla salata rotolò sulla guancia di Eryn. “E lo sarai sempre.”
Chris la strinse forte a sé, ispirando l’odore della pelle del suo collo. “Sei la sorella migliore del mondo.” Sussurrò tra i suoi capelli.
Rimasero ancora un po’ lì, stretti e senza dirsi una parola, finché Eryn non si scostò da lui ridendo tra le lacrime.
“Siamo due scemi.”
“Si, può essere.” Rispose lui ingoiando un singhiozzo.
“Comunque, questo è il mio regalo per te.” Disse tirando fuori dal buio un cartellone nero.
Chris rimase senza parole.
In cima al cartellone, tracciate in oro e bronzo e cosparse di glitter rossi e blu c’erano le parole “When Gryffindor meets Revenclaw”, e tutto intorno, adagiate su rettangoli di carta colorata, le foto che ripercorrevano tutto il loro anno insieme.
C’era la prima foto che avessero mai fatto, uno di fianco all’altra, sotto l’albero a metà strada tra i loro giardini. E poi un’altra della loro serata di sushi ad Ottobre, la prima di una lunga serie, dove Eryn stava cercando di rubare un pezzo di salmone dalla vaschetta di Chris. C’era la serata di Halloween, che li aveva trovati vestiti di tutto punto per andare ad Hogwarts. E la sera di Natale, con Eryn che passava il fard sulle guance di Hannah mentre Chris le passava i cosmetici. E la mattina di Natale, con il ragazzo che abbracciava il suo zaino peloso e la ragazza che accarezzava la sua collana nuova. C’era il giorno di San Valentino, con una foto di loro due stretti, il viso di Chris contro il cappello bianco di Eryn. E la sera di San Patrizio, quando Chris si sforzava di non ridere per il completo della ragazza. C’era una fotto del ballo studentesco, a cui Eryn era voluta andare a tutti i costi per poter dire di essersi goduta appieno le esperienze della scuola americana. Poi ce n’era un’altra scattata subito dopo la Funzione del mese prima, lui con il suo abito della domenica e la camicia celeste e lei con l’abito rosso che le metteva ancora più in risalto i capelli.
E poi c’era l’ultima, messa in mezzo. Erano loro due che ridevano, il fantasma di una battuta alle spalle, seduti in mezzo al giardino di casa McKenzie.
Chris trattenne l’ultimo singhiozzo che gli era salito in gola, e abbracciò di nuovo forte la sua migliore amica.
Più tardi, quella sera, si stese sul letto pensando di nuovo a quanto la sua vita potesse essere cambiata.
E girandosi verso il cartellone, che faceva bella mostra di sé sulla parete di fronte al suo letto, si addormentò con un sorriso sulle labbra.
 

Dublino, Irlanda, 3 Luglio 2011

 
Chris aveva appena finito di parlare con i tecnici, e si stava dirigendo di nuovo verso i camerini, per prepararsi allo spettacolo. Ormai mancava meno di mezz’ora all’inizio dello show, e poteva distintamente sentire la folla nell’arena che urlava a gran voce i nomi dei personaggi. E mai come in quel momento, pregò che lei fosse lì da qualche parte.
“Ehi Chord!” il biondo si fermò alla fine del corridoio, guardando Chris che gli veniva incontro. “Sai dove posso trovare Brian?”
“Dovrebbe essere andato lì in fondo. Perché?” rispose il ragazzo indicando alla sua destra.
“Mi serve un pennarello.”
 
Ashley guardò Ben allontanarsi con un sorriso sulle labbra. Bene, la serata prometteva alla grande.
Si girò gongolante verso Naya ed Heather, sedute ancora davanti allo specchio per gli ultimi ritocchi e fece loro un segno per indicare che la ragazza era presente in platea.
Naya alzò le braccia di scatto, mancando per poco la parrucchiera.
“Si! Oddio, scusa! Ti ho fatto male?”
La ragazza, che si era portata una mano al cuore dallo spavento scosse la testa, senza fiato, mentre Heather rideva contenta e felice come una bambina, battendo le mani.
Amber si chinò verso la bionda, domandandole silenziosamente cosa stesse accadendo, e lei le rispose con un sussurro.
“La rossa è qui.”
Amber cominciò a saltellare sulla sedia prima di girarsi verso Jenna che la guardava interdetta.
“È allo spettacolo.” Mormorò incapace di tenere un tono di voce basso.
“Oddio! Charlie!” l’asiatica si girò verso Dianna, che stava entrando in quel momento a braccetto con Lea, che la stava mettendo al corrente degli sviluppi del piano.
La biondina alzò la testa di scatto, subito seguita da quella della mora al suo fianco.
“Il gatto è nel sacco. La torta è nel forno. Il dado è tratto.”
Le due ragazze inclinarono la testa simultaneamente verso sinistra, stringendo gli occhi per capire cosa si erano perse.
Ashley si batté una mano sul viso, seguita subito dopo dall’urlo isterico di Johanna, la truccatrice, che già vedeva volare via tutto il suo lavoro.
“Ragazze, la ragazza è qui.” Disse esasperata, chiedendosi quanta pazzia potesse contenere quel backstage.
Le due si abbracciarono di slancio, cominciando a saltellare verso le colleghe mentre Ashley veniva fatta sedere a forza di nuovo su una delle sedie libere.
Prima di donarsi di nuovo alle mani di Johanna, si piegò verso le altre, che al suo movimento si inclinarono tutte insieme verso di lei.
“Ed è in prima fila.”
Naya non poté impedirsi di buttare di nuovo le braccia al cielo, mancando di un soffio ancora una volta la parrucchiera.
Heather e Amber ricominciarono a saltellare sulle sedie battendo le mani.
Lea, Dianna e Jenna improvvisarono un girotondo saltellante anch’esso, prendendosi per mano e lanciando gridolini isterici degni delle peggio fangirl.
E in quel momento anche Darren, il re del saltello, entrò di nuovo nel camerino. E vedendo l’euforia saltellante si intromise tra Lea e Jenna cominciando a saltellare anche lui.
“Ehi ragazze! Che è successo?”
“Darren! La ragazza è qui! Ed è in prima fila!”
Ok, non erano più saltelli quelli del cantante. Stava praticamente toccando il soffitto urlando dalla felicità, mentre le altre continuavano a molleggiare più attaccate al pavimento.
Improvvisamente Lea si fermò, colpita da un’illuminazione.
“Darren. Vieni giù tra noi comuni mortali. Non abbiamo ancora finito di cospirare.” Poi si girò decisa verso Ashley, prigioniera tra le mani di Johanna che stava cercando di far tornare perfetta la sua faccia. “Dobbiamo pensare a un modo per farli incontrare, sennò siamo punto e a capo.”
“E perché guardi me?”
Lea alzò gli occhi al cielo esasperata.
“Perché sei tu quella con le idee grandiose.”
La ragazza agitò una mano con falsa modestia, poi cominciò a pensare.
“Rapirla alla fine dello spettacolo?”
Amber alzò gli occhi al cielo.
“Si, come no. Magari lo facciamo fare agli Warblers, tanto viaggiano sempre in gruppo, e occulterebbero bene il cadav- ehm, volevo dire, la ragazza.”
“Ok. Niente rapimento.” Sbottò la ragazza incrociando le braccia.
Jenna alzò lo sguardo verso le colleghe.
“E se Ashley le desse un biglietto con su scritto che ci deve raggiungere dietro le quinte?”
“Perché proprio io?”
“Perché gli unici che scendono in platea siete tu, Mark e gli Warblers. E io mi fiderei solo di te.”
“Dammi il biglietto.”
“No. No. Ragazze, deve essere una cosa epica. Da commedia romantica. Andiamo. Voglio che questi due non si rendano conto di quello che sta succedendo fino a quando non si troveranno l’uno di fronte all’altra e si correranno incontro, abbracciandosi e perdonandosi questi cinque anni di silenzio.” Lea era saltata su agitando le braccia.
Naya le si buttò addosso, finalmente libera dalle mani della parrucchiera, che corse a nascondersi in un angolo per evitare le braccia dell’attrice.
“Rachel Berry, esci da questo corpo!”
“Però sarebbe carino, Lea ha ragione…” La voce di Heather si fece udire flebile dalle spalle della ragazza.
“Scusate…” Darren se ne stava in un angolino con la mano alzata, mentre le ragazze parlavano una sopra all’altra. “E se chiedessimo a Ben di portarla qui con una scusa?”
Tutte le ragazze si girarono verso il cantante sconvolte.
“Darren…è…è…”
“È geniale! Lei non saprà cosa le sta accadendo, e nemmeno Chris.”
“Chi sei tu? Che fine hai fatto fare a Darren Criss?”
“Effettivamente è una cosa semplice e che non desta dubbi…”
“Ma come facciamo a tener occupato Chris?”
“Io ho in mente qualcosa.” Lea si liberò dalla stretta delle mani di Naya, girandosi verso le altre. “Amber. Vai a cercare Ben. Heather, Jenna. Tenete occupato Chris fino a che non andiamo in scena. Dianna, Ashley, Naya. Aiutatemi a pensare ad una scusa plausibile per trascinare quella poveretta nel backstage. Darren. Tu vai a cercare i ragazzi e portali qui. Tutti eccetto Chris ovviamente.”
“Mica sono così scemo ragazze…” ribatté lo Starkid, punto un po’ sul vivo, prima di avviarsi, orologio alla mano, a cercare di radunare tutti nel minor tempo possibile. Mancavano solo venti minuti.

 



Piccolo appunto di fine capitolo:
la scritta del cartellone non è un errore di scrittura. Avevo inizialmente scritto "
When Gryffindor met Revenclaw", ma poi mi sono resa conto che non avrebbe reso l'idea. E quindi ho trasformati il "met" in un "meet". Perchè la loro è una promessa di amicizia che si rinnova ogni giorno, e mi piaceva di più l'idea di una continuità temporale che non vede la fine...
Ok, ora ho veramente finito...XD
Ci sentiamo la settimana prossima.
SMACKETE (? O.o)
Giulia (o Rainbow Chemical Girl, fate voi XD)

  
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