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Autore: piedidivetro    20/11/2011    0 recensioni
19 anni sono passati, dice la Rowling. Ma che è successo nel frattempo? Il male ha vissuto per troppo tempo. Adesso è il momento di essere felici, di piangere dalla gioia e ridere. Soprattutto è il tempo dell'amore, per Harry e Ginny, due personaggi, che posso finalmente esprimersi in tutta la loro felicità di stare insieme.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ancora non ci potevo credere. Alzai di nuovo gli occhi sulla mia Ginny e di nuovo scesero lacrime dai miei occhi.  Quando i nostri sguardi s’incrociarono,  si congedò dalle persone che le facevano gli auguri, e venne a sedersi di fianco a me, per prendermi il viso fra i suoi palmi caldi.
“Amore, tutto bene? Perché piangi ancora? Non … non sei felice?” mi sussurrò lei  con sguardo triste.
Le allontanai le mani dal viso, e le circondai con le mie. “Ginny, non riesco.. non riesco neanche a spiegare quanto … “ sospirai. “ Amore mio. Ti ricordi, a Hogwarts, quando ti lasciai?” dissi. La vidi annuire e continuai: “Dopo aver pronunciato quelle parole, sentii qualcosa dentro di me finire. Era la speranza. Lasciando te avevo abbandonato ogni speranza di vivere davvero, come una persona comune. Avevo rinunciato alla felicità, all’amore, a tutte le cose belle della vita. Avevo rinunciato a te, quindi avevo rinunciato a tutto. A diventare tuo marito e magari …” deglutii a vuoto, con le lacrime agli occhi” … padre.”, conclusi.
“Ginny, amore mio, tu solamente amandomi, mi rendi l’uomo più felice di questa terra.
Ho sempre avuto paura di desiderare troppo. E tu mi hai dato tutto. E l’idea di diventare padre, mi fa morire. Morire di gioia e d’amore. Ed io non so, come fare… per dirti quanto ti amo, dal profondo dell’anima. Tu sei la mia vita.”
La sua mano scattò a cacciare le gocce salate cadute dai miei occhi. Poi, improvvisamente, si alzò, mi prese per la manica della camicia, e iniziò a correre, senza farsi troppo notare, su per le scale. Arrivò alla porta in fondo, entrammo e la chiuse velocemente dietro di se.
“Colloporta! Muffliato!” sussurrò, prima di girarsi e iniziare a baciarmi con foga. Le sue mani corsero a levarmi la camicia, e prima che potessi anche solo muovere un braccio, eravamo sdraiati su quello che mi pareva essere un letto bianco enorme. “Come fai?” chiese lei. La guardai con sguardo interrogativo negli occhi e lei continuò: “Come fai a essere l’uomo più meraviglioso di questo mondo?”. Senza darmi il tempo di rispondere, o chiederle se era impazzita, si mise a cavalcioni su di me togliendosi la maglietta. Sgranai gli occhi alla vista del suo ventre non più piatto, ma con un lieve e dolce rigonfiamento, alla sua pelle bianca e candita, e ai suoi seni, coperti dalla leggera stoffa di pizzo bianco, che mi accinsi a togliere il più in fretta possibile.
  
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