Le aspre formazioni rocciose erano l’unico paesaggio che si offriva alla vista nella regione di Rushvale.
Il caldo arroventava la zona e la maggior parte degli uomini se ne teneva lontana. Persino tra i ladri e gli assassini non molti si arrischiavano a nascondersi tra le rocce della zona.
In un caldo pomeriggio, stranamente, un uomo si aggirava per quegli impervi luoghi: una figura che si presentava allo sguardo non troppo imponente ma decisamente alta.
La testa era in buona parte celata da un cappuccio, posto all'estremità del saio blu cobalto che l’uomo indossava. L’ombra gettata dallo stesso copricapo oscurava persino il volto, celandolo alla vista.
Accompagnato da un leggero fardello sorretto sulle spalle, procedeva nella sua marcia intonando un lento canto:
“Rosa segno d’amore,
rosa segno di dolore:
rosa, tutto in un fiore”

Nello stesso tempo, nel ricco palazzo imperiale di Icelow, la principessa della regione si dilettava in una delle attività che preferiva: la cura dei suoi adorati fiori.
Il ricco palazzo, splendido nella sua architettura, era infatti dotato di diversi giardini.
In quel momento la bella principessa Leonora si trovava nel suo favorito: un giardino interamente coltivato a rose che ora la giovane donna stava amorevolmente privando dei pochi rami secchi.
Tra le bellissime rose dagli svariati colori era accentuato lo splendore dell’avvenente regnante.
La sovrana aveva lunghi capelli biondi, del colore del grano e un viso dai lineamenti leggeri ma allo stesso tempo particolari. I vestiti che indossava, accentuavano inoltre le sue forme apparentemente perfette. Osservandola bene si poteva notare come questa sua bellezza naturale fosse marcata ulteriormente da un sapiente e mai eccessivo uso di cosmetici.

Frattanto, nello sperduto villaggio di Lonetree, paesetto che doveva la sua esistenza solo alla relativa vicinanza del mare, tutto taceva, almeno apparentemente.
Gli abitanti erano infatti soliti radunarsi in determinati punti di ritrovo e non vagavano per le assolate strade.
La scelta di come occupare i pomeriggi, qualora oziosi, veniva effettuata in base ai propri interessi: se si era amanti del gioco d’azzardo, non ci si poteva perdere i lunghi pomeriggi al “Bar della rosa”.
Quel pomeriggio, tra i vari tavoli occupati da diversi giocatori assai coinvolti nella propria partita, se ne notava facilmente uno dove il volume delle voci era particolarmente elevato.
Per essere una semplice partita a poker, d’altra parte, erano state messe in palio cifre esorbitanti, così da garantire un coinvolgimento molto alto dei giocatori stessi. Dopo pochi attimi di esitazione i giocatori a turno scoprirono lentamente le proprie carte. Alla fine di questa interminabile fase di stasi, il vincitore risultò essere un giovane dai capelli blu e dall’aspetto assai imponente, seppur non particolarmente muscoloso. In ogni caso anche solo guardandolo, veniva trasmessa un’idea di vigore. Inoltre, appoggiato allo schienale della sua sedia, c’era uno spadone di grandi dimensioni, riposto in un fodero lievemente logoro.
Dopo la ricca vincita, il ragazzo giudicò opportuno ritirarsi nella vicina locanda dove alloggiava e così, dopo aver messo in tasca tutte le monete d’oro sparse sul tavolo, prese lo spadone e in silenzio si congedò dal gruppetto del suo tavolo, che aveva già ripreso il gioco.