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Autore: _maryc    20/11/2011    4 recensioni
"Vuoi lasciarmi ora, vero?"
"Non lo farei mai. I tuoi problemi non mi fanno paura."
"A me si, e hanno spaventato chiunque si sia mai avvicinato tanto da vederli... perché tu no? Perché sei ancora qui?"
"Non te l'ho mai detto, è vero. Ma sono innamorato di te dal momento in cui ti ho vista con Daisy. E niente può cambiare questo... I tuoi problemi fanno parte di te, tu non mi spaventi e nemmeno loro lo fanno. Io resterò finché tu me lo permetterai, non dimenticarlo."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Spazio Autrice:
Alcune cose prima del testo.
Si chiama "Moments" perché non ho fatto altro che ascoltare quella canzone mentre la scrivevo.
Poi, è a Rating Arancione perché si tratteranno temi tipo autolesionismo (un po' più avanti, eh).
Non scrivo da una vita, sto riprendendo la mano... scusate eventuali errori!
Mh, ecco tutto, spero vi piaccia :D

-Lucky meetings in London


-Londra è la città più bella che abbia mai visto- dissi, sospirando. Ogni minima parte di questo posto, anche la più insignificante aveva qualcosa di speciale. Londra era speciale.
È strabiliante, ti lascia senza parole dal momento in cui scendi dall’aereo fino a quando ci risali, dispiaciuta.
Ormai era marzo, eppure a Londra sembrava dicembre. Faceva maledettamente freddo, e tutti indossavano sciarpe e cappotti pesanti, me compresa.
Mi guardai attorno sorridendo: che occasione fantastica poter studiare lì, proprio a Londra. Qualcosa, o meglio qualcuno , attirò la mia attenzione: una bimba, sui 6 anni, seduta a piangere.. sola. Non sapevo se avvicinarmi o meno, ma lasciarla lì non sarebbe stato giusto… la osservai per qualche minuto e vidi che si guardava attorno spaesata.
Decisi di avvicinarmi e una volta davanti a lei, mi chinai sorridendole.
-Ehi, piccola, ti sei persa?- il mio inglese aveva un forte accento america-italiano, un po’ per i numerosi film visti in quella lingua, un po’ per il fatto che venivo dall’Italia.
La vidi asciugarsi gli occhi e fissarmi, annuendo. Continuai a sorriderle, non volevo spaventarla; era una bambina davvero bella, biondina e magrolina.
-Andiamo dalla polizia? Sai come ti chiami?- si asciugò un’altra volta gli occhi prima di rispondere e io inclinai la testa guardandola dolcemente. Era così tenera.
-Mi chiamo Daisy. Daisy Tomlinson!-  le porsi la mano e lei la prese, scendendo dalla panchina. Chiesi indicazioni per sapere dove si trovava la pima centrale di polizia, e mi vennero date in modo abbastanza preciso.  Iniziai a camminare e a parlare con la bimba che sembrava essersi calmata. I suoi genitori dovevano essere molto preoccupati in quel momento, e cercai il prima possibile di arrivare dalla polizia, sperando che loro sarebbero stati in grado di avvertirli. Ad un certo punto sentii urlare il nome dalla bambina, mi girai e vedi un ragazzo, sui diciott’anni, con le guance rosse e il fiatone chiamarla.
-Daisy? Lo conosci?- di tutta risposta andò verso di lui, che la prese in braccio. Sospirai sollevata fra me e me, e sorrisi al ragazzo, che si stava avvicinando. Era molto bello e, quando iniziò a parlare, notai un forte accento inglese nella sua meravigliosa voce. Sbattei gli occhi e ascoltai meglio quello che mi sta dicendo.
-Oh mio Dio, grazie! Non riuscivo più a trovarla! Grazie davvero!- sorrisi, guardando con quanta felicità stringeva Daisy.
-Sono suo fratello, Louis- mi porse la mano e la strinsi senza troppo importanza.
-Io sono Sara… e Louis, sta più attento! Una bimba così bella non va lasciata da sola!-
-Lo so… Come posso ringraziarti?- mi stava fissando, e i suoi occhi erano estremamente.. azzurri.
-Non c’è bisogno, davvero. La stavo portando dalla Polizia, ho fatto quello che chiunque altro avrebbe fatto!-  mi ringraziò ancora e insistete nell’offrirmi qualcosa nello Starbucks più vicino. Alla fine cedetti, e andai con lui.
Prendemmo un the e ci mettemmo seduti; lui sembrava estremamente a suo agio, mentre io mi sentivo fuori luogo, a disagio: stavo prendendo un the con un perfetto sconosciuto, il mio secondo giorno a Londra.
-Fa sempre così freddo, qui?- spezzai il silenzio, che ormai stava diventando imbarazzante.
-Si, quasi sempre.. non sei di Londra, eh?-
-Si vede così tanto?- chiesi con un sorriso.
-Si vede dal modo in cui guardi questo posto, che è solo uno.. Starbucks! E anche dal tuo accento…- sembrava voler continuare la frase, ma non si espose. Arrossii leggermente, il suo sguardo era fisso su di me mentre il mio andava tra lui, il the e la piccola Daisy con la sua cioccolata.
-Oh, sono italiana. È il mio secondo giorno a Londra ed è tutto così.. bello!-
-Posso farti una domanda, Sara?-
-Dimmi, Louis!- iniziò a ridere e rimasi incantata da quel suono era così… vero.
-Non mi hai mai visto prima? Insomma, sai chi sono?- lo guardai stranita. Cosa avrei dovuto sapere?
-Ehm no, cioè so che sei Louis perché me lo hai detto tu.. e so che fai di cognome Tomlinson perché me l’ha detto la tua sorellina- sorrisi alla piccola, che aveva il labbro tutto sporco di cioccolata.
-Cosa avrei dovuto sapere, Louis?-  finii la tazza di the aspettando la sua risposta
-Nulla, nulla. Mi sembrava di averti già visto, ecco tutto- fece una strana espressione, innaturale, e poi continuò a sorridere. Pagò per entrambi, senza sentire ragioni e uscimmo a farci un giro. Avevo Daisy in braccio e anche se aveva già 7 anni, era molto piccola e riescivo a tenerla con tranquillità.
-Louis, penso sia meglio che torni in hotel.. grazie per il the, davvero- mi guardò dispiaciuto, e nel mentre sentii una goccia d’acqua sul mio naso. Un’altra, e un’altra ancora. Corremmo verso il primo riparo e scoppiammo a ridere tutti e tre.
-Louis, non so dove siamo! Come si arriva al Pala-
-No, dai. Vieni da me, ti fai una doccia e poi non ti importuno più. Mi sentirei in colpa se dovesse venirti un’influenza- sorrise, e anche se l’avevo appena conosciuto, mi fidai. Il suo sorriso era contagioso, e poi c’era Daisy che insisteva per farmi andare con loro..
-Va bene, ma non vorrei disturbare…-
-Tranquilla, vivo con un mio amico!- la cosa non mi aveva tranquillizzato affatto, ma appena il temporale si calmò facemmo la strada verso casa sua velocemente. Per tutto il tragitto non feci altro che ridere: Louis era davvero divertente, e continuava a fare imitazioni di personaggi famosi in modo così.. buffo!
Aprì la porta del suo “appartamento”, tolse l’antifurto e io rimasi a bocca aperta: era bellissimo, ed enorme.
-E questa sarebbe … casa.. tua?- prese il mio cappotto. attaccandolo.
-E di un mio amico! Piace?- osservai l’arredamento moderno, le pareti in vetro che davano una spettacolare vista di Londra e dimenticai momentaneamente come parlare.
-Ehm.. è.. bellissimo! – si girò a sorridermi mentre toglieva la giacca a Daisy.
-Grazie… Daisy, vai su a cambiarti!- la bimba annuì e lui si avvicinò a me.
-Sei tutta bagnata, vai a farti una doccia, o un bagno… come preferisci. Ti preparo qualcosa da mettere, okay? Oggi sei mia ospite, ragazza Italiana!- cercai di ribattere ma iniziò a fare no con la testa, portandomi verso il bagno.
-…Grazie- aggiunsi, rassegnata.
-Non hai capito: grazie a te! Mi ero perso Daisy, e tu l’hai trovata. Sei la mia eroina- lo guardai un attimo sconvolta e poi scoppiammo a ridere insieme. Che tipo!
-Allora, lì c’è un telo… mmh, è tutto pulito tranquilla, è il bagno degli ospiti. Fai come se fossi a casa tua!-
Annuii, chiusi la porta e aprii l’acqua della doccia. Sorrisi, Louis mi aveva davvero colpita. Era così gentile ed anche estremamente simpatico. Forse, addirittura troppo bello. Mi infilai sotto l’acqua calda e una piacevolissima sensazione mi distrasse da ogni cosa. Stao per uscire dalla doccia quando sentii la porta aprirsi.
-Louis sono a casa! Uso il bagno di sotto, mi lavo e arrivo!- 
  
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