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Autore: hiromi_chan    20/11/2011    5 recensioni
Un ragazzo alla ricerca di se stesso, un viaggio alla scoperta dell'amore tra passato, presente e futuro.
"Senti deficiente, io ti conosco...dove cavolo ti ho già visto?"
[SpainxRomano][accenni FrUk]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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28 Dicembre 1996

 

Ed ora le previsioni per la nostra zona” annunciò la signorina della TV, mentre Antonio sferrava un calcio contro l'apparecchio.

A partire da oggi, si prospetta una settimana di fine anno con intense e abbondanti precipitazioni. Stia bene attento a non dimenticarsi l'ombrello, signor Antonio Fernandez Carriedo”.

Antonio si immobilizzò, incredulo. Si mise davanti allo schermo, faccia a faccia con la bella signorina del meteo che stava ora dando la linea a un altro collega, sfoderando un sorriso sottile e sicuro.

Prima che la sua immagine svanisse per lasciare il posto al viso contrito di un vecchio giornalista, Antonio fece in tempo ad adocchiare una nuvoletta di capelli corti e un paio di occhi vispi, coronati da lunghe ciglia.

Decisamente questa televisione è da rottamare”.

 

 

 

28 Dicembre 2011

 

Antonio si avvicinò con circospezione alla televisione, fissando la bella giornalista che sembrava proprio ricambiare lo sguardo. Si sarebbe anzi potuto dire che stesse ammiccando alla sua volta, sbattendo le lunghe ciglia.

Per i prossimi tre giorni si potrà lasciare tranquillamente l'ombrello a casa...capito, signor Antonio Fernandez Carriedo?”

Ma...gli aveva appena fatto l'occhiolino? Sì, l'aveva decisamente fatto, e poi aveva piegato le labbra in un sorriso scherzoso.

Oh...ho capito, si che ho capito! Era proprio quello che volevo sentire! Grazieeee!” esclamò Antonio, felicissimo, stampando un bacio alla splendida signorina dello schermo.

Se quello era un segno, era un segno bello forte; tuttavia, per un uomo impetuoso come Antonio, è difficilissimo notare i piccoli dettagli; al contrario, risulta fin troppo facile concentrarsi esclusivamente sulle coincidenze fortuite.

In casi come questo, un'informazione che potrebbe rivelarsi fondamentale viene mentalmente accantonata da Antonio; il fatto che la ragazza del meteo sia esattamente la stessa che aveva visto nel 1996 oltre lo schermo di una tv in bianco e nero, e che abbia gli stessi abiti perfino, è secondario, e viene da lui completamente ignorato.

Tanto che, se Antonio dovesse per puro caso incontrare per strada una giovane con i capelli corti un po' mossi e le ciglia lunghe, nemmeno si accorgerebbe di averla già vista prima. Neanche se questa gli passasse così vicino da riuscire a sentirla parlare al cellulare in francese.

 

 

 

 

Va bene Lovino, adesso ti parlo un po' di me”

Antonio ormai l'aveva annunciato, spinto da un singolare moto di tenerezza che Lovino aveva scatenato dentro di lui. Aprirsi a lui ma anche finalmente essere onesto con se stesso...era più facile a dirsi che a farsi.

Da dove doveva cominciare, o piuttosto, che cosa valeva davvero la pena raccontare a Lovino? Lo spagnolo sapeva perfettamente che il ragazzo non desiderava fare quattro blande chiacchiere sulla sua vita da studente o su quanto fosse difficile trovare un lavoro seppure si è laureati.

Quello che Lovino voleva davvero sapere era cosa turbava Antonio, il ricordo di quale avvenimento l'aveva commosso tanto da farlo piangere silenziosamente.

Indugiare oltre nel rispondergli sarebbe stato ridicolo.

Ho pensato di scrivere una lettera al mio amico Francis per farmi aiutare in questa strana situazione, ed ero così preso che non ti ho sentito rientrare” iniziò, stringendosi un po' nelle spalle.

Sai, Francis è il mio migliore amico...mentre scrivevo mi sono venute in mente tante cose. Cose belle e cose brutte, anche”

Lovino, che stava ad ascoltare in posa marziale e allo stesso tempo incazzata, alzò il sopracciglio.

No no, non fraintendere, non cose brutte sul mio amico...è un tipo apposto, anche se, certo, è un po' maniaco...ma niente di grave”

Al tergiversare di Antonio, Lovino iniziò a serrare lentamente la mascella.

Insomma, è una persona splendida, non è lui che ha fatto delle brutte cose. Sono le brutte cose ad essere capitate a lui...a noi...al...”

Ed ecco arrivato il momento della verità.

Una verità che era difficile ammettere e che spesso Antonio aveva voluto negare persino alla propria persona; una di quelle cose che ti seccano la gola ogni volta che ci pensi, che ti serrano il respiro, che quasi ti abbattono come una fucilata.

...Al nostro amico Gilbert. Il nostro amico Gilbert che è morto”

Subito, l'effetto generato da quella devastante consapevolezza agì: l'ultima parola Antonio l'aveva pronunciata con voce spezzata e già riusciva sentire le gambe che iniziavano a cedergli.

Lovino doveva evidentemente essersi accorto che Antonio sembrasse sul punto di avere un mancamento, ma si limitò a fissarlo con le pupille dilatate da un panico crescente, prima di esprimersi con un goffo, seppure sentito:

La gente muore in continuazione. Non è tanto strano che ti muoia un amico”

Antonio si morse le labbra, appoggiando una mano allo schienale del divano.

Ma è peggio quando tu se lì insieme a lui...e quello muore, mentre tu resti vivo”

Un silenzio triste calò nella stanza.

Antonio sorrideva al pavimento, incapace di alzare lo sguardo.

Aveva paura di cosa gli avrebbero detto gli occhi dell'altro, aveva paura della sua reazione.

Si stava confidando con uno che non aveva perso un amico, ma un familiare; si sentiva stupido, stupido, stupido perchè temeva che Lovino avrebbe potuto arrabbiarsi per il paragone delle due perdite.

Ma una morte è sempre una morte, Antonio lo sapeva, e Gilbert era stato come un fratello per lui.

Perdere un amico fraterno non è certo meno che perdere un nonno.

Tuttavia, la cosa che Antonio temeva maggiormente non era non riuscire a farsi comprendere da Lovino, quanto fargli rievocare i terribili momenti che avevano sicuramente seguito la dipartita di nonno Vargas.

Era stato per questo che prima Antonio aveva esitato, era stato per questo che...

Era un brav'uomo, mio nonno” proruppe Lovino.

Lo spagnolo alzò di scatto gli occhi per la sorpresa.

Magari...sì, magari sarebbe potuta andare meglio tra noi, ma non era una cattiva persona. Ha fatto tante belle cose grazie al suo lavoro, ha aiutato tanta gente, ed era molto amato. E non ha fatto mancare nulla a me e a Feliciano, quel gran bastardo. Dopo che i nostri genitori sono morti nel '94 si è preso cura di noi ogni maledetto giorno...”

Antonio non interruppe Lovino, eppure sussultò a quell'informazione, ricollegandola rapidamente all'immagine del piccolo che urlava contro nonno e fratello in giardino.

Ecco dunque perchè quel 1994 era stato un anno terribile, ecco perchè quel bambino non voleva festeggiare nessun capodanno e perchè era così furibondo.

Antonio lo lasciò continuare, teso ma allo stesso tempo voglioso di sapere dove volesse arrivare l'altro con quel discorso.

Pure quando ha tirato le cuoia, il nonno non ha smesso di pensare a noi; ci ha lasciato un mucchio di soldi in eredità. Ma dico, hai visto dove viviamo? E' un gran casa!” sbuffò Lovino, facendolo sorridere lievemente.

Insomma, io non lo odio perchè è morto...vabe', forse una volta era così, ma non sono più un bambino” disse Lovino, scandendo le ultime cinque parole.

Quindi stava tentando di fargli capire...che Antonio si era inutilmente preoccupato di ferirlo?

Non crederai mica che le chiacchiere di un bambino siano oro colato! La gente cresce e matura, imbecille!” aggiunse infatti Lovino con un sorrisetto strafottente.

Adesso posso parlare di queste cose senza scoppiare a frignare...come invece hai fatto tu” concluse, tagliente.

Antonio si sentì sciocco più che mai per aver dato per scontata la fragilità di Lovino.

Allo stesso tempo però era anche felice che il ragazzo sembrasse aver accettato la scomparsa del signor Vargas.

Finalmente riuscì a rivolgergli un sorriso carico di sincero affetto.

In risposta, l'altro arrossì un po' e, dopo essersi schiarito la voce ed aver arricciato le labbra, disse:

Adesso riesco a pensare al nonno mettendo da parte il mio risentimento; però non tutto, eh, credo ancora che sia stato uno stronzo per non avermi mai capito davvero. Ma...” tentennò, “ se era per questa cazzata che non volevi parlarmi di questo tuo amico...insomma cristo santo, sono un adulto e so affrontare certe cose!”

Quell'affermazione, sincera e pure un po' violenta, colpì Antonio dritto al cuore.

In quel momento capì che se tutto ciò era vero per Lovino, non poteva dire la stessa cosa per se stesso.

Lo sai” gli disse quindi con voce vaga, “anche io sono un adulto, eppure ho difficoltà ad affrontare queste cose”

E' perchè hai il cervello di un moccioso!” rispose semplicemente l'altro.

Avanti, ce la fai a raccontarmi tutto su questo tuo amico mettendo insieme frasi di senso compiuto?”

Raccontargli tutto su quell'incidente?

Un brivido gli attraversò rapidamente la schiena, riaccendendo nell'animo di Antonio una scintilla di disagio mai completamente sopita.

Ci proverò, ma non riuscirò a dirti cosa successe esattamente...perchè non lo ricordo”

Lovino lo guardò senza mascherare lo sconcerto ben visibile negli occhi, che parvero per un attimo screziarglisi di una sfumatura più scura.

L'ho rimosso, capisci?” esitò Antonio.

Il momento preciso in cui è successo tutto...l'ho rimosso dopo aver battuto violentemente la testa.

Da quello che i dottori dissero a Francis, pare che io e Gilbert fossimo insieme in macchina quando...qualcosa ci venne addosso, non lo so, un'altra auto forse...lui morì sul colpo, mentre io...” balbettò.

Già mentre lui, lui...era vivo. Lui era vivo. Lui era vivo.

Era vivo.

Lui.

Non so nemmeno chi di noi due fosse alla guida, capisci?” riprese con un gran sospiro e uno sforzo altrettanto grande.

Eppure parlò con vigore. In qualche modo, in qualche assurdo modo, affermare ad alta voce quei suoi pensieri sempre covati dentro e quasi mai espressi era...liberatorio.

Ciò che era successo non era giusto, e doveva dirlo, voleva farlo capire almeno a Lovino, perchè non aveva potuto dirlo a nessun altro...ne agli zii di Gilbert che non avevano avuto la forza per vedere Antonio, sopravvissuto là dove era morto il nipote, ne al fratellino Ludwig che non era sceso in Italia nemmeno per i funerali, nel testardo rispetto della promessa fatta a Gilbert di venire solo quando sarebbe stato abbastanza grande...e così soltanto con Francis Antonio si era sfogato, solo a lui aveva detto che...

Non era giusto.

Gilbert, Gil, che era sempre così...stupido e scherzoso e vitale...”

Antonio teneva le mani strette a pugno in una morsa convulsa, e si sentiva tremare.

Ero insieme a lui nell'istante in cui è avvenuto il disastro, la cosa peggiore è che neanche me lo ricordo! C'eravamo tutti e due, eppure Gilbert adesso non c'è! Lui non c'è più e io inve...”

Tu invece ci sei” lo interruppe Lovino, mettendogli le mani in faccia con la potenza di uno schiaffo.

Sei qui, sei venuto a rompere le palle a me, e non l'hai fatto solo una volta, ma per tanti anni. Non so che tipo sia stato il tuo amico ma non me ne frega più di tanto...se uno tra voi due doveva proprio morire e quello è stato lui...be', a me sta bene così, perchè grazie a questo adesso ho te”

In questo modo, parlando un po' rudemente e con poco rispetto, ma schiettamente, Lovino acquietò la tempesta.

Per una lunga frazione di secondo i due ragazzi si guardarono, seri ed entrambi un po' commossi, Antonio con ancora le mani di Lovino a premergli la faccia.

Erano calde e sicure, quelle mani, e lo spagnolo sentiva scottare sempre di più la propria pelle sotto di esse.

Il più giovane parve allora rendersi conto della situazione, e, incrociate di scatto le braccia al petto, arrossì furiosamente e biascicò:

Dovresti...dovresti pensarla in questo modo, cazzo”

Antonio sorrise, sentendosi intenerito da tutte quelle forti emozioni.

Un attimo prima aveva completamente esposto il suo cuore a Lovino; era consapevole che sarebbe potuto uscirne macellato se il ragazzo l'avesse biasimato o avesse provato pena per lui, facendolo così sentire ancora più colpevole di quanto, intimamente, Antonio reputava se stesso.

E invece Lovino non gli aveva nemmeno dato il tempo di dirgli “spesso ho pensato che fosse tutta colpa mia”; no, l'aveva trascinato di botto nel suo mondo, e in qualche modo aveva reclamato Antonio come suo.

Cioè, dovrei pensare che è grazie a Gilbert che adesso ho te” gli disse candidamente.

Ah...ah! Non capisco come cazzo hai fatto ad arrivare a questa conclusione!” sbottò l'altro.

Era facile percepire che l'ennesimo tira e molla era nell'aria.

Ma sei tu che l'hai appena detto! Dai, non arrabbiarti subito, credevo che stessi cercando di tirarmi su di morale”

E credevi male! Ti pare che se volevo consolarti lo facevo in questo modo ridicolo? Ma come cavolo ci si consola a casa tua, eh?”

A casa mia? Il mio amico Francis diceva sempre che per tirare su di morale qualcuno non c'è niente di meglio che un bacio”

Antonio aveva parlato, al solito, senza malizia; ciò non impedì a Lovino di arrossire fino alla punta delle orecchie.

Scommetto...scommetto che è un porco francese, questo Francis”

Hai indovinato” disse lo spagnolo, senza specificare che ci aveva preso su entrambi gli aggettivi.

Un po' maniaco, l'hai definito prima...seh...credo di iniziare a capire che razza di gente siate”

Ma perchè? E' un sistema efficace...”

Allora Antonio, spinto da chissà cosa, volle osare:

E poi scusa, ce lo siamo già scambiati un bacetto, o no?”

Che cazzo centra?! Senti, se oggi hai proprio voglia di farmi arrabbiare...”

No no, non intendevo...dicevo così, tanto per dire. Lasciamo perdere allora”

Ma...cooome? Dicevo tanto per dire? Quindi mi volevi baciare così, tanto per divertimento, per perdere un po' di tempo?”

La voce di Lovino stava per superare il massimo livello di decibel consentito e al povero Antonio non veniva neanche dato tempo di mettere insieme una frase intera.

Io veramente...”

Proponi e poi che fai? Ti tiri subito indietro! Non hai un briciolo di spina dorsale” continuò senza pietà Lovino.

Antonio optò per rimanere qualche secondo in silenzio, assorbendo con caparbietà l'ennesima sfuriata dell'altro, nell'attesa che scemasse pian piano.

Dopo un paio di minuti alla fine anche Lovino si stufò di gridare cose più o meno sconnesse, e Antonio, preso un bel respirone, non ce la fece proprio a trattenersi; confrontarsi con Lovino era abbastanza stancante.

Gli sembrava di fare ogni volta un giro sulle montagne russe, con le lente salite in cui pare che sia tutto tranquillo, i picchi improvvisi che ti fanno alzare di botto l'adrenalina e le discese spaventose in cui tutto quello che vorresti fare è metterti a urlare come una ragazzina.

Io non so...” tentò di spiegarsi, “non so mai che cosa fare con te...mi sembra di dirti sempre la cosa sbagliata”

Il più giovane non rispose ma, con orrore di Antonio, aggrottò le sopracciglia in modo poco rassicurante. Lo spagnolo, temendo per l'incolumità del proprio stomaco, andò a parlarlo istintivamente con un braccio dopo che l'immagine di una testata micidiale gli attraversò in un lampo il cervello.

Oddio vedi, l'ho fatto di nuovo! Ma non volevo offenderti, io...”

In quel momento la mano di Lovino volò a tappare la bocca di Antonio.

Esatto, dici sempre la cosa sbagliata. Se l'hai capito, fa un favore a tutti e due e adesso sta zitto”

Antonio annuì come un bambino, senza emettere alcun suono.

Il tuo problema” continuò Lovino, avvicinandosi un po' di più, “è che stai a sentire, ma non ascolti, e quindi, da bravo coglione, non capisci”

Stavano in piedi, uno con una mano sullo stomaco e un'altra appoggiata al divano, l'altro che ancora gli teneva la bocca chiusa, e si era fatto così vicino da far toccare la punta delle loro scarpe.

Io io...non ho detto che “quel sistema francese”...non lo volevo usare”

Piano piano, Lovino mosse le dita e le fece scivolare un po' più giù, scoprendo la bocca di Antonio. Lo spagnolo intanto sentiva un battito martellante che risuonava dal petto alla testa, e forse fu proprio quello che lo mandò ad afferrare il polso di Lovino.

Era quello il momento, lo era; via tutte le barriere, via tutte le domande, un silenzio che vale più di tutte le parole del mondo, due persone e un unico pensiero, un'unica anima perfino, una distanza che si appiana, che si riduce a uno spazio minimo, che si sta per annullare...

Ragazziiiiiiii scusate il ritardoooooo” ululò Feliciano, volando nel salone in quel preciso istante, con un tempismo eccezionale...per la seconda volta.

Nel giro di mezzo secondo Lovino sussultò come un gatto e spiaccicò forte la mano chiusa a pugno sulla faccia di Antonio. L'effetto fu quello di un cazzotto sui denti.

Ero al telefono con un mio amico, ma cheeee...che stava succedendo qui? Ho interrotto qualcosa?” fece Feliciano, perplesso.

Assolutamente” disse Antonio, quasi piangendo dal dolore.

Assolutamente no, CAZZO” precisò Lovino, arrabbiatissimo.

Veeh, fantastico allora! Comunque ho appena avuto una grande idea per sta sera...la tombola!”

 

 

Seduti tutti e tre a terra sopra un morbido tappeto, le schiene appoggiate a divano e poltrone e il caminetto a rischiarare l'ambiente, i tre ragazzi occuparono il dopo cena giocando alla tombola.

Era bellissimo stare lì, fare quattro chiacchiere, sentire Feliciano che rideva e Lovino che si arrabbiava quando non uscivano i suoi numeri e perdeva. Dopo l'ennesima tombola del più piccolo Vargas, Lovino si alzò sbuffando.

Che palle, non c'è gusto a giocare così! Vado a lavare i piatti” e detto questo si diresse in fretta in cucina.

Feliciano rizzò la schiena, sul viso un'espressione stupita, e seguì con lo sguardo il fratello che si allontanava.

Va a lavare i piatti” disse, più a se stesso che ad Antonio. “Prima ha cucinato la cena tutto da solo e adesso sta andando a lavare i piatti”

E' strano?” chiese lo spagnolo, incuriosito dalla reazione stralunata di Feliciano.

Stranissimo!” esplose l'altro, tappandosi subito dopo la bocca temendo che il fratello l'avesse sentito.

Ma Feliciano aveva voglia di parlare; goffamente fece cenno ad Antonio di avvicinarsi, poi gli mise le mani a coppa sull'orecchio.

Il fratellone non fa mai niente di sua spontanea volontà. Per faccende, lavoretti o cose così, non si offre mai volontario. Anzi, lui...sta sempre in casa e non fa mai niente”

Antonio guardò Feliciano, una punta di preoccupazione che iniziava a farsi sentire alla bocca dello stomaco.

In che senso Lovino non faceva mai niente?

Il ragazzo lesse il suo sconcerto e cercò di tranquillizzarlo con un sorrisino un po' timido.

Non è che si tratti di pigrizia o almeno non solo di quella, credo...lui, lui non si mette mai in gioco ecco. E' come se non sapesse cosa fare esattamente di se stesso”

Antonio non intervenne ma lasciò parlare Feliciano, ascoltandolo attento.

Non aveva minimamente pensato che Lovino avesse potuto trovarsi in una situazione simile alla propria: incapace di fare qualcosa di concreto, immobile...impantanato nella sua vita, senza sapere come poter cambiare le cose.

Io ho i miei studi, per esempio” riprese il più giovane, “ma lui non li ha, e nemmeno ha qualcosa di simile; non fa niente che ami davvero fare, è così!”

Ma qualcosa che gli piace c'è di sicuro” fece Antonio di slancio, ricordando il ricettario che aveva visto in camera di Lovino.

Magari gli manca la motivazione necessaria per coltivare una sua passione” disse tristemente Feliciano.

Da come ne parlava speditamente, Antonio ebbe l'impressione che quelle fossero cose che Feliciano aveva detto e ridetto tra sé molte volte. Era chiaro che aveva davvero a cuore la situazione di Lovino ed era chiaro anche che aveva bisogno di esternare la sua preoccupazione per il fratello maggiore con qualcuno.

Quando provo a parargli, a sapere cosa ha intenzione di fare di se stesso, a chiedergli se ha dei piani per il futuro...mio fratello inizia a scaldarsi, e per evitare una litigata lascio cadere il discorso. La verità è che non me lo dice ma io ho davvero paura...ho paura che sia sempre triste, Lovino”

Ad Antonio venne spontaneo portarsi una mano all'altezza del petto; dopo quelle rivelazioni, qualcosa, lì dentro, gli stava facendo molto male.

Erano più simili del previsto, Antonio e Lovino. Era bello ma era anche...brutto. Lo spagnolo avrebbe preferito di gran lunga che l'altro non sperimentasse certi tormenti.

Invece” si riaccese Feliciano, “quando ci sei tu...mio fratello mi sembra più attivo, vitale, più preso. Insomma, adesso sta perfino lavando i piatti!”

Antonio era un po' divertito dalla buffa esposizione del più giovane, un po' soffriva perchè sapeva benissimo cosa doveva provare Lovino; infine, un po' si sentiva orgoglioso, perchè Feliciano lo stava reputando responsabile di qualche merito nei confronti del fratello.

E anche in passato...” riprese, per poi fermarsi nuovamente e guardarsi intorno con circospezione.

Lo so che vi conoscete da un sacco di tempo, voi due, da ancora prima che ti vedessi io quella sera”

Disse così, nonostante Antonio credette per un momento di aver capito male; disse proprio in quel modo e fece un sorriso di vittoria come a voler significare che la sapeva lunga, lui.

Anche in passato tu l'hai spronato a fare delle cose...quella chitarra, per esempio!”

Antonio si fece, se possibile, ancora più attento. Che c'entrava la chitarra, adesso?

Feliciano sorrise teneramente, iniziando a fare cerchietti col dito sul tappeto.

Ricordo ancora la volta in cui mi disse di voler comprare una chitarra...eravamo piccoli, Lovino avrà avuto più o meno dieci anni...una sera tornai a casa insieme alla zietta ma lui non c'era. Rientrò dopo di me, era bagnato fradicio ed era arrabbiatissimo, mi prese per le spalle e mi chiese dove si potevano comprare strumenti musicali. Disse che c'era uno stupido...disse proprio così, uno stupido con degli stupidi occhi verdi che avrebbe suonato per lui, se avesse avuto una chitarra in quel momento”

Sentirsi sprofondare in un baratro senza fine, venire subito dopo spinti in su da qualcosa, provare un accenno di dolore in un miscuglio di agitazione accecante: la gente lo chiama tuffo al cuore, ed era proprio quello che era successo adesso ad Antonio.

A pensarci adesso mi viene da ridere, Lovino era tutto rosso...ma ricordo che allora mi sembrò davvero triste. Comunque la comprò davvero, quella chitarra, e rimase lì dove la vedi adesso senza che nessuno la potesse mai suonare. Pensa che Lovino mi vietò tassativamente anche solo di sfiorarla, diceva che avrei potuto romperla! Il primo a cui ha permesso di toccarla, Antonio, sei stato tu. Allora ho capito che eri la persona che quello strumento stava aspettando”

Feliciano sorrise ancora, limpidamente; in quel momento sembrava saggio, molto più saggio di chiunque Antonio avesse mai conosciuto.

Antonio...io non lo so chi sei o che cosa sei, ma so che con te il mio fratellone ha qualcosa a cui pensare, qualcosa per cui sperare, qualcosa da aspettare e forse...forse sei un miracolo”

La prima cosa che venne in mente di fare ad Antonio fu quella di abbracciare forte Feliciano.

Ne erano successe davvero tante nelle loro vite...i due fratelli e lui stesso, tutti e tre avevano sofferto, avevano perso; Feliciano sembrava aver trovato la sua strada per la felicità ma Lovino, seppure superato il dolore della morte, era rimasto indietro con la sua vita e lo stesso era per Antonio.

Non era Antonio ad essere un miracolo, era quello, tutto quello ad essere un miracolo.

Forse il motivo che lo aveva scatenato era che avevano avuto bisogno di incontrarsi a vicenda.

Che cazzo fate voi due?!” esclamò in quella la voce di Lovino, più stridula del solito.

Antonio alzò la testa dalla spalla di Feliciano, guardando l'altro con la consapevolezza di avere la faccia di uno che è sul punto di piangere.

Allora sul viso di Lovino si disegnò una buffa espressione contrita, e quando lo spagnolo si tuffò letteralmente tra le sue braccia, mise le mani avanti per spingergli la testa lontano dalla sua.

Loviiiiiiiiiiii” frignò Antonio, cercando di stringerlo a sé e opponendo resistenza alle sue resistenze.

Prima con uno e poi con un altro?! E no, cazzo! Levatiiiii!” sbraitò Lovino.

Alla fine riuscì a calmare Antonio, ordinò a Feliciano, che si godeva la scena tra una risatina e l'altra, di andarsene a fanculo o a letto, dove preferiva, sputò un “tu dormi sul divano” verso lo spagnolo e sparì al piano superiore.

Antonio rimase da solo, sentendosi stranamente un idiota.

Gli occhi gli pizzicavano perchè era un po' commosso e le mani gli pizzicavano perchè erano vuote; mentalmente aveva già assaporato l'idea di tenerci stretto Lovino.

Infine, gli pizzicava anche il cuore.

Prima ancora che potesse sistemare un piumone sul divano per avvolgercisi dentro, un ciuffetto castano fece capolino dalle scale.

...domai ci vado io a consegnarti quella fottuta lettera, non vorrai mica farti scoprire subito da quel tuo amico francese pervertito?”

Antonio sorrise, felice, dolorante, fremente, in pace col mondo, sconvolto, ma sicuro di una cosa: era innamorato.

“Grazie”

Allora buonanotte, stronzo”

 

 

 

Antonio camminava per la strada facendosi largo tra le bancarelle del mercatino che c'erano in città nel periodo festivo. Era da solo perchè Lovino era andato a casa di Francis a imbucare la sua lettera direttamente nella cassetta della posta.

Si sentiva in fibrillazione; era felice, perchè le cose sembravano andare per il verso giusto. Le amarezze stavano andando dissolvendosi, le soluzioni affioravano pian piano. C'erano ancora tante cose da scoprire, ma a breve, con l'aiuto di Francis, Antonio era sicuro che tutto sarebbe diventato più chiaro.

Andava avanti perso nei suoi pensieri, tanto che quando qualcuno gli sfiorò la spalla, lui se ne accorse appena.

Si girò, notò una ragazza dalle lunghe ciglia con i capelli corti e biondi. Fu un incrocio di sguardi fugace, assolutamente casuale, una questione di un millesimo di secondo.

Continuò per la sua strada, Antonio.

Poi si fermò improvvisamente.

Si rese conto che la ragazza stava parlando al cellulare, e parlava in francese.

La ragazza con le ciglia lunghe, i capelli mossi e il viso giovane e aperto parlava in francese.

La ragazza del meteo, la stessa ragazza vista su quella foto tanti anni fa.

Si mise a correre, Antonio, corse a perdifiato, scrutando tra le bancarelle per individuare un volto finalmente riconosciuto come importante. Cercava tra la gente i lineamenti familiari, si malediceva da solo per non essersene accorto prima, il panico cresceva, avvistò la sua schiena, le toccò la spalla.

Quella si girò, sorrise, un sorriso rassicurante e sveglio.

La domanda, anziché porla, glie la gridò quasi, col fiato spezzato.

“Chi sei tu?”

Jeanne” rispose lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Salve a tutti ^-^ innanzitutto...chiedo scusa per la pausa abbastanza lunga tra questo aggiornamento e lo scorso capitolo! Purtroppo sono in periodo di esami, di conseguenza non ho la testa abbastanza libera per scrivere quando voglio ç-ç i prossimi aggiornamenti quindi non saranno a scadenza costante (ma ora che ci penso, di fatto non lo sono mai stati xD)

Mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo e mi è risultato anche parecchio facile; mi sono tanto affezionata ad avere Antonio come protagonista, con questa fiction ho scoperto che scrivere dal suo POV è uno spasso XD

Ah, finalmente si è scoperta la storia di Gilbert...ma l'avevate già capito, vero? Certo che è proprio un personaggio attira sfighe...su su, prima o poi scriverò qualcosa in cui finisce bene anche per te, Gil ù_ù

Dunque, ringrazio come al solito tutti coloro che mi stanno seguendo; a dirlo così sembra generico ma davvero non ho parole...non so dire di meglio xD spero che continuerete a seguirmi fino alla fine, mi siete di gran supporto! E continuate a farmi sapere cosa ne pensate <3 alla prossima allora :3

   
 
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