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Autore: Frammenti di Specchio    20/11/2011    1 recensioni
Probabilmente, con questa lettera, vi procurerò grande dolore, un dolore che ha lacerato anche il mio cuore, ciò nonostante, mi sento in dovere di scriverla.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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25 giugno 18..

 
Alle sorelle Mary e Diana E. Rivers.
 
Indirizzo questa lettera ad entrambe perché il mio cuore non possiede forze tali da poterne comporre altre.
Probabilmente, con questa lettera, vi procurerò grande dolore, un dolore che ha lacerato anche il mio cuore; ciò nonostante, mi sento in dovere di scriverla.

            Perdonate se questa lettera vi giungerà così tardi ma, in queste lunghe settimane, le forze non mi permettevano di incidere su carta la sofferenza e l’angoscia che sentivo nell’animo e che desideravo ardentemente lasciare alle spalle per dimenticare quel malinconico giorno.
La clessidra posata sulla mia scrivania si è fermata giorni e giorni addietro e nessuno, né mio padre, né la servitù ha avuto tale vigore da ridarle vita; l’intera casa, l’immenso cielo, la sconfinata brughiera… tutto si è fermato come i frammenti di sabbia nella mia clessidra saracena.
Come codesto oggetto, a me sacro, anche il mio cuore ha smesso di battermi nel petto ed una folata di gelo e tristezza mi ha avvolta inesorabilmente: è un gelo che nessun mantello potrà mai scaldare, un vuoto che nessuna gioia potrà colmare.
È la mancanza, la perdita. La vita che ci ha lasciato per raggiungere la Santa Vergine.
Quando la vidi per la prima volta, io riconobbi in lei un’amica preziosa, una gemma luminosa e raffinata nel bel mezzo della nebbia. La mia vita fu rischiarata, la mia vista vide ancora con gli occhi fanciulleschi e trasparenti di un bambino innocente.
Da quel giorno sono passati trentadue anni.
Un susseguirsi d’emozioni, d’amore, di gioie. Non ero più sola: avevo un padre che mi adorava, una madre che mi amava senza pretese e dei fratelli che avevano bisogno d’essere protetti. Eravamo una grande famiglia, un albero immenso colmo d’amore e speranza.
Purtroppo, però, quell’albero è caduto. Quel tronco forte, raffinato, meravigliosamente colto e delicato si è spezzato e, con esso, anche i rami più deboli, a poco a poco, stanno per cadere al suolo come uccellini senza nido e senza madre.
Lei, la mia dolce mamma, si è spenta tre settimane fa, fra le calde coltri famigliari, avvolta dall’affetto dei suoi cari: sorrideva, care zie. Oh, sì. Sorrideva come il primo giorno.
Mio padre le sedeva accanto, le teneva la mano e le parlava come ogni giorni, ma il suo cuore piangeva sangue e lacrime. Mamma si spense fra le sue braccia in un meraviglioso pomeriggio di giugno. Il sole era alto e le illuminava il suo viso pallido e bello come la porcellana, gli uccellini cinguettavano davanti alla sua finestra: sembrava quasi le tendessero la mano per condurla dalla Santa Vergine Maria.
I miei fratelli con le loro rispettive mogli hanno lasciato Ferndean solamente due giorni fa, dovevano ritornare nel Continente per questioni di affari impellenti e non potevano rimandare la partenza: hanno già fatto tanto per me, care zie.
Ora che c’è pace fra le mura di casa, sento ancora di più la triste sofferenza della solitudine: non vi è più il melodioso pianoforte che scandisce le miei giornate, non ci sono più i profumi delle tempere e la voce solerte di mamma che mi chiama. Tutto è tornato come trent’anni fa.
Papà, invece, sembra sereno, pacifico e non malinconico come avrebbe dovuto essere. Forse è solo perché sa che ben presto sarà nuovamente fra le sue braccia, assaporerà di nuovo le sue labbra e potrà sentire il suo calore con mano tremante. Sì, care zie, il Signor Rochester, il mio buon padre, vive contando i giorni che lo separano dal riunirsi al suo tesoro.
La sera, dopo la cena, si alza dalla sua poltrona, afferra il suo bastone e si avvicina alla finestra e mi dice: - Guarda, Pilot mi sta aspettando nel parco. Scodinzola e salta a destra e sinistra come se sentisse la presenza di un’anima amica. Non lo vedi? È là. Vicino al gelso, guarda bene.
Le prime volte fui sbalordita e senza parole: il nostro Pilot ci ha lasciato tanti anni fa e mio padre non ha mai voluto altri animali accanto a se. Alla fine, mi rassegnai all’evidenza: papà si stava lentamente spegnendo.
- Si, caro padre, vedo Pilot che vi saluta. – gli dico infine, care zie. – Ora venire, venite con me, prendetemi la mano ed andiamo a leggere un buon libro.
Lui mi segue ogni volta, ma il suo sguardo è sempre rivolto verso quella finestra dove mamma si accostava sempre per leggere o per osservare la brughiera inglese.
            Cara Mary, cara Diana,
spero di cuore che vogliate venire ad abbracciare mio padre e restare con i vostri mariti a tenermi compagnia.
Prego il Signore Iddio che ci conceda un lieve sollievo da questo dolore.
Vi bacio le guance e vi stringo forte care zie.
 

Vostra amata
Adele Rochester

   
 
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