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Autore: Yuki 31    21/11/2011    6 recensioni
-Che succede?.- Chiese Rufy arrivando per primo.
-Andate VIA!.- Vide Nami disperata, completamente attaccata al muro spaventata e con in mano la lampada che un tempo fu collocata al di sopra del comodino adiacente.
- Rufy aiutami.- Il piccolo medico implorò l’aiuto del capitano, si mise davanti alla renna e provò ad avvicinarsi alla sua navigatrice. Errore! Nami si spaventò maggiormente e lanciò la lampada in faccia al capitano.
-COSA VOLETE DA ME!.- urlò con le lacrime agl’occhi la navigatrice. Rufy sconvolto guardò il piccolo Chopper, non capì il perché Nami fosse così spaventa.
- Non ti faremo niente calmati. Siamo i tuoi compagni e da quel che vedo tu hai perso la memoria.-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Il vento le accarezzava la pelle bianca e delicata, gli occhi erano fissi sull’oceano sconfinato ed immenso. Quella era casa sua, l’unico posto dove riusciva a sentirsi a proprio agio.
 Da tempo viaggiava assieme a quei pazzi compagni divenuti ormai la sua famiglia. Sorrise  ripensando alle mille avventure passate, e soprattutto ripensando a quei pochi attimi passati con lui. Si voltò verso la palestra, non aveva bisogno di andare a controllare, sapeva che l’instancabile vice capitano  si stava allenando. Tanta fatica per essere il migliore, per una promessa fatta a una amica. Le venne da chiedersi se per lei l’avrebbe mai fatto. Continuò a fissare l’oceano, le tornò in mente quando quel pazzo si buttò in mare aperto legato pur di smascherarla ad Arlong Park. C’era rimasta malissimo e si era arrabbiata terribilmente per quel gesto folle, se il suo aguzzino avesse voluto poteva benissimo ucciderli entrambi e addio sogni.
-Già ma se non era pazzo non mi sarei mai innamorata di lui.- Diede voce ai suoi pensieri senza pensarci, fortuna volle che nessuno la sentì. Guardò un ultima volta l’oceano e poi s’incamminò verso camera sua, d’improvviso si bloccò. I venti cambiarono direzione , la pressione si abbassò di colpo. Aguzzò i sensi e iniziò ad analizzare la situazione, fece qualche rapido calcolo mentale e poi ne fu certa. Stava arrivando una tempesta spaventosa.
-RAGAZZI TUTTI SUL PONTE. – l’intero equipaggio fu attirato dalle sue urla la raggiunse, perfino Zoro che smise di allenarsi.
-Nami che c’è?.- Le chiese Rufy .
- Sta arrivando una tempesta, ognuno al proprio posto o coleremo a picco.- Seguirono tutti i suoi ordini , nessuno osava obbiettare o ribellarsi alle sue decisioni, nemmeno il capitano.
Riuscì a guidarli fuori dalla tempesta, cavandosela con pochissimi danni e una bella lavata
- Pulite la nave! Io andrò a fare la doccia, quando torno voglio che sia tutto asciutto.- protestarono tutti sonoramente ma sotto lo sguardo inviperito di Nami si misero subito al lavoro. Sorrise compiaciuta del suo operato e s’incamminò sottocoperta. Con la coda dell’occhio osservò Zoro, e smise di guardare dove metteva i piedi . Pessima mossa, soprattutto se il pavimento in legno è bagnato e se porti scarpe con venti centimetri di tacco. Scivolò quando mise il piede sul terzo scalino, cadde a terra e perse immediatamente i sensi.
Zoro prevedendo la caduta cercò i afferrarla al volo ma  non ci riuscì. Mancò la prese di un soffio. In cuor suo, rivisse il dolore della morte di Kuina.
Corse da lei, vide il sangue rosso che usciva dietro la testa. Chiamò terrorizzato il piccolo medico di bordo, imprecò a denti stretti e poi trovò il coraggio di verificare se la sua compagna fosse ancora viva. Appoggiò la testa sul petto prosperoso di lei. Attese un attimo e poi lo senti,  un timido battito, il respiro lento. Capì subito le gravi condizione della compagna. Non l’aveva abbandonato come fece Kuina.
-Zoro che ti prende.?- Si voltò e vide la piccola renna seguita dal capitano e dal cecchino.
- Nami è caduta. Aiutala.- Gli sfuggi parte del suo autocontrollo. Si rese conto di avere la voce tremante e spaventata.
-Portala nel mio studio.- Obbedì all’ordine del medico. Raccolse la navigatrice fra le sue braccia e corse in infermeria. Una voce nella sua mente si prese gioco di lui, si beffò di quanto il grande Roronoa Zoro fosse spaventato per una mocciosa, di come il più grande cacciatore di pirati dell’East Blue stesse prendendo ordini da dei ragazzini come la rossa stessa  e il piccolo medico.
S’infuriò , il suo orgoglio smisurato gli impediva perfino di essere umano.
Appoggiò Nami sul letto, non riprese i sensi, anzi sembrò impallidirsi sempre di più.
-Zoro esci. Ci penso io. – Abbandonò la stanza visibilmente nervoso.
Decise di sfogare il suo nervosismo con un allenamento serio,  o almeno quello fu l’intento. Ogni peso che alzò procurò in esso delle scariche di dolore, le vecchie ferite di Triller Bark non accenarono a guarire.
-Merda!.- Imprecò a denti stretti per l’ennesima volta. Lasciò perdere l’allenamento, andò diretto in camera sua ignorando ogni compagno che trovò sul suo cammino. Si sdraiò sul letto chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi ma fu inutile.
- Invece di poltrire dovresti alzarti e allenarti. – Si alzò di scatto, e fissò sbalordito la donna dinanzi a se.
-Nami.. Come stai?.- Le corse incontro, avrebbe voluto abbracciarla ma Nami glielo impedì.
-Dovresti allenarti, è per colpa tua se sono caduta. Non hai più i riflessi pronti.- Ci rimase male, non si aspettò di certo quelle dure parole. Provò a chiamarla, ma il nome di lei gli uscì debole e supplichevole.
–Stammi lontano idiota.- Gli diede le spalle e uscì dalla stanza abbandonandolo a se.
-NAMI.- Tentò di fermarla ma si bloccò all’istante quando una voce dietro di lui lo chiamò confusa. Si voltò e la vide li,  stesa nel suo letto, coperta da una cortissima camicia da notte in pizzo semitrasparente. La vide alzarsi e correre verso di lui.
- Amore, era un incubo tranquillo.- L’abbracciò così forte che ricambiò quel gesto, l’odore di mandarini gli annebbiò la mente.
- Sei proprio un pappamolle Roronoa Zoro!.- Si voltò alla sua sinistra, ciò che vide lo sconvolse. Aveva dinanzi se stesso. Fece per parlare e chiedergli indicazioni ma avvertì una presenza alla sua sinistra, si voltò e trovò di nuovo se stesso, quest’ultimo con delle fattezze più simili a quelle del cuoco.
- Stai cos’ male per lei perché la ami. – Si guardò in giro disorientato, guardò Nami che tranquilla giaceva nel suo forte abbraccio. Lei alzò il capo per guardarlo negl’occhi.
- Cosa scegli Zoro ? Me o il tuo sogno.?- Sgranò gl’occhi che diavolo stava succedendo? Vide i suoi due alter ego fargli pressione sulla sua scelta, la testa gli fece male si portò entrambe le mani alle tempie ma il dolore non cessò. Di colpo svanì tutto. Nami, i due lui e perfino il dolore.
Aprì gl’occhi. Si rese conto di aver sognato, realizzò che ciò che aveva visto non era altro che la sua perversa fantasia. Volle prendere una boccata d’aria e così abbandonò la propria camera per dirigersi sul ponte. Fu sorpreso nel vedere un cielo stellato,e si chiese quanto avesse dormito.
-Zoro! Vieni è pronto.- Si voltò e vide il suo capitano, il suo migliore amico.
-Arrivo. - Seguì cappello di paglia. Volle andare a cena non per il cibo ma bensì per i fiumi d’alcol che l’accompagnavano.
Si sedette al solito posto e consumò la cena in completo silenzio il suo atteggiamento non passò inosservato agl’occhi della giovane archeologa ne tanto meno al giovane cuoco.
-AAAAAAAAAAAAAHHHH.- S’alzò di scatto quando sentì l’urlo disperato della sua nakama. Corsero tutti in infermeria la voce appartenente all’urlo era senza dubbio quella di Nami.
-Che succede?.- Chiese Rufy arrivando per primo.
-Andate VIA!.- Vide Nami disperata, completamente attaccata al muro spaventata e con in mano la lampada che un tempo fu collocata al di sopra del comodino adiacente.
- Rufy aiutami.- Il piccolo medico implorò l’aiuto del capitano, si mise davanti alla renna e provò ad avvicinarsi alla sua navigatrice. Errore! Nami si spaventò maggiormente e lanciò la lampada in faccia al capitano.
-COSA VOLETE DA ME!.- urlò con le lacrime agl’occhi la navigatrice. Rufy sconvolto guardò il piccolo Chopper, non capì il perché Nami fosse così spaventa.
- Non ti faremo niente calmati. Siamo i tuoi compagni e da quel che vedo tu hai perso la memoria.- Robin mise una mano sulla spalla del capitano e si mise davanti a lui. Nami si calmò molto e permise all’archeologa di avvicinarsi a lei.
- Non ti credo!.- Robin armata di pazienza si sedette sul letto e sorrise a Nami.
- Sbagli! Ormai è un po’ che navighiamo assieme. E poi se metti una mano dietro la tua nuca troverai delle bende. – Nami senza abbassare la guardia fece quello che la mora le disse, lentamente alzò il braccio destro e andò a tastarsi la testa.
-Visto, non sto mentendo. Sei caduta dalle scale e hai sbattuto la testa.- La rossa parve calmarsi, fissò tutti i presenti nella stanza.
Fu Robin a presentarglieli, e chiese anche a Sanji di prendere i manifesti con le loro taglie. Aspettò il rientro del cuoco e iniziò la sua spiegazione passando le taglie alla Navigatrice. Ne fisso uno a uno alzando lo sguardo per riconoscerne  i volti. Li trovò tutti tranne uno.
-Scusate ma questo ragazzo?.- Si avvicinarono tutti per comprendere di chi si trattasse.
- Ma dai Nami non lo vedi! Zoro è proprio qui.- Disse il capitano indicando il vuoto dietro se. Quando si accorse dell’effettiva mancanza del vice si voltò chiedendo spiegazioni ai propri compagni.
-Lascialo perdere.- fece Sanji accendendosi una sigaretta. –Ci penso io, vado a cercarlo e lo riempio  di calci quel marimo.- Nami fissò confusa la scena, non poté negare a se stesse di esserci rimasta male per l’assenza del misterioso ragazzo.
 
 Sanji uscì sul ponte della Sunny e trovò lo spadaccino intento a fissare l’oceano.
- Marimo! – Lo chiamò come per avvertirlo della sua presenza. Zoro non si scompose, ne degnò nemmeno di uno sguardo il cuoco.
-Nami c’è rimasta male che tu non eri li. –
-Le passerà.- Sanji lo fissò serio conscio dello stupido comportamento dello spadaccino.
-Guarda che non è colpa tua. Anche senza tutte quelle ferite non l’avresti mai presa in tempo.- Zoro si voltò verso l’amico, lo scrutò da cima a fondo per capire fin dove volesse arrivare.
- Senti sopracciglio a ricciolo, io non ho sensi di colpa. La mocciosa è viva , va bene così.- Mentì spudoratamente per non ammettere nulla. Oltre al senso di colpa il dolore di non essere riconosciuto da Nami lo divorò pian piano.
-Non mentire. Va da lei.- Ignorò il consiglio del cuoco e se ne andò in camera sua. Per quel giorno non volle altri impicci.
  
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