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Autore: lilly81    16/07/2006    38 recensioni
Cosa succede se un bambino troppo curioso scopre a letto i suoi genitori?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Calando la notte…”

“Calando la notte…”

 



La mano accarezzò il velluto del manto erboso.
Le dita sottili si insinuarono come lusinghe lascivie tra i fili d'erba.
Per la prima volta aveva laccato le unghie con un lucido color confetto ed anche le labbra si muovevano emanando gli scintillii di un tenue rossetto.
I suoi occhi blu, talmente profondi da rasentare le tinte del viola, erano ombreggiati da lunghissime ciglia nere.
E le sue gote si irradiavano di un rossore naturale, amabile e verecondo, quando incrociava lo sguardo del giovane che le stava seduto accanto. 
Sulla bocca di lui un fresco sorriso increspato di imbarazzo ed inesperienza.
Era la prima volta che quella ragazza gli appariva veramente donna.
Forse perché era la prima volta che, smessi gli abiti di paladina della giustizia, aveva indossato una gonna ed una blusa molto aderente.
Anche la mano del giovane accarezzava l'erba, ma con movenze meno delicate, nervose e a tratti quasi brutali.
"Patetici!" esclamò Trunks cavando la testa arruffata dai rami di un cespuglio non lontano.
Anche il ragazzino accovacciato accanto a lui tirò fuori il capo per svelare una capigliatura che, cosparsa di foglie, assomigliava già da sola ad un arbusto.
"Fanno così tutte le volte che lei viene a trovarci…" fece Goten commentando il bozzetto idilliaco di suo fratello e di Videl.
"Cioè fanno quella specie di picnic quasi tutti i giorni?"
"Qualche volta passeggiano anche…" raccontò il ragazzino prima di avvicinarsi all'orecchio del compagno e sussurrargli qualcosa che prometteva di essere molto eccitante:
"Mica lo racconti a qualcuno se ti dico questa cosa?"
"Spara!" lo incitò Trunks.
"L'altro giorno… li ho visti camminare mano nella mano… poi si sono guardati negli occhi e si sono dati un bacio sulla bocca…" gli spifferò tutto d'un fiato, persuaso di determinare nel complice la sua stessa piacevole scoperta. 
"Ma è disgustoso!" proruppe invece l'altro tappandosi subito la bocca quando si accorse di aver strepitato troppo.
"Tu credi?" fece Goten che non pareva condividere molto la reazione nauseata dell'amico "infondo sono solo innamorati…".
"Ma certo… mi fa venire il voltastomaco a solo pensarci… Gohan è un guerriero ed i veri uomini non dovrebbero fare smancerie simili…" fece saccente il bambino sporgendo le labbra ed imitando sonoramente la schiocca di piccoli baci.
La burla del piccolo saiyan rese indisposto Goten:
"Mio fratello resterà sempre un grande guerriero!" prese le sue difese con un broncio "e poi scusa… credi forse che Vegeta non lo faccia mai con tua madre?!".
Trunks dovette di nuovo tapparsi la bocca quando in preda alle risate si dimenò sull'erba:
"Questa sì che è bella…" si riprese a poco a poco asciugandosi le lacrime agli occhi "forse tu dimentichi che mio padre è il principe dei saiyan e posso assicurarti che in tutta la mia vita non l'ho mai visto neanche abbracciare mia madre… figurarsi darle un bacio… lui sì che è un vero guerriero…" dichiarò con orgoglio.
Ma il piccolo Goten non intendeva assecondarlo, pur conoscendo bene l'indole misantropa di Vegeta.
"E tu che ne puoi sapere? Mica sei sempre insieme a loro? Magari può darsi che proprio adesso che non sei a casa, tuo padre e tua madre si stanno baciando…"
"Ma fammi il piacere… perché forse tuo padre e tua madre anche lo fanno?" fece scettico il vincitore dell'ultimo torneo Tenkaiki della sezione giovanile.
Goten si fece cogitabondo:
"Ecco io… non li ho mai visti darsi un bacio… però… abbracciarsi sì…" confessò assumendo sulle gote la tinta della sua tuta arancione.
"Questa poi… da tuo padre non me lo aspettavo proprio…".
"Uffa!" si imbronciò il bambino "io non ci vedo niente di male… evidentemente se tuo padre non abbraccia tua madre è perché non le vuole bene!".
Questa volta il bambino si guadagnò dall'inseparabile compagno l'occhiata più collerica che avesse mai ricevuto.
"Questo non è vero!" ringhiò stringendo un pugno.
Era indelebile il ricordo nel ragazzino del generoso sacrificio di suo padre per salvare la vita sua e di sua madre.
Prima dell'eroica dipartita era a lui che Vegeta aveva rimesso le sorti della sua compagna.
"Lui le vuole bene ma non ha bisogno di dimostrarglielo con delle smancerie inutili!".
Goten comprese di averlo ferito ma non ebbe il tempo di rimediare che qualcuno scoprì il loro nascondiglio:
"E voi due cosa ci fate qui?".
Sollevarono lentamente il capo per incrociare lo sguardo affabile del guerriero più forte di tutti i tempi:
"Quante volte, Goten, ti ho detto che non devi spiare tuo fratello quando è in compagnia di Videl?" lo rimproverò Goku afferrando i due bambini per le cinture delle loro tute e portandoli verso casa come bottino di una caccia favorevole.
"Eh! Mettimi giù!" si lamentò Trunks che fu subito accontentato.
Li depositò sul ciottolato che conduceva alla porta della graziosa casetta dei monti Paoz.
Dalla cucina proveniva uno stimolante odore di manicaretti.
Il sole declinava tinteggiando di rosso il profilo smerlato delle montagne e segnando il compimento di una tiepida giornata di metà autunno.
"Non stavamo facendo niente di male, papà…"
"Lo so, figliuolo" gli arruffò i capelli nel tenero gesto paterno di sempre "ma è che non sta bene spiare gli altri…"
"Trunks dice che sono ridicoli…"
"Ho detto disgustosi…" precisò l'altro incrociando le braccia con disappunto.
Goku si accorse divertito come certe pose del ragazzino enfatizzassero la somiglianza con il padre.
Una vera fortuna che il bagaglio ereditario fosse stato mitigato in parte dalla natura terrestre di Bulma, sebbene quel piglio gli ricordasse lo stesso broncio seccato che tante volte lei gli aveva rivolto.
"Trunks dice che Gohan non dovrebbe fare queste cose perché è un guerriero…" gli spiegò il figlio più piccolo.
"Quali cose?"
"Stare con una ragazza…" arrossì tutto.
Goku si abbassò per eguagliarli in altezza.
Lui alla loro età non si era mai neanche posto simili domande:
"Siete ancora piccoli per capire certe cose, ma non c'è assolutamente niente di strano se, raggiunta una certa età, si decide di stare con una ragazza… anche per un guerriero…" tentò loro di spiegare con molta calma.
Ma Trunks continuava a restare diffidente:
"Gohan non è un guerriero qualunque… è un saiyan…"
"Ma anche io e tuo padre siamo dei saiyan… eppure ad un certo punto della nostra vita abbiamo deciso di costruirci una famiglia…"
"D'accordo… ma mio padre non fa picnic con mia madre… non l'abbraccia e non le dà baci sulla bocca come fa Gohan con Videl… lui resta sempre un vero guerriero…"
"Uffa! Ti avevo detto che non dovevi raccontarlo a nessuno!" lo rimbrottò Goten.
Goku si sedette sull'erba, divertito e a disagio a spiegare un argomento sul quale era stato delucidato solo dopo la prima notte di nozze.
"Ecco… Trunks… conosciamo tutti il carattere difficile e solitario di Vegeta… ma posso garantirti che anche lui qualche volta si comporta come una persona comunissima e ha voglia di restare solo… hem… con tua madre… altrimenti tu non saresti mai nato…".
I due bambini si guardarono in faccia prima di restituire uno sguardo disorientato all'uomo:
"Che significa? Cosa vuoi dire?" domandarono all'unisono.
Goku si grattò il capo.
Si era da solo pestato i piedi.
Doveva trovare un modo per liquidarli al più presto.
In suo aiuto giunse Chichi, che provvidenzialmente lasciò i suoi fornelli proprio in quell'istante.
Sotto il grembiule da cucina spuntava l'austero kimono di sempre, ma allo chignon severo si era sostituita una pettinatura più morbida, con due ciocche lunghe a fregiarle il pallido volto.
Da quando due mesi prima si era conclusa la sua vedovanza, la signora dei Paoz aveva rispolverato l'incanto degli anni passati.
Si fece avanti fino a raggiungere il terzetto:
"Allora… Trunks… hai avvisato tua madre che resterai a cena da noi?" volle informarsi.
"Non ancora…"
"Perché non resti anche qui a dormire?" gli propose l'amico.
"Va bene…" assentì felice.
"E' un'ottima idea…" commentò Chichi con un sorriso birichino "così Bulma e Vegeta potranno restare soli a fare i piccioncini per questa sera…".
Trunks sentì i capelli rizzarsi in testa.
Le parole della padrona di casa avevano sortito lo stesso effetto paralizzante di una scarica elettrica.
Tante volte si era trattenuto sui Paoz a dormire ed il fatto che i suoi genitori restassero soli a casa non aveva mai rappresentato un benché minimo problema.
A lui cosa poteva importare?
Ma questa volta l'insinuazione di Chichi, in seguito alle argomentazioni di Goku, turbarono il bambino, che rapidamente cambiò i programmi:
"No! E' meglio che torni a casa…"
"Ma perché? Ormai è già tardi…" cercò di convincerlo Goten.
Ma Trunks aveva già intrapreso una corsa sul posto per indicare la sua fretta:
"No… veramente… avevo detto a mia madre che non mi sarei trattenuto… va a finire che si arrabbia…"
"Se vuoi posso telefonarle io e parlarle…" disse la donna, allettata dalla prospettiva di mettersi a fare quattro chiacchiere.
"No… no… grazie lo stesso… devo andare… ci rivediamo domani Goten… vieni tu da me…!" si librò in aria e scomparve come un turbine oltre la montagna, dove il sole era già tramontato.
Goten restò con il naso all'insù, senza sapersi spiegare a cosa fosse dovuta la fretta improvvisa del compagno…

* * *


Era già calato il crepuscolo quando posò il passo felpato sull'impiantito maiolicato del terrazzo, attento a non calpestare le foglie secche che il vento pungente della sera aveva lì raccolto.
La luce accesa nel soggiorno gettava un fascio luminoso sulla loggia e con cautela si avvicinò alla porta-finestra per scoprire che le tende non erano state accostate.
La capigliatura acuminata di suo padre emergeva oltre lo schienale della poltrona.
Fu questo il primo dettaglio che si presentò ai suoi occhi indagatori.
Non era certo di cosa stesse facendo.
Forse sonnecchiava in attesa della cena.
L'orologio alla parete infatti non segnava ancora l'ora.
Lasciò vagare gli occhi intorno alla stanza, oltre il tavolo della cucina.
Eccola lì, sua madre, ad affaccendarsi accanto ai fornelli.
Trunks sorrise rassicurato.
Conosceva troppo bene suo padre per dare adito alle assurde illazioni di Goten e della sua famiglia.
Sospinse la porta-finestra, lasciata socchiusa:
"Sono tornato!" fu il suo saluto.
Vegeta, che in realtà non dormicchiava, ma esaminava distrattamente alcuni indecifrabili appunti di Bulma, relativi al suo ultimo progetto, lasciati sul tavolino, si voltò a fissarlo senza dir nulla.
"Ah… sei qui…" fece invece la donna, infornando una teglia "pensavamo che ti trattenessi da Goten…"
"Ho cambiato idea…" rispose elusivo "ho forse rovinato i progetti della vostra serata?" 
"Ma figurati…" sorrise Bulma senza cogliere l'insinuazione sottintesa "l'unico problema è che gli involtini di pollo sono solo per tuo padre… perciò farai bene a telefonare la pizzeria dietro l'angolo e farti portare delle pizze…".
Trunks sbuffò:
"No… l'ultima volta mi hanno fatto attendere troppo… andrò a prenderle io…".
Si era già mosso verso l'uscita quando tornò a guardare Vegeta:
"Vuoi accompagnarmi, papà…?".
Per qualche inspiegabile sensazione non era ancora del tutto persuaso a lasciarli soli.
L'uomo acconsentì alzandosi:
"Andiamo" disse "ma con me non ho soldi…".
Anche il bambino mostrò le tasche vuote.
"Siete sempre i soliti… e poi Vegeta… che ti costa tenere del denaro in tasca…?" lo rimbrottò Bulma "comunque servitevi pure dalla mia borsa… è nel vestibolo… e non metteteci troppo!" fu l'ultima raccomandazione.
Rimasta sola, apparecchiò la tavola, canticchiando amenamente un motivetto sconosciuto.
Era serena Bulma.
Dissipatosi l'incubo di Majin-Bu, erano smaltati di quella stessa serenità la sua casa ed il mondo intero. 
Anche Vegeta sembrava aver trovato quella conciliazione dell'animo che mai gli era appartenuta.
Non c'era più sofferenza, né tormento, né competizione distruttiva in lui.
Una tranquillità quasi innaturale per il principe dei saiyan.
Trunks si approfittava di quello stato di malleabilità, riuscendo quasi sempre ad ottenere la sua compagnia quando non aveva quella di Goten.
"Eccoci!" annunciò il bambino il loro ritorno, con la mascella già impegnata a masticare un sostanzioso morso di pizza con i funghi.
Quattordici cartoni di pizza furono messi in bilico sulla tavola.
Due erano stati consumati strada facendo.
"Che aria tirava lì sui monti Paoz?" fu la prima cosa che a Bulma venne in mente di dire quando si furono sistemati a tavola.
"Una bella giornata… c'era anche Videl…" spiccicò tra un boccone ed un altro.
"Chichi e Goku non avranno che trarre giovamento da quel matrimonio…" fece Bulma tagliando la sua parca porzione "Mister Satan è ricchissimo… non farà mancare agi alla sua figliola quando si sarà sposata con Gohan… anche lì sperduti tra le montagne…"
"Sono ancora due mocciosi… potrebbero finire per non sopportarsi ancor prima di convolare a nozze…" disse la sua, Vegeta, dopo aver deglutito un intero involtino.
"Come sei romantico…" disse con ironia rassegnata la donna, scuotendo il capo.
A lungo si sentì solo il movimento insistente delle loro mandibole a lavoro.
Fu Trunks che interruppe il silenzio dopo aver fagocitato l'undicesima pizza:
"Mamma…" si apprestò a domandare con spontaneità disarmante "come si fanno i bambini…?".
Vegeta si diede un colpo al petto per far scendere l'ultimo involtino, mentre Bulma, sul punto di addentare un boccone, restò con la bocca asciutta, senza parole:
"Tesoro…" cercò di recuperare contegno, riponendo la posata nel piatto "perché mi fai una simile domanda… forse perché abbiamo parlato del matrimonio… tra Gohan e Videl…?"
"No, mi va di saperlo… io come sono nato?" guardava ora sua madre, ora Vegeta.
Non aveva dimenticato l'allusione di Goku quando aveva dichiarato che, se suo padre non fosse mai rimasto solo con Bulma, lui non sarebbe potuto venire alla luce.
Lei e Vegeta si guardarono a vicenda.
Entrambi gli sguardi oberati di imbarazzo e disagio.
Trunks non aveva mai fatto domande simili prima d'ora.
Erano decisamente impreparati come genitori.
Se l'espressione del figlio non fosse stata così grave, forse a Bulma sarebbe venuto persino da ridere.
"Ecco…" balbettò lei, sperando un aiuto impossibile dall'uomo, che però parlò a sorpresa.
"Tutte le madri trovano i loro figli fuori la porta di casa…" risolse il saiyan con serietà apprestandosi a versarsi un bicchiere di vino rosso.
"Cosa?" si sgranarono quegli innocenti occhi di bambino.
"Non dire sciocchezze!" lo pungolò Bulma con uno stuzzicadenti sul braccio "tuo padre ovviamente scherza…" rivolse un'occhiata torva all'uomo.
I sotterfugi non erano il miglior mezzo per quietare la curiosità di un bambino intelligente e sveglio come il loro figlio.
"Vedi… tesoro…" gli si rivolse Bulma con lezioso garbo materno "sei ancora piccolo per capire certe cose e non vorrei tu ti spaventassi… il parto è qualcosa di molto naturale… comune negli esseri umani come negli animali…" finse di ignorare la sua domanda specifica.
"Sì… ma io come sono finito nella tua pancia…?" insisteva Trunks.
Bulma centellinò un bicchiere d'acqua, per guadagnar tempo:
"Succede alle donne ad un certo punto della loro vita… succede e basta… non c'è una spiegazione precisa… " rispose alla fine e smorzò la tensione in un sorriso quando il figlio si arrese con un'increspatura dubbiosa della fronte. 
Per dissuadere il protrarsi della discussione, Bulma accese il televisore, e la schermata al plasma restituì l'istrionica faccia di Mister Satan in una delle sue apparizioni serali.
"Adesso che hai finito di cenare…" si alzò la donna "vai a farti subito una doccia… ringrazia il cielo che non ti abbia costretto prima… quando vai a casa di Goku ritorni sempre come un maialino che ha sguazzato nel fango!"
"Ma, mamma… più tardi!" protestò.
"Avanti!" ordinò la donna arricciando il naso all'aroma di terra umida che esalava la sua pelle "più tardi finirai per esser stanco…".
Trunks cercò il beneplacito del padre, ma conosceva già la sua posizione:
"Obbedisci" si sentì dire e basta.
Il bambino si alzò sconfitto:
"Non è giusto… due contro uno…" mormorò allontanandosi con le braccia incrociate dietro al capo.
Ma il piccolo saiyan non aveva intenzione di assecondare subito le imposizioni di sua madre quella sera e, svoltato nel corridoio, si occultò con astuzia.
Con circospezione il ciuffo color glicine fece capolino oltre la parete.
Tra il cozzare della stoviglie sparecchiate ed il vociferare del televisore, non gli riuscì di cogliere il colloquio tra i suoi genitori:
"Dobbiamo essere più preparati, Vegeta, Trunks incomincia a crescere e simili domande possono essere all'ordine del giorno… che figura!"
"Esiste la facoltà di non rispondere…" fece spiccio l'uomo.
Bulma allora scoppiò in una risata argentina e ritornò a sedersi a tavola.
Trunks si domandò cosa avesse da ridere e si crucciò della propria posizione inadeguata all'ascolto.
"Per un istante confesso che ho avuto paura che tu gli raccontassi davvero cosa succede tra un uomo ed una donna…" lo fissò Bulma, con una luce di seduzione e fascino nello sguardo ed un sorriso adorabile sulle labbra senza rossetto.
"Ma fammi il piacere…" bofonchiò Vegeta, finendo per cedere pure lui con un ghigno divertito all'ilarità della situazione.
Con le risate sguaiate di Mister Satan in sottofondo, il piccolo spione si arrese al tentativo di carpire i loro discorsi.
L'unica cosa che gli stava veramente a cuore in quel momento era non assistere ad un epilogo smanceroso e svenevole che non lo avrebbe risparmiato da una caustica digestione.
Così sorrise rincuorato nel vedere suo padre alzarsi da tavola definitivamente e la madre ritornare alle stoviglie.
Distanti come senza eccezione era abituato a vederli, pervaso dalla confortante ed innocente sicurezza che così sarebbero rimasti per sempre…

* * *


Si chiuse la porta alle spalle.
L'abat-jour sul comodino gettò un fascio di luce giallognola nella stanza rischiarando il letto coniugale foderato da una trapunta di mezza stagione color turchese e composizione geometrica nel mezzo.
Vegeta si accomodò pesantemente sul margine, facendo scricchiolare le doghe in legno della rete.
Si tolse le scarpe con noncuranza e la moquette blu ne attutì il tonfo.
Quando riemerse dal bagno annesso, la specchiera sul comò di Bulma catturò l'immagine di un corpo potente e nudo che si portò a ricadere sul letto, lasciando che la coperta infagottasse nella sua morbidezza le membra disposte ad allentare l'indomita resistenza.
Ma un braccio non era ancora persuaso all'abbandono e meccanicamente si mosse a sorreggere il capo insieme al cuscino.
La curvatura rigonfia del labbro inferiore mostrava, più che stanchezza, un disturbo misto ad acido disappunto e le pupille, deste sotto le folte sopracciglia, vigilavano sulle ombre realizzate dalla lampada contro il muro, quasi il profilo spuntato della cassettiera fosse sul punto di tramutarsi in una mannaia pronta ad affettarlo.
Forse, se Bulma avesse indugiato nelle sue officine anche per quella notte, il suo sarebbe stato il sangue schizzato sulle candide lenzuola.
Da nove giorni, prossimo alla conclusione l'ultimo prototipo di air-car della Capsule Corp., l'ingegnosa scienziata si degnava di mettersi a letto oltre le due della notte.
E a cosa serviva farle sapere di essere rimasto ancora sveglio?
Che il sangue martellava quel muscolo in astinenza oltre ogni ritegno?
La sentiva ronfare già dopo qualche istante che si era imboccata le coperte!
Al principe dei saiyan non andava a genio questo e meno che mai riconoscere a sé stesso che la solitudine, fida compagna di anni ormai trascorsi, fosse divenuta invisa ed antipatica quanto una megera vecchia.
Si era accorto che gli unici obblighi tra quelli materni, casalinghi e coniugali ad essere stati trascurati dalla sua terrestre nei passati nove giorni erano solamente quelli che prodigava a lui nelle ultime ore della sera nel loro letto.
Poteva anche solo essere un bacio sulla bocca, una lusinga pigra sul suo torace granitico, discorsi che lei finiva per rivolgere solo al soffitto, o solamente il silenzio prima che le maglie del sonno vincolassero le loro menti… erano questi i momenti graditi che la notte elargiva al suo calare e la verità era che aveva imparato a goderseli nella loro perfetta semplicità e ad attenderli persino, lui, schivo principe dei saiyan.
La luce del giorno non si confaceva alla passione, i raggi del sole non avevano mai dardeggiato e ferito le nudità avvinghiate dei loro corpi.
Solo la notte scrutava con discrezione la loro intimità, conciliava all'amore e li preservava da occhi importuni…
Mancava un quarto alla mezzanotte quando dei passi riconosciuti si fermarono dietro la porta e con cautela la sospinsero.
"Mica stai già dormendo?" fece capolino un caschetto azzurro che si richiuse l'uscio alle spalle.
Vegeta non l'aspettava, non così presto.
Era pronto a giurare che anche quella sera non avrebbe smentito le altre già trascorse.
"Ti sembra strano che lo faccia?" insinuò caustico.
Ma la donna non badò all'intonazione, soffermando l'attenzione sulla moquette.
"E' così faticoso per te riporre le scarpe al loro posto? Se dovessi alzarmi nella notte finirei per inciampare…"
"Le ho lasciate lì anche le altre sere e non mi pare che tu sia inciampata quando venivi a dormire quasi prossima all'alba…" 
"Esagerato…" mormorò lei andando a sistemarle in un angolo della stanza "mi sono trattenuta qualche ora in più solo negli ultimi giorni…" fece scivolare i pantaloni di jeans lungo le nivee gambe, reggendosi prima su un piede e poi sull'altro "dovevo rispettare quel termine per la presentazione del progetto, come ti ho spiegato…" slacciò la camicia in fretta, scoprendo un reggiseno senza merletti e trasparenze, che, abbinato alle mutandine di colore rosa e margheritine ricamate a completarne l'effetto, dava al suo fisico la freschezza della lontana eppur non perduta adolescenza.
Vegeta si mosse sotto le lenzuola, il braccio che gli reggeva il capo ritornò a posarsi sulla coperta stringendone la federa.
Era ancora uno spettacolo vederla spogliare e gli piaceva gustarselo silenziosamente.
Lei gettò gli abiti smessi su una sedia e scomparve nel bagno.
Si sentì lo scrosciare dell'acqua, lo strofinio dello spazzolino sui denti, l'effluvio di cosmetici per la notte.
Quando finalmente riemerse, la lunga casacca del suo pigiama azzurro aveva sformato già il suo corpo, attutendone la flessuosità dei profili.
Camminò verso il letto e lo cavalcò con movimenti felini fino ad incontrarsi con lui sotto le coperte.
In un lungo sospiro infranto contro il suo torace fu esalata la stanchezza di quel giorno.
"Questa sera ho concluso definitivamente il collaudo molto prima di quello che pensassi…" disse piano "così sono passata da Trunks per vedere se si era messo a letto e dormiva così angelicamente che mi sono trattenuta a fissarlo un po'…" 
"Ormai è angelico solo quando dorme…" fu lesto Vegeta a dire.
Nel ripensare all'imbarazzante domanda di suo figlio, la risata improvvisa di Bulma vellicò la sua pelle. 
"Poco mancava che ti strozzassi con quell'involtino!" continuò a soffocare la risata contro il suo collo.
"Credi che la tua reazione sia stata forse meno ridicola?" le rimandò il saiyan.
Bulma smise di ridere, ma sul volto le restò l'ombra svanente di quel sorriso.
"Sta crescendo… dovevamo aspettarci che prima o poi prendesse a porsi simili domande… era così adorabile quell'espressione confusa…" 
"Tu non hai certo risolto i suoi dubbi…"
"E' solo un bambino… domani penserà già ad altro…" concluse.
Sollevò il capo e per un istante solo fu immersa nelle tenebre delle sue iridi, prima che queste, contrariate da quell'indagine, ruotassero a fissare altro.
Lei non demorse e dolcemente prese a dispensare baci sull'acciaio dei suoi pettorali.
Le ciglia dell'uomo fremettero di piacere impercettibilmente.
Ma la sua bocca si mosse per dir tutt'altro:
"Adesso lasciami dormire… ho sonno…".
Bulma seguitò a tracciare la scia ardente sulla sua pelle, ignorandolo di rimando.
"Hai sentito?" insistette il saiyan "avanti… staccati da dosso!" e la scostò brutale, catapultandola nella sua porzione di letto.
Quando lei si risedette al centro del letto indispettita, la capigliatura azzurra era scompigliata come sotto ad un asciugacapelli.
Vegeta si guadagnò un cuscino diritto in faccia.
"Sei il solito animale!" l'apostrofò Bulma.
Lui le diede le spalle e per ripicca non le restituì più il guanciale, stringendoci intorno le braccia.
"E adesso che fai? Rendimi il mio cuscino! Avanti! Immediatamente!" rovesciò le mani sui fianchi ed appuntò i gomiti.
Ma il saiyan restò inerte.
"Uffa! Dammelo!" si lagnò lei con un broncio di bambina, andandogli a colpire la spalla.
"Prenditelo da sola se ci riesci…" la sfidò lui, conservando sui fianchi la posa rilassata di chi è prossimo al sopore.
Eppure le sue braccia erano salde quanto due tenaglie e la lotta che Bulma ingaggiò a tergo della sua schiena fu impari e spossante.
Alla fine lei ricadde sul materasso ed alzò bandiera bianca.
Passarono alcuni minuti prima che Vegeta la sentisse riavvicinarsi a lui di nuovo con circospezione.
Ma non fu per riprendersi quanto le era dovuto.
La voce di lei vibrò flautata intorno al suo orecchio:
"Credo di aver capito perché sei arrabbiato con me…".
Vegeta sollevò una palpebra:
"Non ho voglia di sentire le tue stupidaggini a quest'ora della notte…"
"Non sono stupidaggini…" prese a far scivolare con lentezza le dita lungo il suo braccio nerboruto "sei arrabbiato con me perché queste sere ti ho trascurato troppo…" fece carezzevole.
"Questa poi…" mugugnò lui con gli occhi già riaperti e completamente svegli.
"E' proprio così invece…" gli mordicchiò il tenero lobo "mi rendo conto solo adesso che non facciamo l'amore da dieci giorni…" la sua voce era ormai roca "merito tutta la tua rabbia…" lambì con la punta della lingua i contorni più interni del suo orecchio, infiammandolo a fuoco lento.
Vegeta subiva quelle effusioni irresistibili con vista annebbiata e labbra boccheggianti.
Bulma emise un ansito improvviso quando si ritrovò travolta dal suo corpo, nella posizione più congenita a due amanti.
"Pensi di potertela cavare così dopo tutte queste notti?" le fiatò contro il suo viso.
"Vuoi recuperare il tempo perduto?" chiese lei in un mormorio vibrante. 
"Recupererò quello e mi prenderò anche dell'altro" le strappò con prepotenza un bacio dalle labbra.
Un nembo carico di pioggia nascose la luna di quella notte, un tempo artefice di mostruose metamorfosi, ora timido astro che con reverenza non osava scrutare quella stanza… 


* * *


Avvertì la sua presenza accanto, una mano allungarsi a spostargli i capelli dalla fronte.
Gli rimboccò le coperte, ma non si mosse ancora a lasciare la stanza.
Trunks si domandò per quale motivo sua madre indugiasse.
Sentiva il suo sguardo incombere dall'alto.
Poteva immaginarlo sorridente e materno.
E così l'assecondò fingendo di non esser sveglio. 
Solo dopo una interminabile manciata d'istanti la sentì congedarsi in silenzio.
Era ora!
Si mise a sedere al centro del letto, vispo come se alle spalle non avesse lasciato la stremante giornata trascorsa sui Paoz.
Tenne d'occhio più volte la sveglia sul comodino e, quando ritenne che era trascorso tempo a sufficienza, si alzò e lasciò la stanza.
Il corridoio non era immerso nel buio.
Al calar della notte, automaticamente, si accendevano delle luci fioche posizionate all'estremità del muro, che illuminarono il suo cammino, guardingo e a piedi nudi.
Sotto una tartaruga ricamata sulla maglietta del pigiama, il suo cuore tamburellava rapidissimo.
Aveva prospettato ed atteso quel momento per tutta la serata.
Finalmente si sarebbe liberato di ogni dubbio ed avrebbe dormito più tranquillo quella notte e le altre ad avvenire, nell'appurare cosa sua madre e suo padre facevano quando erano soli in una stanza.
Le parole di Goku erano giunte alle sue innocenti orecchie incomprensibili ed astruse.
Lui sapeva solo di conoscere suo padre meglio di ogn'altro e di escludere categoricamente che verso sua madre avesse mai avuto un gesto di premura, a parte il generoso sacrificio compiuto per salvarle la vita.
Non era neanche certo che li avrebbe trovati insieme in quel momento.
Troppo di frequente aveva sorpreso suo padre a dormire su qualche divano, altrettante erano le notti, nel corso di quegli anni, in cui non era neanche rincasato.
Quando dunque chiedeva a sua madre le ragioni della sua assenza, lei lo eludeva quasi sempre con un gesto di stizza.
"Avete litigato?"
"Tuo padre è imprevedibile… non lo sai, forse?" e si ritirava da sola nella loro stanza.
Era una strana coppia di genitori, non gli restava allora che concludere questo nel suo intimo.
Strana, originale, unica.
E gli piacevano così com'erano.
Tanto sapeva che comunque si volevano del bene.
Accostò alla porta della loro stanza l'orecchio.
Non percepì nessun rumore.
"Scommetto che già dormono …" rise sotto i baffi che non aveva "tanto mio padre lo dice che quel Goku sa solo combattere…".
Con circospezione aprì l'uscio.
Uno squarcio di luce affilato tagliò il corridoio in penombra.
Increspò le sopracciglia nello scoprire di essersi sbagliato e si affrettò a guardare nello spiraglio.
Dapprima vago il campo visivo, assunse contorni più netti solo dopo qualche istante.
E Trunks ebbe l'impressione che la sua lingua non fosse mai stata più pesante.
Nel letto, sotto le coperte, Vegeta stava su Bulma.
E si stavano baciando.
Mica cosa da poco!
A Trunks sembrò che la bocca di suo padre stesse divorando metà della faccia di sua madre.
Non aveva mai visto neanche le coppiette al parco baciarsi con tale ardore.
Avevano gli occhi chiusi e Bulma, più che intrecciare le dita nei suoi capelli, pareva averlo avvinto con catene al suo viso.
Questa era roba scottante da telenovela, di quelle che piacevano tanto a sua nonna e che lui interrompeva per dispetto. 
Gli bastò vedere quel bacio per sentire le budella torcersi dentro ed il sapore delle pizze divorate a cena altalenargli in gola.
Così lo squarcio di luce si richiuse ed il corridoio tornò immerso nel buio.
Trunks restò poggiato alla porta, senza essersi accorto che sotto le coperte, i loro corpi erano senza più vestiti e le mani di suo padre compivano esplorazioni inaudite.
Non riusciva a credere ai propri occhi.
E così anche loro… erano come tutte le altre coppie…
Lieto o deluso di questa constatazione?
Per il momento non lo sapeva.
Aveva sempre interpretato la misantropia di suo padre come tangibile corazza del suo essere guerriero.
Lo aveva imparato ad amare per questo, ammirandone il lucido distacco quando di lui altro non c'era da apprezzare. 
Ora scopriva che anche quella corazza aveva delle incrinature profonde quanto le piaghe sul suo corpo, lungi dall'immaginare che c'era stato bisogno di battaglie mentali altrettanto ardue per poterle imprimere.
Si sentiva deluso, forse.
Amareggiato di non essere mai stato fatto partecipe di quella verità.
Pure sua madre gliel'aveva tenuta occulta con sapienza.
Tutti lo avevano sempre saputo, finanche Goten. 
Probabilmente l'indomani avrebbe riso a crepapelle nel vederli fingere di essere totalmente indifferenti l'uno all'altra, e di certo si sarebbe abituato all'idea fino a goderne, ma per il momento, la prima sensazione che provò nell'assistere a quelle effusioni fu una delusione dal sapore strano ed inspiegabile.
Era pronto a battere in ritirata, quando un rumore proveniente dalla stanza sollecitò il suo udito.
Era stato un gemito.
Anzi più di uno.
Erano ripetuti.
Erano di sua madre.
La rughe disilluse della sua fronte si commutarono in preoccupazione.
Tornò a riaprirsi il sottile varco di luce.
Non si stavano più baciando.
Sotto le coperte era solo un movimento conturbante che non riusciva a distinguere, ma suo padre pressava contro di lei in un ritmo affannoso. 
Il volto di sua madre era contratto in una maschera che lui fraintese di dolore e sofferenza.
Una sua mano scalpitava sul letto e ne torceva le lenzuola.
La porta si spalancò energicamente.
"Ma cosa stai facendo?! Lasciala! Lasciala stare!!" urlò il bambino balzando al centro della stanza.
La voce di Trunks li squassò più dell'orgasmo cui erano prossimi.
Vegeta si staccò dal corpo di lei quasi fosse divenuto incandescente, mentre Bulma balzò a sedersi neanche il materasso avesse avuto dei pungoli sparsi.
Nudo il torace di Vegeta, avvolta nella coperta sua madre fino al petto: fu così che Trunks rimase a fissarli.
Ma ciò che la sua mente registrò per primi furono i loro volti stravolti e scioccati, quell'ansimare inarrestabile per l'interruzione subita, lo sgomento, la vergogna.
Gli occhi di Trunks dardeggiavano furenti in direzione del padre, che per alcuni istanti non fu in grado di emettere suono.
Sentiva solo il materasso inabissarsi verso il pavimento.
Erano stati colti nell'attimo più intimo che potesse esistere tra un uomo ed una donna.
"Trunks…" riuscì a fiatare Bulma "perché… sei… sei entrato?"
"Perché non voglio che papà ti faccia del male" rispose asciutto senza distogliere il suo sguardo.
"Male…?" ripeté lei, sulla tragica via di discernere cosa avesse dato impulso a quell'azione.
"Ma che cosa stai blaterando?!" schiumò in rabbia Vegeta per l'intrusione e l'equivoco "come ti sei anche solo permesso di entrare in questa stanza senza bussare?! Vattene immediatamente! Fuori di qui!!".
Trunks retrocesse malfermo.
A farlo vacillare non fu la furia del padre ma leggere lo stesso disappunto sul volto di sua madre. 
"Non hai sentito tuo padre? Esci subito…".
La vide stringersi tra le coperte ed annotò il suo pigiama ai piedi del letto.
E fu allora che comprese che in quella stanza non sarebbe mai dovuto entrare.
Che aveva visto qualcosa che non doveva vedere.
Che ai bambini non era permesso neanche capire.
Provò un'indicibile vergogna che con un nodo gli istruì la gola, gli contorse le viscere più del bacio assistito di nascosto.
"Io… io…" tentò di dire invano, prendendo a singhiozzare.
"Che cosa stai aspettando?! Te ne vuoi andare sì o no?!" berciò ancora l'uomo, livido ora più di rabbia che di imbarazzo.
Trunks compresse le lacrime e se ne scappò via.
Il corridoio rinviò l'eco di un latrato di bambino lungo e dolorante. 
Poi il silenzio.
Bulma rabbrividì, come se una morsa di vento gelido fosse penetrata nella stanza.
Vegeta richiuse la porta con lo spostamento d'aria che il suo braccio produsse in una mossa violenta e scattante.
"Ma che diavolo gli è saltato in mente di fare?!" imprecò su tutte le furie.
"Che vergogna…" sprofondò Bulma e ringraziò che almeno le coperte le avessero salvato il pudore in parte.
"No… non finisce qui… gliene suonerò io quattro!" fece Vegeta per alzarsi.
Ma la donna glielo impedì:
"Che credi di fare? Peggiorerai solo le cose! Ma ti rendi conto Trunks che cosa ha visto? Lui non sa niente di queste cose ed ha frainteso tutto! Era convinto che tu mi stessi facendo del male!"
"Certamente! Tu mandavi gemiti più forti di una scrofa in calore! La colpa è solamente tua!"
"Sei il solito idiota!" insorse Bulma alla scurrile offesa "hai forse dimenticato cosa ci ha domandato a cena? Con quanta curiosità voleva sapere come si facessero i figli? Lui si è messo a spiarci!".
Vegeta represse un ringhio:
"Adesso sarà soddisfatto".
Bulma raccolse il capo tra le mani:
"Dobbiamo fare qualcosa… dobbiamo andare da lui e cercare di rassicurarlo… sarà sconvolto…"
"Scordatelo!" tornò ad infilarsi sotto le coperte "lo hai detto tu prima… è solo un bambino… domani si sarà già scordato tutto…".
"Tu stai sottovalutando la gravità della situazione!" lo ripigliò la donna "se non cerchiamo di dargli dei chiarimenti ora, questa cosa potrà perseguitalo per chissà quanto ancora! E se non facciamo qualcosa adesso, mi dici come domani avremo il coraggio di guardarlo negli occhi, sapendo che cosa ci ha scoperti a fare?! Di cose imbarazzanti nella mia vita mi sono capitate, ma questa le supera tutte!".
"Non me ne frega un accidente…" la raggelò lui "le chiacchiere non fanno per me… meno che con un moccioso… non gli devo dare nessuna spiegazione e se c'è qualcuno che deve chiedere scusa è solamente lui…".
Bulma si liberò dalle coperte con furia e rapidamente si alzò a prendere la vestaglia agganciata ad un fianco dell'armadio.
"Sei uno scimmione buon a nulla!" l'apostrofò allacciando i lembi "non posso sperare da te nessun aiuto! Ci andrò da sola!" frusciò la seta sulla sua pelle mentre abbandonava la stanza.


* * *


Solo un debole raggio di luna squarciò l'oscurità della camera nell'istante in cui si dissiparono le nuvole.
A Bulma fu sufficiente per scorgere la sagoma di suo figlio rannicchiata ai piedi del letto.
Avvertì lo sforzo da parte sua di soffocare i singulti nel sentirla entrare.
"Lasciami solo…" mugugnò piano.
"Non intendo trattenermi a lungo… non temere… la notte è ancora lunga e dobbiamo dormire tutti…" gli si sedette accanto, sul freddo impiantito, dopo aver ghermito un dinosauro di peluche con cui si intrattenne qualche istante in attesa di trovare le parole giuste.
Si sarebbe potuto affettare con un coltello l'imbarazzo che madre e figlio condividevano l'uno accanto all'altra.
"Io e tuo padre non volevamo essere così severi…" esordì con calma "ma capirai che una simile irruzione non ce la saremmo mai aspettati… non ti ho forse insegnato sempre a bussare prima di entrare in una stanza…?".
Trunks non disse nulla e lei prese a tormentare la coda del dinosauro.
"Solo stasera mi sono resa conto che tu stai crescendo sul serio e che certe curiosità finiscono per essere lecite… è per questo che ci stavi spiando… non è così?" inquisì osservandone il profilo mortificato.
Trunks provava vergogna e confusione.
La vergogna di aver visto qualcosa di proibito.
La confusione di non aver capito neanche cosa fosse.
Era una sintesi di sensazioni che lo scuotevano dall'interno ed emergevano sotto forma di lacrime incontrollate.
Bulma ne estinse una con la punta di un dito mentre scivolava rapida sul faccino glabro.
"Tuo padre non mi stava facendo del male…" lo rassicurò subito "è vero che ha tutti i difetti di quest'universo…" sorrise "ma non lo farebbe mai né a me e né a te…".
Ma Trunks questo lo aveva già capito.
Era l'unica cosa che gli fosse chiara.
Solo che non sapeva come altro avrebbe dovuto interpretare quelle contratture dolorose che sua madre aveva avuto in volto in quegli istanti, né cosa avesse generato il suo lamentarsi.
Vide la donna torchiare ancora la coda dell'innocente pupazzo.
Era uno dei suoi preferiti e quando lei se lo lasciò cadere in grembo, se ne approfittò per trarlo in salvo dalle grinfie inconsapevoli.
Lo strinse tra le sue mani e lo appoggiò sulle ginocchia ripiegate.
"Tu sei ancora un bambino e molte cose ti sono ancora difficili da capire… ma posso assicurarti che ciò che tu hai visto non è niente di spaventoso…" fece un risolino per allentare la tensione e l'imbarazzo che quelle spiegazioni le determinavano.
Invano cercò di decifrare il suo ermetismo.
Ma gli chiese lo stesso:
"Ti meravigli del fatto che tuo padre mi voglia del bene?".
Lui scosse il capo, senza capire la ragione di quella domanda.
"Ed allora non dovresti sconvolgerti neanche di ciò che hai visto…".
Trunks si decise finalmente a guardare sua madre e vide che lei sorrideva all'interrogativo spuntato sulla sua bocca.
"Vedi… quando due persone adulte si vogliono bene… fanno…" si mosse a disagio sul pavimento, avvertendo i muscoli del sedere indolenziti "ehm… ecco… diciamo che per manifestare il loro amore… si baciano… si accarezzano… queste cose così…" glissò lei con l'ennesimo risolino.
Ma a Trunks restarono ancora tutti i dubbi di prima.
Bulma li indovinò ad uno ad uno dalla perplessità della sua espressione e tentò di risolverli una volta per tutte.
"A volte poi succede che si lascino prendere a tal punto dall'amore, che i baci e le carezze diventano più frenetici e si è così felici da non riuscire più a capir nulla… è questo ciò che tu hai visto ed è in momenti del genere che può essere concepito un bambino… credimi… è la cosa più naturale di questo mondo…".
Trunks ascoltò una ad una le parole di sua madre, le rielaborò nella sua testolina di bambino e quando ne ebbe compreso il senso, proruppe illuminato:
"Vuoi dire allora che avrò un fratellino?".
Bulma sgranò gli occhi e mise subito le mani avanti:
"No, tesoro… non è detto che succeda per forza… io e tuo padre non ci stiamo ancora pensando… forse un giorno…" soggiunse poco dopo nel vedere la sua espressione amareggiarsi.
Poi si alzò in fretta e prese a rassettare le coperte del letto:
"Avanti… è tardissimo… è ora di mettersi a nanna…".
Trunks si rialzò con riluttanza:
"Non ho molto sonno…"
"Ti verrà non appena avrai chiuso gli occhi…" gli rimboccò il piumino.
Lei stava per andarsene quando suo figlio le afferrò un braccio:
"Dov'è papà? Se ne è andato, forse?".
Bulma gli accarezzò i capelli, penetrando la sua preoccupazione.
"No… credo si sia addormentato… ora riposa anche tu e dimentica questa storia…".
Gli pose accanto il dinosauro di peluche e con un bacio sulla fronte si congedò definitivamente.

* * *


Vegeta non stava dormendo.
Lo trovò così come lo aveva lasciato, con un braccio incrociato dietro al capo e rischiarato dalla luce giallognola dell'abat-jour.
Dall'espressione cupa del volto non pareva interessato all'esito del colloquio tra Bulma e suo figlio, ma il fatto non avesse finto di essersi addormentato le fu da sprono a parlare ugualmente:
"Trunks si è calmato…" si tolse la vestaglia e si affrettò a coprirsi con il pigiama che giaceva ancora a terra.
"Si vergognava da morire… non aveva neanche il coraggio di guardarmi negli occhi…" agganciò lentamente i bottoni della casacca "ed io non sapevo neanche cosa dirgli tanto ero imbarazzata pure io… poi gli ho spiegato che quello che ha visto è qualcosa di normale tra un uomo ed una donna che stanno insieme… non sono certa se abbia compreso… non potevo mica spiegargli tutto…" si infilò sotto le coperte.
Si voltò verso il saiyan dopo qualche istante, mettendosi su di un fianco:
"Non me lo ha detto chiaramente… ma credo che se anche tu gli dicessi qualche parola starebbe meglio…"
"Ti ho già detto che non sono bravo con le parole e non so cosa dirgli…" fece seccato.
"Potresti fargli qualche discorso da uomo ad uomo, fargli capire di non essere arrabbiato e…"
"Non voglio, quante volte te lo devo ripetere?!" si alterò "non vedo perché dovrei fingere di non essere arrabbiato quando invece lo sono!"
"Ed allora che vuoi fare? Non vorresti più guardarlo in faccia perché ti vergogni che ti abbia colto in flagrante insieme a me? Perché è questa la verità e pensi di raggirarla evitandolo!"
"Io non mi vergogno di niente…" mentì spudoratamente "meno che dinanzi ad un bambino ed ora fammi il piacere di farmi dormire… non voglio sentire altro dalla tua bocca fino a domani!" ed allungò un braccio per spegnere il lume.
Bulma si vide dare le spalle e contraccambiò il gesto con stizza.
Vegeta non chiuse gli occhi, scrutando il buio come fanali nella notte.
Li fissò a lungo sulla sveglia digitale posizionata sul suo comodino.
Ad uno ad uno vide scorrere i minuti, talora con lentezza, altre volte inghiottiti nella rapidità di pensieri sconnessi.
Poi, dopo mezz'ora di veglia, risolse ad alzarsi.
Bulma sentì il materasso sollevarsi, ma restò immobile.
Vegeta percorse il corridoio in direzione della cucina per scoprire con sorpresa e fastidio che qualcun altro l'aveva già ingombrata.
Trunks stava per versare del latte in una ciotola di cereali quando si avvide della sua presenza.
Restò fermo a subire un'indagine muta ed impassibile che durò fino a quando il figlio non disse con premura:
"Avevo fame… vuoi… vuoi che ti prepari… qualcosa da mangiare?".
Vegeta si mosse verso il frigorifero, da dove trasse una lattina di birra che trangugiò avidamente, affettandogli la più sdegnosa indifferenza.
La presenza di suo figlio lo imbarazzava all'inverosimile.
Trunks lo vide procedere verso la porta-finestra, dove da dietro ai vetri osservò il giardino immerso nel buio.
Dei suoi cereali non ne fu toccato neanche uno.
La fame gli passò, lasciando il posto ad una sensazione di vuoto e di disagio.
Non aveva avuto neanche il coraggio di guardare suo padre in faccia.
Si sentì vile.
Per questo avanzò piano nella sua direzione, fermandosi a pochi passi da lui:
"Mi dispiace per quello… che… è successo prima…" riuscì a pronunciare labile come un sussurro.
E stava per andarsene via, mortificato e depresso, quando si sentì dire:
"E pensi di risolvere così le cose?" si voltò suo padre a guardarlo "chiedendo delle patetiche scuse? Ti sei reso conto di quello che hai combinato questa notte?".
Gli occhi limpidi del bambino vibravano prossimi alle lacrime.
"Spiarci come un ladro… è stata un'azione che da te non mi sarei mai aspettato…".
Ma Trunks non resistette oltre e sbottò tutto quello che teneva dentro:
"E da te, allora? Pensi che io mi sarei aspettato di vedere quella roba?! Io avrei messo la mano sul fuoco che tu non fossi come tutti gli altri… che quelle cose le facevano solo i terrestri!" 
"Ma di cosa stai parlando?" sibilò il saiyan, che una reazione simile non l'avrebbe mai prevista.
Il bambino si asciugò le lacrime e, recuperato il contegno di prima, mugugnò tra i singhiozzi:
"E' stata tutta colpa di Goten…"
"Goten? Che c'entra lui? Avanti, parla!" incominciò a perdere sul serio la pazienza al solo pensiero che in questa vicenda fosse invischiato uno di quella famiglia.
Allora Trunks raccontò del bacio di Videl e Gohan a cui Goten aveva un giorno assistito e delle argomentazioni sostenute su come simili smancerie non si confacessero ad un vero guerriero:
"Lui mi ha detto che queste cose le fanno tutti… io gli ho risposto che si sbagliava, che tu eri un vero guerriero, perché queste cose non le facevi con la mamma!" tirò su col naso, rosso come un pomodorino, e grondante come una fontana difettosa.
"Anche Goku ha detto che persino a te qualche volta piace restare solo con mamma, perché altrimenti io non sarei neanche mai nato…"
"Questa poi!" ringhiò Vegeta tra sé e sé, sbriciolando la lattina "mettere in testa simile idee ad un bambino! Solo un idiota come lui poteva farlo!"
"Io volevo solo capire se avevano ragione…" concluse rivolto al pavimento, dove scivolò l'ultima lacrima.
Per qualche istante nessuno dei due fiatò.
Fu Vegeta a riprendere:
"Dunque devo averti deluso molto…" gli angoli della bocca tradivano il sottile sarcasmo "non mi reputi più degno perché mi hai sorpreso a flirtare con tua madre come un normalissimo terrestre… cosa dovrei fare allora? Non guardare più tua madre, andarmene di qui perché tu lo ritieni vergognoso per il principe dei saiyan?! Se è su questo piano che la metti, non dovrei neanche stare a parlare con un moccioso come te, in questo momento!" si alterò il volto in una maschera collerica "perché è altro che starebbe a fare il principe dei saiyan!". 
Le parole di suo figlio avevano disseppellito il tormento che aveva tribolato il suo animo negli ultimi anni ormai trascorsi.
Eppure questa volta, come allora, sapeva in cuor suo che non c'era altro posto dove stare che in quella casa.
Non si aspettava che fosse proprio suo figlio a rinfacciarglielo e non la sua coscienza.
"No!" gridò il bambino per riparare il suo fallo "io non voglio che tu te ne vada… e non credo nemmeno che tu non sei un vero guerriero… è che…" riprese a sciogliersi in lacrime "è che ero convinto che tu non abbracciassi mai la mamma… perché neanche con me tu lo hai mai fatto… prima di…".
E gli morì in gola, soffocata da opprimenti singulti, la rievocazione dell'unica volta in cui aveva sentito il calore di suo padre effondersi in tutto il corpo nell'ultimo abbraccio prima del suo eroico olocausto.
Era stata un'inondazione coinvolgente di un calore mai provato.
Vegeta tacque, quasi il fiato gli fosse stato spezzato.
Si allontanò da lui ed andò a sedersi sul divano, come se quel distacco gli consentisse di riordinare il subbuglio della mente.
Trunks si mosse solo quando l'uomo gli fece cenno di avvicinarsi:
"Io ti ho sempre trattato per quello che sei veramente…" lo fissò diritto negli occhi "un guerriero… ancora piccolo… ma pur sempre un guerriero…" gli disse.
Quando il padre gli parlava così, sentiva una fierezza esaltargli dentro ed anche quella volta davanti a lui raddrizzò le spalle automaticamente.
"Non hai bisogno che io ti faccia simili moine… non ti danno forse già fastidio quelle di tua madre, a volte? Io sono un pessimo padre… lo so… e tu di sicuro meritavi qualcosa di meglio di uno come me… ma non chiedermi di essere diverso… io… io non ci riesco…".
Avrebbe voluto dirgli che gli bastasse sapere che per lui aveva dato la vita e che l'avrebbe data ancora, ma le parole restarono esiliate nei meandri di quel suo cuore silenzioso.
"A me sta bene così come sei…" gli rispose commosso l'altro, consapevole di quelle verità nascoste.
"Vedi…" riprese Vegeta con un fare insolitamente confidenziale "con tua madre è diverso… lei è… una donna" accentuò quasi con disgusto "e le donne hanno bisogno di simili attenzioni perché altrimenti diventano nevrotiche…".
Trunks rise con complicità.
"Tua madre la conosci bene… è piena di difetti… però…" guardò altrove prima di riuscire ad ammettere quasi un bisbiglio "però… mi piace…".
Trunks guardava suo padre, pieno di ammirazione:
"Un giorno, quando sarai grande ed avrai trovato anche tu una donna, forse quello che io ti dico adesso, non ti sembrerà tanto stupido…" gli disse ancora.
"Tu l'ami, vero?" gli domandò, importunandolo.
"Non ti immischiare… questi sono affari miei…".
Bulma, nascosta dietro le foglie di una pianta artificiale, sorrise, mentre una stilla fulgente le percorreva una gota.
E prima che Trunks decidesse di rimettersi a letto, scomparve tra le ombre del corridoio.
Vegeta si intrattenne ancora lì a lungo, anche quando suo figlio se ne fu andato dopo avergli augurato la buona notte.
Inspirò profondamente l'aria fredda proveniente dalla finestra che aprì.
Non riusciva a sentirsi ancora stanco.
Eppure decise ugualmente di ritornarsene in camera.
Non era escluso che di quella nottata potesse recuperare il salvabile…

FINE

 

 

   
 
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