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Autore: AlexisRendell    21/11/2011    2 recensioni
Questa è una Ferriswheelshipping, cioè una fanfiction su N e White, rispettivamente il rivale e la protagonista femmina di pokémon biano e nero. Spero che vi piaccia, è divisa in 13 capitoli ed è abbastanza lunga.
Tratterà non solo di una storia d'amore fra N e White, ma anche di omosessualità, quindi se questo argomento non vi va a genio non leggetela nemmeno.
Genere: Horror, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Si chiuse nella sua stanza. Aveva bisogno di pensare. Ma ovviamente, quando cercava di concentrarsi, la sua mente si affollava di ricordi. Doveva concentrarsi. Prese il suo lettore cd e ne cercò uno da inserire. Bullet For My Valentine, adorava quel gruppo. Le prime note di Tears Don’t Fall riecheggiarono nell’aria. Si sdraiò sul letto. Non sapeva che fare. Chiedere a Ghecis di suo fratello, o stare zitto? Certo, fare domande su suo fratello equivaleva ad ammettere che era entrato in quella stanza, cosa che gli era stata vietata. Non sapeva come avrebbe potuto reagire Ghecis.
Si prese la testa fra le mani. Che doveva fare? Non riusciva a raccapezzarsi. Si alzò, prese con se 4 dei suoi pokémon e uscì dalla stanza. Si diresse verso Sciroccopoli. Solo lì riusciva a concentrarsi del tutto. Stava per entrare nell’edificio antistante la ruota panoramica, quando vide la ragazza che lo aveva battuto a Quattroventi. Sentì il bisogno di parlarle. Non sapeva il perché, ma ne aveva bisogno. Le si avvicinò e la invitò a salire con lui. Lei lo seguì senza dire una parola. Una volta sulla ruota, lui le rivelò di essere il principe del team plasma. Le rivelò il piano di suo padre di portare via tutti i pokémon dagli umani. Erano seduti uno accanto all’altro. Lei guardava fuori, lui guardava lei. Piano piano nella mente di N, i lunghi capelli di lei si accorciarono fino alle scapole, e i suoi occhi azzurri si scurirono fino a diventare grigi. N scosse violentemente la testa. Helia era morta. Era solo confuso. La ragazza si girò verso di lui. –va tutto bene?... Non conosco ancora il tuo nome.- chiese.
-N. mi chiamo N.- rispose lui.
-io mi chiamo White.-
-secondo  te, White, quanti pokémon esistono?-
-non saprei, perché me lo chiedi?- Gli disse girandosi verso di lui.
N non rispose. Aveva l'impressione che Helia fosse ancora lì, aveva fatto anche a lei la stessa domanda.
Poco dopo la corsa finì, N e White uscirono da quella cabina piena di ricordi.
N prese le mani di lei nelle sue, stava per dirle qualcosa...
-Principe N!-, l'urlo squarciò l'aria, due reclute del team plasma stavano correndo in quella direzione.
Senza pensarci mollò le mani di White, e fece come per nasconderla dietro di sé.
Aveva già fatto quel gesto, una volta,con Helia . La prima volta che andarono sulla ruota insieme. Appena scesi arrivarono 2 reclute anziane, che da lì a poco sarebbero diventate 2 dei 6 saggi di Ghecis. Anche in quel momento N stava per dire qualcosa di importante.
Poco prima che le reclute arrivassero, N sussurrò qualcosa a White: - fai finta di sfidarmi, ti farò vincere-
Le due reclute arrivarono sul posto, avevano ancora il fiatone; erano una ragazza e un ragazzo.
Il ragazzo disse:-Lord N, eravamo così in pensiero, dove siete stato?-
-Stavo istruendo giovane allenatrice sulla vera realtà del mondo, ora se volete scusarmi, devo dimostrarle che le lotte sono la vera sofferenza dei pokémon.-
Detto questo prese una pokéball.
-vai Sandile – disse.
-vai dewott, conchilama-
Sandile andò subito KO. N non osava guardare in faccia il suo avversario, aveva paura della prima persona che era riuscito a batterlo da quando era entrato veramente nel team Plasma.
- vai sigilyph, scelgo te- urlò per riportarsi alla realtà.-
-dewott, ritorna! vai herdier, usa inseguimento-
-psichico- fu la risposta di N.
entrambi i pokémon andarono K.O. subito.
 N mandò in campo i suoi ultimi pokémon, che furono battuti.
Guardò White, e le voltò le spalle.
-Ci rivedremo- sibilò, fingendo di essere arrabbiato. Non lo era.
Fece segno alle due reclute, ancora incredule della sconfitta di N, di seguirlo.
Intanto lui teneva stretto nel pugno il ciondolo che portava al collo. In testa aveva solo un pensiero... “Helia, mi manchi…”
 
White era perplessa. Chi era quel ragazzo? Era strano, senza dubbio. Cheren l’aveva definito pazzo, quando si erano battuti a Quattroventi. A lei sembrava solo triste. Infinitamente triste, e malinconico.
 
Le reclute riaccompagnarono N al castello. Lì suo padre lo attendeva, fumante di rabbia. Lo prese per il collo della camicia,soffocandolo, e lo strattonò con violenza.
-Quante volte ti ho detto che non devi uscire da questo castello da solo? QUANTE??- urlò.
-Io… Io non…-
Ghecis lo lanciò contro un muro. N sbattè la testa e si accasciò a terra tossendo. Sentiva un dolore lancinante dietro la nuca. Si toccò con la mano, e la ritrasse sporca di sangue. Soffocò un gemito.
-Portatelo nelle segrete.- sibilò Ghecis. – e non dategli né cibo né acqua, fino a nuovo ordine.-
Le due reclute si guardarono. –Signore, è vostro figlio…- balbettò il ragazzo.
Ghecis li guardò. Bastò quello sguardo per far sbiancare le due reclute.
-S-subito, signore.- si affrettò ad aggiungere la ragazza.
Aiutarono N ad alzarsi, e lo portarono ai piani bassi del castello.
Lo chiusero in una piccola cella.  –ci dispiace, principe- mormorarono.
N li guardò. –Non è colpa vostra.- rispose gentilmente.
-vi porteremo qualcosa per la ferita-
N fece un cenno con la testa. –grazie-
Scomparvero, ma ritornarono dopo pochi minuti con del disinfettante, bende, un straccio e dell’acqua. Gli medicarono la ferita, la bendarono e poi uscirono.
N si sedette per terra. La testa gli faceva male da impazzire. Sentiva lo zampettare dei joltik e degli spinarak sul soffitto. Un paio di rattata corsero velocemente da una parte all’altra della cella.
N iniziava a vedere tutto sfocato. Si toccò la benda. Era già tutta impregnata di sangue. La ferita era più profonda del previsto. Appoggiò la schiena al muro, chiudendo gli occhi. Scivolò lentamente a terra, incosciente.
Lo trovarono Antea e Concordia quella sera. Trasgredendo agli ordini di Ghecis, gli volevano portare del cibo. Quando lo videro, urlarono. Una pozza di sangue si allargava sotto la sua testa, sporcandogli i lunghi capelli verdi. Entrarono nella cella, gli toccarono il polso. Niente battito. Chiamarono aiuto.
 
Dalle segrete nessuno le avrebbe sentite. Salirono le scale, chiesero aiuto lungo i corridoi principali del castello. Le due reclute che avevano rinchiuso N le sentirono e chiesero cosa stesse succedendo. –Il principe.. nelle segrete…- Iniziò concordia, piangendo. Le reclute capirono, corsero nei sotterranei. N giaceva su un fianco, immerso nel suo stesso sangue.
–Antea, Concordia! Chiamate un medico!- urlò il maschio.
-Principe.. principe N… svegliatevi!- gemette la ragazza, dandogli dei lievi schiaffi sul viso.
N aprì lentamente gli occhi. Sentiva i suoni come se fosse avvolto nel cotone. Mugugnò parole incomprensibili.
-Ha aperto gli occhi, ha parlato!- urlò la ragazza.                        
Antea e Concordia si precipitarono nella cella. –Principe.. temevamo fossi morto…-
N sentiva tutti distanti. Provò a muoversi, ma non riusciva. Sentiva solo dolore.
-allontanatevi da lui.-
Ghecis si avvicinò a loro. Le reclute e le due muse si spostarono al suo passaggio.
Si fermò davanti a N. lo prese malamente per un braccio e lo costrinse ad alzarsi in piedi.  Il ragazzò tremava, era debole. Aveva perso troppo sangue. Si accasciò di nuovo al suolo.
–sei debole. – gli disse Ghecis con cattiveria.
Stava per rimetterlo in piedi malamente, quando Concordia si frappose tra lui ed N.
-Smettetela! Non vedete che non ce la fa? È un ragazzo, non un automa!- urlò, con le lacrime agli occhi.
Antea e le due reclute erano bloccate dallo stupore. Nessuno parlava così a Ghecis.
N guardava suo padre. Sentiva di odiarlo, ora più che mai.
Passarono secondi interminabili. Alla fine Ghecis si girò e uscì dalla cella. Con la coda dell’occhio notò il vassoio con la cena che Concordia e Antea avevano portato ad N, rovesciato per terra. –Non finisce qui- sibilò.
Quando se ne fu andato, la recluta aiutò N ad alzarsi. Il ragazzo però si accasciò di nuovo al suolo. La recluta allora lo prese in braccio e, seguiti dall’altra recluta e dalle due muse, lo portò nella sua stanza.
Lo adagiarono sul letto, gli cambiarono il bendaggio e notarono un taglio pieno di sangue. –dobbiamo ricucirlo- disse Antea. Concordia annuì. –chiediamo perdono, principe, questo farà un po’ male.-
Quando l’ago iniziò a riunire i lembi di pelle, N soffocò un urlo. Il dolore era inimmaginabile. Non riuscì più a trattenersi, e urlò con quanto fiato aveva in gola.
-Fatti coraggio, passerà presto- fece appena in tempo a sentire Concordia che gli parlava, dopodiché svenne.
 
Le due muse finirono di ripulire la ferita, e uscirono dalla stanza. I due membri del team plasma se n’erano già andati. Fuori dalla porta,  il trio oscuro le stava aspettando. –Vogliate seguirci- disse uno di loro, minacciosamente.
 
N si risvegliò qualche ora dopo. Per tutta la durata del sonno, aveva sognato White. Si toccò la testa. Gli faceva male,  ma almeno la benda era asciutta e pulita. I capelli era incrostati di sangue secco. Si fece una doccia, poi si infilò un paio di pantaloni e si recò in giardino. Si sedette sull’erba, il ciondolo di Helia stretto fra le mani.
-Helia… Helia perdonami, credo di esserne innamorato…- le lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance. –Lei mi ricorda te… Ma ora ho troppi casini per pensare a lei… Cosa devo fare Helia? Non sono neanche più convinto del piano del team..-  i suoi pokémon si avvicinarono a lui. Tutti loro erano stati maltrattati dai loro precedenti allenatori, ma avevano trovato in N un amico. N strinse le braccia intorno alle ginocchia e vi affondò la faccia. Ad un certo punto si alzò e si diresse verso la camera di suo padre. Non si accorse dell’ombra che lo stata spiando, nascosta fra le fronde di un albero.
Quando fu nella stanza di Ghecis, aprì i cassetti della sua scrivania. Dopo una piccola ricerca, trovò quello che stava cercando. La pistola riluceva di un inquietante luce nera. La prese in mano. Se la puntò in bocca, e premette il grilletto.

CLICK.

Era caricata a salve.
 N la lasciò cadere sul pavimento. Cosa stava facendo? Non era questo il modo di risolvere le cose. Non poteva morire, non ora almeno.
Fu allora che notò un quaderno nel cassetto dove aveva preso l’arma. Lo aprì, gli diede uno sguardo veloce. Era un diario. Lo nascose sotto la maglia. Si chinò, raccolse la pistola e se la mise in tasca. Richiuse i cassetti e uscì da quella stanza maledetta.
 
-Re Ghecis..- sibilò un membro della triade.
-Dimmi-
-Devo parlarle di N…-
Raccontò di aver visto N nel giardino, e di quello che aveva detto.
Ghecis inarcò un sopracciglio. Un’altra ragazza. Evidentemente farne fuori una non era stato sufficiente.
-La prossima volta che esce dal castello, seguilo. Senza farti vedere.-
-sarà fatto, mio signore….-
 
Era quasi sera. N andò in camera sua e lanciò distrattamente il diario di Ghecis per terra, insieme alla pistola.
Si sdraiò sul letto. Aveva una voglia pazzesca di vedere White. Aveva voglia di parlarle, di raccontarle tutti i suoi problemi. Magari si sarebbe sentito risollevato. Decise di andarla a cercare il giorno dopo. Si girò su un fianco, e si addormentò, un sonno popolato di immagini di lui e White insieme.
  
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