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Autore: Wren07    21/11/2011    4 recensioni
- Ti odio, Finn Hudson - sbadigliò Kurt, calandosi nuovamente la benda sugli occhi con uno scatto.
- O almeno dovrei - si corresse mentalmente, in dormiveglia, mentre dall’altra estremità della stanza continuavano ad arrivargli alle orecchie i borbottii convulsi di Finn.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Kurt Hummel | Coppie: Finn/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Joey, che ha promptato e betato questa piccola Furt.
Consideralo un regalo di compleanno anticipato o quello che vuoi,
in ogni caso il mondo ha bisogno di più Furt.
 
Pure Imagination
 
Scostandosi assonnato la benda dagli occhi, constatò che la sua precisissima e fluorescente sveglia elettrica segnava le due e otto minuti.  
La ripose con un gesto meccanico sul comodino infestato da quel pomeriggio da oggetti di ogni sorta non meglio identificabili. Ad opera della stessa persona da cui proveniva la voce che lo aveva svegliato a quell’ora, ovviamente.
 - Ti odio, Finn Hudson - sbadigliò Kurt, calandosi nuovamente la benda sugli occhi con uno scatto.
- O almeno dovrei -  si corresse mentalmente, in dormiveglia, mentre dall’altra estremità della stanza continuavano ad arrivargli alle orecchie i borbottii convulsi di Finn.
Kurt aveva passato l’intera giornata tra le lezioni, le prove del Glee Club e il supporto emotivo a Brittany per la rinnovata dipendenza dal fumo di Lord Tubbington (il tutto sostenuto da un numero imprecisato di cappuccini, sì, ma si trattava di un particolare trascurabile).
Possibile che neanche di notte gli fosse concesso un attimo di tregua?
Affondò la testa nel cuscino, nel tentativo di attenuare il suono proveniente dall’altro letto. Tentativo del tutto inutile, come dimostrava il volume della voce del fratellastro, che tendeva ad aumentare mentre pronunciava di tanto in tanto parole confuse.
Ormai rassegnato all’idea di trascorrere una notte insonne, Kurt decise di concentrarsi sulle parole di Finn, curioso di sapere cosa lo agitasse tanto da portarlo all’elaborazione di quello che, a giudicare dai toni, avrebbe potuto essere un discorso politico molto animato, o con più probabilità un lungo elenco di azioni di football.
In ogni caso, gli risultava del tutto impossibile distinguere anche una sola parola di senso compiuto, tra quelle articolate da Finn. Anche se in effetti, nel caso in cui fosse stata corretta l’ipotesi del football, senza l’interpretazione di suo padre il significato della maggior parte di quei termini gli sarebbe rimasto ignoto anche in pieno giorno. Ma svegliare Burt nel cuore della notte per sottoporgli una questione simile non gli sembrava un’idea da prendere in considerazione, per quanto fossero limitate le sue capacità analitiche in quel momento.
Non potendo decifrare quei fonemi sospetti, Kurt tentò un altro metodo: la totale astrazione. Quel corso estivo di training autogeno doveva pur essergli servito a qualcosa, no? Quanto poteva essere difficile concentrarsi, mantenere la calma e riaddormentarsi?
Dunque, si partiva dal braccio destro. O forse era il sinistro. In realtà l’unica cosa che riusciva a ricordare delle lezioni era la ridicola tuta che era stato costretto a indossare. Si maledisse mentalmente per non aver ascoltato Rachel quando gli aveva detto che stava sprecando i suoi soldi con quel corso.
In più, ad intervalli regolari, Kurt veniva interrotto da un’altra parola biascicata da Finn.
In quel momento una tazza di cioccolata calda sarebbe stata un metodo di rilassamento molto più efficace in realtà, meditò, insieme ad un film magari. Ricordandosi dell’ora, e del fatto che probabilmente in cucina non avrebbe rimediato più di un bicchiere di latte, però, risolse infine di restare a letto.
Ma l’idea di cioccolata calda e film gli aveva riportato alla memoria i pomeriggi passati con la mamma, che aveva sottoposto innumerevoli volte alla visione di ‘Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato’: a quei tempi, la notte non riusciva a dormire sonni tranquilli senza una ninnananna di sua madre, che nella maggior parte dei casi finiva per addormentarsi prima di lui.
Forse anche con Finn avrebbe funzionato, o quantomeno sarebbe bastato a far crollare nel sonno Kurt: quindi si alzò e si appollaiò sulla sedia più vicina al letto del fratellastro, ignorando la massa di vestiti che stentava a definire coordinabili da cui era coperta, e iniziò a cantare sommessamente.

Come with me
And you'll be
In a world

of pure imagination
Take a look
And you'll see
into your imagination


Finn, intanto, era seduto di fronte al tavolo della cucina, su cui troneggiava il glorioso panino; dopo aver passato quelle che gli erano sembrate ore a recitare ad alta voce gli ingredienti, perdendo di volta in volta il conto, era finalmente arrivato alla ricetta completa per prepararlo.
Quando allungò la mano sul tavolo per prendere il panino, però, trovò al suo posto una palla da bowling. Solo allora, mentre infilava le dita nei fori della sfera, si rese conto dei birilli disposti davanti a lui. Si preparò a lanciare la palla, che un attimo dopo scivolava ad una traiettoria pressoché perfetta, ma più avanzava, più i birilli sembravano allontanarsi.
Finn, allora, iniziò istintivamente a correrle dietro, ma perse improvvisamente l’equilibrio; scivolò fino alla fine della pista e rotolò fra i birilli.
Intanto gli risuonava nella mente una voce conosciuta.
 
We'll begin
With a spin
Travelling in
The world of my creation
What we'll see
Will defy
Explanation

 
Un attimo dopo si ritrovò tra le lenzuola, a bocca spalancata e madido di sudore, ma mantenne gli occhi chiusi, avvertendo ancora la sgradevolissima sensazione di essere appena precipitato.
- Oh. Era un sogno. Ma certo - constatò un attimo dopo, riprendendo coscienza. Dopo qualche minuto di riflessione, giunse alla conclusione che il suo incubo non fosse poi così illogico. Il panino era sicuramente il risultato della fame che aveva in quel momento. Per quanto riguardava la pista da bowling, poi, non gli sarebbe dispiaciuto averne una in camera, doveva ricordarsi di proporre l’idea a Kurt il mattino dopo. Ancora stentava a comprendere l’attinenza di Willy Wonka al resto del sogno, però. Ma stiracchiandosi, un momento dopo, ebbe l’illuminazione divina. Cioccolato, ecco cosa mancava al suo snack notturno.
Strofinandosi gli occhi con le dita, stese una mano sulla sedia più vicina al letto in cerca di una coperta in cui avvolgersi per arrivare fino in cucina.
« Aaaaaaaaaaaaah » Finn spalancò gli occhi. No, non era normale che una sedia emettesse uno strillo simile a una tonalità che avrebbe fatto invidia a Diana Ross.
Non appena distinse Kurt nel cumulo di stoffa sulla sedia, Finn fece un balzo all’indietro, trattenendosi dall’urlare per evitare di svegliare tutta la casa. « Kurt! Amico, che ci fai lì? » domandò poi, ancora stordito.
Kurt, intanto, era scattato in piedi e cercava di liberarsi da calzini e T-shirt ridicolamente grandi nelle sue mani.
« Santo cielo, Finn. Non farti strane idee, non riuscivo a riaddormentarmi, non c’era cioccolato, non potevo accendere il televisore, è tutta colpa della tua voce » esclamò Kurt tutto d’un fiato. Finn restò per un secondo immobile, a sopracciglia inarcate, nel tentativo di decifrare il messaggio del fratellastro; sembrò recepirne solo una parte e farfugliò, assumendo un’espressione offesa: « Cos’ha che non va la mia voce? » .
« Assolutamente nulla, quando non bofonchia qualcosa di incomprensibile a intervalli regolari di ogni due minuti durante la notte. Si può sapere di cosa stavi parlando di così importante nei tuoi sogni? » ribatté Kurt.
« Parlando? Oh, davvero? » Era così che Finn svendeva la sua segretissima ricetta, perfetto.
« Già » replicò Kurt, secco. « Speravo che la mia voce ti avrebbe calmato. Be’, ha funzionato con me almeno ».
« La tua voce... » rifletté Finn. « Ma certo! » esclamò un attimo dopo, raggiante, afferrando un braccio di Kurt, che per poco non perse l’equilibrio dalla sorpresa.  
« Vieni con me, Kurt » proclamò in tono solenne.
L’idea del cioccolato avrebbe contribuito a rendere perfetta la sua creazione, era giusto che anche Kurt partecipasse al banchetto.
« Ti rendi conto di che ore sono? » protestò Kurt, ma ben presto si arrese, seguendolo al buio mentre lo trascinava verso la cucina, percorso che per Finn sarebbe sicuramente stato fitto di inciampi e testate agli stipiti delle porte.
« E che ne diresti di una pista da bowling in camera, Kurt? » riprese intanto Finn nel corridoio, voltandosi verso di lui, serissimo.
« Ma certo, Finn » ridacchiò Kurt tra gli sbadigli. « Sei particolarmente creativo oggi. Dovrà essere l’ora » aggiunse appoggiandosi alla sua spalla.
« Want to change the world? » canticchiò Finn sorridente, facendo ruotare Kurt su se stesso.
« There’s nothing to it » intonarono insieme le ultime parole, le mani fredde e le voci ancora sonnolente unite in quel momento così stranamente naturale.
 
 
 
NdA
Ringrazio di nuovo Joey, che mi ha betato e sostenuto in questo freddo mondo bisognoso di Furt.
La fanfiction è nata dal suo prompt "voce/i", non so bene come sia arrivato il resto.
Colgo l'occasione per invitarvi a torturarmi QUI, chiedendo una fanfiction con un pairing a scelta.
Passando alla storia,
l'orario della sveglia di Kurt(02.08) voleva riferirsi alla meravigliosa 02x08(Furt);
Finn chiama Kurt "amico" come traduzione del "Dude" in lingua originale (è in questi momenti che rimpiango di non essere americana,sigh).
Grazie mille a chi ha letto fin qui (e in particolare alla mia charlie per il sostegno morale e le lezioni di training autogeno).
Ricordate che un giorno il Furt conquisterà il mondo, partendo dal Kentucky. 
   
 
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