Sembra che ci girino intorno.
Sembra che lo facciano apposta, che per loro veder le tue lacrime scorrer giù sia il più squisito dei diletti.
Sputano mille parole e sibilano mille sentenze; lettere e frasi e virgole e periodi, senza mai un punto, che ti offuscano la mente e t'ingombrano la testa in un vortice di confusione ed emozioni e deliri.
E ti abbracciano e ti mentono e ti stringono e ti baciano.
Ti sussurrano all'orecchio tutte le più dolci parole.
Ti sfiorano piano con il loro tocco bugiardo, ti dicono di non preoccuparti, ti dicono che devi solo chiudere gli occhi e non pensarci.
Ma mai, mai una volta che riescano a trapelare da quei denti bianchi e serrati e da quelle labbra onniscenti e vibranti quegli unici, miseri agglomerati di suoni e pause che il tuo udito brama di captare, che la tua ragione interrotta a mal funzionante attende da tempo immemore di sentire per potersi finalmente e mestamente illudere.
E s'inventano le più scombussolate e bislacche e acute peripezie mentali pur di non far placare il tuo animo, pur di saperti inerme e vulnerabile, come una fragile foglia in balia dell'indistinto affollamento urbano del sabato pomeriggio, pronta a venir spezzata e calpestata e dimenticata tra lo scricchiolio di mille suole.
“Tutto andrà bene.
Ogni cosa s'incastrerà a dovere in quell'improponibile puzzle ch'è la vita, e io ti starò affianco, lo giuro, qualsiasi strada tu decida d'intraprendere.”
Eppure non è complicato mentire meglio di quel che già loro son capaci di fare.
Proprio no.