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Autore: Yukiko_Suzuki    21/11/2011    4 recensioni
Ok... anche il titolo mi deprime ma non sapevo come intitolarlo! ^^"
"Sul Pianeta Terra, il confine tra la realtà e la magia può essere visto solo da quest’ultima".
Un conflitto si sta per abbattere sulla Terra e due regni stanno per entrare in guerra, forse due persone possono impedire che ciò accada, qualcuno come i due principi dei due regni... chissà se riusciranno a salvare le loro terre?
[Yusei x Aki]
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 1 – Un nuovo servo

Regno della Luna  ore 6:00 p.m.

Erano le 6 del pomeriggio, un paggetto dai capelli verde acqua e occhi di un'altra tonalità di verde,  si stava svegliando, guardò la sveglia e in un lampo si preparò con la sua solita piccola uniforme come servo-bambino. Corse fuori dalla sua stanza verso una piccola cucina di un maestoso castello blu scuro, si affacciò alla porta sbirciando cosa stesse cucinando il cuoco reale, colui che considerava quasi come un padre. L’uomo, di ormai avanzata età, faceva finta di non sapere che il bambino, che considerava figlio lo stava spiando, cercava di concentrarsi sui cibi che stava cucinando. Sorrise.
-“Leo, esci fuori”-  disse.
Il bambino al richiamo s’irrigidì davanti alla porta mettendosi sull’attenti, ma tenendo lo sguardo basso e gli occhi chiusi.
-“Perdono padre! Non avevo intenzione di spiarvi!”-
-“Ti avrò adottato ma puoi chiamarmi anche papà sai? Quante volte te lo devo dire”- disse sorridendo e girandosi verso di lui.
-“E’ che sono abituato con i formalismi”-
-“Lo so figliolo, ma infondo siamo in un castello, però neanche il principe vuole che lo chiami, per l’appunto, principe”-
-“Leo, Alexander ha ragione”- disse sbucando da dietro il bambino, un ragazzo sui diciotto anni. Era alto e magro, i suoi capelli neri avevano una forma che faceva risaltare le ciocche bionde che formavano dei piccoli fulmini e aveva degli occhi blu ghiaccio che esprimevano freddezza e solitudine, ma il bambino e il cuoco erano le uniche persone a cui aveva voluto bene dopo la morte dei suoi genitori; quando Yusei aveva 10 anni, trovò il piccolo Leo abbandonato in mezzo alla strada che aveva all’incirca qualche settimana, al massimo un mese, lo portò con sé al palazzo e lo trattò come se fosse suo fratello minore. A quel tempo, il principino era gentile e disponibile con tutti, ma qualche anno dopo, a 12 anni, i sovrani furono uccisi nella notte; fu Yusei ad accorgersene per primo, era andato in camera dei suoi per chiedere qualcosa a suo padre, ma appena aprì la porta, gli si presentò la scena più terribile che aveva mai visto fino ad allora: il corpo di suo padre era stato squartato sul petto violentemente e riportava ferite gravi anche su braccia e gambe, un coltello sovrastava sulla sua fronte impregnata di sangue, tutto ciò era poggiato su un lago di sangue; sua madre, invece,  era stata accoltellata sul petto, proprio all’altezza del cuore e i suoi vestiti erano sporchi e gocciolanti di quel maledetto liquido rosso, però un particolare rilevante era il tentativo di deformazione del suo viso, c’erano tagli lungo la pelle delicata, un occhio stava anche per staccarsi; l’uomo era al centro della stanza, mentre la donna in un angolo, probabilmente aveva cercato di proteggerla. Yusei rimaneva davanti alla scena pietrificato, incapace di fare una sola mossa.
-“No... Non è vero... ditemi che è solo un incubo!”- pensò prima di urlare forte dalla disperazione.
L’aveva sentito tutto il palazzo e accorsero immediatamente molte guardie che trovarono il principe inginocchiato verso il corpo del re, i pantaloni erano sporchi del sangue del padre a cui stava togliendo dal collo un ciondolo, semplice e abbastanza piccolo, raffigurava una luna fatta di zaffiro; se lo portò al petto e pianse mentre il capo delle guardie ordinava a tutti di cercare il colpevole di quella tragedia e anche lui si mise al lavoro lasciando solo il ragazzino.
Yusei sentiva dentro una disperazione e una rabbia infinita, sperava con tutto se stesso che fosse solo un incubo, ma sapeva che non era così... in quel momento arrivò anche Alexander, il cuoco principale di corte, appena vide la scena si irrigidì sulla soglia della porta, poi si avvicinò al ragazzino ancora piangente e lo strinse a sé come se cercasse di trasmettergli conforto anche se i risultati sarebbero stati scarsi.
Dopo un po’, il principino sembrò tranquillizzarsi, ma respirava forte cercando di trattenere la rabbia che si era ammucchiata dentro di lui appena aveva visto quella scena, si staccò dall’abbraccio del cuoco che lo guardò chiedendo se stava bene, ma ricevette un piccolissimo “si”. L’uomo sapeva che, in verità, non stava per niente bene, ma si limitò ad annuire.
-“Principe...vuoi vedere Leo?”- chiese ad un certo punto, spezzando il silenzio che si era creato.
Lui annuì debolmente.
Alexander lo condusse da un bambino di due anni, che, appena vide Yusei, diventò immediatamente felice. Quest’ultimo sorrise con amarezza e abbracciò il piccolo pargolo.
-“Io e te... non abbiamo più i genitori...”- disse mentre altre lacrime amare gli scesero giù per il viso. 
Da quel giorno, il comportamento di Yusei cambiò radicalmente, non era più il ragazzino felice che portava gioia a tutti, ma era diventato freddo e distaccato con chiunque, preferiva stare da solo ed essere lasciato in pace quando lavorava, in fin dei conti era un principe. Le uniche due persone con cui si comportava come prima erano Alexander e il piccolo Leo che considerava come un fratello minore, loro erano quello che gli rimaneva della sua famiglia.
L’uomo era onesto e fedele nei confronti dei defunti sovrani, per questo cercò di crescere Yusei, facendogli da secondo padre, ma gli era impossibile coprire la mancanza dei veri genitori del ragazzino, però ci provò lo stesso e il regno continuò la sua vita nella più assoluta pace.
Le mura di freddezza del principe si alzava man mano che il tempo passava e continuavano nell’attesa che qualcuno che non fosse né Alexander, né Leo, riuscisse a frantumarle.
-“Ma Principe Yusei... se il Primo Ministro mi becca a chiamarla solo Yusei, mi rimprovera...”- disse il bambino.
-“Ah davvero? Beh gli dico io che tu hai il permesso di chiamarmi senza usare Principe d’accordo?”-
-“Sarebbe fantastico Princ... volevo dire Yusei!”- disse sorridendo.
-“Dai, ora vai a fare il tuo lavoro, quello non te lo posso giustificare”- disse lui sorridendo leggermente.
Il piccolo esultò correndo via seguito con lo sguardo da Yusei e Alexander che tornò a cucinare.
-“Sai... mi ricorda te, quando avevi la sua età...”- disse tenendo gli occhi sui fornelli.
-“Già... ma ormai non sono più così...”- rispose abbassando lo sguardo.
-“Yusei, i tuoi non avrebbero mai voluto che cambiassi... però, in fin dei conti, devo capirti... hai perso i tuoi genitori a un’età molto giovane...”-
-“So che non volevano che cambiassi, ma non riesco più ad essere quello di un tempo”- detto questo strinse i pugni mentre il cuoco lo guardava con la coda dell’occhio sospirando.
Tutti e due tornarono al lavoro.
Yusei si diresse verso il suo studio, era un po’ disordinato per la quantità enorme di libri che c’erano, in passato era lo studio di suo padre dove, quando aveva del tempo libero, gli leggeva delle storie sul loro regno, ma dalla sua morte, si era messo in testa di doverli leggere tutti infatti ne sapeva molto del Regno della Luna e anche sul Regno del Sole ne sapeva tanto. Voleva andarci una volta, ma nella sua zona era sempre buio e quello che nel mondo reale era il giorno, lì, invece, regnava comunque il buio e l’unica differenza che c’era tra le 6 del pomeriggio fino alle 6 del mattino e viceversa, era che nelle ore mattutine (per il  mondo reale), la luna splendeva di più e quella parte della giornata equivaleva alla notte (sempre per il mondo reale). Nel Regno Solare, c’era sempre il sole e la luce procurava un “po’” di fastidio verso gli abitanti del regno lunare essendo abituati al buio della notte. Yusei cominciò a fare i suoi doveri da principe, si era svegliato alle 5 solo per fare una passeggiata attorno il suo principato, lo faceva sempre perché in passato era un’abitudine sua e di sua madre, passeggiavano intorno ai paesi e poi, in groppa al drago del ragazzo tornavano al palazzo. Aveva 18 anni, normalmente doveva già essere diventato re, però in quel reame, non era l’età che segnava quando un principe saliva il trono, ma era il egli stesso che decideva quando si sentiva pronto per certe cose.
Passarono un bel paio d’ore e la lancetta dell’orologio stava per segnare le 11 di sera, Yusei aveva finito le sue cose serali e le aveva sistemate, a portargli gli impegni era sempre Leo, non accettava nessun’altra presenza per disturbarlo mentre lavorava; Il suo “fratellino” gli aveva riferito che Alexander una volta gli aveva detto che gli serviva un’anima gemella capace di farlo tornare come prima, Yusei, prima ci aveva pensato qualche secondo sospirando, poi aveva recluso l’argomento dai suoi pensieri con una smorfia di disgusto. L’amore… Aveva dimenticato come si amava una persona, però lui intendeva quello vero, non quell’affetto famigliare che provava per Leo e per Alexander; ora vedeva quel sentimento come una perdita di tempo e ci era riluttante.
Il cielo diventava sempre più buio, cosa che gli faceva piacere, si risedette sulla sedia e prese un libro all’angolo della scrivania e cominciò a sfogliarlo; quel semplice libro, un po’ vecchio però tenuto con la massima cura, richiudeva quei ricordi che Yusei aveva dei suoi genitori, non semplici, ma cose con più affetto. Quel libro era il suo preferito, i suoi genitori, non faceva differenza chi, glielo leggevano ogni giorno per farlo addormentare e a lui piaceva molto. Parlava di un tempo che fu, di un’era mai definita, di un periodo in cui il Regno della Luna e il Regno del Sole erano uniti in un unico regno chiamato Regno dei Sogni, in cui i sogni diventavano realtà e dominava la pace e la felicità su tutto. La perfezione di quel regno passato era, però, destinato a finire, tra la gente cominciarono ad esserci conflitti per cui si crearono due movimenti, uno opposto all’altro. E fu a causa di questo che si videro formare i due regni, uno solare l’altro lunare; le guerre civili cessarono e gli abitanti restarono divisi così senza che nessuno osasse rovinare quell’equilibrio perfetto.
I ricordi di Yusei verso quel libro furono interrotti dal bussare alla porta da cui spuntò l’innocente visino di Leo.
-“Ti ho disturbato?”- chiese.
-“No tranquillo”- disse chiudendo il libro delicatamente temendo che potesse rovinarsi.
Il paggetto s’incuriosì.
-“E’ un altro libro che devi leggere?”-
-“No no… questo è il libro che i miei genitori mi leggevano per farmi addormentare…”-
-“Yusei… è bello avere dei genitori?”- disse incupendosi.
-“Si…”-
Il bambino si fece più triste dato che era a conoscenza dell’abbandono dei suoi e il principe se ne accorse.
-“Leo, chiudi la porta e vieni qua”- disse sorridendo leggermente Yusei.
Il piccolo fece come gli era stato detto e si avvicinò a lui. Yusei lo fece sedere sulle sue gambe mettendogli il libro davanti con le mani.
-“Oggi ti leggo il mio libro preferito”- disse guardandolo.
-“Ma non hai impegni?”- disse girandosi verso di lui, dopo aver ammirato la copertina, sembrava proprio un libro per bambini, anzi era un libro per bambini.
-“Tranquillo, li ho finiti”- disse ricevendo il sorriso del bambino.
Yusei iniziò a leggere e Leo cercava di seguire la lettura e ammirare le immagini che descrivevano ciò che c’era scritto.
Il principe sembrava tornare ai vecchi tempi, solo che il suo ruolo era capovolto, stavolta era lui a leggere, non a sentire.
Dopo due buone orette arrivarono a ¼ del libro, era abbastanza lungo, ma emozionante, si erano divertiti entrambi.
E’ bellissimo!!! Lo voglio continuare Yusei! Quando lo continuiamo? Fu il commento di Leo appena avevano deciso di fermarsi. Lui rispose semplicemente che avrebbe fatto di tutto pur di avere un po’ di tempo libero. Erano stati interrotti da un servo che aveva annunciato loro che i pranzo di mezzanotte era pronto e dovevano dirigersi a tavola.
Mentre andavano verso le sale, Leo riferì a Yusei che era andato da lui perché c’era un nuovo servo.
-“Nuovo servo?”-
-“Si, si è presentato ai cancelli e ha voluto entrare a far parte della servitù... non l’ho visto quindi non ne so molto...”-
-“Capisco... va pure a mangiare, io parlerò con questo nuovo servo”-
Yusei mangiò poco o niente, poi si diresse dal quel famoso nuovo servo.
Era un uomo giovane, sulla trentina, aveva i capelli neri pece scompigliati e arruffati come se il verbo “pettinarsi” non l’avesse mai conosciuto e gli occhi erano del medesimo colore.; l’abbigliamento non era un granché, un mantello gli copriva gli cingeva le spalle e copriva una camicia marrone chiaro un po’ stracciata e i pantaloni erano sempre marroni, ma scuri , tutto fatto in un tessuto piuttosto leggero. Yusei sembrò indifferente all’uomo, magari erano quei classici poveri che non potevano far altro che andare in giro a chiedere lavoro per mangiare oppure... una spia, si, una spia di chissà che movimento tra i cittadini; non poteva non ricordare la morte dei suoi.
-“E così... tu sei quello nuovo...”-
L’uomo s’inchinò.
-“Si Principe, ho perso il lavoro e non so più dove andare, la pregherei di accettarmi, farò qualsiasi cosa”- rispose.
-“Qual è il tuo nome?”-
-“Auron”-
-“Bene, Auron, comincerai oggi stesso, ma ti avverto, una mossa falsa e sarai cacciato”- disse Yusei infine squadrandolo dalla testa ai piedi.
-“Le prometto che non la deluderò, Principe”-
Quando vide che Yusei se ne era andato, sorrise enigmatico e si avvicinò ad una finestra nel corridoio, fece un piccolo fischio e un corvo nerissimo gli si avvicinò. Scrisse qualcosa su un foglietto, lo arrotolò e lo legò alla zampa del corvo, dopodiché lo liberò in volo. Stava mandando un messaggio a un suo complice:
Sono riuscito ad entrare, ora tocca a te mandarmi la conferma che anche tu sei all’interno del palazzo del Regno Solare.
Tydus non possiamo deludere il nostro capo, quindi ficcati in testa che, se non riesci a infiltrarti tra i servi, la nostra punizione sarà grande!
                                                                                                                                                                                 Auron.

Regno del Sole  ore 6:00 p.m.
Una bambina dai capelli verde acqua e occhi di un’altra tonalità di verde, stava portando tre libri insieme verso uno studio, aveva all’incirca 8 anni e quei tomi erano troppo pesanti per lei, infatti cadde finendo a gambe all’aria. Si rialzò lentamente, massaggiandosi la testa e osservò i libri, si arrese sospirando, non ce l’avrebbe mai fatta, così li mise di nuovo uno sopra l’altro e cercò di alzarli però era troppo. A fermarla fu l’arrivo di una ragazza dai capelli rossi e occhi color nocciola, snella e abbastanza alta.
-“Luna! Non ti devi affaticare così tanto, sei ancora una bambina!”- disse prendendo lei i libri.
-“Mi perdoni Principessa Aki, ma me lo ha detto il Primo Ministro...”- rispose la bambina.
-“Luna, ti ho già detto che puoi chiamarmi solo Aki”- continuò sorridendo e aiutando la piccola ad alzarsi.
-“Ma il Primo Ministro non vuole...”-
-“Ancora sto Primo Ministro! Gliene vado a dire quattro!”- disse decisa.
-“Ma no Principessa Aki! La prego! Non la voglio mettere nei guai!”- rispose Luna che aveva timore per quel ministro.
-“Tranquilla! Alla fine è lui che mi deve obbedire”- finì il discorso sorridendo.
La ragazza portò i libri nello studio dove c’era suo padre, seguita da Luna, dopodiché si recarono nell’ufficio del Primo Ministro, ma la bambina si fermò davanti alla porta, non voleva farsi vedere, così fu Aki ad entrare.
-“Principessa... cosa la porta qui?”-
-“Vorrei sapere, perché affibbia alla piccola Luna lavori che non può svolgere per la sua tenere età!”-
-“E’ una serva, è suo compito”-
-“Ma è appena una bambina!”-
-“Principessa, in servitù non si fanno differenza tra età”-
-“E allora, io voglio che sia così invece!”-
-“Come desidera”- disse sospirando e seccato.
Aki uscì dall’ufficio arrabbiata, non sopportava quello lì! Luna, invece, era rimasta vicino alla porta, ascoltando tutto.
-“Principessa Aki... non doveva... il ministro ha ragione”- 
-“Luna, sei troppo gentile, devi reagire di più e non fare tutto ciò che ti dicono, sei una bambina”-
-“Ma...”-
Aki sorrise.
-“Niente ma, dai, andiamo in serra?”- chiese.
-“Ok!”- rispose la bambina sorridendo.
A entrambe piacevano molto le piante, specialmente alla ragazza il cui fiore preferito erano le rose, quei fiori belli ma pericolosi con le loro spine. Uscirono dal palazzo, si avviarono verso una grande struttura di vetro ed entrarono. Si ritrovarono davanti ad un ampio spazio completamente pieno di piante e fiori, c’erano sentierini abbastanza larghi, ma che venivano rimpiccioliti dalle foglie. L’ambiente era colorato di una leggere sfumatura di arancione, poiché il sole si stava avvicinando alla linea dell’orizzonte e lì si sarebbe fermato, finché un pezzo della giornata non sarebbe passato, perché, ovviamente, nel regno del Sole, non scendeva mai il buio e quella stella luminosa non spariva mai dalla vista. Aki e Luna andarono verso dei tavoli di ferro su cui erano poggiati dei vasetti contenenti terra. Su uno, c’era un piccolo bocciolo rosso, era una piccola rosa prematura che non attendeva altro che fiorire e le sue spine erano piccole con la fretta di crescere ed essere in grado così di proteggere il fiore su cui erano nate.
-“Guarda Aki! La tua rosa è germogliata!”-
-“Già, aspetto con ansia che fiorisca in una bella rosa rossa”- sorrise guardando meravigliata quella piccola forma di vita.
-“La rosa è il tuo fiore preferito?”-
La ragazza si limitò a sorridere e annuire continuando a osservare la piccola rosa.
Poi a Luna venne in mente una cosa, la sua principessa aveva 17 anni, eppure non aveva ancora un compagno.
-“Akii! Hai trovato la tua anima gemella?”- chiese inavvertitamente la bambina ricevendo un’occhiata strana dall’amica.
-“Ma come ti viene in mente Luna?! Comunque... no... non l’ho ancora trovata...”- disse nascondendo un leggero imbarazzo.
-“Ma comeee? Sei una bella ragazza, non puoi non averlo!”-
-“Luna... io conto anche l’aspetto esteriore, ma quello che voglio subito capire è il carattere, per esempio se è bello ma vanitoso... lo scarto subito”-
-“Hai gusti difficili Aki... quasi tutti i ragazzi nobili sono uno peggio dell’altro”-
Effettivamente, Luna aveva ragione, quasi tutti i ragazzi di famiglia ricca si vantavano e prendevano in giro la gente povera, oppure, andavano di fanciulla in fanciulla creando storie false solo per il puro piacere di divertirsi con ognuna di loro; Aki notava subito questi difetti ed a ogni festa non ne trovava mai uno “normale”, tutti con questi brutti caratteri e le capitava anche che qualche ragazzo, di famiglia ricca che stava per cadere, ci provasse insistente solo per i soldi, quelli li odiava! Non voleva che qualcuno l’amasse ipocritamente solo per i soldi!
Persa nei suoi pensieri, non si accorse che Luna la stava chiamando e tirando per una manica, peccato che non riusciva a ottenere niente così passò ad un metodo infallibile, il famoso pizzicotto. Glielo diede leggero per non farle del male e, come d’incanto, la ragazza si risvegliò guardandosi attorno un po’ confusa.
-“Aki, ma che hai? E’ da tanto che ti chiamo!”-
-“Eh? Oh, scusa Luna, stavo pensando, comunque perché mi hai chiamato?”-
La bambina indicò un servo venuto all’internò della serra, s’inchinò e annunciò una notizia.
-“Principessa la devo informare dell’arrivo di un nuovo servo, non le posso dire nessun’altra informazione dato che non l’ho ancora conosciuto”-
-“Capisco, grazie lo stesso”- rispose lei.
Luna le chiese se andava a vederlo e Aki rispose di si, infondo era un nuovo arrivato e doveva.
Ritornarono nel palazzo e, camminando lungo i corridoi, arrivarono alla sala del trono, una grande stanza dove in fondo, c’erano i troni su cui erano seduti i nobili genitori della ragazza e, non molto distante dai regnanti, c’era, ancora inchinato, il nuovo servo, aveva lunghi capelli marroni e occhi del medesimo colore, solo un po’ più scuri. Il suo abbigliamento non era un granché, una maglietta e dei pantaloni un po’ strappati e di tessuto molto leggero. La cosa che inquietava Aki erano quelle cicatrici sul volto dell’uomo.  
-“Figlia mia, questo è un nuovo servo, abitava in quei paesi dove tempo fa c’erano state delle guerre civili che, per fortuna, sono cessate”- disse il re.
-“Il suo nome è Tydus, è abbastanza giovane, sarebbe un peccato che sprechi la sua vita così, ha perso famiglia e non ha un lavoro con cui sfamarsi”- continuò la regina.
-“E’ un piacere conoscervi Tydus”- disse Aki sorridendo, non poteva fare altro.
-“Per è un onore incontrarvi principessa”- rispose tenendo la testa bassa Tydus.
-“Bene, puoi andare”-
L’uomo si congedò e uscì dalla sala, camminò finché non trovò un corridoio deserto, si avvicinò a una delle tante finestra e vide un corvo che si avvicinava a lui con un messaggio legato alla zampa, lo lesse e sorrise, ma più che un sorriso era un ghigno. Scrisse sullo stesso foglio la risposta:
Sta calmo Auron! Non sei l’unico che teme l’ira del capo! E comunque mi sono infiltrato e ho incontrato la principessa, il piano continua. Ora dobbiamo solo attendere ordini da Sayer, intanto recitiamo la parte dei servi, anche se mi scoccia un po’.
                                                                                                                                                                                       Tydus
Detto questo, rilegò il foglietto sulla zampa del corvo e lo lasciò volare di nuovo verso il regno oscuro.

*Angolo Autrice*
O santa pace! Un capitolo schifoso direi! Sicuramente adesso avrete tra le mani un saccheto per vomito vero? ^^
Allora... il capitolo non doveva essere questo ma l'ho postato comunque... cioè doveva essere più lungo, ma è meglio se lo posto, fidatevi! (stupida scuola... -.-)
Bene, come al solito:
-ditemi gli errori (<---- cosa più importante)
-accetto critiche
E per finire voglio ringraziare per le recensioni:
-Gattino Bianco
-Keily_Neko
-Cristopher94

   
 
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