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Autore: Le_Allegre_Comari    21/11/2011    3 recensioni
73 anni fa, la Grande Rinascita: una razza particolarmente avanzata e feroce di alieni, dalla figura antropomorfa, si è insediata sulla Terra prendendone possesso e riducendo in schiavitù l'intera umanità.
Oggi un nuovo anelito di tolleranza si diffonde ad Est, mentre nell'Ovest, dominato da idee schiaviste e conservatrici, per gli umani non c'è speranza di riscatto.
Lo capirà Erwan, giovane rampollo di una rinomata famiglia dell'Ovest, quando si imbatterà in un gruppo segreto che combatte per affermare l'uguaglianza di umani e alieni, nello sforzo di creare una Nuova Umanità.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Questioni di buon vicinato

 

 

 

 

Pianeta Terra,  Zona Est

 

 

Un pomeriggio del 3° mese dell’anno 73°, nel suo ufficio, la cui austerità rifletteva la mancanza della consuetamente superba  ostentazione dell’appartenenza alla razza dominante, quella aliena, da parte dell’occupante, A. Charlu, fondatore e direttore dell’istituto didattico superiore, andava valutando la domanda del giovane grigio-argento (questo, l’appellativo colloquiale per indicare gli alieni, per via del colore dei capelli comune all’intera razza), rigido sull’attenti come richiesto a uno studioso che si presentasse a un’autorità didattica di tale levatura.

Erwan Flamen- Gaëla, un ventenne, venuto nell’istituto dalla Zona Ovest della Terra, aveva chiesto il permesso di potersi trasferire in un’ala del dormitorio diversa dall’attuale. Il direttore Charlu alzò gli occhi argentei dalla lettera di Erwan, l’ultima in ordine cronologico nel fascicolo dello studioso, fascicolo ora spalancato al centro della scrivania, per il resto sgombra.

«Vedo che lei chiede di essere assegnato a un altro dormitorio – quando l’anno accademico è già piuttosto avanti, direi – per “motivi personali”. Le spiace specificare meglio?»

«È una faccenda privata, signore» rispose Erwan.

«Mi consenta di ricordarle che, come direttore, tendo a essere coinvolto dai problemi personali, a volte anche privati, dei giovani studiosi. Allora, vuole darmi ulteriori lumi?»

«Credo che lei possa capire, signore, che essere uno dell’Ovest nella zona Est costituisca spesso una posizione difficile» disse con tono sicuro il giovane. «E nel dormitorio che occupo attualmente continuo ad avere problemi  con degli…» Idùn, stava per concludere, ma per qualche strana ragione a lui stesso ignota si interruppe. Gli Idùn erano gli umani, ossia quei riprovevoli indigeni, originari abitanti della Terra. Un tempo il pianeta gli apparteneva ed essi erano pienamente riusciti nell’intento d’essere i signori indiscussi della Terra, nettamente superiori ad ogni altra razza presente. Tutto ciò, tuttavia, risaliva ad un passato talmente remoto che gli stessi discendenti degli umani sopravvissuti all’avvento degli alieni ne avevano quasi dimenticato il ricordo. Con quella che era nota come “Grande Rinascita”, gli alieni Bretan-X-2235, dotati di tecnologie infinitamente più avanzate di quelle rudimentali terrestri nonché di una bellicosità terribilmente feroce ,  avevano espugnato il pianeta, compiuto un’immane strage di umani e ridotto i restanti nella schiavitù più  impietosa. Al tempo in cui questa storia è ambientata, gli umani erano ormai totalmente asserviti ai Bretan, e venivano continuamente esposti alle loro angherie. Idùn, in ligua Bretan, è un’ingiuria particolarmente dispregiativa e significa ”sottosviluppata bestia terrestre”

Erwan, in nulla diverso dagli altri membri della razza dominante, non nutriva alcun rispetto per gli umani.

Così aggiunse: «Ritengo soltanto sia opportuno alloggiare altrove, prima che accada qualcosa di veramente spiacevole.»

Il direttore Charlu, da sempre accademico liberale, non riteneva che quella fosse l’occasione migliore per puntualizzare la crudeltà dei più agguerriti tradizionalisti grigi-argento compiute soprattutto nella zona Ovest. Nei tempi più recenti l’Est aveva adottato una politica, anche se ancora poco diffusa e generalizzata, di tolleranza nei confronti dei coinquilini terrestri e a spiccare per ampiezza di vedute in tal senso erano perlopiù soggetti che ricoprivano cariche di prim’ordine in campo accademico e culturale, in testa Charlu stesso, che arrivava persino ad ammettere dei giovani e meritevoli umani all’Istituto.

Dopo tutto,rifletté l’anziano alieno, quel giovane era il prodotto di una società e di una casta fortemente schiaviste. Lo sapeva rampollo di una delle famiglie più in vista nel panorama politico e militare dei Bretan. Suo padre era il senatore radicale ed ex-generale dell’ Ordine Militare Bretan  Trestan Flamen-Gaëla, ed era grazie a lui e alla sua influenza se le leggi più ferree in materia di sfruttamento di umani  erano state approvate dal Gran Consiglio.

Eppure, Erwan Flamen-Gaëla era introverso per natura, introspettivo per indole, piuttosto diverso da uno di quei sanguigni prototipi di alieni che amavano andare a caccia di Idùn, pratica molto diffusa e particolarmente apprezzata dai giovani.

Il direttore abbozzò qualcosa che somigliava ad un sorriso, mentre estraeva dal cassetto una busta stretta cu cui era fissato un tesserino metallico. «La sua domanda è stata accettata. E avrà una stanza privata. I suoi genitori sono stati espliciti sin dall’inizio: sono disposto a pagare la retta extra, in quanto ritengono che un compagno di camera la distrarrebbe dalla sua encomiabile attività di ricerca e studio. Quindi, eccole la sua nuova chiave, con il mio biglietto d’accesso.»

Fissò attentamente Erwan. «E adesso, lasci che le dica una cosa. E’ ammirevole come lei si sia dimostrato uno studioso dal rendimento veramente elevato e costante. Stavo appunto guardando i suoi voti. Fin dal suo arrivo, si è piazzato ed è rimasto nel dieci per cento dei migliori in assoluto. Ma corre il rischio di concentrarsi sullo studio a detrimento di altre cose importanti, quali il coltivare amicizie.»Gli rivolse un altro mezzo sorriso. «E, signor Flamen-Gaëla, per il futuro ricordi che cambiare vicinato non sempre è una soluzione ai problemi.»

Significativamente, Alar Charlu sbirciò verso la porta. «Può andare.»

 

  
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