"Non lasciarmi cadere" mormora, mentre le passo un braccio intorno alle spalle e la tiro a me cingendola in un abbraccio che vorrebbe essere confortante.  

I suoi occhi sono spenti e lucidi, e le sue labbra scarlatte, socchiuse.

D'improvviso sento, pressante, la necessità di baciarla.

La parte selvaggia dentro di me mi sussurra parole di disperazione e desiderio, parla al lato più oscuro della mia anima.

No, non ho più un'anima. L'ho persa nel momento in cui ho spinto il corpo di Claire sotto il mio, quando le sue mani sono scivolate sotto la mia maglietta e le nostre bocche si sono cercate, affamate.

La pelle brucia, nei punti in cui il suo tocco si è soffermato più a lungo, come indelebilmente marchiata con il fuoco.

Sento sulla mia lingua il sapore delle lacrime, senza riuscire a capire a chi dei due appartengano, e mi chiedo se è questo il sapore della colpa.

La osservo fuggire senza trovare la forza di fermarla, immaginando che dentro di lei si stia scatenando la stessa tempesta che infuria in me.

Non avrei mai voluto farle del male, sono stato debole e vigliacco. Avrei dovuto fermarmi, ma avevo così tanto bisogno di un'istante di tenerezza nell'orrore di questo mondo.

Io non sono fatto di pietra. Anche il mio cuore può essere ferito.

Eppure tutte queste sono solo patetiche scuse, un disperato tentativo di rendere più sopportabile il peso delle mie azioni.

Oh Claire, perdonami.

Passo le mani sul mio viso, inconsciamente aspettandomelo cambiato, come se ciò che è appena successo avesse modificato i miei lineamenti e mi avesse trasformato in qualcos'altro. In un mostro.