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Autore: eilantha    17/07/2006    3 recensioni
Sirius ha chiesto a Remus e a Tonks di vivere con lui a Grimmauld Place nr° 12, per cercare di non sentirsi troppo "solo", ma la convivenza non è delle più facili, soprattutto se le persone che hai invitato non sembrano considerarsi proprio amici...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: questa storia è stata scritta come mia versione personale del modo di vedere la convivenza tra i tre protagonisti nella storia di una mia amica (Evenstar), se la storia vi ricorda una delle sue, il motivo è quello.

 

 

CONVIVENZA

 

CRASH!

Sirius si voltò al rumore di vetri infranti. Il rumore proveniva dalla cucina, dove solo cinque minuti prima aveva lasciato Tonks e Remus che discutevano su una delle loro strambe teorie riguardanti l’Ordine. Non ne poteva più. Aveva invitato entrambi a vivere con lui perché non sopportava più la solitudine e quella stramaledetta casa, ma… Non sapeva più se essere felice della loro compagnia o  maledire il giorno in cui gli era saltato in testa di invitarli.

Loro potevano uscire. Loro dovevano uscire per l’Ordine. E la sera, quando tornavano lì, non facevano altro che raccontargli di quello che avevano visto e scoperto, pensando così di coinvolgerlo almeno un po’. Ma poi finivano sempre per litigare, quei due, sui metodi di indagine. O sulle supposizioni che ognuno di loro faceva. Nemmeno si accorgevano che in quel modo, invece che coinvolgerlo, gli facevano ricordare ancora di più la sua prigionia in quella casa.

Le cose andavano un po’ meglio quando qualche altro membro dell’Ordine si faceva vedere a Grimmauld Place per fare rapporto o più semplicemente per scambiare qualche parola con loro. In quei frangenti le serate erano molto più calme e tranquille. Remus e Tonks tenevano a bada le loro divergenze. Chissà poi perchè quei due dovevano sempre scontrarsi e non potevano andare d’accordo?

Ma poi si concentrò di nuovo sul rumore. Chissà ora cosa la ragazza aveva distrutto? Non che lui tenesse particolarmente alle cianfrusaglie presenti in casa, ma almeno quelle della cucina… “Solo perché servono per mangiare”, si disse, “mi preoccupo solo per quello”.

Scese nuovamente le scale e si affacciò sulla soglia della cucina. Tonks aveva il viso dello stesso colore rosa acceso dei capelli e con le mani stava soffocando un urlo mentre fissava, sgranando i grandi occhi che in quel momento erano castani, i cocci della vetrinetta della credenza che erano sparpagliati ai suoi piedi.

Doveva aver chiuso l’anta con troppa violenza.

Remus le era accanto e tendeva una mano verso di lei, ma senza realmente toccarla, mentre le chiedeva se si era fatta male.

Lei scosse leggermente la testa e Remus tirò un sospiro di sollievo, mentre estraeva la bacchetta per riparare il danno. Ma Sirius fu più veloce dell’amico.

- Vitrus Reparo! -               

Entrambi si girarono verso la porta della cucina, ma lui se ne era già andato, senza pronunciare altre parole.

 

- Secondo te si è arrabbiato? – Tonks si stava sedendo ancora perplessa per la reazione di Sirius e per la sua repentina scomparsa.

- Non credo. – Remus fissava ancora la soglia dove poco prima stava l’amico. – Credo volesse solo controllare che non ti fossi fatta male. –

Tonks lo fissò inarcando un sopracciglio. Non le era proprio sembrato che Sirius fosse in pensiero per lei. Per il mobile, forse. E non capiva come mai Remus non si accorgesse di ciò. Ma l’uomo sembrava perso nei suoi pensieri e lei non voleva distrarlo.

In fondo, da quella posizione, poteva osservarlo senza preoccuparsi di essere notata. Il biondo dei suoi capelli stava lasciando il passo a ciocche bianche ogni giorno più folte. Il suo profilo, dai lineamenti dolci e decisi allo stesso tempo, era interrotto, a tratti, dalle cicatrici. Cicatrici di cui lui non voleva mai parlare. Ma lei si era accorta che ogni mese, all’avvicinarsi del plenilunio, lui stava sempre peggio. E anche se non le diceva dove passava la notte della luna piena, lei pensava di sapere dove andava. Aveva scoperto che lui aveva un piccolo appartamento proprio poco fuori Londra. Un appartamento con una piccola particolarità: era composto da due sole stanze, di cui una era una stanza foderata di metallo, impossibile da infrangere.

Remus era un Lupo Mannaro e si nascondeva ogni mese quando la luna piena si manifestava, Tonks ci era arrivata in poco tempo. Ma la cosa che più le dava fastidio era che lui non le dicesse mai dove andava e perchè. Probabilmente pensava che oltre ad essere sbadata lei fosse anche un poco ritardata, e che non si fosse ancora accorta della sua natura.

Finalmente l’uomo si riscosse dai suoi pensieri e si voltò verso di lei. Le iridi ambrate la misero a fuoco e poi si allargarono mentre lui annusava qualcosa nell’aria avvicinandosi a lei.

Le era ogni momento più vicino. All’improvviso lui tirò indietro la sua sedia e si accovacciò ai suoi piedi, prendendole tra le mani la gamba sinistra.

A quel tocco, seppur delicato, Tonks fremette, ma più per la sorpresa che per il dolore.

- Ti fa male? – le chiese l’uomo. Ma lei non era in grado di rispondere. Era diventata completamente rossa in viso per la situazione. E la gola non rispondeva più ai comandi del cervello. Provò a scuotere la testa, ma anche quella sembrava non volesse prendere ordini. Si limitava a fissare Remus, che ora stava estraendo dalla tasca un fazzoletto bianco da avvolgerle sul polpaccio ferito.

 

Remus non riusciva più a capire l’amico. Aveva tanto insistito, dopo la partenza di Harry per Hogwarts che lui prima, e in seguito anche Tonks, si trasferissero a Grimmauld Place, ed ora sembrava ogni giorno più scocciato dalla loro presenza.

Non che effettivamente loro due gli fossero di grande compagnia. Per la maggior parte del tempo avevano incarichi, per l’Ordine lui e per il suo lavoro di Auror lei, da svolgere, che passavano con Sirius solo le serate. E durante queste serate spesso Sirius se ne andava lasciandoli soli a parlare. O meglio, ad appianare le loro divergenze.

Ricompariva, ogni volta, solo se Tonks faceva cadere qualcosa. E data la sbadataggine della ragazza, quello poteva accadere almeno tre volte per serata.

Remus era sicuro che Sirius avesse un motivo per non stare con loro pur rimanendo sempre a portata d’orecchio, ma ancora non era riuscito a capirlo.

Si girò verso Tonks, che si era seduta al tavolo, e si accorse che nell’aria c’era odore di sangue. Odore che lo portò ad avvicinarsi sempre più alla ragazza e a scoprire che si era tagliata il polpaccio.

Con il suo fazzoletto le tamponò la ferita e poi estrasse la bacchetta per far rimarginare la ferita. Ma facendo ciò aveva alzato gli occhi sul volto di Tonks: sembrava stesse per avere o un attacco di panico o uno svenimento, tanto che Remus si rimise repentinamente in piedi poggiandole una mano sulla spalla ed una sulla fronte, per assicurarsi che lei stesse bene. Ma il gesto di lui sorprese lei a tal punto che indietreggiò sulla sedia, mettendosi in bilico sulle gambe posteriori della stessa, finendo così per cadere rovinosamente a terra trascinando Remus con sé.

Remus si ritrovò addosso a Tonks sul pavimento, in groviglio di braccia e gambe, ma talmente vicini ed imbarazzati che entrambi rimasero paralizzati mentre i loro volti prendevano fuoco.

 

Una risata grottesca li riscosse dall’incanto.

Sirius era, nuovamente, sulla soglia della cucina e stava ridendo piegato in due nel vedere l’assurda posizione in cui erano finiti l’amico e la cugina.

- Siete… ghghgh … Siete veramente … uhuhuh … ridicoli! – disse mentre continuava a ridere e a tenersi la pancia.

- Perché invece di prenderci in giro, non ci aiuti a rialzarci, Padfoot? – gli chiese Remus, passando alla familiarità del nomignolo.

Ma Sirius si era accasciato per terra dalle risate e non accennava a smettere.

Remus si districò a fatica dall’intreccio in cui lui e Tonks erano finiti, anche perché anche la ragazza aveva cominciato anche lei a ridere e non gli era di nessun aiuto.

Alla fine riuscì a sedersi sul pavimento, togliendo Tonks dagli impicci e continuando l’attività precedente, cioè quella di medicarle la ferita.

- Ragazzi certo che se volevate approfondire il vostro rapporto bastava dirlo. – Finalmente Sirius aveva smesso di ridere e li stava guardando con aria maliziosa.

- Cosa intendi, Sirius? – chiese Tonks innocentemente.

Ma Remus, che conosceva bene l’amico, aveva compreso al volo l’allusione. E lo stava ricambiando con uno sguardo prima quasi sconvolto e poi complice, mentre gli rispodevai:

- Vedo che sta riaffiorando l’amico che conoscevo. Possibile che tu non sappia pensare ad altro, Padfoot? -

- Cosa ci posso fare, Moony? Vederti così aggrovigliato con una bella ragazza mi ha fatto venire in mente che non vi ho mai offerto una camera matrimoniale! – commentò Sirius ricominciando poi a ridere nel vedere la faccia sconvolta di Tonks, che aveva nuovamente assunto il colore dei capelli.

- Devi sapere, Tonks, che il tuo adorabile cugino laggiù era conosciuto a Hogwarts, ed anche fuori, come il peggior Tombeur des Femmes esistente. Nessuna ragazza a Hogwarts ha saputo resistere al suo fascino. E nella sua testolina bacata ho l’impressione che ragioni ancora come un ragazzino di sedici anni. – Remus, pur essendo arrossito anche lui, stava cercando di sdrammatizzare le parole dell’amico.

- Non dargli retta Tonks. Moony è solo geloso perché io e Prongs gli fregavamo tutte le ragazze. Le più carine, ovviamente. Quelle insignificanti gliele lasciavamo. Quelle proprio indecenti, invece, le spedivamo a Mocciosus- Snape. –

Tonks era stupita da quello scambio di battute. Fino ad ora suo cugino e il suo amico l’avevano sempre trattata come un ospite, mentre ora le stavano facendo confidenze personali. Confidenze che gettavano nuova luce sui due uomini. E che le fecero guardare Remus con occhi diversi.

- Ma se nemmeno ti ricordavi il nome di quelle con cui stavi, il giorno dopo, Padfoot! Come cavolo fai a dire che ero geloso? Rapporti di quel tipo – a solo livello carnale – non mi sono mai interessati! – continuò Remus.

- Solo perché non ci hai mai provato. E’ veramente liberatorio fare sesso senza dover pensare alle conseguenze, lo sai Moony? –

- Conseguenze… Ovvio che non ci pensavi, lasciavi che fossimo noi – IO – a dover rimediare ai tuoi errori, i giorni successivi! Non ricordo nemmeno più a quante ragazze ho dovuto spiegare che non lo facevi per cattiveria, ma perché eri – sei – fatto così! – Remus sembrava rassegnato nel parlare, continuava ad alzare gli occhi cielo e a sospirare.

- Bhè, non dipingermi come un mostro, chissà che idea si è fatta ora Tonks di me. Ero un ragazzino, all’epoca. – Disse guardando la ragazza e facendo un gesto con la mano come a voler dire “acqua passata”.

Tonks stava sorridendo.

- Non mi sembri un mostro Sirius. Ne ho conosciuti anch’io di ragazzi come te a Hogwarts. E molti di questi  cercavano di emulare la tua fama, mi sa. – commentò.

Ma il suo commento non ebbe l’effetto pensato sui due uomini. Iniziarono entrambi a parlare in contemporanea, quasi urlando.

- Ecco! VEDI! Pessimo esempio sei stato per le generazioni future di Hogwarts! – questo era Remus che si scagliava contro Sirius.

- COSA?! Dimmi il nome di quegli sconsiderati che ti hanno… che ti hanno… MIA CUGINA! Non permetto che nessuno tratti in modo così indegno un membro della famiglia Black! – e questo, Sirius, che dalla foga cercava di alzarsi da terra per andare a caccia di chissà chi.

Tonks era allibita dalla facilità con cui quei due stavano saltando alle conclusioni più inverosimili. E questo la fece scoppiare a ridere slanciandosi all’indietro e non ricordandosi di essere così vicina alla sedia che era ancora per terra che ci batté la testa.

- TONKS! –

- DORA! –

Di nuovo, i due uomini avevano urlato mentre cercavano di raggiungerla ed aiutarla. Ma lei, nonostante il dolore, stava ridacchiando. Ridacchiava sia per la situazione precedente che per quella attuale.

Ed allora anche loro scoppiarono a ridere.

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Tonks si stava rilassando sotto la doccia pensando ancora alla serata precedente. Per la prima volta loro tre avevano realmente goduto della compagnia reciproca. Remus si era lanciato nel raccontarle alcune delle avventure amorose di Sirius, che si era limitato a commentare i racconti. Ma tra i racconti pungenti di Remus ed i commenti comici di Sirius, Tonks aveva riso talmente tanto da non riuscire più a trattenere le lacrime.

Ancora in quel momento al solo pensiero, si rimetteva a ridere.

- Tonks stai bene? Cosa sono questi rumori che vengono da lì dentro? – Sirius era alla porta del bagno che continuava a picchiettare per attirare la sua attenzione.

- Nulla, cugino. Sto ancora ridendo da ieri sera! – gli urlò lei cercando di sovrastare il rumore dell’acqua.

Lui non le rispose, ma smise di bussare e fece una specie di grugnito.

Quando lei, alla fine, uscì dal bagno con addosso solo un asciugamano, lo trovò ancora ad aspettarla.

- Sirius? Tutto bene? -

Lui si voltò a guardarla, squadrandola dal capo ai piedi, e sorridendo poi soddisfatto per quello che vedeva.

- Sei una bella ragazza, Tonks. -

- Cosa vorrebbe dire questo? Hai deciso di provarci anche con me? – gli chiese lei sapendo di metterlo in difficoltà.

- No. No. Non era questo che intendevo. – lui si passò la mano fra i capelli. – Pensavo solo che mi stupisce che tu non abbia un ragazzo fisso. –

Lei lo osservò maliziosa e poi gli chiese – E chi ti dice che non ce l’abbia, cugino? –

Ma la sua risposta, che voleva solo essere uno scherzo nei confronti di Sirius, fu sentita anche da qualcun altro che si affacciava proprio in quel momento dalla sua stanza.

- COSA?! -.

Entrambi si voltarono verso Remus che, in vestaglia e con i capelli scompigliati, li stava guardando sgranando gli occhi e con la bocca aperta per lo stupore.

Ma anche Tonks era stupita. Non si era aspettata quella reazione e anche se la cosa le faceva piacere, non sapeva come rimediarvi.

Sirius guardava prima uno e poi l’altro, chiedendosi se quei due non gli dovessero dire qualcosa. Ma dato che nessuno sembrava voler accennare a parlare, lo fece lui.

- E chi sarebbe, Tonks? Qualcuno che conosciamo? – Sirius registrò il pallore sul volto di Remus e l’imbarazzo su quello di Tonks.

- Ma no. Scherzavo. Volevo solo vedere come reagivi, cugino. Non ho tempo per pensare a certe cose, ora. – disse lei cercando di rimediare. E mentre parlava vide il volto di Remus tornare del suo colore normale, mentre Sirius, come lei, lo osservava attentamente.

- Direi che invece questo sarebbe il momento migliore per trovarti qualcuno, Tonks. Almeno potresti avere il parere di due uomini prima di avventurarti in qualche storia complicata con la persona sbagliata. –

- Sirius non penserai davvero che Dora debba per forza presentarci ogni ragazzo che deciderà di frequentare? Non siamo mica le sue balie, è grande abbastanza per decidere da sola. – Remus dalla sera precedente aveva cominciato a chiamarla “Dora” e lei ne era stupita. Non che le dispiacesse, l’importante era che non usasse il nome intero, ma nessuno aveva mai preso una tale confidenza con lei…

- Certo che deve presentarmeli! Sono l’unico parente maschio che le rimane, di chi potrebbe fidarsi se non di me? – la risposta di Sirius la fece ridere ed i due uomini si ricordarono di lei fissandola come se la vedessero per la prima volta.

- Tonks! Sei seminuda davanti a Remus! – urlò Sirius mentre si posizionava davanti a lei per farle da scudo – Remus voltati immediatamente, non osare nemmeno guardarla! E’ MIA CUGINA, ti ricordo! – quando voleva Sirius era peggio di sua madre per certi atteggiamenti. E se Remus alle parole dell’amico iniziò a balbettare delle scuse e a tornare nella sua stanza, Tonks non riuscì a fare a meno di scoppiare a ridere per l’assurdità della situazione, mentre Sirius la spingeva dentro la sua camera.

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Era pomeriggio inoltrato e Remus era tornato in anticipo. Sirius era nel soggiorno, intento a leggere uno dei vecchi libri presenti nella biblioteca e alzò solo per un attimo lo sguardo all’ingresso dell’amico.

Remus si accomodò anche lui sul divano, fece apparire del thè caldo e iniziò a sorseggiarlo.

- Hai deciso? – la domanda di Sirius fece sobbalzare il povero Remus, che dopo essersi ricomposto, guardò l’amico con aria dubbiosa.

- Cosa dovrei decidere, di grazia? –

- Se ci provi o meno con lei, ovviamente. – Sirius pronunciava le frasi senza distogliere lo sguardo dalla lettura, come se ciò di cui parlavano non gli interessasse minimamente. Ma era tradito dal continuo picchiettare del suo piede sul pavimento. Remus registrò mentalmente tale comportamento, ma si concentrò a capire la domanda.

- Mi ricordi di cosa stiamo parlando, perché non credo di seguirti. –

- Di chi, vorrai dire. Tonks, ovviamente. –

La risposta dell’amico fu talmente inaspettata che Remus si ingozzò con il thè e Sirius dovette intervenire con una serie di pacche ben assestate sulla sua schiena prima che tornasse a respirare normalmente.

Adesso Sirius aveva chiuso il libro e fissava l’amico con un ghigno sornione.

- Perché dovrei decidere qualcosa a proposito di Dora? -

- Perché ti piace, e si vede, amico mio. E perché sei il solo che riesce a chiamarla per nome. E questo, per me, significa solo una cosa: che anche lei è interessata. –

Remus era rimasto senza parole. Fissava Sirius cercando una qualche risposta da dargli, ma non gli veniva assolutamente nulla in mente. A parte un volto dai capelli rosa schocking e l’aria sbarazzina. Finalmente le parole gli uscirono di bocca:

- Anche se fosse come dici, Sirius, non che io stia ammettendo alcunché, non credo che per lei sia lo stesso.  E poi… -

- Hai gli occhi sul fondoschiena, Moony? Diventa impacciata ed imbranata ogni volta che tu sei nella stessa stanza, come fai a dire che non le interessi? –

- Se anche fosse… Sono troppo vecchio per lei, abbiamo più di dodici anni di differenza e… -

- Le ragazze preferiscono gli uomini con più esperienza piuttosto che gli sbarbatelli! – fu la secca replica di Sirius.

- E sono troppo povero, che vita potrei darle se non riesco nemmeno a tenermi un lavoro per più di un anno, e … -

- Mica è colpa tua! E’ colpa di quella stupida legge creata dalla Umbridge! E poi lei lavora e si può mantenere da sola. –

- E sono troppo pericoloso! Ti ricordo che sono un Lupo Mannaro e che non ho il controllo di me durante le notti di luna piena! –

- E io ti ricordo che lei è un Auror addestrato, non una sciocca ragazzina al primo anno di Hogwarts! –

- Piantala, Sirius! Tanto è inutile che ne discutiamo noi due… e poi questo non è proprio il periodo giusto per pensare a certe cose, con il ritorno di Voldemort e tutto il resto… -

Remus pensava di aver messo a tacere, finalmente, l’amico perché per ben dieci minuti rimase in silenzio. Anche se non era di certo riuscito a mettere a tacere il diavoletto dentro di lui che gli diceva che forse Sirius non aveva torto…

- Se mai ti decidessi, Remus, sappi che hai la mia benedizione. – Sirius con quella frase, finalmente, ritenne concluso il discorso.

 

 

  
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