ATTENZIONE:
questa storia è stata scritta come mia versione personale del modo di vedere la
convivenza tra i tre protagonisti nella storia di una mia amica (Evenstar), se
la storia vi ricorda una delle sue, il motivo è quello.
CONVIVENZA
CRASH!
Sirius si voltò al rumore di vetri infranti. Il
rumore proveniva dalla cucina, dove solo cinque minuti prima aveva lasciato
Tonks e Remus che discutevano su una delle loro strambe teorie riguardanti
l’Ordine. Non ne poteva più. Aveva invitato entrambi a vivere con lui perché non
sopportava più la solitudine e quella stramaledetta casa, ma… Non sapeva più se
essere felice della loro compagnia o
maledire il giorno in cui gli era saltato in testa di
invitarli.
Loro potevano uscire. Loro dovevano uscire per l’Ordine. E la
sera, quando tornavano lì, non facevano altro che raccontargli di quello che
avevano visto e scoperto, pensando così di coinvolgerlo almeno un po’. Ma poi
finivano sempre per litigare, quei due, sui metodi di indagine. O sulle
supposizioni che ognuno di loro faceva. Nemmeno si accorgevano che in quel modo,
invece che coinvolgerlo, gli facevano ricordare ancora di più la sua prigionia
in quella casa.
Le cose andavano un po’ meglio quando qualche altro
membro dell’Ordine si faceva vedere a Grimmauld Place per fare rapporto o più
semplicemente per scambiare qualche parola con loro. In quei frangenti le serate
erano molto più calme e tranquille. Remus e Tonks tenevano a bada le loro
divergenze. Chissà poi perchè quei due dovevano sempre scontrarsi e non potevano
andare d’accordo?
Ma poi si concentrò di nuovo sul rumore. Chissà ora
cosa la ragazza aveva distrutto? Non che lui tenesse particolarmente alle
cianfrusaglie presenti in casa, ma almeno quelle della cucina… “Solo perché
servono per mangiare”, si disse, “mi preoccupo solo per
quello”.
Scese nuovamente le scale e si affacciò sulla soglia
della cucina. Tonks aveva il viso dello stesso colore rosa acceso dei capelli e
con le mani stava soffocando un urlo mentre fissava, sgranando i grandi occhi
che in quel momento erano castani, i cocci della vetrinetta della credenza che
erano sparpagliati ai suoi piedi.
Doveva aver chiuso l’anta con troppa violenza.
Remus le era accanto e tendeva una mano verso di lei,
ma senza realmente toccarla, mentre le chiedeva se si era fatta
male.
Lei scosse leggermente la testa e Remus tirò un
sospiro di sollievo, mentre estraeva la bacchetta per riparare il danno. Ma
Sirius fu più veloce dell’amico.
- Vitrus
Reparo! -
Entrambi si girarono verso la porta della cucina, ma
lui se ne era già andato, senza pronunciare altre parole.
- Secondo te si è arrabbiato? – Tonks si stava
sedendo ancora perplessa per la reazione di Sirius e per la sua repentina
scomparsa.
- Non credo. – Remus fissava ancora la soglia dove
poco prima stava l’amico. – Credo volesse solo controllare che non ti fossi
fatta male. –
Tonks lo fissò inarcando un sopracciglio. Non le era
proprio sembrato che Sirius fosse in pensiero per lei. Per il mobile, forse. E
non capiva come
In fondo, da quella posizione, poteva osservarlo
senza preoccuparsi di essere notata. Il biondo dei suoi capelli stava lasciando
il passo a ciocche bianche ogni giorno più folte. Il suo profilo, dai lineamenti
dolci e decisi allo stesso tempo, era interrotto, a tratti, dalle cicatrici.
Cicatrici di cui lui non voleva mai parlare. Ma lei si era accorta che ogni
mese, all’avvicinarsi del plenilunio, lui stava sempre peggio. E anche se non le
diceva dove passava la notte della luna piena, lei pensava di sapere dove
andava. Aveva scoperto che lui aveva un piccolo appartamento proprio poco fuori
Londra. Un appartamento con una piccola particolarità: era composto da due sole
stanze, di cui una era una stanza foderata di metallo, impossibile da
infrangere.
Remus era un Lupo Mannaro e si nascondeva ogni mese
quando la luna piena si manifestava, Tonks ci era arrivata in poco tempo. Ma la
cosa che più le dava fastidio era che lui non le dicesse mai dove andava e
perchè. Probabilmente pensava che oltre ad essere sbadata lei fosse anche un
poco ritardata, e che non si fosse ancora accorta della sua
natura.
Finalmente l’uomo si riscosse dai suoi pensieri e si
voltò verso di lei. Le iridi ambrate la misero a fuoco e poi si allargarono
mentre lui annusava qualcosa nell’aria avvicinandosi a
lei.
Le era ogni momento più vicino. All’improvviso lui
tirò indietro la sua sedia e si accovacciò ai suoi piedi, prendendole tra le
mani la gamba sinistra.
A quel tocco, seppur delicato, Tonks fremette, ma più
per la sorpresa che per il dolore.
- Ti fa male? – le chiese l’uomo. Ma lei non era in
grado di rispondere. Era diventata completamente rossa in viso per la
situazione. E la gola non rispondeva più ai comandi del cervello. Provò a
scuotere la testa, ma anche quella sembrava non volesse prendere ordini. Si
limitava a fissare Remus, che ora stava estraendo dalla tasca un fazzoletto
bianco da avvolgerle sul polpaccio ferito.
Remus non riusciva più a capire l’amico. Aveva tanto
insistito, dopo la partenza di Harry per Hogwarts che lui prima, e in seguito
anche Tonks, si trasferissero a Grimmauld Place, ed ora sembrava ogni giorno più
scocciato dalla loro presenza.
Non che effettivamente loro due gli fossero di grande
compagnia. Per la maggior parte del tempo avevano incarichi, per l’Ordine lui e
per il suo lavoro di Auror lei, da svolgere, che passavano con Sirius solo le
serate. E durante queste serate spesso Sirius se ne andava lasciandoli soli a
parlare. O meglio, ad appianare le loro divergenze.
Ricompariva, ogni volta, solo se Tonks faceva cadere
qualcosa. E data la sbadataggine della ragazza, quello poteva accadere almeno
tre volte per serata.
Remus era sicuro che Sirius avesse un motivo per non
stare con loro pur rimanendo sempre a portata d’orecchio, ma ancora non era
riuscito a capirlo.
Si girò verso Tonks, che si era seduta al tavolo, e
si accorse che nell’aria c’era odore di sangue. Odore che lo portò ad
avvicinarsi sempre più alla ragazza e a scoprire che si era tagliata il
polpaccio.
Con il suo fazzoletto le tamponò la ferita e poi
estrasse la bacchetta per far rimarginare la ferita. Ma facendo ciò aveva alzato
gli occhi sul volto di Tonks: sembrava stesse per avere o un attacco di panico o
uno svenimento, tanto che Remus si rimise repentinamente in piedi poggiandole
una mano sulla spalla ed una sulla fronte, per assicurarsi che lei stesse bene.
Ma il gesto di lui sorprese lei a tal punto che indietreggiò sulla sedia,
mettendosi in bilico sulle gambe posteriori della stessa, finendo così per
cadere rovinosamente a terra trascinando Remus con sé.
Remus si ritrovò addosso a Tonks sul pavimento, in
groviglio di braccia e gambe, ma talmente vicini ed imbarazzati che entrambi
rimasero paralizzati mentre i loro volti prendevano fuoco.
Una risata grottesca li riscosse
dall’incanto.
Sirius era, nuovamente, sulla soglia della cucina e
stava ridendo piegato in due nel vedere l’assurda posizione in cui erano finiti
l’amico e la cugina.
- Siete… ghghgh … Siete veramente … uhuhuh …
ridicoli! – disse mentre continuava a ridere e a tenersi la
pancia.
- Perché invece di prenderci in giro, non ci aiuti a
rialzarci, Padfoot? – gli chiese Remus, passando alla familiarità del
nomignolo.
Ma Sirius si era accasciato per terra dalle risate e
non accennava a smettere.
Remus si districò a fatica dall’intreccio in cui lui
e Tonks erano finiti, anche perché anche la ragazza aveva cominciato anche lei a
ridere e non gli era di nessun aiuto.
Alla fine riuscì a sedersi sul pavimento, togliendo
Tonks dagli impicci e continuando l’attività precedente, cioè quella di
medicarle la ferita.
- Ragazzi certo che se volevate approfondire il
vostro rapporto bastava dirlo. – Finalmente Sirius aveva smesso di ridere e li
stava guardando con aria maliziosa.
- Cosa intendi, Sirius? – chiese Tonks
innocentemente.
Ma Remus, che conosceva bene l’amico, aveva compreso
al volo l’allusione. E lo stava ricambiando con uno sguardo prima quasi
sconvolto e poi complice, mentre gli rispodevai:
- Vedo che sta riaffiorando l’amico che conoscevo.
Possibile che tu non sappia pensare ad altro, Padfoot? -
- Cosa ci posso fare, Moony? Vederti così
aggrovigliato con una bella ragazza mi ha fatto venire in mente che non vi ho
mai offerto una camera matrimoniale! – commentò Sirius ricominciando poi a
ridere nel vedere la faccia sconvolta di Tonks, che aveva nuovamente assunto il
colore dei capelli.
- Devi sapere, Tonks, che il tuo adorabile cugino laggiù era conosciuto
a Hogwarts, ed anche fuori, come il peggior Tombeur des Femmes esistente. Nessuna
ragazza a Hogwarts ha saputo resistere al suo fascino. E nella sua testolina
bacata ho l’impressione che ragioni ancora come un ragazzino di sedici anni. –
Remus, pur essendo arrossito anche lui, stava cercando di sdrammatizzare le
parole dell’amico.
- Non dargli retta Tonks. Moony è solo geloso perché
io e Prongs gli fregavamo tutte le ragazze. Le più carine, ovviamente. Quelle
insignificanti gliele lasciavamo. Quelle proprio indecenti, invece, le spedivamo
a Mocciosus- Snape. –
Tonks era stupita da quello scambio di battute. Fino
ad ora suo cugino e il suo amico l’avevano sempre trattata come un ospite,
mentre ora le stavano facendo confidenze personali. Confidenze che gettavano
nuova luce sui due uomini. E che le fecero guardare Remus con occhi
diversi.
- Ma se nemmeno ti ricordavi il nome di quelle con
cui stavi, il giorno dopo, Padfoot! Come cavolo fai a dire che ero geloso?
Rapporti di quel tipo – a solo livello carnale – non mi sono mai interessati! –
continuò Remus.
- Solo perché non ci hai mai provato. E’ veramente
liberatorio fare sesso senza dover pensare alle conseguenze, lo sai Moony?
–
- Conseguenze… Ovvio che non ci pensavi, lasciavi che
fossimo noi – IO – a dover rimediare ai tuoi errori, i giorni successivi! Non
ricordo nemmeno più a quante ragazze ho dovuto spiegare che non lo facevi per
cattiveria, ma perché eri – sei – fatto così! – Remus sembrava rassegnato nel
parlare, continuava ad alzare gli occhi cielo e a
sospirare.
- Bhè, non dipingermi come un mostro, chissà che idea
si è fatta ora Tonks di me. Ero un ragazzino, all’epoca. – Disse guardando la
ragazza e facendo un gesto con la mano come a voler dire “acqua
passata”.
Tonks stava sorridendo.
- Non mi sembri un mostro Sirius. Ne ho conosciuti
anch’io di ragazzi come te a Hogwarts. E molti di questi cercavano di emulare la tua fama, mi sa.
– commentò.
Ma il suo commento non ebbe l’effetto pensato sui due
uomini. Iniziarono entrambi a parlare in contemporanea, quasi
urlando.
- Ecco! VEDI! Pessimo esempio sei stato per le
generazioni future di Hogwarts! – questo era Remus che si scagliava contro
Sirius.
- COSA?! Dimmi il nome di quegli sconsiderati che ti
hanno… che ti hanno… MIA CUGINA! Non permetto che nessuno tratti in modo così
indegno un membro della famiglia Black! – e questo, Sirius, che dalla foga
cercava di alzarsi da terra per andare a caccia di chissà
chi.
Tonks era allibita dalla facilità con cui quei due
stavano saltando alle conclusioni più inverosimili. E questo la fece scoppiare a
ridere slanciandosi all’indietro e non ricordandosi di essere così vicina alla
sedia che era ancora per terra che ci batté la testa.
- TONKS! –
- DORA! –
Di nuovo, i due uomini avevano urlato mentre
cercavano di raggiungerla ed aiutarla. Ma lei, nonostante il dolore, stava
ridacchiando. Ridacchiava sia per la situazione precedente che per quella
attuale.
Ed allora anche loro scoppiarono a
ridere.
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Tonks si stava rilassando sotto la doccia pensando
ancora alla serata precedente. Per la prima volta loro tre avevano realmente
goduto della compagnia reciproca. Remus si era lanciato nel raccontarle alcune
delle avventure amorose di Sirius, che si era limitato a commentare i racconti.
Ma tra i racconti pungenti di Remus ed i commenti comici di Sirius, Tonks aveva
riso talmente tanto da non riuscire più a trattenere le
lacrime.
Ancora in quel momento al solo pensiero, si rimetteva
a ridere.
- Tonks stai bene? Cosa sono questi rumori che
vengono da lì dentro? – Sirius era alla porta del bagno che continuava a
picchiettare per attirare la sua attenzione.
- Nulla, cugino. Sto ancora ridendo da ieri sera! –
gli urlò lei cercando di sovrastare il rumore dell’acqua.
Lui non le rispose, ma smise di bussare e fece una
specie di grugnito.
Quando lei, alla fine, uscì dal bagno con addosso
solo un asciugamano, lo trovò ancora ad aspettarla.
- Sirius? Tutto bene? -
Lui si voltò a guardarla, squadrandola dal capo ai
piedi, e sorridendo poi soddisfatto per quello che vedeva.
- Sei una bella ragazza, Tonks.
-
- Cosa vorrebbe dire questo? Hai deciso di provarci
anche con me? – gli chiese lei sapendo di metterlo in
difficoltà.
- No. No. Non era questo che intendevo. – lui si
passò la mano fra i capelli. – Pensavo solo che mi stupisce che tu non abbia un
ragazzo fisso. –
Lei lo osservò maliziosa e poi gli chiese – E chi ti
dice che non ce l’abbia, cugino? –
Ma la sua risposta, che voleva solo essere uno
scherzo nei confronti di Sirius, fu sentita anche da qualcun altro che si
affacciava proprio in quel momento dalla sua stanza.
- COSA?! -.
Entrambi si voltarono verso Remus che, in vestaglia e
con i capelli scompigliati, li stava guardando sgranando gli occhi e con la
bocca aperta per lo stupore.
Ma anche Tonks era stupita. Non si era aspettata
quella reazione e anche se la cosa le faceva piacere, non sapeva come
rimediarvi.
Sirius guardava prima uno e poi l’altro, chiedendosi
se quei due non gli dovessero dire qualcosa. Ma dato che nessuno sembrava voler
accennare a parlare, lo fece lui.
- E chi sarebbe, Tonks? Qualcuno che conosciamo? –
Sirius registrò il pallore sul volto di Remus e l’imbarazzo su quello di
Tonks.
- Ma no. Scherzavo. Volevo solo vedere come reagivi,
cugino. Non ho tempo per pensare a certe cose, ora. – disse lei cercando di
rimediare. E mentre parlava vide il volto di Remus tornare del suo colore
normale, mentre Sirius, come lei, lo osservava
attentamente.
- Direi che invece questo sarebbe il momento migliore
per trovarti qualcuno, Tonks. Almeno potresti avere il parere di due uomini
prima di avventurarti in qualche storia complicata con la persona sbagliata.
–
- Sirius non penserai davvero che Dora debba per
forza presentarci ogni ragazzo che deciderà di frequentare? Non siamo mica le
sue balie, è grande abbastanza per decidere da sola. – Remus dalla sera
precedente aveva cominciato a chiamarla “Dora” e lei ne era stupita. Non che le
dispiacesse, l’importante era che non usasse il nome intero, ma nessuno aveva
mai preso una tale confidenza con lei…
- Certo che deve presentarmeli! Sono l’unico parente
maschio che le rimane, di chi potrebbe fidarsi se non di me? – la risposta di
Sirius la fece ridere ed i due uomini si ricordarono di lei fissandola come se
la vedessero per la prima volta.
- Tonks! Sei seminuda davanti a Remus! – urlò Sirius
mentre si posizionava davanti a lei per farle da scudo – Remus voltati
immediatamente, non osare nemmeno
guardarla! E’ MIA CUGINA, ti ricordo! – quando voleva Sirius era peggio di sua
madre per certi atteggiamenti. E se Remus alle parole dell’amico iniziò a
balbettare delle scuse e a tornare nella sua stanza, Tonks non riuscì a fare a
meno di scoppiare a ridere per l’assurdità della situazione, mentre Sirius la
spingeva dentro la sua camera.
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Era pomeriggio inoltrato e Remus era tornato in
anticipo. Sirius era nel soggiorno, intento a leggere uno dei vecchi libri
presenti nella biblioteca e alzò solo per un attimo lo sguardo all’ingresso
dell’amico.
Remus si accomodò anche lui sul divano, fece apparire
del thè caldo e iniziò a sorseggiarlo.
- Hai deciso? – la domanda di Sirius fece sobbalzare
il povero Remus, che dopo essersi ricomposto, guardò l’amico con aria
dubbiosa.
- Cosa dovrei decidere, di grazia?
–
- Se ci provi o meno con lei, ovviamente. – Sirius
pronunciava le frasi senza distogliere lo sguardo dalla lettura, come se ciò di
cui parlavano non gli interessasse minimamente. Ma era tradito dal continuo
picchiettare del suo piede sul pavimento. Remus registrò mentalmente tale
comportamento, ma si concentrò a capire la domanda.
- Mi ricordi di cosa stiamo parlando, perché non
credo di seguirti. –
- Di chi, vorrai dire. Tonks, ovviamente. –
La risposta dell’amico fu talmente inaspettata che
Remus si ingozzò con il thè e Sirius dovette intervenire con una serie di pacche
ben assestate sulla sua schiena prima che tornasse a respirare
normalmente.
Adesso Sirius aveva chiuso il libro e fissava l’amico
con un ghigno sornione.
- Perché dovrei decidere qualcosa a proposito di
Dora? -
- Perché ti piace, e si vede, amico mio. E perché sei
il solo che riesce a chiamarla per nome. E questo, per me, significa solo una
cosa: che anche lei è interessata. –
Remus era rimasto senza parole. Fissava Sirius
cercando una qualche risposta da dargli, ma non gli veniva assolutamente nulla
in mente. A parte un volto dai capelli rosa schocking e l’aria sbarazzina.
Finalmente le parole gli uscirono di bocca:
- Anche se fosse come dici, Sirius, non che io stia
ammettendo alcunché, non credo che per lei sia lo stesso. E poi… -
- Hai gli occhi sul fondoschiena, Moony? Diventa
impacciata ed imbranata ogni volta che tu sei nella stessa stanza, come fai a
dire che non le interessi? –
- Se anche fosse… Sono troppo vecchio per lei,
abbiamo più di dodici anni di differenza e… -
- Le ragazze preferiscono gli uomini con più
esperienza piuttosto che gli sbarbatelli! – fu la secca replica di
Sirius.
- E sono troppo povero, che vita potrei darle se non
riesco nemmeno a tenermi un lavoro per più di un anno, e …
-
- Mica è colpa tua! E’ colpa di quella stupida legge
creata dalla Umbridge! E poi lei lavora e si può mantenere da sola.
–
- E sono troppo pericoloso! Ti ricordo che sono un
Lupo Mannaro e che non ho il controllo di me durante le notti di luna piena!
–
- E io ti ricordo che lei è un Auror addestrato, non
una sciocca ragazzina al primo anno di Hogwarts! –
- Piantala, Sirius! Tanto è inutile che ne discutiamo
noi due… e poi questo non è proprio il periodo giusto per pensare a certe cose,
con il ritorno di Voldemort e tutto il resto… -
Remus pensava di aver messo a tacere, finalmente,
l’amico perché per ben dieci minuti rimase in silenzio. Anche se non era di
certo riuscito a mettere a tacere il diavoletto dentro di lui che gli diceva che
forse Sirius non aveva torto…
- Se mai ti decidessi, Remus, sappi che hai la mia
benedizione. – Sirius con quella frase, finalmente, ritenne concluso il
discorso.