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Autore: xMoonyx    22/11/2011    9 recensioni
[Spoiler 4xO4]
L'uovo si è schiuso solo per lui...
O forse no?
Aithusa non è nato solo per lui.
E' nato per Albion: quindi anche per Arthur.
Per lui e per Arthur.
La sua nuova famiglia.
xxx
«Mamma?» ripeté Merlin sconvolto mentre il piccolo saltava giù dal ceppo per raggiungerlo.
Il moro indietreggiò, cercando gli occhi lampeggianti di Kilgarrah, che sembrava non riuscire a trattenere le risate.
«Cosa significa questo?!»
«Ops. Credevo di averti già parlato dell'imprinting di un drago.»
«Impri-che?» biascicò Merlin, distraendosi, e di conseguenza inciampando su una radice.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Mum&Dady 2

Dedico il capitolo a Suicidal_Love, Edian, Illlunis, crownless, elfin emrys, Dark_lady88, Il_Genio_del_Male, valentinamiky, Lily Castiel Winchester e layla84 per le loro fantastiche recensioni :) 

Piccola nota: il trattino ~ è in rosso se indica le scene POV di Arthur, in blu se invece il POV è di Merlin! ^-^


Mum&Dady

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Mumy's POV

Rassettare la stanza del somaro non era mai stato un compito facile, ma l'abitudine -il doverlo fare, cioè, praticamente tutti i giorni- l'aveva reso quasi automatico alle dita del mago ormai pratico in quei familiari gesti.
Era sempre la solita storia: sistemare il letto, picchiettare i cuscini, lisciare le lenzuola, aprire le finestre per fare entrare aria, rassettare le tende, lucidare l'armatura, strigliare gli stivali, passare uno straccio sul pavimento e infine tergersi il sudore con la manica della giacca -e sospirare, a seconda dei casi- a lavoro ultimato.
Ogni tanto questi comuni lavoretti erano intervallati da battute, sogghigni o commenti da parte del regal babbeo, che possibilmente potevano avere due conseguenze: far tornare il buon umore a Merlin o fargli saltare i nervi.
Quel giorno, tuttavia, del biondo pupillo non c'era traccia e con un senso di abbandono e insieme sollievo -nemmeno lui sapeva cosa provare in situazioni come questa- il maghetto si impose di sbrigarsi, in modo da trascorrere il resto del tempo aiutando Gaius, scherzando coi cavalieri o in alternativa riposandosi per riacquistare le forze.
Qualcosa picchiettò alla finestra e Merlin inizialmente pensò, con incredulità e insieme sconforto, che avesse iniziato a piovere.
Diede uno strattone alle tende rosse e si voltò, pronto a imprecare alla volta del cielo.
Tuttavia ciò che vide lo fece impallidire come un morto.
«Aithusa!» sibilò sconvolto fiondandosi sulla finestra per aprirla. La spalancò e il draghetto, che batteva furiosamente le alette candide per non perdere quota, emise un guaito gioioso.
«Non dovresti essere qui!» lo redarguì il moro muovendo una mano per scacciarlo. Il draghetto fece una giravolta in aria e, scambiando le mosse di Merlin per un invito a giocare, aprì la boccuccia emettendo acuti fischi.
«No, no, no, devi andare via!» Merlin cercò qualcosa per cacciarlo, senza successo. «Vattene via, Aithusa! Se qualcuno ti dovesse vedere...»
In quello stesso momento, tanto per confermare il detto "parli del diavolo e spuntano le corna" il vetro di una finestra vibrò luccicando, illuminato dai raggi solari.
Una chioma riccia e scura ne emerse, insieme ad un lungo panno che scivolò lungo il muro esterno della torre.
Merlin sussultò, allungando immediatamente le mani per recuperare il rettile perplesso, cercando di nasconderlo sotto i vestiti.
Aithusa si dibatté, lanciando stridii irritati e Gwen, confusa, alzò la testa.
«Oh, Merlin!»
Il ragazzo si impose un ampio sorriso, mentre cercava in tutti i modi di far star fermo, zitto e nascosto il figlioletto adottivo, e si beccò perfino un paio di morsi. Gwen sollevò un sopracciglio quando lo vide iniziare a muoversi in maniera strana, come preda del solletico o di preoccupanti convulsioni.
«Ti senti bene?»
«BENISSIMO!» le gridò Merlin per sovrastare i lamenti del draghetto e il suo raspare contro le sue dita.
Con una risatina che sapeva di isterico richiuse la finestra e spostò le tende per coprirla. Infine lanciò un sospiro di sollievo e lasciò andare l'animaletto, che volò via sdegnoso, gustandosi la libertà appena riconquistata.
Merlin, esausto, scivolò lungo la parete fino a toccar terra.
«Accidenti, c'è mancato poco...»
Il draghetto bianco, atterrato sul letto del somaro, batté le palpebre, mostrando a tratti i suoi grandi occhioni neri, e declinò la testa di lato, con un pigolio di sorpresa.
«Mamy?»
Merlin sorrise raddolcito da quella visione e allungò una mano per prendere in braccio il piccolo. Ma quello fu più veloce e gli saltò in grembo, iniziando a strofinare il collo e... a fare le fusa?!
Sul corpicino magro iniziavano a formarsi scaglie luccicanti e le alluce si erano ingrandite: Merlin non sapeva nemmeno se fosse un maschio o una femmina -Kilgarrah si era limitato a scrollare il testone mostrando una chiostra di denti affilati, e a spiegare che fino al primo anno di età un drago era asessuato- ma di una cosa era certo: quel draghetto cresceva, ed in fretta anche!
Presto sarebbe diventato così grande che se avesse osato fargli di nuovo una visita avrebbe attirato l'attenzione della guardie, calamitandosi le loro pericolose frecce.
«Ora però vedi di sgattaiolare fuori, eh?»
Aithusa lo fissò, e Merlin si rispecchiò nelle sue grosse pupille.
«Mamy?»
La maniglia si abbassò e Merlin trasalì, agghiacciando.
Avrebbe dovuto cacciare il drago subito! E adesso?
Se il somaro l'avesse visto l'avrebbe sicuramente ucciso.
Col cuore in gola e il panico nelle vene Merlin afferrò la testina di Aithusa tra le mani a coppa e avvicinò il volto al suo.
«Promettimi che rimarrai nascosta, intesi?»
«Mamy?»
«Aithusa, la mamma è in pericolo! Fa' come ti ho detto!»
Senza aspettare un cenno del draghetto, Merlin lo spinse sotto il letto della testa di fagiolo, curandosi di coprire la visione con il copriletto.
La porta si aprì, mostrando il volto corrucciato del biondo Pendragon.
«Sire!» quasi urlò Merlin, per apparire assolutamente innocente. Si pentì subito di averlo fatto, quando Arthur aggrottò le sopracciglia in sua direzione, per poi alzare gli occhi e fissare con cipiglio le tende.
«Sei una talpa, per caso?»
Merlin notò le tende abbassate e ci mise qualche secondo in più per comprendere. Quando ciò accadde scattò in piedi e, un po' titubante all'idea di allontanarsi dal rifugio, le spalancò con un gesto secco.
I raggi del sole aggredirono il volto del principe.
«Così va meglio?» domandò Merlin.
«Mmm.»
Un pigolio debolissimo si levò da un punto imprecisato del lenzuolo, e Merlin si affrettò a posizionarsi di fronte al letto, con una disinvoltura tale ed un mezzo sorriso che lasciarono Arthur perplesso.

Dady's POV

Arthur odiava le riunioni coi membri del consiglio; finivano sempre con un nulla di fatto, rimandando le decisioni ad un ipotetico dopo, sebbene tutti conoscessero l'antifona fin troppo bene: alla fine era Agravaine, suo zio, ad avere voce in capitolo. Più che un Re, Arthur si sentiva un bambino ripetente in cerca di lezioni.
Ma se c'era una cosa che odiava più delle riunioni era trovare la sua stanza in disordine e, soprattutto, non riuscire a leggere nella mente di quel folle del suo servitore.
Incomprensibile era un eufenismo, se attribuito a Merlin.
Come in quel momento: a volte -ma diciamo anche sempre- si chiedeva cosa vagasse nel cervello dell'amico, quale forza sovrumana gli facesse compiere certe idiozie.
Perché davvero non ci poteva essere altra spiegazione.
Quando i raggi del sole gli ferirono gli occhi, costringendolo a socchiuderli, il pupillo Pendragon si riscosse, tornando al presente.
Con un sbuffo sonoro avanzò verso il letto, armeggiando con il fermaglio della cintura di pelle.
Quando tuttavia non percepì il tocco freddo del servo si insospettì. «Beh? Che aspetti lì impalato? Aiutami!»
Merlin sembrava essersi appena svegliato da un sogno.
«Oh? Perché, non sapete farlo da solo, sire?»
«Merlin?»
«Sì, lo so: Taci.»
Arthur sorrise: Merlin era irrimediabilmente irresponsabile e insolente [e iniziavano tutte con le I, pensa!] ma bisognava ammettere che imparava in fretta.
Con un sospiro di accettazione il servo si mosse, aiutandolo a liberarsi del pesante mantello rosso.
Arthur si schiarì la gola, con la prospettiva di una lunga chiacchierata -o meglio, litigata- a proposito degli avvenimenti di quella giornata, eppure l'unica cosa che avvertì fu un fastidioso silenzio.
E dal momento che in condizioni normali era impossibile tacitare Merlin, quelle dovevano necessariamente non essere condizioni normali.
«Non mi chiedi come è andata la riunione?»
Ancora una volta il suo servitore sembrò cadere dalle nuvole. «Riunione?»
«Ma sì, quella coi membri del consiglio, non faccio che parlarne da ieri! A volte mi chiedo se mio padre non avesse avuto ragione, quando ti aveva accusato di soffrire di qualche disturbo mentale.»
Si voltò appena a guardarlo e quando lo vide arricciare le labbra in quel suo solito modo sorrise compiaciuto.
Era così giusto quel sorriso. Gli lasciava sempre un senso di completezza... non sapeva spiegarsi bene perché, ma ogni volta che lo scorgeva la giornata sembrava più luminosa.
E... un momento.
Da quando faceva discorsi da ragazzina?
«Potrei mandarti alla gogna!» lo avvertì, tanto per dire qualcosa.
«Non lo fareste.» ribatté Merlin, sicuro. «I miei servigi vi servono ancora.»
«Ma che sfacciato!» scosse la testa -l'irriverenza del moro non aveva limiti- e sfilandosi la giacca si avvicinò al letto.
«Muoio di sonno...»
«No, il letto no!» quasi urlò Merlin, stonandogli le orecchie.
Arthur si bloccò, mentre il servo, ansimante, lo superava, mettendosi proprio davanti al regal giaciglio.
Il più grande si passò una mano sulla mascella.
Questa ne era la conferma: suo padre aveva davvero ragione.
«Ma sì, giusto, che pensieri che faccio! Non si dorme mica sui letti.»
Merlin deglutì. «Non è questo...»
«Hai forse qualche idea migliore? Che so, il tavolo? Dici che potresti prepararlo in... cinque minuti esatti?»
«Non vi piacerebbe.» rise Merlin, calciando le coperte.
Arthur lo fissò: ora maltrattava anche il suo letto? Era forse impazzito?
«Stareste scomodo.»
Arthur gli camminò intorno, cercando di capire se gli stesse nascondendo qualcosa e il ragazzo continuò a girarsi in modo da non dargli mai le spalle, sempre con quel sorriso sfrontato sul volto e le mani dietro la schiena.
«Vi serve altro, sire?»
«Spostati.»
«Sapete che porta male dormire in un letto non fatto.»
«Ho detto: Spostati.»
«Ma sire, davvero, non sarebbe il caso.»
«Il letto è, mi dispiace dirlo, a dir poco perfetto. Perciò ti sarei enormemente grato se allontanassi il tuo caro sederino dalle mie lenzuola.»
Merlin aprì la bocca per replicare ma la richiuse subito dopo.
Arthur, soddisfatto, annuì con decisione. «Bene, vedo che capisci. Non sei così stupido come pensavo!» bussò sulla sua fronte, e quello fece una smorfia, massaggiandosi la parte lesa. «Siete un somaro.»
«E tu un idiota. Su, levati di mezzo.» Lo spostò con la forza, facendo per spogliare il letto delle coperte e infilarsi dentro.
Un pigolio di protesta lo raggiunse, facendolo voltare confuso.
Merlin lo stava fissando, pallido come un cencio.
Arthur scosse la testa, con un lungo sospiro: e da quando Merlin aveva la voce da bambino?
«Mamy.»
«Cosa?»
Si voltò di nuovo, e Merlin raddrizzò immediatamente la schiena, fissandolo. «EH?» domandò con enfasi.
Arthur allungò il collo per vedere se nascondesse qualcosa dietro la schiena, ma rimase deluso.
Lanciandogli un'ultima occhiata sospettosa tornò a smuovere le lenzuola.
«Aiah!»
Arthur contò fino a dieci, puntando intensamente la spalliera del letto, prima di voltarsi a guardare il servo, con le braccia sui fianchi.
Merlin adesso -chissà come mai, poi- si trovava disteso a terra, e si stringeva un dito insanguinato.
Arthur fu colto subito da un giramento di stomaco.
«Merlin!» in un attimo lo raggiunse, preoccupato.
«Non è... niente.» cercò di rimediare quello, imbarazzato, ma Arthur non lo lasciò finire. Afferrò il dito rosso e se infilò in bocca.
Merlin lo scrutò sconvolto. «Si-sire?»
Arthur arrossì vistosamente e gli allontanò il dito, come se all'improvviso si fosse scottato. «Gwen ha detto che si fa così, dalle sue parti!» si schermì: che accidenti gli saltava in mente? Si schiarì di nuovo la gola e si rimise in piedi, dandogli le spalle.
Fissò la finestra luminosa e si passò le mani sulla faccia accaldata.
Dietro di lui Merlin aveva prorotto in un attacco di tosse.
«Mamy?»
«Ah?»
La tosse si intensificò. Arthur si voltò, confuso, e scorse il volto inorridito di Merlin.
«Ma cos...»
«Daaaaaaaady!»
«AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!!!»
Arthur cadde a terra, sovrastato dal peso di un...
«UN DRAGO!» scattò in piedi al colmo del terrore, raggiungendo con un salto Merlin ed afferrandogli la maglia con urgenza.
«Sta' dietro di me!»
«Ma...»
Idiota, che voleva sempre fare l'eroe!
Senza aspettare che si ribellasse Arthur se lo cacciò dietro la schiena, per poi estrarre la spada dalla cintura abbandonata sul tavolo e puntarla verso il... mostro.
Un.. un drago?!
Ma come accidenti c'era entrato un drago nella sua stanza?
E perché era ancora vivo?
I draghi si erano estinti due anni prima, quando lui stesso aveva ucciso l'ultimo esemplare!
«Non farlo, Arthur...» Merlin gli afferrò un braccio ma lui se lo scrollò via.
Il drago, con la pelle lattea e grandi occhi scuri, batté le ali e aprì la bocca, mostrando una chiostra di denti bianchissimi.
Poi, con un uggiolio contento saltò verso di loro.
Arthur sbiancò quando si rese conto che l'animale avrebbe attaccato il suo Merlin e si gettò coraggiosamente su di lui.
«STA' GIU'!»
«Uh?» Merlin lo guardò, senza capire, un attimo dopo Arthur gli era rovinato addosso, premendolo a terra col suo corpo.

~


Merlin gemette per aver sbattuto la testa e si rese conto di non potersi muovere.
Sentiva il fiato corto del principe sul collo e il suo odore lo invase, stordendolo.
Il profumo di Arthur...
Si schiarì la gola per attirarne l'attenzione e il somaro si sollevò appena, guardandolo negli occhi.
Merlin si preparò ad una delle sue battute sfrontate ma esse si bloccarono in fondo alla gola. Richiuse la bocca, sconfortato, perdendosi nell'oceano di quelle iridi dalle mille sfumature.
«Dady?»
Entrambi sussultarono, voltandosi a guardare lo stesso punto.
Aithusa li stava fissando, battendo le alluce.
Oh no! Pensò Merlin col cuore in gola

~

«Dady?»
Arthur batté le palpebre, scuotendo la testa, poi tornò ad osservare il drago, che adesso aveva allargato le narici fiutando l'aria. «Dady?»
Aveva parlato?!
Saltò su come morso da uno spillo, agitando la spada.
«Guardie, guardieeeeee!»
Il draghetto si spaventò, agitò la coda nervoso ed emise un fischio mentre Arthur, deciso, stringeva le dita sull'elsa della spada, sollevandola sopra la testa.
«NO!» Merlin si scagliò letteralmente sul draghetto, stringendolo tra le braccia magre e affondando il viso contro le scaglie lucenti di esso, aspettando il colpo.
Arthur ci mise qualche secondo ancora per comprendere.
Quando ciò accadde lasciò ricadere la mano che reggeva la spada lungo il fianco.
«Che cosa significa questo?! Perché lo difendi?»
Merlin sollevò uno sguardo languido verso di lui, con gli occhi blu pieni di lacrime. «Non avrei voluto che lo veniste a scoprire così!» si sincerò, con la voce incrinata e il volto arrossato, come se stesse per piangere.
Arthur sentì il suo cuore pesante come piombo quando scorse quelle gocce salate nelle palpebre del servo.
Tuttavia, l'assurdità della vicenda ebbe il sopravvento.
«Che diavolo...»
«Porterò il drago fuori di qui, ve lo prometto. Ma vi prego, vi prego Arthur, non fategli del male!»
Il tono di voce, le lacrime... era una visione così pietosa. Arthur non riusciva a raccapezzarsi.
Un drago era nelle sue stanze, e li aveva attaccati. E ora Merlin lo stringeva tra le braccia?
Sinceramente non ci avrebbe creduto se glielo avessero raccontato. Ma adesso che lo vedeva coi propri occhi -e il drago era perfino più spaventato di Merlin!- Arthur fu messo di fronte alla realtà.
Toccava a lui accettarla o meno.
«Non puoi metterti a fare l'animalista anche adesso! Quella cosa è pericolosa!»
«No, non...»
«Allontanati subito dal drago, Merlin! Non capisci che potrebbe farti del male?» stringendo ancora una volta l'elsa della spada, avanzò determinato; Merlin di riflesso indietreggiò, sempre tremante, avvicinando la creaturina terrorizzata al proprio petto.
«Oh no, è innocuo!»
«E' un drago!»
«Non potrebbe mai farmi del male, te lo posso assicurare. Del resto ho assistito alla sua nascita.»
Arthur distese le sopracciglia, incapace di crederci. «Eeeh?»
«Ho assistito alla schiusa del suo uovo.» borbottò ancora Merlin, distogliendo lo sguardo.
Il principe -ora Re- aspettò che il suo cuore rallentasse i battiti ma poiché ciò non stava accadendo, avanzò ancora di un passo.
Adesso tutti i tasselli del puzzle erano al loro posto e l'immagine venuta fuori risultava semplicemente incredibile.
«Credevo che l'uovo fosse rimasto seppellito dalle macerie...»
Le orecchie di Merlin presero fuoco e ciò fu una conferma dei suoi dubbi.
«Mi hai mentito... del resto ormai sei allenato, no? L'uovo ce l'avevi con te. L'hai sempre avuto con te.»
Merlin tornò finalmente a guardarlo, affranto. «Non potevo lasciarlo morire.» spiegò semplicemente, e una lacrima fece capolino dalle sue ciglia.
Qualcosa morse lo stomaco di Arthur, mozzandogli il respiro.
«No... no, no, no, smettila.»
Merlin si strofinò le dita sugli occhi, per cancellare le lacrime, ma ormai era troppo tardi. Tirò su col naso.
«Mi dispiace... mi dispiace un sacco. Non avrei potuto vivere sereno con la consapevolezza di aver lasciato perire una creatura innocente, quando avrei potuto far qualcosa per evitarlo! Non ce l'ho fatta, va bene? Potete anche mettermi alla gogna, o in prigione o quello che volete, ma per favore... vi prego... non fate del male ad Aithusa.»
«Aithusa?» Arthur spalancò gli occhi. «Gli hai anche dato un nome?»
Il draghetto, sentendosi nominare, zigò contento, strofinandosi contro il collo di Merlin.
«Mammina!»
«Ti ha chiamato... Mamma?»
Merlin assunse le stesse sfumature di un pomodoro maturo, sfuggendo al suo sguardo. «E' convinto così.»
Arthur guardò lo strano quadretto, confuso, poi lasciò andare la spada e sospirò. Il modo in cui Merlin accarezzava il drago, e come quello gli si strofinava contro facendolo ridere lo intenerì come una ventata di calore.
Arthur non si accorse di starlo fissando, fin quando Aithusa non alzò lo  sguardo su di lui, puntandogli addosso due occhioni scuri e luccicanti.
«Papàà!»
Fu un colpo.
«Che cosa?!»
Merlin si accorse del suo sguardo ed aprì la bocca per replicare, ma fu troppo tardi: il drago aveva raggiunto Arthur, buttandolo nuovamente a terra.
Il regal babbeo cercò in tutti i modi di fuggire da quelle coccole, ma il draghetto gli impediva di muoversi, continuando a leccargli la faccia e agitare ali e coda.
La risata cristallina di Merlin ebbe la conseguenza di fargli smettere di lottare.
Arthur smise di borbottare frasi sconnesse e imbarazzate come "levati di dosso" "via" "togliti" "lasciami stare" rivolte al drago e si limitò a regalare un'occhiata sconfitta a Merlin.
Quando lo vide ridere, ancora con le lacrime agli occhi, qualcosa si agitò nel suo petto.

~


Arthur e Aithusa. Insieme.
Merlin sorrise con le lacrime agli occhi e non poté impedirsi di ridere commosso, con una mano sulle labbra.
Non avrebbe mai creduto che potesse finire così.
Kilgarrah aveva ragione: il drago bianco aveva davvero portato fortuna!
E poi Arthur era così buffo, così tenero... tenero? Il principe?
Riformuliamo.
Era così buffo, con l'espressione imbarazzata di chi ti vorrebbe dire "tu non hai visto niente, intesi? Nessuno dovrà sapere che il nobile e impavido Arthur Pendragon si è fatto atterrare da un cucciolo di drago".
Continuò a guardarli: erano adorabili.
E in un modo assolutamente nuovo si sentì a casa. Finalmente.


*


«Ma come... come ti è saltato in mente? Adottare un drago!»
Merlin si era aspettato una scenata del genere. Così, con uno sbuffo, tornò ad accarezzare il dorso rugoso di Aithusa, incurante delle occhiate sdegnate scoccategli dalla regal testa di legno.
La nivea creaturina riposava tranquilla nello spazio di pavimento tra lui e Arthur, e il suo piccolo petto si sollevava con un ritmo regolare e placido: probabilmente immersa nel mondo dei sogni.
«E' solo un cucciolo.»
«Tu sai cosa diventerà da grande, vero?»
Merlin si volse in direzione del biondo, con cipiglio. «Un... drago adulto?»
«Oh!» ringhiò Arthur agitando le mani. «I draghi mangiano quelli come noi!»
«No! Non Aithusa...»
«Possiamo essere il loro pranzo, non i loro amici!»
«Arthur...» sospirò, catturando i suoi occhi blu.
Doveva ricordarsi di parlare con il Re, ogni tanto...
«Sire. Ne abbiamo già discusso: lo porterò via da Camelot e non tornerà mai più. Sul serio.»
«D'accordo.» Arthur sospirò.
Poi cadde il silenzio.
Merlin continuò ad accarezzare distrattamente il collo del draghetto addormentato, passando in rassegna la stanza con lo sguardo: sembrava il centro di un ciclone. Probabilmente avrebbe impiegato ore -se non giorni- per rimetterla completamente a posto.
Ma non gli importava.
Arthur aveva accettato Aithusa: aveva accettato l'esistenza di un drago, aveva perfino permesso che rimanesse dentro le sue stanze -sebbene solo a tempo determinato- e non aveva fatto storie sul fatto che adesso la creaturina fosse accucciata tra loro due.
Forse c'era una speranza per se stesso e il suo piccolo segreto.
Forse c'era una speranza per la sua magia... e forse Aithusa avrebbe contribuito.
Albion... pensò Merlin col cuore punto di gioia irrefrenabile.
Continuò a tracciare il dorso del draghetto con le dita, sovrappensiero, fin quando non incontrò una superficie più liscia e calda, che rabbrividì al contatto.
Ancora perso nei propri pensieri Merlin si voltò a guardare la propria mano e si accorse che stava accarezzando quella del somaro: la ritirò immediatamente, arrossendo.
Arthur, dal canto suo, fece lo stesso, fingendo poi un colpo di tosse.
Entrambi si voltarono a guardare tutto tranne che loro stessi e Aithusa aprì un occhietto furbo.
Se qualcuno l'avesse vista in quel momento avrebbe notato il ghigno vittorioso assunto dal suo musetto.





~To be continued~ 


Aithusa's POV


_____________________________________________________________________________
Angolo Autrice.


Mi dispiace di non aver potuto aggiornare prima, davvero! Ma ho avuto troppi impegni, un lutto, compiti e tante altre cose! I'm sorry ç__ç In ogni caso questo capitolo è molto più lungo dello scorso, perché presenta i punti di vista di entrambi e davvero non avrei saputo come accorciarlo. Spero di non avervi deluso, anche perché non mi convince tanto! Ma a voi l'ardua sentenza!!

 Note:  Arthur nomina il sederino di Merlin, perché nel telefilm lo fa praticamente ad ogni puntata! x°°D Chissà come mai è tanto interessato al lato B del maghetto?? [Noi conosciamo la risposta v.v] 

Avrete notato la scritta "To be Continued" -o per lo meno, me lo auguro x°D- questo perché sì, l'idea è di aggiungere un terzo capitolo conclusivo come POV del piccolo draghetto! Andiamo, c'è stato quello della Mamma, quello del Papà, ci sta anche quello del Figlio -o meglio, futura figliA v.v- no?? :D

 Perciò non perdetevi il prossimo capitolo, in cui ci sarà l'incontro di Aithusa coi cavalieri!!! ;)



Per adesso, arrivederci al prossimo capitolo! =(°-°)=


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