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Autore: Carla Volturi    22/11/2011    2 recensioni
Il ritorno di Carlo, medico quarantacinquenne e Lucia, studentessa ventenne. Sono trascorsi due anni, ma niente ha cancellato il loro amore. Riusciranno a ritrovarsi?.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Baci a tutti!

CAPITOLO 6- E’ TORNATO!.


Di mattina è Luna che mi sveglia. Di solito piange perché ha fame.
Oggi, però, non mi ha colta alla sprovvista: non ho dormito molto ieri notte.
La prendo tra le mie braccia, per rasserenarla. Per farle sentire il mio calore.
Intanto bussa e apre la porta Michele: ha in mano il biberon già pronto con latte e biscotti.
Michè vuoi mettere su famiglia? Sei di una precisione unica: le prepari il latte, le cambi i pannolini, ci giochi…manca solo che le fai il bagnetto e poi ti possono eleggere Mr. Papà d’Italia!”.
Ride divertito: “Lo faccio solo perché non la vedo mai. La mia patatona”.
Mi da il biberon.
Mentre Luna divora il suo pasto, guardo mio cugino: “E’ tornato!”.
Si rende conto che sono seria: “Carlo è qui”, ribadisco.
Quasi salta dal letto, dove si è appena seduto: “E tu che ne sai?”, mi chiede.
Poi ci riflette su: “Sei andata li, a casa sua”.
Bingo!”, gli rispondo.
Lui: “E allora?”.
Io: “E’ totalmente cambiato”.
Corruga la fronte: “E che ti aspettavi? Ha sofferto tanto e tu lo sai”.
Mi irrito: “Tutti abbiamo sofferto, Michele. Chi piu’, chi meno”.
Appoggi la sua mano sulla mia spalla: “Lo so, Lucia. E’ stato difficile per tutti”.
Annuisco.
La conversazione cambia: “Perché oggi non vai al mare? Te la tengo io la bambina, se vuoi!”, tocca i piedini di Luna, che ha appena finito tutto il suo latte.
Si è una buona idea”, gli rispondo.
E allora sbrigati. Vai no?”, mi dice, felice di restare solo con la sua “patatona”.
Cedo la piccola a Michele, che la porta con sé in cucina.
Dal mio canto, mi preparo per l’uscita a mare: indosso il primo costume che trovo.
Metto un pantaloncino di jeans e canottiera bianca.
Borsa alla mano.
Bacio a Luna ed esco.
Un po’ di relax. Finalmente.
                                                                       ***
Con il motorino del mio adorato cuginetto, arrivo in cinque minuti alla spiaggia.
Super affollata, ovviamente.
Poso il mio mezzo nel parcheggio residenti e mi avvio verso il lido.
Strano ma vero non si riesce a camminare sul lungomare.
 Altro che relax: tra urla, chiacchiere varie e bambini che piangono qui si capisce ben poco!.
Arrivo a destinazione: “Mi spiace, signorina. Ma siamo al completo”.
Sono attonita: “Al completo?”.
Si, al completo! Ci dispiace davvero ”, mi risponde una ragazza gentile, addetta all’angolo bar.
Bene! Vedrò di trovare un posticino sugli scogli. Li ,sono sicura, avrò un angolo per me.
Oggi voglio fare l’eremita.
La scogliera, per altro artificiale, fu collocata cinque anni fa, allo scopo di formare una sorta di porto per i pescatori di Minori.
Non è eccessivamente grande, né eccessivamente utilizzata ed è per questo che molti ci salgono su: le pietre attirano il sole, la tua pelle attira i raggi solari e in men che non si dica hai una perfetta tintarella.
Tolgo i bikini. E con molta calma, cammino sui grandi sassi neri.
Mi siedo su uno di questi.
Tolgo la canotta. Metto gli occhiali da sole. Sciolgo i capelli.
Come picchia il sole. Fa caldissimo.
Prendo la crema solare: qui si rischia un insolazione!.
Michele ha avuto un ottima idea: è vero che il mare accentua la stanchezza fisica, ma in compenso libera l’anima. Almeno per me è cosi.
Quando entro in contatto con l’acqua marina mi sento totalmente purificata. E’ come se il sale, le piccole onde togliessero via dal mio corpo tutte le negatività assorbite.
 Ho un legame bellissimo con il mare. Un legame profondo, che porterò con me per sempre.
E’ vero pure che questa infinita distesa d’acqua può rivoltarsi contro di te, ma chi siamo noi, poveri esseri umani, di fronte ad una potenza di tale portata?.
I caldi raggi solari iniziano a pizzicare la mia epidermide.
Dovrei refrigerarmi.
Ma desisto nel tuffarmi, poiché fifona di nascita.
Non mi cimento mai in nulla di nuovo, se prima non sono sicura di non farmi del male.
O almeno teoricamente cosi dovrebbe essere.
E sottolineo teoricamente, perché, vedendo Carlo sul quel morso di spiaggia, mi rendo conto che, in amore, mi lancio e come in relazioni impossibili!.
Proprio cosi: ho Carlo di fronte.
Dalla scogliera puoi tenere sotto controllo l’intero lungomare, il lido e ovviamente anche quella piccola distesa di sabbia, dove io e lui ci recavamo per prendere la sua barca.
Non si è accorto di me.
Ma io si. E lo guardo con gusto.
Chi non osserverebbe con l’acquolina alla bocca un uomo adulto, affascinante, ma soprattutto a dorso nudo? Con tanto di muscoli in bella vista, ci tengo a precisarlo.
Nel guardarlo, mi mordo le labbra, graffio la grande pietra, sulla quale sono seduta.
 Praticamente vengo colta da un momento di profonda estasi.
Come un seduttore incallito, che cerca in tutti i modi di carpire la virtu’ di una giovane fanciulla.
Si muove. Ha degli attrezzi in mano. Credo stia riparando la sua barca, capovolta sulla sabbia.
E’ assolutamente concentrato su ciò che sta facendo.
Fa caldo. Sicuramente starà sudando.
 Vorrei essere una gocciolina d’acqua, che scende lentamente sulla sua schiena.
Sto vivendo un momento di pura perdizione…ma chi se ne frega!.
Voglio vivere nel peccato!.
Solo un unghia rotta riesce a liberarmi dal “male”.
Intanto Carlo mi ha vista.
Non per niente lo fisso da una decina di minuti.
E’ li fermo, che osserva.
Poi ritorna al suo lavoro.
Mi giro. Basta incrociare il suo sguardo!.
Decido di andare via. Non mi sento piu’ a mio agio.
Né con Carlo di fronte.
Né con me stessa.
  
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