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Autore: reilin    22/11/2011    4 recensioni
In un battito di ciglia si trovò scaraventato a terra: il cavalletto era andato a gambe in aria e la tela era finita nella sabbia. Si guardò addosso e vide che la sua camicia bianca si era tutta impiastricciata dei colori che aveva appena preparato.
«E che diamine!» , esclamò esasperato e piuttosto infastidito.
«Ops… mi scusi!», rispose una voce all’altezza del ventre del giovane italiano che, abbassando lo sguardo, incontrò con suo sommo stupore le sembianze dell’uragano che l’aveva travolto.

[Crack!Pair: Pasta and Tuna]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Seychelles
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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bonheur de malheur 2
Boheur de Malheur

Je n'ai que l'audace de caresser mes écorchures

«Ed ora dove sarà mai il chiosco di Victoria?», si domandava Feliciano, camminando con qualche difficoltà sulla sabbia resa ardente dal solleone di mezzogiorno. Quella strana ragazza, il giorno precedente, dopo essere stata accanto a lui per tutto il pomeriggio, aveva tanto insistito per portarsi a casa la camicia che aveva sporcato di colore per poterla lavare e poi restituirgliela il giorno seguente.

«Passa al chiosco dove lavoro per mezzogiorno», le aveva detto lei, indicandogli come raggiungerla.
Feliciano guardava confuso la lunga fila di baretti da spiaggia, tutti così simili fra loro, e si domandava se avrebbe mai trovato quello giusto.
Ad un tratto, mentre era tutto concentrato a scrutare l’interno dei vari chioschi nella speranza di vederla comparire da qualche parte, ecco che sul bancone di uno di essi aveva riconosciuto il voluminoso libro di diritto dalla copertina macchiata di colore appartenente alla ragazza. Si avvicinò di più al chiosco ed ecco che Victoria finalmente era andata ad accoglierlo con uno dei suoi sorrisi sornioni: «Allora, ce l’hai fatta a trovarmi?», gli chiese divertita.
«Veh, non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato lui a guidarmi», rispose ridendo ed indicando il tomo sul bancone. «Certo, non avevo mai visto tanto attaccamento ad un libro: penso tu sia unica nel tuo genere», esclamò lui.
«Sicuramente sono l’unica cameriera di un bar dei Tropici che si porta sul lavoro testi di diritto sporchi di colori», precisò lei, gaia.
«A proposito di macchie di colore», disse Victoria prendendo da sotto il bancone una busta di carta e porgendola all’italiano, «ho lavato la tua camicia e le macchie sono andate via, però…»
«Però?», chiese fra il divertito e l’incuriosito il moretto, tirando l’indumento fuori dalla busta quel tanto che bastava per notare il suo colore insolitamente rosato invece dell’originale bianco.
«Ehm… ecco… però, per errore l’ho lavata insieme ad un mio vestito rosso e così è diventata di questo terribile rosa salmone. Perdonami, sono una frana!», si scusò lei, sinceramente mortificata.
Feliciano se la rideva e, rimirando la camicia, concluse: «Ah ah ah, quantomeno la tinta è venuta uniforme. Ma sì, la regalerò a  mio fratello Romano che adora queste tonalità di rosa! Ah ah ah, non ti preoccupare: Antonio la adorerà».
Poi mise sul bancone il grande pacco avvolto in carta da imballaggio che aveva portato con sé e disse alla ragazza: «Questo è per te!».
Victoria era interdetta: «Cos’è questo, Feliciano?»
«È il dipinto che ho realizzato ieri sulla spiaggia: mi pareva di aver capito che ti piaceva molto…», rispose lui, semplicemente.
«Oh, sì, adoro quel dipinto, ma non avresti dovuto: è troppo, dopo tutti i casini che ho combinato!», a Victoria non sembrava di meritare un simile dono, ma l’italiano zittì immediatamente le sue rimostranze: «È solo un lavoro fatto di getto, nulla di particolare. E poi mi fa piacere che l’abbia tu: non ammetto repliche!».
«Uhm… lascia almeno che ti inviti a pranzo», chiese allora la giovane, sfilandosi il grembiule nero da lavoro. «Io ho appena finito il turno e, se ti accontenti di una cucina alla buona, puoi venire a casa mia».
Da buon italiano, Feliciano non seppe rifiutare un simile invito: «Perché no? Sarò volentieri tuo ospite, Victoria».
«Andiamo, allora, casa mia non è lontana da qui! Ciao Hong,  ci vediamo questo pomeriggio». Victoria salutò il suo datore di lavoro, un ragazzo asiatico piuttosto taciturno e diretto nei modi, che infatti le rispose con un cenno della testa.
L’italiano e la giovane isolana si incamminarono lungo le strade assolate di Mahè, passando davanti alle sontuose ville e agli opulenti resort destinati ai turisti, per addentrarsi più all’interno della città, su viottoli più stretti che lambivano palazzine poco appariscenti, destinate ad essere l’alloggio della gente del posto. Dopo un’abbondate decina di minuti, l’attenzione di Feliciano fu catturata da un edificio su tre piani la cui costruzione sembrava risalire alla prima metà degli anni Settanta.  Il suo aspetto era semplice, con la facciata dipinta di bianco grezzo e gli infissi in legno scuro.
«Siamo arrivati: abito al primo piano», gli comunicò Victoria, facendogli cenno con la mano di seguirlo. La chiave compì velocemente due o tre giri nella serratura ed il piccolo portone si spalancò mostrando al giovane moro gli interni modesti ma decorosi e ben ordinati.
«Metterò qui il tuo dipinto», gli disse lei, indicando un’ampia porzione di muro spoglia al di sopra del divano. Lui sorrise, annuendo: «Sono davvero felice che ti piaccia!».
Dopo aver apparecchiato il tavolo per due, Victoria si mise subito ai fornelli, tutta intenta a cucinare il suo piatto forte: la zuppa di pesce. Feliciano prese posto attorno al tavolo e, nel silenzio che improvvisamente era sceso fra i due, si guardava attorno e rifletteva. Quell’appartamento, benché semplice ed essenziale fino a rasentare lo spoglio, era tenuto in un ordine ed un decoro notevoli, soprattutto considerando che Victoria, la proprietaria, aveva appena diciannove anni. Mentre la ragazza serviva in tavola il pranzo, l’italiano, incuriosito e allo stesso tempo ammirato dai suoi modi di perfetta casalinga, le chiese: «È da tanto tempo che vivi da sola, Victoria?». Lei prese posto attorno al tavolo, sedendo proprio di fronte al suo commensale, cui rivolse un sorriso un po’ mesto, poi iniziò a raccontare la sua storia: «Oh beh, è davvero un bel po’ che sto per conto mio. Sono andata via di casa a diciassette anni e da allora  non sono più tornata su miei passi».
Feliciano era talmente sorpreso e curioso da non riuscire a trattenersi dal chiederle maggiori dettagli.
La giovane isolana, guardando l’espressione del viso dell’italiano, comprese di averlo sconvolto e, arrossendo, continuò il suo racconto: «Quando frequentavo il penultimo anno di liceo, arrivò a scuola un giovane professore di inglese: era biondo con gli occhi verdi ed io, come la maggior parte delle mie compagne, finii per prendermi una cotta per lui. Dal momento che io ero la capoclasse e lui l’insegnante di riferimento della mia classe passavamo molto tempo insieme, e così quando lui mi confessò goffamente di essersi innamorato di me, capii che la mia cotta era diventata un sentimento più profondo. Abbiamo cominciato a frequentarci di nascosto a tutti, finché non siamo stati scoperti dal vicepreside, che subito convocò i miei genitori ed il Consiglio d’Istituto. Non potrò mai dimenticare gli sguardi pieni di disgusto e delusione dei miei genitori e le orribili parole che ci rivolsero insegnanti e studenti. Arthur fu licenziato in tronco ed io fui espulsa dalla scuola. Per separarmi da lui, i miei genitori decisero d’iscrivermi ad un collegio femminile, ma,  la notte prima della mia partenza scappai di casa ed insieme ad Arthur ci trasferimmo in questa città. Qui io e lui iniziammo a vivere insieme e mentre io frequentavo l’ultimo anno del liceo, lui manteneva entrambi lavorando in un bar».
Mentre sorbettava svogliatamente il gelato all’ananas, Feliciano chiese a Victoria: «Ed i tuoi genitori non ti hanno più cercata?»
Gli occhi della ragazza si velarono di tristezza: «No, dopo che sono fuggita da loro come una ladra, non hanno più voluto saperne niente di me. Conoscendoli, penso che mi considerino come se io fossi morta, o peggio, mai esistita».


*** C'est reilin qui parle!***
Eccomi qui con questo nuovo capitolo: ci ho messo un po' ma ce l'ho fatta ad aggiornare! Spero davvero che vi piaccia...
Ringrazio con tutto il cuore Bazylyk19,  Cosmopolita, _Ayame_, darllenwr e TudorQueen che hanno recensito il primo capitolo: ero molto scettica sul fatto che questa fic potesse incontrare l'apprezzamento dei lettori del fandom, invece le vostre parole mi hanno dato tanto entusiasmo per continuare a scrivere! Grazie a tutte, davvero!
Grazie anche a coloro che hanno aggiunto la storia fra le preferite (_Ayame _ e TudorQueen) e fra le seguite (Krystal_Tsuki, Cosmopolita e TudorQueen).
Vi lascio infine segnalandovi questo contest dedicato ai crack pairing di Hetalia, che abbiamo indetto io ed _Ayame_: le iscrizioni sono aperte, vi aspettiamo numerose!♥

contest hetalia
   
 
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