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Autore: Carla Volturi    22/11/2011    1 recensioni
Il ritorno di Carlo, medico quarantacinquenne e Lucia, studentessa ventenne. Sono trascorsi due anni, ma niente ha cancellato il loro amore. Riusciranno a ritrovarsi?.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Image and video hosting by TinyPic Oggi sono particolarmente dedita alla scrittura. Posto un ulteriore capitolo.
Ringrazio tutti coloro che mi leggono!.
Baci Carla.

CAPITOLO 7- CIAO STRONZO!


Ormai sono consapevole che, nonostante mi sforzi, il passato non può esser definito tale.
Anzi.
Vivo ancora in virtu’di due anni fa.
Ed emblema di tutto ciò sono i miei due incontri con Carlo nel giro di poco tempo.
Se avessi chiuso davvero la porta non sarei mai andata di notte, da sola, alla casa nella roccia.
Non avrei mai provato tutte quelle sensazioni nel vederlo sulla spiaggia.
Il fatto è che non posso cancellare quel mese cosi importante.
Quell’agosto che ha rappresentato tutto per me: la vita, l’amore, la gioia, il dolore, la rassegnazione.
Ed infine la perdita!.
Ed è per questo motivo che voglio che mia figlia conosca ogni sfaccettatura della mia esistenza.
E per farlo devo portarla in quei luoghi, che hanno vissuto con me momenti molto significativi.
Decido, quindi, di andare con Luna al grande fico: è li che ho trascorso la mia infanzia.
E’li che iniziai ad approcciarmi seriamente a Carlo.
Ed infine è sempre li che capii di amarlo. Di desiderarlo.
Se mi isolo dalla realtà, ho ancora delle immagini: io per terra, con la mano sul piede dolorante, mentre rido con lui.
Lo sguardo serio e curioso nel chiedergli “Quanti anni hai?”.
Luna deve conoscermi. Deve conoscere sua madre. Deve sapere io chi sono.
Perché non voglio che da grande abbia la sensazione di avere di fronte una sconosciuta.
 Quella stessa sensazione che provo io oggi nel ripensare alla mia di madre.
Quella stessa madre che non vedo da tempo.
 Io non voglio e non sarò mai come lei. Mai.
Ho la mia piccola in braccio: sembra una principessa con il suo vestitino beige merlettato.
Ha ancora le manine in bocca: maledetti denti!.
Agitandosi, bagna il mio vestito blu: per un attimo ricordo i primi mesi della sua vita, durante i quali mi riempiva le asciugamani di rigurgiti di latte.
 Il massimo dell’aspirazione per una neo mamma.
Ci incamminiamo nel campo di limoni.
Questa volta niente sassi e sassolini: se cado io, cade anche Luna!.
Per stimolare la sua curiosità di bambina, le metto tra le mani una foglia di limone.
 Mi fa morire dal ridere: la gira, la volta, la guarda,la porta sotto il naso.
Respira quell’odore magnifico di agrumi gialli.
Credo le piaccia.
La stringo forte a me. Le do un bacio in testa. La coccolo.
 Non c’è cosa piu’bella che sentire il suo cuore battere.
Intanto osservo ogni minimo dettaglio: questo è il secondo posto, dopo il balcone della casa nella roccia, che adoro di piu’ al mondo.
Qui c’è un misto di emozioni e sensazioni , legate sia all’infanzia che alla maturità.
Arriviamo al grande fico.
Stendo un telo a terra.
Mi siedo, adagiando la schiena al busto dell’albero secolare.
Luna è totalmente attratta dal luogo. Lo capisco dai suoi occhi che brillano.
Le prendo un frutto,appena reciso dall’albero sotto il quale ci troviamo: provo a farglielo assaggiare.
 Le piace.
Sembra quasi sia nata qui: adora ogni singola cosa stia vendendo in questo piccolo paese.
Mi stendo.
 La piccola è accanto a me.
Chiudo gli occhi: ho bisogno di rilassarmi.
Forse anche di recuperare un po’ di sonno.
L’ombra del fico favorisce il mio riposo.
Mi addormento.
 
                                                                            ***
Ho come un sussulto.
Porto una mano al viso.
Ho ancora gli occhi chiusi dal sonno.
 Tasto accanto a me. E’ vuoto.
Cerco di alzarmi.
Grido: “Luna!”.
Ma una voce mi tranquillizza: “Calma è qui con me”.
Tento di placare la mia ansia.
Il sole mi acceca. Mi faccio ombra con entrambe le mani.
Vedo Carlo, seduto accanto a me, con la mia bambina in braccio.
Inizio a piangere.
Calma. Sta bene”, mi ripete.
Mi alzo.
Accarezzo la mia bambina.
 Le do un bacio sulla fronte.
 Sorrido: ha il suo viso appoggiato su quello di Carlo e cerca di abbracciarlo, non riuscendoci.
Ho davanti a me la scena piu’bella.
 La piu’bella al mondo.
Guardo Carlo negli occhi.
D’improvviso mi avvicino a lui, portando la mia mano sul suo viso. Lo bacio.
Come tanto tempo fa sento dentro di me un energia cosi forte, che se non liberata, è capace di devastarmi.
Ho una passione cosi imponente, repressa da due anni.
In questo momento potrei combattere contro l’umanità intera.
 Ho una forza unica al mondo.
Perché io mi scaglierei contro il mondo intero per loro due.
No!”, mi dice, respingendomi.
Scusami, non dovevo”, controbatto.
Ci guardiamo ancora negli occhi.
Continuo a parlargli: “Eppure non sei il Carlo di due anni fa”.
Mi risponde: “Due anni fa tu non eri madre. Perché Luna è lei ed è tua figlia, giusto?”.
Annuisco: “Si è mia figlia”.
Mi guarda.
 Sorriso nervoso: “Bene. Quanti mesi ha?”.
Prendo la mano della mia bambina: “Un anno”.
Lui: “Ti sei data da fare. Brava!”.
Prima gli tolgo la piccola, poi gli mollo uno schiaffo: “Non ti permettere mai piu’. Non sai nulla di quello che ho subito, di quello che ho patito. Di quanto mi sia costato crescere una figlia da sola. Nulla. Solo chi è genitore può capirmi. Tu no. Non farmi la morale”.
E’ ferito nell’orgoglio: “Ho solo precisato un particolare molto importante: sei fuggita e ti sei rifatta una vita. Tu. Io no”.
Ora mi provoca: “Vogliamo fare a cambio? Prenditi la mia di vita. Ma no questa di ora. Quella di due anni fa. Prenditela Carlo. Poi mi dici cosa ne pensi”.
Si alza.
Mi guarda dall’alto al basso: “Salutami lo stronzo che ti ha messa incinta”.
Lo vedo allontanarsi.
Ciao stronzo!
  
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