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Autore: mirmominkia    22/11/2011    4 recensioni
Un brutto litigio tra Sam e Dean, Sam alle prese con un bambino misterioso, un demone in grado di saltare dal 1992 al 2008. Queste sono le basi di una nuova avventura per i Winchester, in una storia che li porterà a riflettere sul proprio legame, e su ciò per cui vale la pena lottare.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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 E salve a tutti :D
ecco il quarto capitolo.. da qui inizia la trama vera e propria, anche se la vera svolta si avrà dal capitolo successivo.. quindi abbiate pazienza xD

ringrazio come sempre quelli che mi seguono, chi ha aggiunto le storie tra le seguite e chi tra le preferite.. un grazie poi a tutti coloro che commentano!!!
e un grazie in particolare a      yaal      che mi commenta sempre, e mi dà anche la forza di continuare xD

mi raccomando commentate.. che mi interessano i vostri pareri :)






Capitolo 4

 


23 settembre 1992: stanza del motel, Ohio.

"Papà, sei proprio tu?"
Dean rispose con un filo di voce al cellulare.

Sam Winchester era accanto a lui, in pedi con le braccia conserte. Aveva precedentemente supplicato il fratello di non rivelare nulla al padre di quanto era successo. E Dean, dopo un leggero tentennare aveva accettato la cosa.
Il maggiore dei Winchester aveva sempre stimato il padre, ed era convinto che, se avessero detto tutto, sarebbe stato in grado anche di aiutarli. John conosceva molte cose, e questo i suoi figli lo sapevano bene.

Così, dopo quanto successe, Sam si limitò a rimanere attaccato allo schienale del divano con le gambe, curioso di quanto suo padre aveva da dire.

"Che cosa?"
Gli occhi di Dean si dilatarono mostruosamente.

I due Sam affianco a lui lo fissavano con aria sconcertata, chiedendosi cosa ci fosse di tanto particolare nelle parole che stava ascoltando.

"Dean mi raccomando, non fare cazzate!" si raccomandò John. "Non uscite dal motel, io arriverò lì tra un paio di giorni."
Il giovane si limitò a fare suoni di accondiscendenza con la voce.
"Mi raccomando, tieni d' occhio Sammy!"

Queste furono le ultime parole dettate da John al maggiore di casa, prima che la chiamata venne interrotta.
Dean era rimasto immobile, con ancora attaccato il cellulare all' orecchio. Il suo volto era un misto tra lo stupito e il terrorizzato.

"Allora?" fece Sam, avvicinandosi lentamente.

Dean però lo ignorò, rivolgendosi al piccolo che gli sedeva accanto.
"Sammy, sotto il mio cuscino c' è una pistola.. prendila!"
"Ma Dean, che diavolo..?"
"Fallo e basta!" Ordinò, con un tono di voce ampliamente più alto.

Sam era rimasto a fissare quella scena con l' amaro in bocca. Dean aveva completamente cambiato il suo modo di fare, che fino a poco fà era trasandato e sbarazzino.
Non capiva perchè fosse ancora rimasto seduto su quel divano, e perchè non gli aveva ancora dato alcun tipo di spiegazione.

"Dean?"
Eppure il ragazzo, che nel frattempo si era portato le mani sulle tempie, rimase in silenzio. Continuava a reggersi la testa tra le mani, incurante di quell' uomo che continuava a fargli domande.

Sam si avvicinò celermente a lui, dandogli uno scappellottolo sulla spalla: "Dean, mi senti?"
Al primo contato fisico Dean si alzò violentemente dal divano, afferrando la camicia di Sam per il colletto.

Il ragazzo di fattezze maggiori, che non si aspettava una simile azione, venne spintonato contro il muro, un paio di metri più avanti.
"Ma che cazz.."
"Lo sapevo!"

Sam rimase immobile, osservando gli occhi infiammati dell' altro. Non capiva quanto stava succedendo, ma la situazione era alquanto sprofondata. Dean lo aveva appena attaccato, suo fratello era arrabbiato con lui.
Il piccolo Sammy si precipitò subito contro il muro, urlando al fratello di smetterla.

"Era come pensavo!" sussurrò Dean, incurante degli urli che il fratellino gli faceva vicino.
"Che stai dicendo? Si può sapere che ti prende?"
Sam fissava il ragazzetto con sguardo disponibile al confronto.
Ma dopo che Dean tirò fuori dai pantaloni un coltello d' argento capì in fretta che lui, al contrario, non era disposto a parlare.

"Dillo, dì quel che sai.."
Sam lo fissava con aria sconvolta, non capendo dove volesse arrivare. Si trovò alle strette. Poteva liberarsi in fretta dalla presa dell' altro, eppure non lo fece. Ma presto si ritrovò quel coltello attaccato alla gola.
"Che diavolo stai dicendo, Dean?"

Sammy fissava quel quadretto senza muovere un dito. Tra le mani aveva la pistola che suo fratello gli aveva detto precedentemente di prendere. Ma era troppo confuso per capire quale fosse la cosa giusta da fare.
"Mi spiace, Sammy." disse il fratello. "Ma questo bastardo ti ha fregato. Ti ha fatto credere quello che voleva lui, e se non fosse stato per papà ci sarei cascato anche io!"
"Cosa?" chiese stupito il piccolo.

Sam, ancora appiccicato con la schiena al muro, emise un sottile riso.
"Ti rendi conto di cosa stai dicendo?" disse sorridendo all' altro.
"Vaffanculo, figlio di puttana! Sei solo un altro sporco e lurido demone."

A quelle parole Sammy dilatò gli occhi. La prima cosa che gli sfrecciò nella mente è che, molto probabilemente, quell' informazione gli era appena giunta dal padre.
Così, ancora un pò frastornato, chiese cosa John gli avesse appena detto.

Dean strattonò Sam ancora una volta, e poi, fissando ancora il fratellino, accennò un sorriso alquanto macabro.
"Non ti si può lasciare un attimo solo che mi fai entrare pure i demoni in casa!"
"Dean, che diamine, vuoi spiegarti?!" urlò irritato il bambino.
Ancora una volta Dean lanciò un altro agghiaciante sguardo a colui che si ostinava a ritenere un demone.

"Papà mi ha detto che c' è un demone in città. Era preoccupato per noi, e si voleva rassicurare che non ci saremmo mossi dal motel. Ha detto, inoltre, che partirà domani mattina dal sud Dakota, e tra un paio di giorni ci raggiungerà!" spiegò.
Tutto questo non sorprendeva il minore. Era a conoscenza del fatto che quando suo padre sarebbe tornato loro avrebbero cambiato postazione. E riteneva anche normale il fatto che, se gli era giunta voce della presenza di un demone, avrebbe almeno fatto una telefonata per assicurasi che loro fossero al sicuro.
"E quindi?"
Dean rise.
"Sammy, guarda che coincidenza. Ci giunge voce dell' arrivo di un demone, proprio nel momento in cui ci ritroviamo piantati dentro la nostra stanza con questo tizio!"

Sam afferrò il braccio di Dean, strigendolo in maniera abbastanza portentosa.
"Stai prendendo un granchio, mi spiace!" rise, mentre si allontanò dal volto l' arma con il quale era minacciato. "Pensavo ti fidassi!"
Dean con forza si slanciò con il petto contro il corpo dell' altro, schiacciandolo nuovamente contro il muro.

"Stavo iniziando a farlo, ma voi demoni  siete bravi a raggirare la gente!"
Sam lo guardò supplichevole.
"Cosa sei?" continuò Dean. "Sicuramente sei un changeling!"

Il ragazzo sbuffò.
"Dean, smettila! Non sono un demone!" disse, rispondendo alle accuse subite.
"Certo, ci hai fatto credere di essere venuto dal futuro.. che cazzata! E la cosa peggiore è che non ci hai dato alcuna spiegazione. E io che iniziavo a fidarmi, sono solo un idiota!"
Sam tacque. Davanti agli occhi aveva un mini-Dean con tutti i suoi pregi e difetti, testardaggine compresa.
"Bhè, potrai fregare mio fratello.. ma me non di certo!"

Perchè? Perchè Castiel stava permettendo che accadesse tutto ciò?
Si annoiava a tal punto da volersi divertire con i giovani Winchester come se fossero le sue bambole personali?
L' unica cosa che Sam voleva in quel momento era, oltre che tornare a casa, riempire di pugni la faccia angelica di quel maledetto figlio di puttana.

Poi dovendo per forza ricorrere a metodi sbrigatevi, che non comportassero la violenza, decise di mettere alla prova i due ragazzi.
"Sapete cos'è la trappola del diavolo?" chiese.

Dean sbuffò infastidito.
"Che razza di domande! Siamo cacciatori, è ovvio che ne siamo a conoscenza!" rispose minacciosamente.
Con un sorrisetto malizioso Sam osservò il giovane ragazzo, aspettando una spiegazione plausibile.
"Non fissarmi così, bastardo." urlò Dean, inastidito dagli occhi impertinenti dell' altro. "La trappola del diavolo è una sorta di disegno che mostra in molti casi una stella, inteso spesso come il simbolo del male. Risaputo invece è il fatto che questa, al contrario di quanto si pensi, è in grado di intrappolare i demoni. Serve una scusa plausibile per farli entrare, ma una volta lì non riescono più ad uscire, e perdono ogni tipo di potere."

Sam fissò il suo piccolo sosia, che nel frattempo si era affiancato al fratello.
"Sammy avanti.." disse sorridendo. "Disegnala!"
Il piccolo lo fissò sconcertato. Non si aspettava di ricevere un simile ordine, non di certo da lui.
"Forza, se ci entro dentro sarò in trappola, no?"

Dean lo fissò minacciosamente, e rapidamente gli tirò un pugno in pancia.
Sam non rispose al colpo, nè, tantomeno, cercò di divincolarsi. Accettò quel pugno di buon grado, così per dare la certezza ai due giovani che non si sarebbe ribellatto.
"Fai come ti ha detto, Sammy!"
"Ma Dean.."
"Fallo!" urlò. "Voglio vedere cosa crede di ottenere!"

Ancora tentennante il piccolo si diresse verso il letto, aprendo il cassetto del comodino. Da lì vi estrasse un paio di gessetti bianchi, che gli sarebbero stati utili a fare il disegno.
Celermente si gettò a terra, arrotolando il tappetto che occupava la parte più libera della stanza. Subito dopo era intento ad eseguire gli ordini che gli erano stati affidati.

Dean continuava a tenere l' uomo per il colletto della camicia, che nel frattempo non faceva nulla per impedire quanto stava accadendo.
"Dean, portalo qui!"

Sentendo così le parole di Sammy, Dean strattonò il ragazzo per qualche metro, gettandolo poi a terra.
Sam si ritrovò proprio al centro della stella appena disegnata.

"Bene, sei in trappola!" rise Dean. "E non hai nemmeno mosso un dito per fare in modo che questo non sarebbe accaduto!"
Sam si alzò lentamente in piedi, accennando uno dei suoi soliti sorrisi da genio.
"Già.." sussurrò, provocando un leggero grugnio da parte di Dean.

Alzò le mani verso la testa, facendo segno di resa, e lentamente iniziò ad avvicinarsi lungo il margine del cerchio.
Detto, fatto. Senza problemi Sam riuscì ad uscire dalla trappola appena creata.

I due giovani lì davanti a lui indietreggiarono improvvisamente.
"Non ho voglia di ricominciare il monologo, ragazzi.." continuò Sam. "Ma da quanto potete constatare non sono un demone."
Dean lanciò uno sguardo di sfida al più grande. Ora sicuramente avrebbe continuato il suo discorso dicendo che la situazione era complicata, e che dovevano comunque fidarsi di lui.

"Hai ragione!" lo interruppe Dean. "Risparmiacelo pure il tuo monologo. Allora, come spieghi tutto questo?"
Sam lo fissò. Sapeva che ancora non si fidava, ma doveva conquistare la sua fiducia. Per quanto complicato fosse ostacolare le decisioni di Dean in passato c' era giàriuscito, e l' impresa sarebbe riuscita anche stavolta.
"Bhè, tuo padre ti ha chiamato per dirti che in città c' è un demone. Non è la prima volta, Dean!" rispose.

Sammy, il più piccolo dei tre, riusciva a fidarsi dell' altro al contrario del fratello. Non aveva visto nulla di malvagio in quell' uomo che gli era improvvisamente comparso accanto qualche momento prima nel bagno, nonostante l' avesse quasi spaventato a morte.
Lanciò la pistola sul divano, e con un sospiro cadde sul letto.
"Dean, accetta la cosa!" disse. "Lui è veramente me; o meglio, io sono veramente lui."

Il fratello maggiore grugnì sconfitto.
"Te l' ha dimostrato: non è un demone. E tra l' altro se lo fosse stato non si sarebbe di certo fatto prendere a botte da te."
Nell' aria del bambino Sam riconobbe il suo solito modo di fare da saputello. Per quanto la cosa fosse degenerata in quella giornata di merda lui riusciva ancora a sorridere. Forse tutto derivava dal fatto che stava rivivendo ricordi, e stava riflettendo su altri aspetti del proprio legame con Dean che prima d' ora difficilemente aveva messo in luce.

Poi la sua attenzione si rivolse nuovamente sul fratello maggiore.
"Dean, dovresti ascoltare il tuo fratellino: è molto più intelligente di te." disse ironicamente.
Il volto di Dean si fece subito cupo. Era stato sconfitto dall' evidenza, questo non poteva più negarlo. Dopotutto lui conosceva il suo segreto sull' orgasmo.

"E va bene, e va bene!" urlò. "Ma ora non fatemi pesare questa cosa."
I due Sam risero.
"Ah, e scusa per il pugno di prima!" disse rivolto al più grande.
"Non preoccuparti, presto li riceverai tutti!"


 


Luogo sconosciuto: momento sconosciuto.

Castiel era nei pressi di una lunga scogliera.
Il mare era sconvolto da alte onde, mentre all' orizzonte si intravedevano pesanti e scure nuvole.
Era in silenzio, con gli occhi completamente barrati. Anche se era un angelo e quindi probabilemente non avrebbe dovuto sentire emozioni, in quel momento il suo animo era pesante proprio come le nuvoli di fronte a lui.

Il suo volto pensieroso lasciava preesagire che qualcosa di non positivo stava per accadere. Ma dopotutto era solito di Castiel avere il suo solito sguardo cupo.
Probabilemente stava semplicemente riflettendo sulla questione al quale aveva posto dinnanzi i due sventurati fratelli. Riteneva corretto quanto aveva fatto, pur consapevole della difficoltà che quella prova avesse comportato.

Poi i suoi occhi vennero sbarrati, mostrando l' intensa profondità che quel colore azzurro portava con sè.
"Ti stavo aspettando!" sussurrò.

"Lo so!"
Dietro di lui comparve un uomo, apparentemente sulla cinquantina d' anni.
Castiel si voltò di scatto, ritrovandosi al cospetto di un omaccione scuro in volto. Portava un lungo abito nero, con sotto una camica bianca.
"Allora, hai eseguito quanto ti ho detto?" chiese l' angelo.

"Se lo dici così lo fai sembrare come un ordine. Ricorda che io sono uno specialista!"
"Perdonami, Uriel."

Uriel si affiancò al suo collega, rimanendo immobile a fissare il mare sempre più scosso.
"Comunque si, ho fatto quanto hai detto!" rispose poi.
Castiel annuì compiaciuto.
In parte quanto stava facendo lo considerava un pò obsoleto, e probabilmente anche pericoloso in certi limiti. Ma dove il semplice uso della parola non bastava bisognava ricorrere a metodi grossolani. I Winchester ne erano l' esempio primordiale.

"Sei sicuro di quanto stai facendo? Credi che questo aiuterà Dean?" chiese l' altro.
Cass sospirò.
"Non conosco i risultati che il test mostrerà, ma sicuramente questo aiuterà non solo Dean ma anche il minore. I ragazzi devono imparare a confrontarsi, a mettersi in discussione, senza però dover distruggere il rapporto che li lega."

Subito dopo fece riferimento alla discussione precedentemente avvenuta tra i fratelli. Uriel l' aveva seguita attentamente, e anche lui aveva fatto delle osservazioni. Nonostante tutto tacque, facendo parlare solo il compagno.
"Sam dipende da suo fratello, e viceversa. Per quanto i due lo nascondano sanno di adorarsi. Dean l' ha dimostrato andando all' inferno, e non è sorprendente che dopo quanto sia successo oggi il loro rapporto sia arrivato con il mutare profondamente."
Detto questo l' angelo si girò, dando le spalle ad Uriel, e lentamente iniziò a camminate lungo la roccia.
"Dove vai ora?" chiese l' altro.

Cass, nonotante tutto, sembrava indifferente. Passeggiò frastornato dai suoi pensieri per i quindici metri che aveva davanti, e dopo essersi notevolmetne distanziato da Uriel si fermò di colpo.
"Dean ha fatto già ammende delle sue colpe, ma entrambi devono capire i propri sbagli." continuò. "Io vado, amico mio. Passo alla seconda parte. Tutto inizia da ora."

Detto questo scomparve magicamente nel nulla, lasciando l' altro angelo lì, nel bel mezzo del nulla.
Le parole dettate da Castiel proprio in quel momento sfrecciarono nella sua testa. Tutto sarebbe iniziato ora.
Uriel non conosceva nei particolari i piani dell' altro, e di conseguenza non poteva immagginare quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Il suo compito l' aveva fatto, ora si sarebbe accontentato di rimanere nell' ombra osservando quanto sarebbe accaduto.

 

23 settembre 1992: stanza del motel, Ohio.

"E ora cosa facciamo?" chiese confuso il piccolo Sammy.
Dean si era nuovamente seduto sul divano, incrociando le gambe. Stava attenetamente lucidando la pistola che precedentemente suo fratello gli aveva sfilato da sotto il cuscino.

Al contrario Sam si trovava seduto sul letto, sfogliando un libro che Dean gli aveva passato pochi istanti fà. Cercava inutilmente qualcosa tra i libri di John in grado di dare qualche informazione su quello che gli era successo. Ma non c' era nulla che affrontasse in modo diretto l' argomento riguardante i salti nel tempo. A quanto pareva solo gli angeli avevano determinate abilità, ma nemmeno di questo Sam aveva certezza.
Alla domanda di Sammy non ne seguì nessuna risposta.

Poi a prender parola fu di nuovo Sam.
"Dean, devi chiamare papà!"
Il ragazzo si rizzò sul suo posto, fissando l' altro in maniera stupita.
"Non abbiamo abbastanza informazioni su quel demone che è giunto in città. Forse può darci qualche altra informazione."
"Hai sentito quello che ha detto? Perchè a me non mi è sembrato di aver capito dalle parole di papà che dobbiamo cacciarlo." rispose spontaneamente Dean.
"Non ti stò dicendo di cacciarlo, solo che.."
Le parole di Sam vennero nuovamente interrotte dall' impulsività del fratello.
"E poi ti sembra ora il caso di metterti a ricerca di demoni? Sbaglio o dobbiamo trovare il modo di farti tornare indietro?"

Sam zompò giù dal letto, posiazionando il suo volto proprio davanti a quello del ragazzo ribelle. Rappresentava Dean in tutto e per tutto: il suo modo burbero, il fatto di volere ragione a tutti i costi.
"Dean, ti prego.. è un informazione utile."
Sam nella sua mente aveva intravisto un certo legame tra il suo arrivo e l' imminente presenza di un demone in città. Forse prima Dean non aveva tutti i torti a dire che questa fosse una coincidenza. Forse c' era davvero qualcosa di strano, e, forse, poteva anche essere la risposta a tutte quelle domande.
Poteva trattarsi di un nuovo demone, uno con cui prima non era mai venuto a contatto. Questo spiega se non altro il fatto che fosse tornato in dietro. Da un lato pensarla in questo modo non era nemmeno tanto negativo. Se dietro a tutto c' era questo presunto demone allora Castiel non era il colpevole di questa sventura.

"Dean! Pensò ci sia un collegamento, tu forse prima non avevi tutti i torti." disse.
Il ragazzo lo guardò in un primo momento confuso.
"Non hai trovato niente nel libro di papà che ti ho dato?" chiese poi.
"No, mi spiace. Su quel libro non si parla affatto di salti nel tempo o di distruzioni di portali temporali."

Ormai Dean non aveva più molti dubbi. Certo qualche incertezza era pur sempre presente, ma iniziava davvero a ritenere quell' uomo suo fratello.
"Quindi stando a riflettere su quanto hai detto prima.." disse Sam riprendendo parola. "Probabilmente c' era un fondo di verità. Potremmo trovarci di fronte a un demone in grado di oltrepassare le bariere spazio-temporali."
Dean lo guardava con aria un pò confusa.

"Dean, è un demone che salta nel tempo." gli specificò Sammy, che aveva seguito tutta la conversazione tra i due.
Il più grande in questo caso fece un espressione sorpresa.
"Certo, pensi quindi che quanto è accaduto sia stata colpa di quel bastardo."

Sam fece un cenno di accondiscendenza con la testa.
"E quindi il tuo arrivo e il suo sono.."
"Diretti!"terminò l' altro.

Certo il ragionamento di Sam effettivamente sembrava reggesse. L' unica cosa che ancora risultava complessa era: "perchè proprio lui."
D' altro canto i demoni sono personaggi effimeri, prendono di mira chiunque. Eppure in questo caso ad essere stato scelto era proprio lui, nonchè un cacciatore di demoni. Non poteva essere un caso anche questo.

Il più grande dei tre rivolse nuovamente gli occhi a Dean.
"Se ha qualche informazione, può aiutarci: chiama papà!"
Dean fissò l' uomo, e convinto si allungò lungo il divano afferrando il cellulare appoggiato alla parte opposta.
Sam si raccomandò di parlare con parsimonia, non facendo intendere di essere sprecipitati nella merda più totale.
Una volta che il ragazzo intuì le informazioni ricevute riportò il numero sul cellulare.

Sam si portò la mano davanti alla bocca, facendo segno di rimanere in silenzio.
"Sembra libero.." sussurrò Dean.

Pochi attimi dopo la voce di John dall' altro capo del telefono era limpida e squillante.
"Dean? Sei tu?"
"Papà, scusa, non volevo disturbarti.." continuò l' altro.
"State bene? Non è mica successo qualcosa?"

I due Sam al di fuori della conversazione seguivano in silenzio quanto Dean e John si stavano dicendo, aspettando delle informazioni utili.
"Ti ho chiamato per semplice curiosità.. riguardo al demone che mi hai detto!"
John stava bofonchiando qualcosa al figlio sotto voce, qualcosa che i due restanti non riuscivano a capire.
"No, papà. Stiamo bene, Sammy stà bene! Volevo solo sapere se sai qualcosa in più sul demone!"
"Si può sapere che diavolo ti importa? Vi ho detto di tenervi lontano da pericoli." ribadì il padre.
"Papà, dannazione, ti ho solo fatto una domanda! Non ho intenzione di esporre Sam a nessun rischio. Dimmi cosa sai su questo figlio di puttana."
Il tono di Dean sembrava notevolmente accentuato. Nel suo modo di parlare era individuabile un cenno di arrabbiatura. Sicuramente parlare con John Winchester non era semplice, ma Dean era già abbastanza nervoso per tutto quello che aveva dovuto sopportare nell' ultima ora.

Le parole che John sussurrò successivamente erano appena accentuate. Nemmeno la sua possente voce se articolata in quel modo avrebbe reso possibile a Sam di capire quanto stava dicendo.
Dean aveva uno sguardo incredibilmente serio, seguito poi da qualche smorfia di delusione.
"Ho capito.. e questo è quanto sono riusciti a dirti?" chiese al padre. "Che cosa? Si trattava di suicidio?"

Gli occhi di Sam si dilatarono alla voce del ragazzo. Cosa c' entrava ora il suicidio in tutta quella storia?
Sembrava che le cose si complicassero sempre di più. La sfortuna si abbatteva sui poveri ragazzi come una tempesta, e loro erano al centro del ciclone.

"Va bene.. Non importa."
A quelle ultime parole udite Sam fece con la mano segno a Dean di interrompere la chiamata.
"Ti lascio papà.. no, te l' ho già detto era semplice curiosità.. ciao!"
Senza salutarlo una seconda volta si strappò l' apparecchio dall' orecchio, interrompendo la chiamata.

Poi alzò gli occhi, ritrovandosi gettati addosso gli sguardi dei due soggetti davanti a lui.
"Allora?" chiese Sam incuriosito.
Dean sbuffò.

"Sembra che papà non sappia proprio niente di questo tizio! L'informazione gli è giunta da un certo Larry.." rispose.
Sam degludì, in parte deluso dalla rivelazione appena ricevuta.
"Però.." continuò l'altro. "Se può essere d' aiuto sappiamo che questo Larry è un vecchio amico di papà, nonchè anch' esso un cacciatore. Sembra che abbia residenza qui a Springfield, e che si sia accorto lui stesso dell' arrivo di un demone."
Il piccolo Sammy, che era rimasto in disparte per tutto il tempo, si incuriosì anch' esso alla vicenda appena narrata.
"E quindi? Come può esserci d' aiuto questa storia?" domandò Sam.
"Larry ha scoperto che un uomo proprio ieri ha perso la vita. Questa mattina si è recato nel vicolo stradale dove è stata trovata la vittima, e ha scoperto che questo si era strappato da solo i bulbi oculari."

Un brivido percosse la schiena dei tre. Da quel che pareva questo tizio si era suicidato.
"Ma sicuramente Larry avrà attributo quel misfatto a un demone poichè avrà sicuramente trovato tracce di zolfo da qualche parte, dico bene?" fece notare Sammy.
"Esatto! Il muro sul quale il corpo era appoggiato ne era pieno.. Ma il peggio è che la polizia non ha potuto fare altro che attribuire quel gesto al suicidio poichè la presunta vittima aveva i suoi bulbi oculari tra le mani: si era strappato gli occhi."
Tutti e tre sapevano bene che non si trattava di suicidio, e iniziando a formulare ipotesi si intravedè l' idea di una persuasione. Il demone aveva probabilmente costretto l' uomo a compiere un simile gesto, ma perchè?
"Dopo quanto aveva visto, ha subito chiamato papà, ritenendolo in grado di dargli una mano." terminò poi.

Se non altro il campo si restringeva. Se le riflessioni che Sam aveva precedentemente fatto sul fatto di essere in relazione con l' arrivo del demone erano fondate, questo oltre ad essere  in grado di saltare nel tempo aveva anche altre capacità: sapeva persuadere e indurre al suicidio.
La prossima mossa era intrapredere ricerche al riguardo. Bisognava trovare il nome del demone che possedeva queste qualità, e scoprire come trovarlo.

"Hai qualcosa in mente, Sam?" chiese Dean.
Sam a quel punto si sorprese, non tanto per la domanda appena posta, ma perchè finalmente Dean lo aveva chiamato per nome. Forse a quel punto si iniziava a fidare di lui.
Poi, tornando a riflettere sulla domanda, si accorse che la cosa era più complessa di quello che sembrava.
"Bhè, dovremmo parlare con un diretto interessato, qualcuno che conosce i fatti. Questo è quello che faccio di solito Dean." rise.
A quelle parole Dean si ricordò di quanto suo padre gli aveva precedentemente detto.
"Ma certo, Sam! Un diretto interessato che conosce i fatti.. Larry!"

Sam non pensava davvero di chiedere qualcosa a quel tipo, ma dopotutto poteva aiutarli.
"Certo, sarebbe un idea.. ma non credo che tu sappia come trovarlo!"
"Ti sbagli!" rise Dean. "Periferia di Springfield parte nord, numero civico 38"
Il più grande lo fissò un pò stupito.
"Papà mi ha dato l' indirizzo.. lo ha fatto per sicurezza!" aggiunse poi.

In questo caso i ragazzi Winchester erano a cavallo. Sarebbero andati a parlare con questo Larry, e probabilmente sarebbero anche riusciti ad ottenere il suo aiuto.

       

  
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