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Autore: Melisanna    17/07/2006    3 recensioni
Kandrakar sta andando in rovina e l'Oracolo giace morente. Mentre le Witch devono difendersi dalle aggressioni inaspettate di sei sconosciuti guerrieri, un mondo lontano cerca di arrestare la sua inevitabile decadenza. E' tutto collegato? E come? La spiegazione dell'Oracolo è semplice, ma sarà quella vera? Un mistero da risolvere e una guerra da combattere, mentre le cinque ragazze abbandonano l'adolescenza e entrano nell'età adulta attraverso dubbi e turbamenti.
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Perdonatemi! Ho avuto il blocco dello scrittore, un paio di capitoli che mi hanno fatto davvero penare... sob...

A proposito, questo capitolo non doveva andare così! Lo giuro! Doveva essere un capitolo di riempimento, più o meno, c'erano un paio di cose che dovevano succedere, ma niente di che, serviva a mandare avanti la storia più che altro, poi mi è sfuggito un po' di mano...

Miki: Grazie mille per la recensione! Mi fa davvero felice! Quello che cerco di fare sempre è proprio quello: descrivere con realismo i pensieri e i sentimenti dei personaggi. Se mi dici che ci sono riuscita ne sono davvero contenta! Continua a seguirmi, io cercherò di aggiornare sempre il prima possibile ^^ (poi ogni tanto succede come questa volta... >>)

Max: In effetti, aproposito di OOC, sono d'accordo anche io, mi sembra che il modo in cui le ho fatte evolvere non sia in contrasto con quello che si sa di loro dalla serie. D'altra parte vi avverto già che ci sarà almeno una sorpresa un po' "scottante", per cui... io metto le mani avanti, prima di prendermi le infamate! Adattarla alla serie Disney? Boh, chissà... si starà a vedere! Intanto continuo a scrivere, quando avrò finito ci farò un pensiero. :)

609: Non preoccuparti se non riesci a commentare subito! So che mi leggi e aspettero con pazienza le tue recensioni che mi fanno sempre piacere. Baci baci.

Commentate, commentate! Mi date un grandissimo aiuto ad andare avanti e a non arrendermi!

Corse via, non troppo velocemente però. Sperava pur sempre che le altre la richiamassero, si scusassero e la implorassero di riferire le sue informazioni. Lei si sarebbe fatta pregare un po', ma alla fine, perchè no? Avrebbe detto tutto quello che c'era da dire. Poteva forse privarsi del piacere di umiliare la Principessina, che non aveva trovato un bel nulla?

Però non la richiamò nessuno.

Il silenzio che seguì la sua fuga la ferì ancora più delle parole di Cornelia. Non la volevano? Ebbene allora non la meritavano. Nessuna avrebbe saputo niente!

Irma si allontanò nella notte. Aveva intenzione di tornare a casa e riunirsi alla goccia, ma prima di rendersi conto di quello che stava facendo i suoi passi la portarono sulla strada per la spiaggia.

Quando se ne accorse, ormai non era più molto lontana. Tutto sommato il suo istinto aveva fatto la scelta migliore. Il rumore delle onde la calmava sempre. Quando si sentiva sola e triste era sempre alla spiaggia che veniva. Rigorosamente da sola, però.

Non sopportava dividere i suoi momenti di malinconia con qualcuno, forse per questo tutti la considerevano leggera e sconsiderata e persino un po' insensibile. Tutti si aspettavano sempre che lei fosse il pagliaccio della situazione, quella che non capiva mai la gravità del momento o l'importanza di una discussione. E lei proprio non riusciva a tirare fuori il suo lato più profondo davanti agli altri. Neppure davanti alle sue amiche. A volte avrebbe voluto essere come Hay Lin, con la sua aria dolce e ingenua: nessuno avrebbe mai pensato che LEI fosse insensibile, tutti la trattavano come una preziosa bambolina di ceramica che si poteva rompere con un gesto. Invece nessuno si faceva problemi a ferire lei. A Irma si poteva dire di tutto. tanto Irma non capiva niente, a Irma i commenti rimbalzavano addosso, Irma prendeva tutto sul ridere, non c'era niente che la toccasse davvero.

Solo quando si trovava sulla spiaggia si sentiva capita, la solitudine, che a volte le stringeva il cuore, veniva lenita dal rumore delle onde e dalle grida dolenti dei gabbiani, più che dalle parole di chiunque conoscesse. La spiaggia era l'unico posto dove le capitasse di piangere.

E senza nemmeno capire perchè.

Semplicemente le prendeva questo magone all'improvviso e le lacrime cominciavano a scendere senza che potesse fermarle.

Si fermò per riprendere fiato, poi ricominciò a camminare più lentamente. UN po' alla volta, all'asfalto sotto i suoi piedi, si sostituirono i ciottoli rotondi della spiaggia di Heatherfield.

Irma si sfilò i sandali e passeggiò a piedi nudi fino al bagnasciuga. La luna era sorta da poco e si rifletteva bianca e tremante sulla superficie scura e oleosa del mare.

La ragazza respirò a pieni polmoni godendosi l'odore di salmastro. Si sentiva già meglio. Certo Heatherfield non era Everlan, con il suo mare che sembrava cantare e l'acqua cristallina. Ma questo mare era suo, lo conosceva come le sue tasche e lui conosceva lei, rispondeva alla sua presenza con un mormorio gentile.

Irma si mise a sedere, le caviglie e i polpacci lambiti dalle onde più intraprendenti. Una sensazione ben conosciuta le strinse il petto, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia. Lei, che di solito odiava piangere, non cercò in alcun modo di trattenerla. Ormai lo sapeva, piangere lì le avrebbe fatto bene, le lacrime e il mare avrebbero lavato via tutta la tristezza e il rancore e domani sarebbe stata in grado di affrontare la sua giornata con energia rinnovata. Irma la donna di ferro! Che non si piega e non si spezza.

"Ma pensa te, una guardiana che piange come una ragazzina, che spettacolo curioso!"

Una voce beffarda la colpì all'orecchio. Irma sobbalzò, non sopportava essere vista in quei momenti, era un irrompere violento nella sua intimità che non permetteva a nessuno.

Si asciugò le lacrime rabbiosamente con la manica, mentre si voltava di scatto verso il suo interlocutore.

Flood stava in piedi a pochi metri da lei, una mano sul fianco e la testa piegata in gesto strafottente da un lato. Eppure, le parve che ne suoi occhi fosse passato un lampo di preoccupazione, rapidamente occultato.

"Senti tu, bel tomo!" esclamò Irma alzandosi in piedi. Chi si credeva di essere quel ragazzino? Gli avrebbe fatto pagare quella intromissione. E poi... se aveva visto davvero quello che aveva visto il tipo era bell'e fregato. "Vuoi continuare il gioco dell'altra sera? Ti avverto che questa volta non sarai altrettanto fortunato: ho intenzione di darti una bella lezione".

"Uh che paura!" ghignò Flood, sollevando le mani davanti al viso come per proteggersi da qualche orrida visione. "Non aspetto altro guardiana" aggiunse "peccato che non possa. Mi è stato ordinato di aspettare e chi sono io, per disubbidire?".

"Hai soltanto paura, caro mio" lo stuzzicò Irma "e poi, se non vuoi combattere, cosa sei venuto a fare qui?"

Con estrema soddisfazione di Irma, Flood parve titubare per un secondo. "Le alte sfere avranno pure le loro ragioni" rispose, riprendendo la sua solita aria, a giudizio di Irma, insopportabilmente arrogante "ma io non ammetto di lasciare uno scontro a metà! Qui ne va del mio onore. L'Acqua è il mio elemento!"

"Ah sì?" rispose Irma sollevando il mento in un gesto, sì di sfida, ma venato da una certa civetteria "Dimostralo!". Con un gesto la ragazza raccolse le energie, mentre l'acqua dietro di lei si sollevava in un'onda imponente.

Flood arricciò le labbra con disprezzo "Sei proprio stupida, allora! Se ti ho appena detto che non posso combattere!" Si chinò in avanti, stringendosi il mento con la mano, mentre un sorriso sbarazzino si allargava sul volto "Ho un'altra idea!".

Irma lasciò ricadere l'acqua, vagamente perplessa, ma ben decisa a non darlo a vedere "E sarebbe?"

"Una gara! Per dimostrare chi fra noi due è in grado di controllare meglio il nostro elemento." Flood incrociò le braccia sul petto rivolgendole uno sguardo soddisfatto che sembrava sfidarla a tirarsi indietro.

Per un attimo, Irma si trovò a pensare come suonava piacevole la frase "il nostro elemento" e il pensiero la colse così di sorpresa, che quasi perse il tempo per rispondere. Si riprese appena in tempo, indispettita e ancora più decisa a non farsi mettere sotto.

"E facciamola questa sfida allora! Ma i giudici, chi saranno?"

"Saremo noi! Il vincitore dovrà esserlo per piena ammissione della sua superiorità da parte dell'altro!"

"In tal caso preparati ad essere umiliato, ragazzino!" ribattè Irma, di nuovo baldanzosa.

"A te la prima mossa, guardiana! Le donne vengono sempre per prime!" rispose Flood con un inchino non meno beffardo del suo sorriso.

Irma gli rivolse uno sguardo di superiorità "Guarda e impara!"

Si voltò verso l'acqua, mentre un espressione di assoluta concentrazione si disegnava sul suo volto, la punta della lingua stretta fra i denti per lo sforzo.

L'acqua cominciò a sollevarsi, sotto i raggi della luna, modellandosi sotto i gesti sicuri ed esperti di Irma. In pochi secondi in mezzo all'acqua si levava una scultura liquida e vibrante sotto i raggi della luna. Tre delfini balzavano verso il cielo, i musi eleganti, le pinne taglienti, i corpi affusolati, più luminosi che se fossero stati intagliati nel cristallo.

Per pochi secondi si stagliarono contro l'orizzonte, poi si sciolsero in una cascata tintinnante, da cui i lampioni sulla strada ricavarono centinaio di arcobaleni balugginanti e, in un vortice di schiuma bianca e zampilli, l'opera di Irma svanì.

Quando la ragazza si voltò, fu certa di sorprendere un'espressione di ammirata meraviglia sul volto di Flood, ma il ragazzo la cancellò all'istante, appena si accorse di essere osservato, per sostituirla con il suo solito sorriso strafottente.

"Tutto qui? Lo sanno fare anche i bambini... Adesso sta a guardare il maestro!"

"Certo, certo, come no, fa pure!" rispose Irma con condiscendenza.

Flood si avvicinò all'acqua e la sfiorò appena con le dita aperte della mano destra.

Istantaneamente la superficie del mare parve congelarsi, trasformandosi in una lastra simile al vetro, perfettamente trasparente ed immobile. Dalle profondità marine cominciò a diffondersi una luminescenza verde-azzurra.

Davanti agli occhi stupefatti di Irma, il fondale rivelò i suoi segreti più nascosti. A solo pochi metri dalla riva, illuminato dalla fosforescenza, irreale e ammaliante, si spalancava un mondo intero.

La luce sorgeva dagli scogli contorti e taglienti come dal fondale sabbioso, su cui le onde imprimevano mutevoli curve concentriche, dall'ancora abbandonata e coperta di alghe, imponente e minacciosa come dalle conchiglie dalle forme ritorte.Accendeva di fuochi cangianti il fondale che precipitava improvvisamente in una fossa oscura appena lasciata la riva. Quel luogo di ombre tenebrose e gelidi sussurri di nascosti pericoli, si rivelava una foresta incantata non più spaventosa di quelle di superficie, ma cento volte più stupefacente e meravigliosa. I sottili pesci argentei scivolavano nell'acqua con calma indolenza, solo per poi mutare repentinamente direzione, spaventati dal muoversi di un'ombra e quelli più grandi aprivano e chiudevano stolidamente le bocche rotonde, attraversando lentamente i banchi di alghe vellutate. Granchi aracneiformi e nervosi erano nascosti sotto le rocce aguzze e allungavano pigramente le chele chitinose, pizzicando l'acqua e sotto il molo si nascondeva una grande murena verdastra dal muso cavallino e crudele.

La fosforescenza si infrangeva in mille e mille riflessi dorati e verdi sulle onde che scorrevano sotto la superficie vetrificata, si avvolgevano intorno agli scogli in timidi vortici e lambivano amorevolmente i ciottoli argentei della spiaggia.

Irma rimase immobile, davanti a quello spettacolo, così affascinata da non riuscire quasi a muoversi, desiderando di poter camminare su quella fragile lastra fino all'orizzonte, mentre il mare le rivelava tutto ciò che fino a quel momento aveva solo potuto intuire dai suoi mormorii e dalle carezze delle correnti. Fece per muovere un passo, quasi senza accorgersene, in quella direzione, ma in quel momento la luminescenza svanì e il piede di Irma incontrò l'acqua.

Ella rimase ferma, come stordita dopo un sonno troppo lungo, continuando a fissare famelicamente le onde scure, che nascondevano di nuovo i loro misteri.

Accanto a lei Flood si alzò lentamente. Il suo movimento la riscosse e Irma si voltò verso di lui. Il ragazzo la fissava intensamente con i suoi occhi obliqui e imperscrutabili. La fanciulla rispose al suo sguardo,senza veramente riconoscerlo, confusa e ancora piena del desiderio, che la visione di poco prima aveva risvegliato. Flood la guardò per un tempo che una parte dentro di lei trovò esageratamente lungo, caricandola di un'attesa fastidiosa che non era in grado di rompere lei stessa, come avrebbe fatto normalmente, con una battuta o uno scherzo.

Poi il ragazzo si chinò e la baciò, senza nemmeno sfiorarla con le mani. Un bacio leggero e a fior di labbra che fu Irma stessa ad approfondire stringendosi a lui con trasporto. La ragazza si sorprese a desiderare con un urgenza quasi violenta quelle mani che la toccavano appena e le labbra titubanti del giovane. Perchè non poteva comportarsi come tutti quelli che aveva baciato prima di lui? Con quelli aveva dovuto quasi lottare perchè non si spingessero troppo in là, tratti in inganno dalle sue forme abbondanti e dalla sua tendenza alla civetteria. Adesso invece era lei che si trovava a cercarlo, accarezzando le spalle larghe del ragazzo e il suo ventre piatto, schiacciando le labbra contro le sue e il suo petto morbido contro quello scarno di lui.

Quando la ragazza si allontanò lentamente dal viso di lui, per riprendere fiato, Flood le scostò un ciuffo scomposto dallla fronte, sorridendo, per una volta, gentilmente. "Pare che abbia vinto io, Guardiana" le mormorò all'orecchio. Poi, mentre lei ancora faticava a capire il senso delle sue parole e già alzava il volto per baciarlo di nuovo, il ragazzo scomparve nel nulla.

Sola, sulla spiaggia, con il vento che le scompigliava i capelli, mentre un senso di frustrazione e dispetto cominciava a farsi largo dentro di lei davanti alla comprensione di quello che era successo, Irma si rese conto, per la prima volta, che Flood aveva lo steso odore salmastro del mare.

  
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