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Autore: blueclipse    22/11/2011    1 recensioni
ginevra si è appena trasferita in città con il padre. qui incontra un ragazzo bellissimo e insopportabile. ma sarà davvero impossibile andarci d'accordo? non lo vuole più vedere oppure no?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci eravamo appena trasferiti nel nuovo appartamento in centro città. A papà era stato offerto un lavoro che non poteva rifiutare e così eccomi qui.

Non sono stata molto felice all'idea di dover cambiare scuola per l'ultimo anno di liceo, di lasciare gli amici e di andare a vivere in città, io abituata a correre spensierata per i campi e tra i boschetti, ma ho finto di esserlo per non far preoccupare papà.

È stato lui da solo a crescermi perché mia madre morì dandomi alla luce. Ce la siamo sempre cavata bene noi due da soli.

Così seguii papà dentro la nostra nuova casa: un piccolo appartamento in centro città con due camere da letto e uno studio per il lavoro di mio padre, mentre salotto e cucina facevano un'unica grande stanza. Era davvero carino, dovevo ammetterlo. Mi piaceva.

Andai diretta in camera mia a disfare gli scatoloni con dentro tutti i miei libri e vestiti. Impiegai tutto il pomeriggio in quel lavoro, per poi accorgermi solo alle sette che non avevamo niente da mangiare per cena.

-papà, io vado al supermercato a prendere qualcosa per dopo, ok?- gli urlai dalla porta di ingresso sapendo che era nel suo studio a mettere a posto le sue carte.

-va bene, ma prendi anche la colazione per domani. Il supermercato non è lontano, ma fai attenzione comunque, mi raccomando-

Sempre a preoccuparsi per me come se fossi una bimba di cinque anni pensai mentre uscivo andando a sbattere contro qualcuno molto alto.

-cavoli e capperi! Che male! Scusa non ti avevo visto- dissi mentre alzavo lo sguardo per vedere chi avevo colpito questa volta, visto che andare addosso alle persone è un'abitudine per me, non che io lo faccia apposta però.

Folgorata.

Si, folgorata è la parola giusta per descrivere come mi sentii quando lo vidi. Alto, fisico ben allenato, moro, con gli occhi di un blu così profondo che sembravano mettere a nudo la tua anima. Un angelo in terra. Ecco contro chi avevo sbattuto, un angelo.

-già, me ne sono accorto. Ora se vuoi spostarti, io dovrei andare. Lo so che sono bellissimo, ma smettila di fissarmi e fammi passare- sbuffò lui.

Ma che maleducato! E arrogante e sbruffone!!! altro che angelo!

-non ti stavo fissando- mentii spudoratamente, mentre arrossivo -stavo solo riprendendomi dalla botta in testa- risposi piccata.

-si si, come no. E io sono brutto come il gobbo di Notre Dame. Se non mi fissavi perché ora sei rossa come un pomodoro maturo?- mi domandò con un sorrisetto sapendo di avere pienamente ragione.

-sono rossa dalla rabbia per essermi scusata con un cafone! Ecco perché. Se proprio vuoi saperlo tu.. tu non sei per niente il mio tipo! E ora sono di fretta. A mai più arrivederci- lo scansai e corsi giù per le scale senza più guardarlo lasciandolo li senza parole. Sentivo il suo sguardo addosso finché non poté più vedermi.

Forse sono la prima che non è caduta subito ai suoi piedi con occhi sognanti aspettando solo un suo cenno per poter svenire contenta. Meno male che sono molto orgogliosa sennò non so che sarebbe capitato. Resistergli è quasi impossibile, quasi però. Valeva la pena rispondergli a tono per vedere quella faccia così stupita!

Con quei pensieri e la speranza di non incontrarlo più passai il resto della serata.

 

La mattina dopo mi svegliai di malumore: avevo dormito malissimo. Per tutta la notte non feci altro che sognare quel viso, quel sorriso, per non parlare degli occhi. Ma perché dovevo incontrare un tipo come lui? Bellissimo ma insopportabile, e per di più mio vicino. Era iniziata proprio bene la mia nuova vita in città.

Svogliatamente andai in cucina per fare colazione prima di andare a scuola. Si perché quello sarebbe stato il primo giorno del mio ultimo anno di liceo.

-dormito male?- mi chiese papà avendo notato la mia faccia.

-troppo agitata per oggi, non conosco nessuno a scuola e sai che non sono molto brava a socializzare- mezza bugia, non era quello il motivo principale del mio umore.

-non ti preoccupare, sei una ragazza in gamba e saprai farti subito nuove amicizie. Ne sono sicuro. Vuoi che ti porti io a scuola oggi o preferisci prendere il bus?-

Eccolo il mio papà iperprotettivo.

-no prenderò il bus. Tu muoviti o farai tardi a lavoro!-

-va bene, allora scappo. Buona giornata!- urlò che era già sulle scale, facendomi sorridere.

 

Stavo aspettando il bus da dieci minuti ormai. Ero arrivata un po' in anticipo per paura di perderlo. Risultato? Ero praticamente un ghiacciolo per il freddo. Era solo settembre e c'erano già temperature polari. Io non odio il freddo, anzi mi piace perché porta la neve che adoro letteralmente; ma se devo aspettare fuori al freddo senza poter far niente, allora divento un tantino irritabile. E il mio umore quel giorno non aveva bisogno anche di questo per diventare peggio.

Beh ora che ho toccato il fondo la giornata non può che migliorare no?

-ciao, ci rivediamo a quanto pare- sentii una voce sussurrarmi da dietro. Mi voltai e..

 


 

  
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