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Autore: ka_chan87    17/07/2006    11 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Yeeee!!! Evvai, è lunedì, e com’era mia abitudine, sono qui!!!
Salve gente, bella sorpresa vi ho fatto, eh? No?... bè, vabbè! XD
Sinceramente non contavo affatto di pubblicare oggi, ma come sempre le mie doti mi stupiscono! XD
Perciò siamo qui, finalmente il 26° capitolo è qui tutto per voi gente!
Senza indugi, quindi, passerei a ringraziare i vari commentatori: Ragnarok79; raska81; Lorimhar; Elychan; Honey; inukun; akane_val; Chicca91; Rika92; Resha91; Lady Wird; cri-chan (Ciao carissima! Visto che mi hai chiesto che liceo ho frequentato, ti rispondo immediatly – e non mi dà alcun fastidio se mi fai di queste domande, figurati, anzi! ^_______^ - Al contrario di come forse molti avranno pensato, non ho frequentato il Liceo Artistico, ma il Liceo Scientifico… perciò per quanto riguarda il disegno, sono un’autodidatta, cosa di cui vado immensamente fiera ^_______^ Ti saluto, un bacione!).
Oltre ai ringraziamenti per i commenti, vorrei aggiungere la mia gratitudine per le vostre congratulazioni in merito al mio 90. vi ringrazio davvero molto! ^________^

26° CAPITOLO “SULLA VIA DEL SAPERE”

Aveva sulle labbra ancora il suo sapore, e sul corpo il suo profumo, il suo calore….
Ma tutto, flebile, leggero, come una nebbia impalpabile stava svanendo.
Perché?
Inuyasha restò immobile a fissare il vuoto davanti a sé, il frusciare tenue delle foglie l’unico suono a coprire il rumore provocato dal suo cuore spezzato.
Non aveva il coraggio di voltarsi. Non aveva il coraggio di girarsi e vederla così mentre si allontanava da lui, dal suo calore, dal suo amore.
Portò due dita alla bocca, quella che pochi momenti prima aveva, per la prima volta, sfiorato quella di Kagome.
Perché?
“Non pensare che te la lascerò per così poco”.
Quella voce. Forse quella che in quel momento avrebbe voluto evitare di più.
“Kouga, non è il momento” si girò, guardando negli occhi l’ookami Youkai che a sua volta lo osservava, le iridi ricolme di rabbia.
“Eccome, se è il momento! Non avevi il diritto di fare una cosa del genere!”
“Ci hai visto?” gli domandò l’Hanyou, il volto adombrato da una nota di tristezza
“Certo che vi ho visto! E ho visto anche che sei stato tu a baciarla, e non avresti dovuto!”.
Inuyasha a quelle parole sollevò lo sguardo, guardando furente
“Non avrei dovuto? – gli disse, la voce tagliente – Tu l’hai invitata al ballo, le sei stato addosso tutta la sera… e io non avrei dovuto?!?” e gli piombò addosso, prendendolo per il colletto
“Sì, forse tra i due il vero stupido sono io, perché avrei dovuto accorgermi dei miei sentimenti molto prima… ma non mi puoi dire che non potevo farlo! La amo, è naturale che l’abbia baciata!!!” e lo mollò di getto, stupendosi dell’intensità delle emozioni che provava in quel momento.
Kouga, seduto a terra, restava ammutolito, guardando il terreno davanti a sé.
Poco dopo si alzò, spolverandosi l’elegante divisa bianca e nera
“Sappi che non ho rinunciato a lei” disse poi, gli occhi celesti colmi di determinazione
“Nemmeno io” ribatté Inuyasha, guardandolo allo stesso modo. Poi si sorrisero, un sorriso sincero e non velato dalla solita aria di sfida, stringendosi la mano.
“Aaahh, non mi era mai capitato di comportarmi così per una donna!” ridacchiò divertito lo Youko, guardando il cielo terso, striato di stelle
“A chi lo dici” sussurrò il mezzo- demone con un piccolo, ma sincero sorriso sul volto.
Quella era la prima volta che si innamorava…. E, sinceramente, ne era sorpreso.
Quella dell’innamorarsi di qualcuno, per lui, era forse una cosa meno probabile di quella di diventare Cavaliere.
Ma era successo.
Nell’arco di così poco tempo, oltre essere diventato un Cavaliere, aveva trovato anche la persona a lui più cara.
“Ti saluto, Kouga” sbottò poi, un tono stranamente pacato
“Torni alla festa?” gli chiese l’altro di rimando
“No, non è il caso… non ci volevo nemmeno venire… direi che per questa sera ho fatto anche troppo”
“Mh… allora ci vediamo domani mattina per colazione… ah, ti avverto fin da ora che ti terrò d’occhio, non dimenticarlo!” lo minacciò lo Youkai, tornando a guardarlo come suo solito
“Feh! Sempre se riuscirai a starmi dietro!” ribatté l’Hanyou, sogghignando.
Sarebbe stata una bella sfida.

“Tu ci hai capito qualcosa?”
“Mh, no, non molto per la verità… quello che è certo, è che Inuyasha era a dir poco furioso”
“Ho il dubbio che al nostro mezzo- demone piaccia Kagome”
“Io questo sospetto già ce l’avevo…”.
Sango e Miroku, riparati in una parte della sala da ballo meno affollata, confabulavano su quanto successo pochi momenti prima, l’entrata in scena di Inuyasha che poi portava via Kagome sotto gli occhi furibondi di Kouga.
Impossibile non commentare.
Per la maggior parte del tempo non si erano interessati ai problemi che coinvolgevano i tre, ma poi quando avevano visto l’Hanyou piombare nel bel mezzo della sala da ballo e rapire letteralmente il Cavaliere Supremo, non avevano potuto fare a meno di incuriosirsi.
“Miroku – esordì poi Sango, una volta che il borbottare confuso per quanto accaduto prima era cessato – Vado un attimo al buffet, mi aspetti qui?” chiese al Majutsushi di fianco a lei, quella sera estremamente affascinante nella sua divisa candida
“Certamente – le disse, per poi avvicinarsi al suo orecchio – Ma non farmi aspettare troppo, non riuscirei a resistere” le sussurrò così vicino e con voce talmente roca che la fece arrossire furiosamente.
Imbarazzata più che mai, la Cacciatrice si limitò ad annuire in modo meccanico, per poi scomparire nella marea di vestiti e fiori colorati.
Miroku la guardò sorridendo nel vederla andare via così imbarazzata, per poi aspettare il suo ritorno.
In effetti era vero… stare troppo a lungo senza la ragazza del Nord, ultimamente, gli veniva difficile, cosa che lo lasciava piacevolmente stranito.
Si ritrovò a ringraziare mentalmente Kagome, che lo aveva avvertito di quanti, durante i giorni che precedevano il ballo, avessero invitato la Cacciatrice… per poco perdeva questa occasione.
E quando l’aveva vista quel pomeriggio insieme a quel ragazzo della Milizia, Hiroshi, chiaramente interessato a lei – troppo, per il suo giudizio - , non ci aveva visto più ed era prontamente intervenuto prima che si arrivasse al danno irrimediabile.
Ma la sorpresa era stata quando Sango gli aveva retto il gioco, ammettendo che aveva già accettato il suo invito.
Quindi lei aspettava che glielo chiedessi?, si era domandato più volte. Quell’idea gli infondeva una piacevole gioia, nel pensare che lui fosse speciale per quella ragazza del Nord, così meravigliosa.

Ancora con le guance arrossate e il fiato corto, Sango si muoveva su e giù per i tavoli imbanditi per il buffet, agitata nel ripensare a quanto le aveva detto Miroku poco prima.
Da qualche tempo, ormai, stentava a controllare le proprie emozioni quando si trovava in compagnia del Majutsushi, che così spesso la metteva in situazioni di imbarazzo con un gesto o una parola di troppo.
Ma questa non era una novità, il Mago si era sempre comportato così… solo che all’inizio quegli atteggiamenti l’avevano infastidita mentre ora… ora perché reagiva in quel modo?
Chiuse gli occhi sospirando. Come aveva riflettuto quella mattina… forse a lei Miroku piaceva.
E la cosa la shockava, non tanto per come fosse fatto lui in sé, ma per la differenza che vi era tra il Cavaliere e il suo senpai, Seiishiro, il primo uomo di si fosse infatuata sul serio.
Non credeva possibile il fatto che le fossero potuti piacere due persone così differenti tra loro.
Sospirò nuovamente. Non aveva senso fare un confronto tra i due.
- E poi, ormai, Seiishiro… - pensò, leggermente amareggiata. Già, lui, a quell’ora, molto probabilmente stava passando la serata con la sua futura sposa, completamente dimentico di lei.
Storse il naso. Non era quello il momento di pensare a certe cose. Era lì per divertirsi, con uno dei Cavalieri più belli della Milizia come accompagnatore, cosa voleva di più? E se poi pensava che, probabilmente, lei non era indifferente a Miroku….
Si girò, il sorriso sulle labbra mentre cercava con lo sguardo il soggetto dei suoi pensieri.
Il suo sorriso si accentuò quando lo scorse, là dove poco prima vi era anche lei. Stava muovendo i primi passi verso di lui quando si bloccò, osservando la ragazza che gli stava accanto, ora visibile senza l’impedimento delle persone intorno a loro.
Stavano parlando allegramente, con Miroku al fianco di lei, estremamente vicino, un sorriso languido a illuminargli gli occhi bluastri, ai quali rispondevano complici quelli bruni di lei.
Guardandola, poi, la riconobbe. Era la stessa ragazza con cui, giorni prima, aveva visto parlare il Majutsushi, convinta che sarebbe stata la sua dama vedendoli così affiatati.
Come ora.
Una forte delusione, mista a rabbia, l’esplosero dentro mentre fissava quel quadretto per lei disgustoso.
Forse ora aveva capito cos’è che accomunava Miroku a Seiishiro: la tendenza a tradirti quando meno te lo aspetti, dopo averti riempito le orecchie di belle, quanto vuote parole.
Voltò le spalle, pronta ad andarsene, dichiarando conclusa la serata.
“Sango!” una voce maschile la chiamò, mentre si sentiva afferrare per un braccio. Si voltò nuovamente, pronta a mandare al diavolo chi le avesse impedito di lasciare quella sala ormai diventata insopportabile.
Abbandonò i suoi intenti omicidi quando si vide davanti Hiroshi, il ragazzo di cui stava per accettare l’invito al ballo, prima dell’arrivo di Miroku.
Pensò in quel momento che sarebbe stato molto meglio se avesse accettato il suo, di invito.
“C- ciao, Hiroshi” lo salutò lei, il tono leggermente teso
“Che hai, ti senti male per caso? Ti ho vista qui da sola, così mi sono chiesto cosa ti fosse successo…. Non sei venuta con Miroku?” le domandò a sua volta il ragazzo con tono premuroso, cosa di cui lei fu grata.
“Bè, sai, a quanto pare l’invito di Miroku aveva validità temporanea” gli rispose seccata lei, volgendo un breve ma infuocato sguardo verso il ragazzo in questione.
Hiroshi, perplesso, seguì i suoi occhi, per poi vedere il Majutsushi in compagnia di un’altra ragazza.
“Adesso vado a dirgliene quattro!” sbottò, infuriato, prendendo a dirigersi verso i due
“No! Ti prego, Hiroshi, lascia stare” lo trattenne Sango, afferrandolo per un braccio
“Ma Sango… quello, quello è…!” cercò di insistere lui
“Non ti preoccupare, non voglio rovinarti la serata per queste stupidaggini”
“Non sono stupidaggini, né mi stai rovinando la serata, non ho nessuno che mi possa trattenere”
“Ma… e la tua dama? A proposito, con chi sei venuto?” gli chiese la Cacciatrice, guardandosi intorno
“Sono solo” la informò con tranquillità lui
“Ah… io… io pensavo che tu… bè, insomma…”
“Ho fatto un unico invito, e la dama che avevo scelto mi ha rifiutato, per cui sono venuto da solo” le disse sorridendo il Cavaliere, guardandola teneramente.
Sango lo guardò sinceramente sorpresa. Ecco, perché non si era invaghita di uno come Hiroshi? Carino, gentile, fedele di sicuro….
Lo prese per mano, trascinandolo poi di scatto tra la folla, in direzione dell’uscita, quando poi le venne un’idea.
Si mosse di lato, in modo tale che, per uscire, dovessero passare davanti proprio a Miroku.
- Se ti puoi divertire tu, non vedo perché non lo possa fare io! – pensò corrucciata, mentre si avvicinavano sempre di più ai due, per poi finirgli proprio davanti.
“Sa- Sango!” esclamò il Majutsushi nel vedersela lì, con uno sguardo decisamente infuriato… ma più che quello, ciò che lo aveva colpito era stato nel vederla per mano con quello che, si ricordava, le aveva chiesto di andare al ballo
“Toh, Miroku! – sbottò lei, con tono falsamente ingenuo – Eri qui! Bè, visto che sei in compagnia – continuò, guardando acida la ragazza al fianco del Mago – non ti disturbo. Io vado con Hiroshi a fare una passeggiata, ci si vede!” e riprese a camminare spedita, per poi uscire dalla sala insieme al Cavaliere dietro di lei.
Il Majutsushi, invece, rimase a fissarli mentre scomparivano tra la folla, il vestito color rosa pesco che diventava sempre più invisibile.
Perché… si era comportata così? E perché era andata via con quel tizio?
“Miroku?” la ragazza affianco a lui, Eleonor, lo guardava allibita e anche preoccupata
“Scusami Eleonor, devo andare” le disse lui di slancio, per poi dirigersi nella direzione in cui, poco prima, era scomparsa la Cacciatrice.
Si ritrovò sulla balconata, qua e là alcune coppiette o gruppetti di persone che chiacchieravano poi, al di sotto, l’immensa distesa di Draghi.
- Varandir – chiamò il Cavaliere con foga
- Che c’è? Che è successo? – domandò a sua volta il Drago, avendo percepito il tono agitato del ragazzo
- Hai visto Sango? – le domandò, senza perdere tempo
- No, ma sento il suo odore, è nei paraggi, verso la fontana. È successo qualcosa? – ritentò la creatura, anche se aveva compreso quanto quello non fosse il momento di parlare
- Non lo so – ribatté il Majutsushi con tono estremamente serio – Comunque grazie, ci vediamo più tardi – aggiunse infine, con tono più gentile
- Ti aspetterò - .
Miroku riprese a camminare, questa volta con una direzione sicura verso cui dirigersi.
Non capiva cosa fosse successo, ma quello di cui era sicuro… era che non gli era piaciuta la reazione della ragazza del Nord. Vederla con quel tipo, per mano oltretutto, con quello sguardo adirato, si era sentito mancare l’aria. br> Non voleva, non voleva che lei lo guardasse in quel modo.
Non voleva che passasse il suo tempo con altri, quando poteva stare con lui.
Non voleva!

Ansimante, si fermò nei pressi della grande fontana dei giardini, l’ampia gonna dell’abito leggermente rialzata in modo tale da permetterle di camminare.
Non aveva riflettuto nemmeno per un secondo ed ora si ritrovava lì, nel bel mezzo del parco del Palazzo Reale, con un ragazzo che, seppur carino, conosceva appena.
Brava Sango, si complimentò sarcastica, sospirando leggermente.
“Sango?” la chiamò Hiroshi, dietro di lei
“S- sì?” balbettò lei, senza voltarsi. Era decisamente imbarazzata per quello che aveva fatto ed ora non aveva il coraggio di guardare in faccia il ragazzo
“Va tutto bene?” si premurò lui in risposta, cercando di guardarla in volto, finché non fu lei stessa a voltarsi
“Sì, sì, tutto a posto!” lo rassicurò con un sorriso tirato.
Era a disagio.
Dannatamente a disagio.
Si domandò come facesse, certe volte, ad essere tanto stupida.
“Sango…” mentre si biasimava mentalmente, si sentì nuovamente chiamare dal Cavaliere e, alzando il viso, se lo ritrovò vicinissimo, la sua fronte che sfiorava quasi il suo mento.
Arrossì furiosamente, non voleva che le stesse così vicino.
“Perché mi hai portato qui?” continuò lui, guardandola intensamente
“E- ecco… io… io…” balbettò lei, intimorita da quella situazione della quale non vedeva l’uscita.
“Capisco che sia difficile resistere alla ragazza più bella del ballo, ma mi sembra che tu le stia un po’ troppo vicino, Hiroshi”.
Sango, udendo quella voce, si girò di scatto, finché non li vide, quegli occhi blu scuro così misteriosi ed affascinanti.
Miroku era accorso lì più in fretta che poteva, ed ora stava davanti a loro ansante, con sguardo di fuoco diretto all’altro Cavaliere, ora allontanatosi dalla ragazza.
“Non credo tu abbia il diritto di parlare, Miroku. Fino a poco fa non mi sembrava che te ne importasse più di tanto di Sango” ribatté Hiroshi, e con quelle parole fece tornare nella ragazza del Nord il dolore bruciante dello sentirsi tradita, nel ripensare a Miroku con un’altra.
Gli era grata per averla salvata da quella situazione, ma di certo non lo aveva perdonato.
“Questo non ti riguarda. Se sono qui è proprio per chiarire la situazione, ma non con te” asserì deciso il Majutsushi, spostando lo sguardo sulla Cacciatrice, rivolgendole un dolce sorriso
“Se è così, sarà Sango a decidere” propose infine Hiroshi, spostando anche lui lo sguardo sulla ragazza
“E- ecco…” balbettò lei, mentre spostava gli occhi dall’uno all’altra.
Poi infine, sospirando, li abbassò
“Hiroshi… mi spiace, ma ecco… ho bisogno di parlare con Miroku”.
Il ragazzo la guardò per qualche istante, per poi sospirare, amareggiato.
“Come vuoi tu. Ci si vede” e se ne andò, lasciando soli i due.
Sango voltò le spalle al Mago, guardando la sua immagine riflessa nell’acqua della fontana.
Ed ora? Lui cosa avrebbe fatto, cosa le avrebbe detto?
E lei? Avrebbe dovuto ascoltare, dare retta alle sue parole?
“Grazie, Sango” gli sentì dire, percependo chiaramente la sua presenza poco dietro le sue spalle
“Non so se ho fatto la cosa giusta” ribatté lei, fredda, ancora di schiena
“Non sono sicuro, ma credo di aver intuito il problema…”
“ ‘Il problema ’ ? Nooo, quale problema? Di certo per te non era un problema restare a conversare piacevolmente con quella ragazza!” lo interruppe bruscamente la Cacciatrice, alterata
“Ecco, appunto…” borbottò Miroku, portandosi una mano dietro la testa
“Appunto un corno!! Ti lascio un attimo che già ci provi con un’altra! Sei come tutti gli altri!” gli urlò contro lei, giratasi, guardandolo con occhi ricolmi di rabbia e sofferenza, cosa che colpì molto il Majutsushi
“Quando parli di ‘altri’… ti riferisci a Seiishiro Magami, non è vero? Colui di cui… sei innamorata?” le disse, con un tono che voleva essere indifferente, ma che invece non riusciva a nascondere lo sforzo che gli era costato nel dire quelle parole.
Lei lo fissò, stupita, leggendo nei suoi occhi blu mare una sorta di sofferenza.
“Non… non ne sono innamorata” smentì, abbassando lo sguardo. Lo sentì muoversi, per poi vederlo proprio accanto al bordo della fontana.
“Sinceramente, quando prima sei venuta lì da me, con Hiroshi, non avevo compreso per quale motivo fossi arrabbiata, ci sono arrivato dopo. – esordì, per poi voltarsi a guardarla dritto negli occhi – Ti prego di credermi quando ti dico che non avrei voluto venire al ballo con una ragazza che non fossi stata tu. E credimi ancora quando ti dico che sei la più bella del ballo”.
Lei lo guardò con occhi sgranati e con le gote imporporate.
La possibilità che le stesse dicendo quelle cose solo per rabbonirla venne immediatamente scartata al solo incrociare i suoi occhi, così limpidi, bellissimi e… sinceri.
Dopo poco, però, abbassò lo sguardo
“A… allora perché… perché eri con quella? Non è la prima volta che ti vedo con lei e mi sembrate così… così intimi…” borbottò, imbarazzata, ma anche leggermente triste.
“Parli di Eleonor, vero? È la figlia di Mendion, ha cinque anni in meno di me, oltre che essere già fidanzata. La conosco da quando è nata, siamo ottimi amici” le rispose tranquillamente lui, senza intuire quanto quella verità avesse shockato la ragazza davanti a lui.
Quella… quella era la figlia di Mendion? E per altro più piccola di lei?
Si portò le mani al volto, sospirando sonoramente.
“Sa… Sango?” la chiamò il ragazzo dal codino, temendo che stesse piangendo o qualcosa di peggio.
Dopo poco vide le sue spalle scosse da alcuni tremiti, e preoccupato che stesse piangendo veramente le si avvicinò. Ma mentre lo stava facendo, lei mostrò il viso, scoprendosi mentre stava ridendo genuinamente.
“Io… sono proprio una scema!” esclamò, sempre ridendo, asciugandosi una lacrima all’angolo dell’occhio destro.
Lui la guardò allibito per qualche istante, per poi sorridere ampiamente.
Gli piaceva, gli piaceva sul serio quella ragazza.
- Non vorrei che questa volta sia tu quello che prenderà una sbandata…. Da cacciatore a preda…- ’ le parole dettegli da Varandir mesi prima, il giorno del suo ritorno a Eldoras, insieme a Sango, gli tornarono alla mente, e si ritrovò a sorridere.
- Avevi proprio ragione, cara Varandir - .
Rimase qualche altro momento a guardarla ridere, finché non le appoggiò una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione
“Stai meglio, ora?” si premurò di sapere, guardandola attentamente.
Sango arrossì lievemente, per poi sorridergli dolcemente
“Sì, adesso sì. Ti ringrazio, e scusami”
“E di che? Sono contento di saperti gelosa di me” le rispose lui ridacchiando nel vederla arrossire furiosamente
“Io non sono per niente gelosa!” gli urlò dietro, mentre lui prendeva a camminare in direzione del Palazzo
“Va bene, va bene!” disse lui, alzando le mani a mo di resa, gesto che azzittì la ragazza, che gli si affiancò.
Senza esitazioni, lui afferrò la sua mano, rivolgendole un affettuoso sorriso, al quale anche lei rispose.
Continuarono a camminare fianco a fianco, le stelle e le lucciole intorno a loro, uniche spettatrici di quella serata speciale.
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“Mio signore, Kraeliux desidera essere ricevuto”.
Naraku, avvolto dalla penombra, seduto sul suo trono, guardò qualche istante il Demone davanti a lui, lo sguardo completamente indifferente.
“Cosa vuole?” domandò, scocciato di tutti i fastidi che quel dannato Orco gli stava dando da quando era lì
“Non saprei, l’unica cosa che continua a ripetere è che vuole vedervi”.
Il Majutsushi sospirò, socchiudendo gli occhi purpurei.
“Fallo passare” gli ordinò infine. In quel momento aveva ben altro a cui pensare, e voleva togliersi quell’impiccio il prima possibile.
Pochi attimi dopo fece irruenza nella sala Kraeliux, gli occhi febbricitanti e iniettati di pazzia che si muovevano frenetici da un punto all’altro, per poi tornare sempre, famelici, sulla figura semi- nascosta del sovrano del Sud.
“Kraeliux, a cosa devo questa visita… a quest’ora?” gli domandò il Mago, guardando per un attimo la luna che riempiva il cielo, visibile dalle ampie arcate che davano sulla balconata
“Le mie truppe… sono, sono ancora nella Terra Centrale, chiedono ordini!” sbottò l’altro, col suo solito modo di fare agitato
“E lì devono rimanere, ma per adesso non ho ordini precisi da riferirgli. Manda loro a dire che si tengano pronti, potranno presto macchiare di sangue la Terra Centrale, non temere” disse calmo Naraku, guardando la scintilla di gioia che passò negli occhi dell’Orco, alla parola ‘sangue’.
Ghignò. Anche se non erano il massimo come creature viventi, di certo quella di perorare gli Orchi alla sua causa era stata un’ottima idea.
Per quanto potesse essere forte, la Terra Centrale non era del tutto preparata contro simili creature poiché, fino a quel momento, aveva sempre pensato di dover affrontare semplici Youkai.
Sorrise malvagio. Aveva ben altro in serbo per loro.
“Ora và, Kraeliux, voglio che i tuoi uomini siano in gran forma. Per quanto mi riguarda, mi aspetta un lungo viaggio che però si rivelerà fondamentale per il successo della nostra battaglia. Fa buona guardia mentre non ci sarò” gli disse poi, con tono falsamente gentile, ma sufficiente perché gli occhi dell’Orco si illuminassero
“Guardia! Fare buona guardia!” esclamò esagitato, mentre Naraku faceva cenno al Demone lì vicino di portarlo via.
Sospirò quasi sollevato quando calò nuovamente il silenzio nella sala.
Era vero, lo aspettava un lungo viaggio e l’impresa che stava per compiere non sarebbe di certo stata facile, tant’è che avrebbe richiesto buona parte del suo potere di Mago.
Ma era sereno. Ce l’avrebbe fatta, ne era più che convinto.
Si alzò, i lunghi capelli neri che caddero dietro la sua schiena, leggermente mossi dal vento che penetrava dalle arcate.
“Mio signore…”
“Kumo, mi assenterò per diversi giorni, ti affido il compito di controllare la situazione in mia vece… tieni d’occhio Kraeliux e anche Kagura. Ultimamente si diverte un po’ troppo a gironzolare”
“Come desiderate” rispose atono il Demone mentre Naraku lo sorpassava, per poi sparire nell’ombra della notte.
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Era a dir poco furioso. Più di una settimana era passata e ancora non l’aveva vista. Possibile?
Sbuffò accigliato, gli occhi contornati da due visibili occhiaie. Quella storia lo stava facendo impazzire.
Inuyasha camminava irrequieto per il grande giardino del Palazzo Reale, alla ricerca di una pace che ormai gli pareva irraggiungibile.
Dalla sera del ballo erano passati più di sette giorni e lui non aveva ancora visto Kagome.
Sì, certamente, come sempre, sapeva che la ragazza era occupata, non c’era giorno in cui non fosse piena di impegni. Ma, da quello che sapeva, il tempo libero ce lo aveva. E lo usava per passare il tempo con i loro amici.
Tutti l’avevano vista in quei giorni. Tutti, tranne lui.
“Maledizione!!!” sbraitò, dando un pungo alla corteccia di un ciliegio, sbucciandosi leggermente le nocche.
Stava male, stava male da impazzire.
E non tanto perché non era stata ancora chiarita la situazione, quanto perché non riusciva a stare senza vederla.
Anche guardarla di sfuggita, sentire in lontananza il suo profumo, gli sarebbe bastato.
- Possibile che la ami così tanto? – si domandò con un sorriso sofferente.
Persino Kouga, il suo dichiarato avversario in amore, l’aveva vista.
“Quella stupida!” urlò nuovamente, per poi accasciarsi a terra, appoggiando stancamente la schiena al tronco dell’albero.
Per prima cosa aveva bisogno di vederla, sentire la sua voce, guardare i suoi occhi… e poi avere delle risposte, capire perché era fuggita a quel modo dopo il suo bacio.
Ne aveva il diritto, dopotutto!
Spostò gli occhi ambrati sul cielo terso che lo sovrastava, beandosi del vento che gli accarezzava le braccia nude.
La primavera era nel pieno della sua rigogliosità e il caldo ormai regnava sovrano nel corso di quelle giornate serene, e oramai la divisa invernale dei Cavalieri era stata abbandonata per indossare quella estiva, di un morbido e leggero cotone.
Ora che finalmente aveva fatto chiarezza sui suoi sentimenti, gli erano incomprensibili quelli di lei.
Era palese che fosse spaventata da qualcosa, ma da cosa? Eppure aveva risposto al suo bacio….
Nel ripensarci si portò la mano alla bocca. Come avrebbe voluto riaverla tra le braccia e sentire ancora una volta il suo sapore….
“Aaah, basta accidenti!” sbottò innervosito. Stare lì, a rodersi il fegato in quel modo non aveva senso.
Anche perché, poi, c’era un’altra cosa che doveva fare.
Risoluto, si alzò, lo sguardo ricolmo di decisione.
Doveva parlare con Hirador. Anche se aveva intuito che il Drago sapesse già cosa provava per il suo Cavaliere, era giusto diglierlo di persona. Non temeva la sua reazione, gli avrebbe parlato sinceramente ed era sicuro che Hirador lo avrebbe apprezzato.
Perciò si fece coraggio, prendendo a camminare in direzione del Palazzo, pronto ad affrontare quel compito così importante.

Circa dieci minuti dopo era di fronte alla porta dell’appartamento del Drago Supremo.
La guardò qualche istante, per poi bussarvi vigorosamente.
- Avanti, avanti! – la voce allegra di Hirador gli invase la mente, facendolo sorridere. Che fosse di buon umore era già qualcosa.
Si fece avanti, richiudendosi la porta alla spalle, per poi osservare la figura possente del Drago steso comodamente nell’angolo della sala più grande.
- Ohilà, buongiorno Inuyasha! – lo salutò allegro, mentre l’Hanyou gli si avvicinava
“Buongiorno a te, Hirador” lo salutò a sua volta il Cavaliere, sorridendogli “Come sempre, ti vedo in gran forma”.
- È naturale! E poi con un Cavaliere come il mio che mi riempie di attenzioni, come potrei non esserlo?! -
“Già…” sospirò sorridendo appena il mezzo- demone
- Sei tu, invece, che da un po’ di tempo mi sembri un po’ sfiancato… che c’è che non va? – gli domandò la creatura, avendo notato il suo comportamento. Inuyasha era solito essere sempre pieno di energie mentre giorno dopo giorno gli era sembrato sempre più fiacco.
“A dir la verità… ti devo parlare, Hirador” gli disse il ragazzo, posando nuovamente i suoi occhi ambrati su quelli dorati del Drago
- Dal tuo tono sembrerebbe qualcosa di estremamente serio – commentò la creatura, guardandolo attentamente.
“È così, infatti. Si tratta di Kagome” rispose l’altro, senza esitazioni. Hirador lo fissò per qualche istante, seriamente.
- È successo qualcosa? – si premurò di sapere il dragone
“No… più che lei, riguarda me” e tacque, come aspettando un commento da parte del Drago, ma questo si limitò ad osservarlo. Sospirò, per poi guardarlo dritto negli occhi.
“Me ne sono innamorato, Hirador. Ed anche se credo che tu lo avessi già capito, mi è sembrato giusto dirtelo io stesso” ecco, lo aveva detto. Sospirò appena. Gli sembrava come se gli avessero tolto un macigno dalla schiena.
- Ehe, e così ci avevo visto giusto – sentì poi dire al Drago, e tornò a guardarlo – Ti ringrazio per la tua sincerità, Inuyasha, hai fatto bene a parlarmene, anche se, come hai detto tu, me ne ero già accorto. Come sai, noi Draghi siamo particolarmente sensibili - br> “Lo so, per questo mi pareva stupido non dirtelo. – tacque per qualche istante – Hirador… sono sicuro di quello che provo. La amo, come non avrei mai creduto di poter amare qualcuno. Sono disposto a dare la vita per lei, che mi ricambi o meno, non mi importa”.
Il Drago lo guardò attentamente, per poi sorridere.
- Credo alle tue parole, Inuyasha. Mi fido di te, e sono più che convinto che lo farai, se ce ne sarà l’occasione. Tra tutte le persone con cui vorrei vedere la mia Kagome, tu sei quello più adatto e di cui ho più stima – gli disse, guardandolo con affetto.
L’Hanyou lo fissò con occhi sgranati, pieno di commozione. Per lui la benedizione del Drago era qualcosa di fondamentale e sapere che, nonostante il suo forte attaccamento per Kagome, gli dava il permesso di poter, se non star con lei, almeno corteggiarla, lo riempiva di gioia.
“Grazie, Hirador. So che per te non dev’essere facile…”
- No, non lo è. Kagome è mia, sì, ma è giusto che anche lei abbia la sua vita, con una persona che ami, e comunque so bene che quello che lega me e lei è qualcosa di eterno, che niente potrà scalfire. Non sarò anziano, ma riesco comunque a comprendere che è giusto così, questo è il corso degli eventi, e non posso far sì che la mia gelosia le impedisca di vivere, che le porti via la felicit - .
Stettero qualche momento in silenzio, in quel momento le parole erano inutili.
Entrambi si fidavano dell’altro, e il sapere che la loro amicizia non sarebbe stata scalfita da quella situazione rendeva tutto più facile.
“Se solo potessi vederla…” sussurrò poi il mezzo- demone, il tono di voce quasi spezzato.
- Ora capisco perché in questi giorni era così turbata… ti sei dichiarato anche a lei, vero? – gli domandò Hirador, facendolo leggermente imbarazzare, nel ricordare quello che aveva fatto al ballo
“Bè, ecco, non proprio… non le ho detto chiaramente quelli che sono i miei sentimenti però… ecco, bè, l’ho baciata” balbettò, rosso in viso, facendo ridacchiare la creatura.
- Kagome è difficile da comprendere, persino per me. Comunque sono certo che ci sia una ragione valida al suo comportamento. Farò quello che posso per far sì che vi chiariate -
“Ti ringrazio Hirador” gli sorrise sinceramente Inuyasha, contando sull’aiuto prezioso del Drago.
- E Harliem? Gliene hai parlato? – si interessò la creatura
“Sì, sa già tutto… e l’ho vista contenta, diciamo”
- Lo immagino, credo che il suo desiderio sia sempre stato quello di vedervi insieme – ridacchiò Hirador, vedendolo arrossire – A proposito… - si interruppe poi il Drago, drizzando il collo squamoso
“Sì, la sento anche io, è qui nei dintorni” terminò per lui Inuyasha, voltando leggermente il capo
- Harliem – chiamò, avendo avvertito la presenza del proprio Drago
- Oh, finalmente! Si può sapere dove ti eri cacciato? Sono tornata nell’appartamento dopo gli allenamenti ma non c’eri!
- Avevo bisogno di fare quattro passi…. Sono qui da Hirador, vieni? – le chiese, avvertendo quasi immediatamente la sua contentezza
- Arrivo subito! – gli rispose di getto lei, facendolo sorridere. A quanto pare non era davvero l’unico ad essersi infatuato.
Poco dopo si presentò nell’appartamento del Drago Supremo anche la dragonessa, che per prima cosa andò a salutare il proprio Cavaliere, accogliendo con contentezza le sue carezze.
Inuyasha notò che tra lei e l’altro Drago qualcosa era successo, si avvertiva una sorta di complicità nell’aria.
Percependola, riuscì bene a intuire come si potesse sentire Hirador nel sapere che il proprio Cavaliere era interessato a qualcun altro che non fosse lui.
Perché Inuyasha ne era sicuro. Di certo, se Kagome quella sera aveva avuto quella reazione, non era perché fosse innamorata di qualcun altro, ben che meno di Kouga.
C’era dell’altro.
L’Hanyou abbandonò quelle riflessioni, per il momento non ci voleva pensare. Perciò si concentrò su Harliem e Hirador, prendendo a parlare allegramente con loro.
Almeno per qualche ora sarebbe riuscito a dimenticare quella storia.

Kagome sospirò, dopo l’ennesima freccia che andava a colpire a malapena il bordo del bersaglio.
Fortuna che non si trovava nel bel mezzo di una battaglia, altrimenti sarebbe morta come minimo.
“Forse è meglio se per oggi smetti, Kagome” la voce gentile di Sango le suggerì quello che lei stessa stava pensando, forse dalla prima freccia che aveva tirato.
“Sì, credo proprio che sia il caso” asserì, sconsolata, sospirando un’ennesima volta.
Così non andava affatto.
“Avanti, è solo un momento, vedrai che passerà” cercò di rincuorarla Sango, avendo capito che ci fosse qualche cosa che turbava la ragazza… ed era sicura che centrasse Inuyasha e la sera del ballo, visto che era da quel giorno che Kagome aveva preso a comportarsi in modo strano e, soprattutto, ad evitare il mezzo- demone.
“Credo che andrò da Hirador, ho bisogno di rilassarmi” disse la miko, afferrando con cura il suo arco e recuperando alcune frecce.
“Buona idea, credo che io farò lo stesso, prima di andare a cena starò un po’ con Sieg… salutami Hirador, mi raccomando!” le disse la Cacciatrice, vedendola uscire un po’ abbacchiata dalla palestra, mentre le faceva un cenno si saluto.
Sorrise leggermente, anche lei e Inuyasha sarebbe riusciti a risolvere i loro problemi, ne era sicura.
Come lei… c’era riuscita, in un certo senso, con Miroku.

“Uff, che giornataccia che è stata og-!”.
Kagome guardò sorpresa gli ospiti nell’appartamento del suo Drago: Harliem e… Inuyasha.
Si irrigidì, sorridendo nervosamente.
“Bè, ecco, io… ah, ho alcune cose da fare, devo… parlare con Takehiko, sì! Scusate il disturbo” balbettò una scusa, per poi fare dietro front, pronta ad uscire. Stava muovendo i primi passi quando si sentì tirare per la schiena: era Hirador che con i suoi denti aguzzi l’aveva tirata per la maglia, impedendole la fuga.
“Hirador, accidenti, lasciami!” protestò, incontrando poi casualmente gli occhi ambrati dell’Hanyou, finendo per arrossire furiosamente.
- Non ne ho alcuna intenzione, a meno che tu non abbandoni qualunque tentativo di fuga – disse tranquillamente, aspettando una sua risposta – Allora? Ti arrendi? -
“Sì, sì, mi arrendo, basta che mi lasci!” sbottò lei accigliata, sentendosi poi lasciare dal Drago
- Bene, allora io e Harliem andiamo a fare una passeggiata romantica, a dopo! – li salutò poi frettolosamente Hirador, seguito dalla dragonessa, sparendo dietro la porta del tunnel che conduceva all’esterno.
“Ehi, Hirador, aspetta!” esclamò Kagome, inutilmente, guardandolo scomparire poco dopo.
“Tsk!” grugnì infastidita. Era stata incastrata.
Guardò di sottecchi il mezzo- demone davanti a lei, fino a quel momento rimasto silente, finendo per arrossire quando notò che la stava fissando.
Non sapeva come comportarsi, e l’agitazione che la pervadeva non migliorava la situazione.
“Bè, ecco io… devo… devo andare” balbettò di nuovo, riprovando a fuggire. Ma quando si voltò verso la porta, si ritrovò il volto di Inuyasha a poca distanza dal suo. D’istinto si allontanò, cercando una via di fuga, ma l’Hanyou l’afferrò per le braccia, circondandole poi la vita con un braccio.
Arrossì furiosamente a quel contatto, sentendo poi gli occhi ambrati di lui scrutarla profondamente.
Quel calore, quello sguardo… la mandavano in confusione, mozzandole il respiro.
Ne aveva paura, ma allo stesso tempo… dovette ammettere a se stessa che quel contatto le era mancato.
Per tutti quei giorni in cui lo aveva evitato, non aveva fatto altro che ripensare alla sera del ballo, al suo abbraccio e… a quel bacio.
Quel bacio che l’aveva scossa nell’intimo, dandole un senso di paura così intenso che l’aveva fatta fuggire.
“Kagome” si sentì chiamare da lui, da quella voce così profonda e vellutata. Rabbrividì tra le sue braccia senza riuscire a guardarlo negli occhi.
“Kagome” la chiamò di nuovo Inuyasha, cercando disperatamente i suoi occhi. Non vedendo risposta da parte sua, le afferrò il mento con la mano libera, alzandole il volto.
Finalmente. Finalmente poteva di nuovo perdersi in quelle pozze argentate così magnifiche, così belle da sembrare irreali.
“Perché… - cominciò poi l’Hanyou guardandola intensamente – perché mi hai evitato per tutti questi giorni?” le chiese, stupendosi del proprio tono di voce. Ansioso e sofferente.
“Perché… non lo so perché…” balbettò lei in risposta, sinceramente confusa. Di sicuro non era certa dei suoi sentimenti… ma non lo era nemmeno di quelli che il mezzo- demone provava nei suoi confronti. Sì, l’aveva baciata, ma comunque non sapeva cosa provasse esattamente per lei Inuyasha.
“Kagome… non pensare al mio bacio come un gesto istintivo, privo di giustificazioni… mi… mi sarei spiegato, quella sera se tu… se tu non fossi andata via” le disse con voce leggermente flebile, vedendola abbassare lo sguardo, imbarazzata.
Sospirò. Era il momento di dirglielo, di mettere le carte in tavola. E se l’avesse rifiutato… bè, ci avrebbe pensato poi. Ora l’importante era svelarle quello che provava per lei.
“Io… ti amo, Kagome” le disse, questa volta con tono fermo e sicuro. La vide sollevare il volto, gli occhi increduli
“Ti amo, e anche se tu vorrai continuare ad ignorarmi… questo non mi impedirà di sentire quello che provo per te” detto questo la lasciò, lentamente, allontanandosi da lei di qualche passo.
La guardò per qualche altro istante per poi uscire dalla stanza, lasciandola sola con i suoi pensieri, con i dubbi del suo cuore.
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La luna brillava sopra di lui, in tutto il suo splendore, ma lui sembrava non essere sensibile alla sua bellezza.
Dopotutto, la sola cosa a cui pensava era lui stesso.
Nel formulare quel pensiero, però, i suoi occhi, per chissà quale riflesso, si posarono sulla figura di una piccola bambina, addormentata placidamente poco lontano dal focolare, le carezze gentili del vento la sua ninna nanna.
Sesshoumaru, distolse lo sguardo, tornando a fissare senza interesse il manto stellato che li sovrastava.
Quella mattina avevano lasciato il villaggio nel quale erano rimasti per circa due giorni, il tempo necessario per reperire ciò di cui avevano bisogno lungo il loro viaggio.
Lo Youkai sapeva bene che erano ancora ben lontani da Eldoras, la quale si trovava pressappoco nel centro della Terra Centrale, mentre loro erano ancora nelle vicinanze della costa occidentale, non molto distanti dalle Montagne della Luna che segnavano il confine col Regno del Sud.
Di preciso non sapeva quali sarebbero state le sue mosse, di sicuro quello che gli interessava era avere più informazioni possibili su Naraku.
Anche se in tutti quegl’anni aveva ‘accettato’ passivamente il suo esilio, questo non voleva dire che si era dimenticato quanto successo quattordici anni prima.
Ed ora che sapeva anche il fratellastro in vita, non poteva lasciar correre, visto che, inoltre, era sicuro fosse ancora in possesso di una cosa alquanto preziosa, troppo perché la si potesse lasciare in mano a un Hanyou come quello.
L’onore della famiglia andava riconquistato, e a questo ci avrebbe pensato lui, versando il sangue del fratello e del Majutsushi.

Col sorgere del sole, anche il gruppo di Sesshoumaru si destò, pronto per intraprendere un’altra giornata di viaggio.
“Ma signor Sesshoumaru, dov’è che stiamo andando?” chiese una Rin ancora assonnata, in mano le briglie di Ah- Un che sbadigliò sonoramente, mostrando i denti affilati
“Insomma Rin! Te lo abbiamo già detto, stiamo andando ad Eldoras, la capitale della Terra Centrale! Quante volte ti ho detto di non disturbare il nobile Sesshoumaru con le tue sciocche domande?!” sbottò Jaken vicino a lei, guardandola stizzito
“Basta così Jaken” lo zittì l’Inu Youkai, senza voltarsi, continuando la sua marcia verso l’Est.
Il resto della giornata trascorse tranquillo, qua e là incrociavano carovane di commercianti che si dirigevano verso i piccoli centri urbani disposti nel corso della strada principale.
Tutto quel via vai cominciò a infastidire Sesshoumaru che decise di imboccare una delle strade secondarie, in modo da dare anche meno nell’occhio.
Non contava di essere riconosciuto – era più che sicuro che solo la sua fama, negli altri due Stati, fosse nota e non di certo la sua immagine - , ma la prudenza non era mai troppa. La possibilità che Demoni del Sud fossero nella Terra Centrale in incognito non era da escludere.
In pomeriggio inoltrato avevano percorso ben trenta leghe.
La meta era sempre più vicina.
Poi, all’improvviso, al fine olfatto dell’Inu Youkai arrivò un odore familiare, ma che non sentiva da tempo.
In pochi istanti vennero colpiti da una forte corrente, e di fronte a loro comparve una donna, una Yasha, i suoi occhi carmini che osservavano con un sorrisetto la strana combriccola.
Ma il suo sguardo, in particolare, si era soffermato sulla figura di Sesshoumaru che, a sua volta, la guardava attentamente.
“Salve! Sono anni che non ci si vede” esordì lei, aspettando una loro reazione.
“Tu… sei Kagura, non è vero?” disse Sesshoumaru, osservandola col suo sguardo di ghiaccio.
La Yasha sorrise compiaciuta.
“Oh, non mi aspettavo che ti ricordassi di me, Sesshoumaru… vero è che per noi Demoni quattordici anni non sono niente”
“Tu saresti la galoppina di quel maledetto di Naraku?!” sbottò Jaken, ora che aveva, anche lui, riportato alla memoria l’immagine della Demone
“Ehi, moderiamo i termini rospetto – si indispettì Kagura, guardandolo bieca – Io non sono la galoppina di nessuno”
“Cosa ci fai qui nella Terra Centrale? Ti ha mandata Naraku?” le domandò l’Inu Youkai, attirando nuovamente la sua attenzione
“Naraku, dici? No, affatto. Sono qui di mia iniziativa, ne ho approfittato della sua assenza”
“Non è nel Sud, adesso?” chiese ancora lui, guardandola con attenzione. Lei sorrise compiaciuta, avere l’interesse di Sesshoumaru era ciò che le interessava.
“Proprio così, ma non so dirti dove si sia diretto, quello non si fida di me… e fa bene”
“Non saresti fedele al tuo signore? In effetti non ricordo di averti mai vista più di tanto entusiasta di stare al suo fianco” .
“È così, infatti. Mi avrà dato lui la vita, ma non gli ho mai giurato fedeltà, né mai lo farò. È anche per questo che sono qui”
“Spiegati” le ordinò secco il Demone, facendola sorridere divertita.
“Ho bisogno del tuo aiuto, Sesshoumaru. So bene che per tutti questi anni hai continuato a vagare in lungo e in largo, in cerca di risposte, immagino, e in cerca della vendetta. Questo è il momento buono. Dopo anni Naraku si sta muovendo seriamente, è anche sulle tracce della Shikon no Tama. Ma non posso permettere che diventi ancora più forte”
“Mi offri la vendetta in cambio della tua libertà, è così?”
“Esattamente” Kagura sorrise soddisfatta. Era convinta che l’Inu Youkai, in qualche modo, l’avrebbe aiutata a riconquistare la sua libertà
“Non mi interessa” gli sentì dire poi, facendola rimanere ammutolita.
“Co- come? Perché?!” gli domandò, incredula.
“La vendetta contro Naraku sono capacissimo di rendermela da solo, e non vedo perché dovrebbe interessarmi questo scambio, ci guadagneresti solo tu” le disse atono e tagliente Sesshoumaru, spezzando tutte le sue speranze.
“Sei uno stupido! Sono proprio curiosa di sapere come farai a sapere ciò che ti interessa su Naraku! Ma ormai hai preso la tua decisione, e sono sicura che te ne pentirai!” gli urlò contro Kagura, adirata, saltando su una delle sue piume per poi allontanarsi velocemente.
“Che impudente quella Kagura! Come ha potuto solo pensare di poter venire a patti col nobile Sesshoumaru?” sbottò indignato Jaken, fissando il cielo
“Andiamo” ordinò perentorio l’Inu Youkai, già in marcia.
Quella Kagura… se la ricordava, una Yasha portata alla vita grazie ad un incantesimo, da Naraku, e da allora incatenata al suo volere.
Immaginava che, prima o poi, si sarebbe ribellata. Ma quelli non erano affari suoi, e tanto meno gli interessavano.
La sua attenzione, ora, era concentrata sul sapere che Naraku aveva abbandonato il Regno del Sud. Per quale motivo?, a che scopo?
Forse il suo viaggio verso Est gli avrebbe dato le risposte che cercava.
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Sorrise sarcastico. Trovarsi lì, indisturbato gli faceva proprio uno strano effetto.
E dire che stava macchinando proprio per distruggerlo, quel Paese.
Naraku guardò soddisfatto la vallata sotto di sé, dall’alto dirupo sul quale si trovava la vista godeva di un ampio respiro.
La Terra Centrale. Da quanti anni non ci metteva piede. E dire che la sua infanzia l’aveva passata lì… molto, molto tempo prima.
Ma non era quello il momento di abbandonarsi ai ricordi.
Si trovava nella parte più a nord- ovest del Paese, lì dove aveva avvertito maggiormente la Sua presenza.
Si spostò ancora, alla ricerca della fonte di quell’energia, così remota, ma che lui conosceva così bene.
Si ritrovò a sorridere, questa volta un sorriso di pura nostalgia.
Continuò a vagare per quella terra fertile, così diversa da quella in cui si era insidiato in quegli ultimi anni. Tra tutti i posti che aveva visitato, di certo Kaosu era il meno ospitale.
Di scatto si bloccò. A pochi passi da lui il vuoto, dovuto alla brusca interruzione del terreno… ma non solo quello, in quel preciso punto anche la presenza che fino a quel momento aveva captato, scompariva.
Sorrise ampiamente, soddisfatto, gli occhi purpurei che brillavano di eccitazione.
“Finalmente… finalmente ti ho trovato Kurikara!”.

FINE 26° CAPITOLO.
Oh sì, direi proprio che ci siamo! Tutti hanno trovato chi cercavano, e adesso non bisogna aspettare altro che un qualche tipo di risoluzione… negative o positive che siano.
Inuyasha così sicuro, non so voi, ma io non l’ho mai visto! Eh sì, devo dire che l’ho migliorato di parecchio! XD
Si può dire che in questa ff tutto funzioni al contrario, in modo particolare per quel che riguarda Kagome e Inuyasha… praticamente ho invertito i ruoli! XD
E finalmente anche Sango e Miroku hanno avuto il loro spazio… dopo i primi capitoli dedicati solo a loro, devo ammettere di averli trascurati.
Ma ci sono talmente tante cose a cui prestare attenzione in questa ff che a volte, purtroppo, non riesco a seguire tutte allo stesso modo.
Anche Sesshoumaru è ricomparso dopo secoli… poverino, si starà chiedendo cosa ce l’ho messo a fare in questa storia se non lo faccio mai comparire! XD
Per il resto… bè, lentamente – come piace a me ;P – stiamo scoprendo qualcosa anche di Naraku… e aspettate di leggere il prossimo! Se qualcuno ha pensato quello che ho ideato… dev’essere un altro genio come la sottoscritta! XD
Bene, direi che per oggi abbiamo concluso… spero di ripresentarmi a voi con un nuovo capitolo in lasso di tempo almeno decente XD, ma non garantisco nulla! :P
Ci sentiamo miei cari ragazzi,
vi auguro una buona settimana, di queste magnifiche vacanze! *______*
Baci,
ka_chan ^________^

  
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