Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    23/11/2011    5 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono…boh, sono imperdonabile. Due settimane per postare, mi faccio schifo da sola. E mi dispiace, ma l'università mi sta prendendo e quando torno a casa non ho voglia di accendere il pc, prendere la chiavetta e postare.
Ma dal momento che oggi pacco la lezione di Pinto ho deciso di festeggiare e postare xD
Spero che il capitolo vi piaccia e mi scuso per l'enorme, ultra, gigantesco ritardo.
Giulls

P.S. Grazie per tutto il sostegno che mi date, siete fantastici <3
P.P.S. Vi lascio l'account di faccialibro, se siete interessati :) http://www.facebook.com/profile.php?id=100003078074791


Goodbye High School

Ero…no, non ero in grado di spiegare come cavolo mi sentissi. Ero in fibrillazione, me la stavo facendo addosso dall'agitazione, ero felice, mi sentivo come se mi stesse mancando l'aria. Succedeva sempre così alla consegna dei diplomi? Perché la cosa mi preoccupava molto. La notte prima non avevo praticamente chiuso occhio e avevo provato a chiamare Robert, ma il signorino aveva il telefonino irraggiungibile e nessuna delle mie amiche voleva rispondermi, perché secondo infondevo energia negativa, così come Jeremy. Begli amici che avevo.
< Forza, venite a firmare il registro e ognuno prenda la propria toga > disse la preside reclamando attenzione e mi misi in coda assieme ai miei compagni di scuola.
< Michelle! > esclamò Megan venendomi incontro e si mise davanti a Gwen < Gwen, la mia amica mi aveva tenuto il posto >
< P-prego, M-Megan > balbettò il ragazzo in risposta cercando di sorriderle e scossi la testa, guardando malissimo la mia amica.
< Sei perfida ad approfittarti di lui così > sussurrai in modo che solo lei mi sentisse < e poi io sono arrabbiata con te e non ti ho tenuto nessun posto > continuai a voce più alta e guardai Gwen < poi tornare dietro di me, Megan ora va a fare la fila come tutti gli altri >
Megan mimò uno “stronza” con le sue labbra e andò in fondo alla fila mentre le sorridevo sorniona. Attesi mezz'ora prima di firmare e ricevere sia la tunica che il cappello e mi misi in un angolo per indossarla.
< Il blu ti dona > mi disse Jeremy già vestito avvicinandosi.
< Anche a te > replicai abbracciandolo.
< Stai meglio? >
< No, pessimo amico > continuai imbronciandomi.
< Michelle, scusa, ma quando mi hai chiamato ero in auto e non potevo rispondere >
< Dov'eri? > chiesi curiosa.
< Ehm… > rispose sgranando gli occhi e poi alzò lo sguardo < hey, Grady! > esclamò alzando il braccio < Scusa, Michelle, ci vediamo dopo > mi disse lasciandomi sola e lo guardai con la bocca spalancata.
< Che succede, amica? > domandò Jenny posizionandosi accanto a me.
< Jeremy mi nasconde qualcosa > risposi guardando il mio amico con gli occhi ridotte a fessure.
< Bene, ma ora occupati di me > replicò agitando la mano davanti agli occhi e quando la guardai sorrisi: da quando aveva scoperto di essere incinta e aveva deciso di tenere il bambino era solare.
< Lo sai che sei bellissima? > le dissi abbracciandola.
< Sono felice: insomma, aspetto un bambino dalla persona che amo da morire e sto per lasciarmi per sempre alle spalle il liceo. Potrebbe andare meglio di così? > ribatté sorridendomi.
< Ragazze, ragazze, ragazze! > esclamò Sarah correndoci incontro.
< Che succede? > domandai sorridendole e lei mi mostrò una lettera.
< Sono stata ammessa a Stanford! > esclamò abbracciando sia Jenny che me < Il mese prossimo parteciperò all'orientamento e conoscerò la mia compagna di stanza. Non vedo l'ora! > esclamò saltellando felice e una volta che la notizia si diffuse tra tutte le ex Clovers ci gettammo addosso a lei per congratularci.
< Megan, per il bagaglio come facciamo? > domandò Mary ad un certo punto e la guardai interrogativa.
< Mi sono persa qualcosa? > chiesi e Megan lanciò un'occhiata assassina a Mary < Cosa succede? > domandai ancora, ma nessuno rispose e ben presto capii < Perché avete prenotato senza dirmi niente? Non dovevamo andare via tutte insieme? > continuai sconvolta e ferita e nessuna di loro sapeva cosa dirmi < Certo che siete proprio delle belle stronze! > esclamai allontanandomi da loro e Jenny mi corse dietro.
< Michelle, non te la prendere, c'è un motivo se non ti hanno detto niente >
< E quale? > ribattei incrociando le braccia al petto e lei abbassò lo sguardo senza rispondermi < Tu andrai con loro? >
< Sì > rispose con un sussurro.
< Perché non me l'avete detto? > chiesi con gli occhi lucidi.
< Aspetta la fine della consegna dei diplomi >
< Certo, prendete tempo per inventarvi una scusa > le dissi scuotendo la testa e la lasciai sola.
Uscii dalla sala e andai nel corridoio per prendere dalle macchinette una bottiglia d'acqua, ma dopo aver messo i soldi questa si bloccò mangiandomi i soldi ed io, imprecando, iniziai a scuoterla e a mollare dei calci.
< Hey, hey, hey! > esclamò James allontanandomi dalla macchinetta < Hai intenzione di distruggerla? > domandò sorridendomi, ma quando vide i miei occhi velati dalle lacrime mi guardò preoccupato < Michelle, va tutto bene? >
< No. Sono agitata, ho appena scoperto che le mie amiche si sono messe d'accordo per andare in Grecia insieme e non mi hanno fatto saper niente e questa stupida macchinetta mi ha fottuto i soldi! > esclamai prendendo a calci la macchinetta e James mi fece allontanare, prendendo dalla sua tasca degli spiccioli e dopo averli messi dentro spinse il bottone per la bottiglia d'acqua e quando scese me la porse.
< Ecco a te >
< Appena torniamo in sala te li restituisco > gli dissi sorridendogli.
< Non li voglio i soldi > replicò ricambiando il sorriso e mi appoggiai al muro, invitandolo e fare lo stesso.
< Cosa farai dopo? >
< Harward. Ho ricevuto giusto ieri la lettera di ammissione. Tu? >
< Sto aspettando una risposta da Yale, voglio entrare a medicina >
< Bello > disse sorridendomi e posò la sua mano sulla mia guancia per asciugarmi la lacrima, ma mi scansai pochi secondi dopo il contatto < vedrai che le tue amiche avranno avuto i loro motivi per non dirti niente >
< E quali? > ribattei nervosa mentre continuavo a bere e sbuffai.
< Michelle? > mi sentii chiamare e quando guardai verso la porta vidi Jeremy avvicinarsi.
< Io allora vado > disse James sorridendomi < Michelle, sei bellissima in blu >
< Grazie > risposi ricambiando il sorriso < anche tu stai molto bene. E grazie per l'acqua >
James mi lasciò sola e Jeremy venne ad abbracciarmi.
< Le ragazze mi hanno detto cosa è successo >
< Non voglio parlarne > replicai visibilmente arrabbiata < sono…sono… >
< È colpa mia > disse alzandomi il mento con le mani per poterci guardare in faccia < ho detto io loro di non prenotare anche per te >
< Tu cosa? > chiesi sconvolta e arrabbiata < Perché? >
< Volevo farti una sorpresa > rispose imbarazzato < ecco, vedi, io volevo che tu venissi con me a Sydney. Non prendertela con loro >
< Tu volevi che facessimo una vacanza insieme? > chiesi con gli occhi lucidi.
< Sì, insomma…è da tanto che non stiamo un po' insieme e siccome mio zio mi ha chiesto di andare a trascorrere le vacanze da loro io volevo portarti con me >
Gli sorrisi commossa e lo abbracciai.
< Sì! È fantastico! > esclamai felice.
< Perdonerai le tue amiche? > domandò baciandomi la fronte.
< Certo. Vieni > gli dissi prendendogli la mano e rientrammo in sala < ragazze? > le chiamai quando mi avvicinai a loro < Jeremy mi ha raccontato tutto. Mi dispiace >
< Tutto? > replicò Sarah aggrottando le sopracciglia.
< Sì > risposi sorridendo < mi ha detto di volermi portare a Sydney e di avervi chiesto di non coinvolgermi nel vostro viaggio. Ritiro quello che ho detto prima >
Le ragazze mi sorrisero e ci demmo un bell'abbraccio di gruppo.
< Potete andare a disporvi nelle vostre sedie e ci ricordo di sedervi in ordine alfabetico> ci richiamò la preside.
Mi avvicinai a Jenny e la presi sottobraccio, salutammo le altre dicendo che ci saremmo viste a cerimonia ultimata ed entrammo dentro la palestra, che era stata addobbata per la cerimonia. Lo striscione dorato con la scritta “Congratulazioni classe del 2006” spiccava sopra il palco e quando lo lessi quasi mi commossi.
< Buongiorno a tutti voi > disse la preside al microfono < quest'oggi è una giornata molto importante per voi, è la fine del vostro tempo qui al liceo. Quest'anno sarò breve, specialmente perché la signorina Withlock ha un discorso da fare. Voglio solo dirvi quanto sia stato piacevole avere tutti voi in questa scuola e spero che il vostro futuro sia rigoglioso. In bocca al lupo a tutti! > continuò e immediatamente tutti in sala cominciammo ad applaudire.
La preside si ritirò al suo posto e cedette la parola a Mandy.
< Grazie infinite, preside Summers > disse Mandy guardandola e poi si voltò verso di noi, sorridendo < buongiorno a tutti. Devo essere onesta, avevo preparato un discorso coi fiocchi e l'avevo imparato a memoria, ma l'ho scordato > continuò e partì una risata generale in sala < questi quattro anni non li dimenticherò mai. Ho conosciuto delle persone fantastiche, ho assistito ad atti di bullismo ingiusti e alle volte sono stata anche io vittima di quegli stessi bulli. Ma ho imparato una cosa: tutto questo mi ha reso forte, come so che è successo anche a molti di voi… >
< Sto tremando > sussurrai smettendo di ascoltare Mandy e James mi posò una mano sulla spalla.
< Fai dei respiri profondi. E poi si tratta solamente di alzarti in piedi, camminare lungo il corridoio, salire le scale, raggiungere la preside e prendere in mano un pezzo di carta >
< E se dovessi cadere? >
< Ti aiuterei io…dopo essermi fatto una bella risata, ovviamente >
< Che animo buono hai > replicai sporgendo il labbro inferiore, gesto che lo fece ridere.
< Pertanto non mi resta che dire: congratulazioni classe del 2006…ce l'abbiamo fatta! > esclamò e ci alzammo tutti in piedi ad applaudire.
La preside abbracciò Mandy, la quale tornò al proprio posto, e invitò gli studenti delle prime sedie ad avvicinarsi: li chiamava, porgeva loro il proprio diploma, si facevano fare una foto dal fotografo ufficiale mentre si stringevano la mano e infine li lasciava andare via.
Quaranta minuti dopo toccava a noi, a me. All'improvviso temetti di non farcela: era un'emozione unica quella che stavo provando, avevo il cuore che mi batteva a mille e stavo iniziando a sudare freddo.
< Posso scappare via secondo te? > sussurrai rivolta a Jenny, la quale mi strinse la mano.
< Hai proprio un cuor di leone, lo sai? > replicò facendomi l'occhiolino.
Ci posizionammo sul palco esattamente come eravamo seduti prima sulle sedie: la preside chiamò Ginevra, Gwen, Blake e James.
< Michelle Waldorf > mi chiamò e quando sentii applaudire mi sentii felice, specialmente quando sentii le mie amiche urlare.
Senza smettere di sorridere mi avvicinai alla preside.
< Congratulazioni, Michelle > mi disse sorridendomi e mi porse la mano, che strinsi immediatamente.
< La ringrazio, preside Summers > risposi ricambiando il sorriso e ci voltammo verso il fotografo per farci fotografare tutte sorridenti, poi guardai dietro le spalle della preside e vidi Rodriguez sorridermi.
Ricambiai il sorriso e andai davanti agli scalini, ma prima di scendere alzai il diploma, felice, e il fotografo mi fotografò ancora. Tornai al mio posto e quando anche l'ultimo diploma fu consegnato la preside disse altre due parole e infine ci fu il rituale del lancio del cappello. Lentamente uscimmo tutti dalla palestra e una volta fuori cercai le mie amiche.
< Michelle! > esclamò Hannah, la mia sorellastra, abbracciandomi.
< Hannah!?! Cosa ci fai qui? > le chiesi abbracciandola forte.
< Sono venuta qui con tuo padre a farti una sorpresa >
< Sono così felice di vederti! >
< Anche io > ribatté sorridendo.
< Tesoro > disse una voce dietro di me, mio padre, e quando mi voltai, sorrisi.
< Papà! > esclamai abbracciandolo.
< Sei bellissima, sei l'orgoglio di ogni padre > mi disse commosso e dovette faticare per non piangere < ti voglio bene >
< Basta, altrimenti mi farai piangere! > esclamai ridendo nervosamente < Hey, papà, voglio presentarti un amico > gli dissi non appena scorsi Jeremy con i suoi genitori e trascinai papà e Hannah da lui < Jeremy > continuai abbracciando il mio amico.
< Michelle, sei stata fantastica prima > disse ricambiando l'abbraccio.
< Salve, signori Daniels > continuai salutando i suoi genitori e sua madre mi abbracciò non appena mi vide.
< Sei bellissima, tesoro >
< Grazie > risposi sorridendole < Oh, Jer, lui è mio padre e lei è mia sorella Hannah >
Jeremy guardò curioso in direzione del padre.
< Signor Waldorf, è un piacere conoscerla. Sono Jeremy > disse il mio amico stringendo la mano a papà e lo stesso fece con Hannah.
< George? > intervenne il padre di Jeremy sgranando gli occhi < Sono Bryson, Bryson Daniels. Andavamo al college insieme >
< Ma certo, Bryson! > esclamò andando a salutare il suo vecchio amico e dal momento che papà e i signori Daniels si erano messi a fare comitiva, io ne approfittai per prendere in disparte Hannah e Jeremy per cercare le mie amiche, ma Jeremy deviò per andare a salutare dei suoi amici.
< Hannah, vieni con me, ti presento le mie amiche > le dissi sorridendole e dopo aver cercato dappertutto, le trovai in un angolo a chiacchierare < ragazze! >
< Eccola! > esclamò Vanessa abbracciandomi < Ti stavamo giusto cercando >
< Ragazze, lei è Hannah, mia sorella > dissi presentandola e notai con gioia che entrò subito in sintonia con loro, specialmente con le “piccole Clovers”.
Stavamo parlando di un'ipotetica vacanza in Florida nella casa di Megan quando Jeremy mi venne incontro tutto trafelato.
< Devo dirti una cosa >
< E cioè? > risposi sorridendogli.
< Ti ho mentito. Non ti porto a Sydney >
< Cosa? Ma allora perché hai…? >
Non riuscii a finire la frase perché mi venne posata davanti agli occhi una macchina fotografica professionale, oltretutto Nikon, con in bella vista lo scatto in cui io stavo esultando per il diploma ricevuto prima di scendere dal palco. La fotografia era venuta bene e…cavolo, ero davvero bella!
Mi voltai per scoprire chi avesse scattato la foto, ma non appena scorsi una sagoma indistinta, la luce del sole mi colpiva in pieno gli occhi e mi impediva di vedere chiaramente, due labbra calde, davvero calde, si posarono sulle mie. Non ci voleva molto per capire chi fosse e portai immediatamente le braccia intorno al suo collo e mi aggrappai a lui con forza, mentre le nostre lingue danzavano insieme dopo giorni di lontananza ma che parevano un'infinità.
< Sei bellissima, Mitchie > mi sussurrò non appena ci staccammo per riprendere fiato.
< Oh, sei tu > replicai con finto dispiacere < cavolo, ero convinta che a baciarmi fosse Luke Levine, il nostro quaterback. Sai, siamo usciti insieme qualche sera fa ed è tremendamente sexy > continuai ridendo, ma lui storse la bocca < sono così felice che tu sia qui > continuai mentre lo abbracciavo.
< Non mi sarei mai perso questo giorno così importante per te. Il blu ti dona, sei davvero un incanto >
Gli sorrisi e lo baciai, mentre sentivo Megan fare commenti fuori luogo.
< Megan, piantala! > intervenne Jenny ridendo e mi allontanò per abbracciare Robert, mentre Jeremy mi si avvicinò all'orecchio.
< Piaciuta la sorpresa? >
< Tu cosa centri? > chiesi sorridendogli.
< Io sono andato a prenderlo in aeroporto >
< Sei il migliore amico migliore del mondo! > esclamai abbracciandolo, ma qualche attimo dopo Robert mi strappò dalle sue braccia.
< Amico, te la sei già spupazzata abbastanza in questi giorni, ora tocca a me > disse il mio bellissimo ragazzo mentre mi teneva tra le sue braccia e sorrisi apertamente.
< Allora ti sono veramente mancata > constatai guardandolo dolcemente.
< Tu che ne dici? > replicò mentre mi baciai il collo e in quel momento sentii premere sulla mia gamba.
Arrossii violentemente, borbottai un "maniaco" e mi nascosi tra le sue braccia, mentre lui se la rideva di gusto.
< Hey, tu, allontana quelle mani da mia figlia! > esclamò mio padre e la sua voce fu talmente dura da farmi schizzare lontana da lui.
< Signor Waldorf, è sempre un piacere vederla > replicò Robert sorridendogli e gli strinse la mano < ciao, Hannah >
< Ciao, Robert. Ti trovo in gran forma >
< Già > replicai assottigliando lo sguardo < sei abbronzato >
< Beh, sì, il servizio l'abbiamo fatto in riva al mare > ci spiegò un po' imbarazzato da tutti gli sguardi curiosi puntati su di lui e quando guardai Jeremy mi ricordai del viaggio.
< Jer, spiegami di Sydney > gli dissi assottigliando lo sguardo.
< Hey, Pattinson, mi aiuti tu? > rispose Jeremy guardando Robert e lo imitai nel gesto.
< Rob, tu ne sai qualcosa? >
< Touche > replicò avvicinandosi con uno sguardo da chi la sapeva lunga < mi è stato riferito da Jeremy tutto il casino che è successo. Mi dispiace se te la sei presa con le tue amiche. Ho detto io loro di non dirti niente >
< Perché? >
< Perché volevo farti una sorpresa per il tuo diploma e molto egoisticamente ti ho impedito di andare a divertirti con loro per stare con me >
< Ma tu non dovevi trascorrere due settimane con i tuoi amici a Londra? >
< E così sarà. Solo che non sarà a Londra e ci sarai anche tu > disse baciandomi la fronte.
< Questo tuo parlare criptico mi sta dando sui nervi. Vuoi dirmi cosa sta succedendo? >
< No > replicò scuotendo la testa < lo scoprirai questa sera >
< Te ne pentirai >
< Non credo proprio > replicò ghignando < torno a casa a sistemare alcune cose, ci vediamo dopo >
< E mi lasci così? >
< Sì > asserì baciandomi la fronte < a più tardi, tesoro >
Quando lo vidi sparire dalla visuale, poiché era stato circondato da un sacco di ragazze che volevano un suo autografo, mi voltai verso le mie amiche che si guardavano complici.
< Ti divertirai, Michelle > disse Megan facendomi l'occhiolino < certo, non sarai con noi in Grecia, però ti divertirai parecchio >
Impuntarsi per scoprire qualcosa era del tutto inutile, per cui mi godetti la compagnia dei miei amici, di Hannah e di papà finché non si fece ora di accompagnarli in aeroporto e li lasciai tornare a Newark a malincuore.
Tornai a casa, dirigendomi a passo spedito verso quella di Robert che era, come tutte le volte che era qui, assediata dai giornalisti. Bussai e attesi impazientemente che mi aprisse e quando lo fece schizzai dentro casa.
< Io li odio > sbottai mentre guardavo al di là delle tende.
< Abituatici, tesoro > replicò mentre mi abbracciava da dietro e quando sentii il suo profumo chiusi gli occhi, inspirando aria < finalmente sei arrivata > continuò mentre mi lasciava scie bollenti con le sue labbra sul mio collo e sentii un improvviso calore.
< Rob…che ne diresti di mangiare qualcosa? >
< Certo > rispose sorridendomi e mi prese per mano portandomi in cucina, che era piena di candele e petali di rose < dimmi che ti piace >
< E me lo chiedi anche? > replicai sorridendo < è bellissimo. Dovresti andare via più spesso >
< Lo prenderò in considerazione > replicò spostandomi la sedia da vero gentiluomo per farmi sedere.
< Un perfetto English man >
< Lieto che queste attenzioni la soddisfino, milady >
< Rob? > lo chiamai mentre prendeva i piatti < Hai cucinato tu? > chiesi preoccupata.
< No, stai tranquilla >
< Hai chiamato un servizio catering? >
< No >
< E allora cosa? >
< Ho preso del cibo cinese > rispose passandosi una mano sui capelli visibilmente imbarazzato e non potei fare a meno di non ridere.
< Se non ci fossi tu, bisognerebbe inventarti > gli dissi mentre mi veniva servita una porzione di ravioli ai gamberi al vapore.
< Grazie, tesoro > rispose sorridendomi e, al chiaro delle candele, iniziammo a mangiare: mi raccontò del servizio fotografico e di quanto fosse bella Buenos Aires, mentre io gli raccontai del mio esame.
Per dessert aveva preso nella mia pasticceria preferita due porzioni di torta al cioccolato e me la servì con tanto di rosa accanto.
< Sei…non ho parole, sei fenomenale >
< Sono contento che ti piaccia tutto questo. Insomma, è una giornata speciale e volevo che fosse tutto perfetto > rispose sorridendo e finché non finimmo il dolce nessuno dei due parlò, in compenso non smettevamo di fissarci negli occhi < ho un piccolo regalo per te > disse alzandosi dalla sua sedia e sparendo in sala, tornando pochi secondi dopo con un pacchetto: la oaprii e vidi che era una maglia dei Simple Plan, con tanto di dedica di Pierre, il cantante: “Cara Michelle, ci dispiace non averti avuto con noi questa sera. Speriamo di vederti al nostro prossimo concerto. Pierre
< Non so se adorarti per questo regalo o odiarti per avermi fatto ricordare il fatto di essermi persa il concerto >
< Io speravo ti piacesse >
< Non me la bevo > replicai e lui scoppiò a ridere.
< Okay, lo ammetto, volevo farti soffrire ancora un po'. Ma ora ho una sorpresa per te e questa so che ti piacerà > disse porgendomi una busta e quando la aprii rimasi senza parole: dentro c'erano quattro biglietti aerei con volo in prima classe e con destinazione a Barcellona, per non parlare dell'albergo a quattro stelle, il Four Seasons, prenotato per due settimane.
< Tu mi stai prendendo in giro, vero? > chiesi senza smettere di sorridergli.
Robert scosse la testa e mi sorrise a sua volta, mentre io lo guardavo incantata: come faceva ad essere così bello anche mentre compiva gesti normalissimi?
< Affatto. Un'automobile sarebbe stata più tradizionale, ma siccome ce l'hai già ho pensato di regalarti un bel viaggio con me in Spagna. Ora dimmi grazie e non lamentarti >
< Fammi capire bene > gli dissi mentre mi avvicinavo a lui e cinsi le braccia attorno alla sua vita < mi porti in un posto che ho sempre desiderato vedere per quattordici giorni a parlare la lingua straniera che più amo al mondo e io dovrei lamentarmi? Dalla mia bocca non uscirà nessuna nota negativa, sappilo > continuai alzandomi in punta di piedi e arrivai alle sue labbra < è fantastico, non ti ringrazierò mai abbastanza. Ma come farai con i tuoi amici? >
< Verranno anche loro >
< Scherzi? Trascorrerò due settimane con cinque uomini? >
< Quattro, Bobby non può venire e Tom si porta dietro mia sorella > rispose e al sentir quelle parole sorrisi: da quando Robert mi aveva presentato la sua famiglia avevo legato molto con Victoria, che definivo la mia versione bionda e inglese, ma con un passato più pulito alle spalle.
< Che bello, che bello, che bello! > trillai saltellando e per poco non diedi una craniata contro la fronte di Robert.
< Frena l'entusiasmo, signorina > ribatté senza riuscire a fare il serio.
Mi baciò la fronte e mi portò in sala, obbligandomi così a non finire quella bontà di torta.
< L'Argentina deve essere splendida > commentai mentre vidi la valigia accanto alla televisione.
< Lo è > replicò mentre mi passava un braccio intorno alle spalle < tuo padre mi sembra in forma >
< Infatti > dissi annuendo < l'ho davvero visto bene > continuai sorridendo.
< Ma Bianca dov'era? > domandò curioso e scossi la testa.
< Chicago > risposi fredda < è partita la scorsa notte. Sì, si è persa la consegna dei diplomi della sua unica figlia. Ma non me ne frega un accidente, infondo quella non riesco più nemmeno a definirla madre. È…un'estranea >
< Non credi di essere un po' troppo dura? >
< Ti ricordo che per causa sua l'ultima volta che ci siamo visti ero reduce da una sbornia per colpa sua >
< Partiamo tra tre giorni, hai tutto il tempo del mondo per fare shopping e la valigia >
Annuii sorridendo e mi appiattii ancora di più a lui.
< Questa sera posso dormire qui con te? > domandai sussurrando, ma lui mi sentii benissimo e mi baciò i capelli.
< Davvero credi che ti avrei lasciato tornare a casa? Questa sera sei mia, Waldorf > disse guardandomi negli occhi e un lungo brivido mi partì dalla schiena.
Non parlai, non c'era bisogno di dire niente, e quando afferrai con entrambe le mani il colletto della sua camicia per avvicinarlo a me non oppose resistenza e in men che non si dica me lo trovai su di me sul divano. Cercai le sue labbra e lo baciai, meravigliandomi di come mi fossero mancate, e portai le mani sui suoi capelli, che tanto amavo e che adoravo toccare, mentre lui si reggeva con le braccia per non gravarmi col suo peso. Ma proprio in quel preciso istante il suo cellulare squillò.
< Rob? > lo chiamai tra un bacio.
< Uhm? > mugugnò in risposta mentre era sceso a baciarmi il collo.
< I…il t…tel…efono > risposi ansimando, estasiata dall'effetto delle sue labbra al contatto col mio corpo.
< Lo lascio squillare >
< Potrebbe essere importante > replicai cercando di farlo ragionare e quando si alzò dal divano sentii un improvviso freddo.
< Non muoverti > mi disse mentre si allontanava verso la cucina < pronto?…Cazzo, Tom, un altro momento per chiamare non l'avevi, vero? > sbottò e mi misi a ridere divertita, poi mi alzai e lo raggiunsi nell'altra stanza < Che razza di domanda è? È ovvio che sia con lei! >
Mi sedetti sul ripiano della cucina vicino a Robert e quando mi si avvicinò lo arpionai con le mie gambe.
< Ciao, Tom! > esclamai con voce giuliva mentre stringevo la presa per non farlo scappare. < Non te la passo, piantala > ribatté il mio bellissimo ragazzo serio e per farlo ammorbidire un po' gli baciai il collo, mentre le mie mani seguivano il profilo dei suoi muscoli da sopra la camicia, fino a posizionarsi sulla sua cintura, poi mossi lentamente il mio bacino, constatando che questo gesto lo faceva eccitare parecchio < cazzo, Michelle > sussurrò con voce roca per non farsi sentire da Tom e nello stesso istante chiuse gli occhi, come se volesse bearsi di quel momento.
Gli sfilai il telefonino di mano e me lo portai all'orecchio.
< Hey, Tom! > esclamai sorridente, mentre Robert mi stava guardando sconvolto.
< Ciao, bellezza! Come stai? >
< Alla grande, tu? >
< Idem. Allora, sei contenta di venire in Spagna? >
< Certo! E stavo giusto per dimostrare a Robert quanto fossi contenta, ma tu hai chiamato… > dissi ghignando mentre guardavo Robert, il quale rispose con un ghigno perfido come il mio, ma non capivo cosa volesse fare.
< E allora non ci sono problemi > ribatté Tom ridendo < sai, Vic è davvero contenta di trascorrere due settimane con te >
< Anche io, davvero. Mi manca un sacco > dissi sorridendo, ma quando Robert mi alzò la gonna e mi accarezzò le cosce con insistenza faticai a trattenere il gemito, che sembrava volesse uscire prepotentemente dalle mie labbra.
< Come sono andati gli esami? E la cerimonia? >
< Tutto…tutto bene, dai. I test sono andati bene, specialmente quello di matematica. Il che mi ha un po' sorpresa, io sono una frana in matematica > risposi mentre tentavo di allontanare le mani di Robert dai bottoni della mia camicetta, ma con fare astuto lui aveva portato la mani sotto di essa e dai fianchi stava risalendo fino a raggiungere i seni.
< Sono felice per te >
< G…grazie > gli dissi mentre cercavo di trattenere il gemito dovuto dalla mano di Robert che si era insinuata sotto il reggiseno e mi stava massaggiando un seno, mentre con le labbra mi torturava il collo.
< Michelle, va tutto bene? Hai una voce strana >
< S…to be…bene, Tom > risposi facendo lunghe inspirazioni per non fare figuracce, ma quando Robert ebbe terminato di slacciarmi la camicetta le sue labbra lasciarono il mio collo per spostarsi nell'incavo del seno e lì fu la fine: non ce la facevo più a trattenermi e gemetti.
Dall'altro capo del telefono non sentii niente per una trentina di secondi, dopodiché sentii Tom ridere.
< Cosa state combinando voi due? > chiese senza smettere di ridere ed io arrossii, mentre Robert mi guardava con quel suo stupido ghigno soddisfatto.
Mi sfilò di mano il telefono, liquidò Tom con un “ti chiamo più tardi” e lo posò sul tavolo.
Robert Pattinson era un'idiota. Un emerito, gigante, totale idiota. Cosa diavolo voleva fare, se non si fosse fermato mi avrebbe procurato un orgasmo mentre ero al telefono? Certe volte la sua infantilità mi lasciava senza parole.
< Sei uno stronzo > gli dissi mentre mi riabbottonavo la camicetta.
< Coraggio, non dirmi che non ti è piaciuto > replicò ghignando e scesi dal ripiano sistemandomi la gonna, mentre scuotevo la testa quasi…disgustata era la parola più giusta.
< È stata una cosa di pessimo gusto, Robert > gli dissi portando le braccia sotto il seno, ma Robert continuò a ridere.
< Quanto sei bugiarda. Il tuo sguardo è eccitato, lo si vede benissimo. Ti è piaciuto, ammettilo >
< Senti, vai a quel paese > sbottai mentre uscivo dalla cucina, ma lui mi bloccò il polso facendomi voltare verso di lui e mi baciò, stringendomi la vita.
< Tu puoi provocarmi e io no? > domandò ghignando mentre mi teneva stretta tra le sue braccia.
< Mollami! > esclamai mentre tentavo di divincolarmi, ma Robert scosse la testa e mi baciò le labbra. Dio, avevo una voglia assurda di tirargli un pugno in faccia.
< Te l'ho detto, Waldorf, questa sera non ti faccio andare da nessuna parte. Questa sera sei mia > alitò sul mio collo, mentre le sue mani continuavano a vagare sul mio corpo.
Era inutile tentare di divincolarsi: Robert era molto più forte di me e dimenarsi non avrebbe portato a nulla di buono. L'unica cosa da fare era arrendersi, forse avrebbe capito quanto il suo gesto mi avesse fatto male.
< Ti detesto > gli dissi freddamente mentre lasciavo cadere le braccia a peso morto < hai la minima idea di quanto sia stato umiliante per me? >
< Tu non volevi fare lo stesso? > replicò mentre mi guardava negli occhi e scossi la testa.
< Non sarei arrivata a tanto. È vero, volevo provocarti un po', ma non avrei di certo esagerato. Non mi sembra di averti fatto gemere, non mi pare che Tom ti abbia scoperto, che abbia riso di te… >
Robert abbassò lo sguardo, forse per non vedere le lacrime che premevano per uscire dai miei occhi, ma prima ancora che potessi rendermene conto le mie braccia si erano avvinghiate ai suoi fianchi e stavo piangendo.
< Mitchie, che ti prende? > chiese premuroso mentre mi accarezzava la testa < Mi dispiace, non credevo di aver esagerato così tanto > continuò, ma scossi la testa.
< Non è per questo > gli dissi mentre tiravo su col naso e lo guardai negli occhi: il trucco era sicuramente andato a farsi benedire, sicuramente avevo gli occhi da panda, ma non mi importava. Niente era peggio di come mi sentissi.
Mi prese la mano e mi portò a sedere sul divano, si sedette accanto a me e mi strinse tra le sue braccia, cullandomi per farmi calmare e mi baciò la fronte.
< E allora cosa? >
< Non ci sopportiamo più, è vero, fatichiamo a vivere sotto lo stesso tetto, ma cazzo, questo era un giorno importante per me! Papà ha preso un aereo solo per vedermi per due ore, tu sei partito da Buenos Aires per venire e lei? Lei è partita lasciandomi uno stupido biglietto con su scritto che sarebbe andata a Chicago per il nuovo casting di modelle per la sua stupida sfilata. Non mi ha detto niente circa la consegna dei diplomi > confessai sfogandomi, ero stanca di tenermi dentro tutta la delusione che avevo provato e non disse niente, mi abbracciava e mi accarezzava la schiena, mentre io, sul divano, mi ero rannicchiata addosso a lui < questa non è decisamente la serata che mi aspettavo. Insomma, mi aspettavo del sesso, di certo non mi sarei mai aspettata di scoppiare in lacrime così. Mi dispiace >
< Non essere ridicola > replicò mentre mi asciugava le lacrime dagli occhi < prima di essere il tuo fidanzato, sono tuo amico. Non tenermi nascosto niente, va bene? Mitchie, io per te ci sono sempre > continuò sorridendomi e ricambiai il sorriso.
< Grazie > sussurrai stringendomi a lui e solo in quel momento mi sentii in pace: la figuraccia fatta con Tom e lo sfogo per colpa di mia madre sembravano essersi dissolti nel nulla.
Gli accarezzai la guancia, beandomi del contatto e chiusi gli occhi, incamerando più aria possibile nei miei polmoni, e ben presto sentii le sue labbra muoversi sensualmente sul mio collo. Sentivo il mio cuore battere all'impazzata e il respiro divenire sempre più irregolare; portai le mani sui suoi capelli e li strinsi, dirigendolo verso le mie labbra, regalandoci un bacio mozzafiato. Spostò le sue mani dalla mia schiena, sopra la camicia, ai miei fianchi, toccò la pelle nuda e mi sentii andare a fuoco.
Afferrandomi per i fianchi mi fece sedere su di lui e mi appiattii al suo corpo, desiderosa come non mai di liberarlo da quella maglietta, cosa che feci dopo nemmeno un minuto e rimasi piacevolmente sorpresa nel vedere che i suoi muscoli erano più tonici.
< Qualcuno ha fatto palestra > gli feci notare piacevolmente sorpresa.
< Due ore al giorno per cinque giorni. Mi volevano perfetto e mi hanno fatto lavorare molto con i bicipiti e per aumentare gli addominali. Ti piace quello che vedi? > ribatté con voce roca, probabilmente dovuto dal movimento delle mie dita su tutto il suo corpo.
Sorrisi e annuii, avvicinando le labbra al suo orecchio.
< Mi piace da matti > replicai mordendogli il lobo e lo sentii fremere al mio tocco.
Mi allontanai quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi: non era necessario dire niente, ero sicura che sapesse ciò che volevo ed ero convinta che lo volesse anche lui. Senza interrompere il contatto visivo feci scivolare le mani sul suo torace, fino a raggiungere la cintura, che slacciai senza troppa difficoltà, poi sbottonai i pantaloni dei suoi jeans e mi alzai in piedi per sfilarglieli, notando con piacere che i suoi boxer cominciavano a stargli stretti.
< Cosa c'è? > domandò sorridendo e scossi la testa.
< Sei bellissimo. E se solo provi a replicare ti uccido >
Robert rise e mi slacciò i bottoncini della camicetta, baciandomi ogni centimetro di pelle che liberava.
< Vieni > disse alzandosi in piedi e mi prese in braccio, abbandonando le nostre maglie sul divano.
< Dove? >
< Indovina? > rispose roco senza lasciarmi andare e ben presto mi trovai stesa sul suo letto e lui sopra di me, che tentava di non gravarmi col peso reggendosi sulle braccia < sei…non ho parole, sei fantastica > sussurrò sul mio collo e quando le sue dita si insinuarono sotto il mio reggiseno, gemetti: mi era davvero mancato da matti e ora il speravo che il suo tocco si protrasse all'infinito.
< R-Robert > gemetti quando entrò in me.
< Sì, piccola? > rispose mentre mi baciava la spalla.
< T-t-ti… >
< Ti cosa, Mitchie? > chiese sogghignando < ti…ti andrebbe un gelato? Era questo quello che volevi chiedermi? >
< N-no > gemetti ancora una volta mentre aumentava le spinte.
< Oh…volevi chiedermi se mi andava di andare a vedere un film? >
Trattenni il fiato, giusto per darmi un po' di contegno, ma quando non resistetti più mi lasciai andare. Robert uscì da me, mi prese tra le sue braccia e mi baciò la fronte, mentre io mi voltavo per guardarlo negli occhi e feci incastrare le nostre gambe.
< Sei un idiota > sussurrai rilassandomi e chiusi gli occhi, beandomi delle carezze alla schiena che mi stava facendo.
< Ah, e comunque…ti amo anche io > sussurrò anche lui al mio orecchio e sorrisi felice.

   
 
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