Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Carla Volturi    23/11/2011    2 recensioni
Il ritorno di Carlo, medico quarantacinquenne e Lucia, studentessa ventenne. Sono trascorsi due anni, ma niente ha cancellato il loro amore. Riusciranno a ritrovarsi?.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic Ultimo capitolo appena scritto!.
Baci Carla.

CAPITOLO 9- IL TUO MOMENTO.


Porto le mani al viso: la forte luce del sole mi acceca.
Mi giro su me stessa..
Apro gli occhi.
Non sono a casa mia. Nel mio letto.
 Mi volto: ho Luna accanto. Dorme ancora.
Guardo dinanzi a me: c’è Carlo. E’seduto sulla poltrona.
Non credo abbia dormito.
Ha il volto segnato da una nottata in bianco.
Mi siedo sul letto.
Non so che fare. Mi sento a disagio.
Non sono piu’nel mio rifugio.
Comprende il mio imbarazzo: “Ti aspetto in cucina”.
Annuisco.
Mi alzo.
Mi guardo ancora attorno.
 Anche qui non è cambiato niente: letto a baldacchino in legno scuro, con i veli bianchi che cadono candidamente per terra.
Due comodini tondi, con le lampade.
L’armadio antico. Il tavolino con la poltrona.
Ricordo che due anni fa proprio su quel tavolino ponevo un vaso con rose bianche e gialle.
I miei fiori preferiti.
Carlo, quando tornava da lavoro, mi regalava una rosa rossa: “simbolo della mia passione per te”.
 
                                                                   ***
Entro in cucina.
Carlo prepara la colazione.
Mi siedo.
 Non mi degna di uno sguardo.
Il caffè è pronto: l’aroma si diffonde in tutta la casa. Questa piccola casa.
Prende due tazzine, le adagia su di un vassoio.
Posa il tutto sul tavolo.
Si accomoda.
Zucchero?”, mi chiede.
No, grazie”, gli rispondo.
Caffè amaro, come l’amara e dura nottata trascorsa.
Vorrei sapere qualcosa di te. Di te in questi due anni”: accosta le sue labbra al bicchiere.
Il primo anno ho lavorato come segretaria, in un ufficio di avvocati. Abitavo in una casa ammobiliata. Da sola. I primi tre mesi sono stati davvero duri.”: fisso il mio sguardo nel vuoto, bevendo il mio caffè.
E poi?”: è curioso.
Prima che nascesse Luna è morta mia nonna. L’unica persona che mi ha sostenuta. Che mi ha incoraggiata ad averla. E ad amarla. Ha lasciato tutto a me. Sono andata a vivere nella sua casa. Ho usato il piccolo patrimonio lasciatomi per fondare un associazione, che aiuta donne disagiate. Soprattutto ragazze-madri”: poso la mia tazzina.
Lo guardo: “E tu? Sai quasi tutto di me”.
La risposta non si lascia attendere: “Mi sono trasferito in un paesino vicino le Alpi. L’unico mestiere che so fare è il medico”.
Continua: “Hai detto che so quasi tutto di te. Cosa vuoi dire?”.
Ho un compagno”, gli rispondo.
Non so dire se è rimasto colpito dalla notizia. Non ho percepito alcuna sensazione.
Non ho notato alcuna espressione di dissenso.
Nulla. Assolutamente nulla.
Due possono essere le ipotesi a tale riguardo: o non è interessato alla cosa, oppure è consapevole del fatto che non amerò mai nessuno come lui.
Non so se sperare piu’nella prima o nella seconda opzione.
Ma conosco Carlo.
Prima o poi mi comunicherà il suo punto di vista.
Lo ami?”: anche questa domanda mi spiazza.
Da come me la pone capisco che non è un modo per stabilire se Pietro è piu’ importante di quanto lo sia stato lui.
Dunque la prima tesi vince sulla seconda.
Ma voglio essere sincera: non ho mai detto “Ti amo” se non a Carlo.
Solo Carlo era ed è nel mio cuore.
Solo lui.
Scuoto la testa: “No. Non lo amo. Lo stimo, gli voglio un gran bene. Ma non lo amo”.
L’unica cosa che riesce a dirmi è: “Bene!”.
Di nuovo silenzio assoluto.
Sento solo le goccioline d’acqua, che cadono a ritmo ben preciso dalla fontana della cucina.
Abbasso lo sguardo.
Fisso ogni oggetto possibile, pur di nascondere il mio imbarazzo.
Carlo fa ruotare tra le sue mani la tazzina del caffè.
Entrambi con lo sguardo basso.
 Entrambi silenziosi.
C’è un muro immaginario che ci divide.
Luna piange. Sobbalzo sulla sedia.
Mi alzo di scatto.
Vado da lei.
Le sorrido. Mi vede e si rasserena.
E’ in un ambiente a lei sconosciuto.
Presto non avrà piu’quest’effetto.
Mi stendo accanto a lei. Gioco con le sue manine.
Carlo è all’in piedi, sul ciglio della porta.
Ci osserva attentamente.
Alzo lo sguardo. Gli faccio segno di avvicinarsi.
E’ giusto che abbia anche lui un suo ruolo: quello di padre.
Si siede sul letto.
Prende la bambina in braccio.
La guarda, la tocca.
Cosi come fa un bambino di cinque anni quando riceve dai proprio genitori un regalo inatteso.
La curiosità e la voglia di stare con lei lo devasta.
Decido di lasciarli soli.
Do un bacio alla mia piccola.
Mi avvio verso la porta di casa.
Ma che fai, vai via?”, mi chiede sbalordito.
Mi faccio un attimo da parte. Io ho avuto il tempo per approcciami a lei. Tu no.”, gli rispondo, parlandogli di spalle.
Continuo: “Verrò nel pomeriggio. A dopo”.
Ma io non so come…”, cerca di trattenermi con le sue parole.
Mi volto verso di lui: “Io non sono nata madre. Lo sono diventata. Nella borsa c’è tutto quello che ti può servire, compreso il mio numero. A dopo”.
Lo lascio li, dinanzi la porta.
Vado via.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Carla Volturi