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Autore: anonimaG    23/11/2011    4 recensioni
Il nuovo alunno della scuola che cambia la tranquillità di Elisa "Un ragazzo con i capelli neri, gli occhi verdi, alto con una T-shirt a righe, un giubbotto in pelle e i jeans neri che al posto della cintura avevano delle piccole catene.
Il classico bullo."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BACIO INSIGNIFICANTE 2

 
 
 

   Un altro giorno di lavoro in aereo con Riccardo.
Era incredibile: avevamo gli stessi turni tranne il sabato e la domenica in cui io lavoravo la mattina.
Questo giorno lavoravo la notte.
Non avevo sonno perché avevo dormito fino alle sei del pomeriggio.
Andai un attimo al bagno per sistemarmi i capelli.
Levai il cappellino e li sistemai con le mani.
Rimisi il  cappellino e aprii la porta del bagno, non l’avevo chiusa a chiave tanto facevo subito.
Mi ritrovai Riccardo davanti che subito si infilò nel bagno portandomi dentro.
Era piccolo e stretto e io ero appiccicata a lui.
-Oh scusa, il bagno non era chiuso a chiave e così ho pensato che non era occupato.
Mi sforzavo per non guardarlo negli occhi.
-Ma che stai facendo?-. Mi chiese.
-Sono in contatto con il tuo corpo e vorrei uscire dal bagno, possibilmente ora.
-Oh… Si, si aspetta che…-. Si spostò un po’ per farmi passare.
-Riccardo!
-Si?
-Ho perso la lente a contatto!-. Cazzo ci mancava solo questa!
-Ok, ti aiuto a cercarla.
-Vedo solo da un occhio-. Diedi in tutta risposta.
  Mi abbassai un po’ verso terra e pure lui.
Sbattei contro la porta.
-Ah!-. Andai a sbattere altre tre volte producendo lo stesso suono.
-Trovata!-. Gridò lui.
Mi misi la lente a contatto e uscii.
Sistemai un po’ la giacca anche se ora i capelli erano di nuovo in disordine.
Dopo un po’ uscì anche Riccardo sistemandosi la cerniera dei pantaloni e la giacca.
-Ragazzi non si fanno queste cose sul posto di lavoro!-. Rimproverò Adriana.
-Ma noi non…-. Si giustificò Riccardo.
-Già, noi non potremmo… mai!-., Ero disgustata all’idea.
Riccardo invece era quasi offeso, o almeno così sembrava.
Finimmo di lavorare alle quattro di mattina.
Camminai verso il parcheggio con lui dietro.
La mia macchina non c’era! Mi avevano fregato la macchina!
-Oh merda-. Sospirai e mi misi una mano in faccia per disperazione.
Non solo dovevo sopportare Riccardo al lavoro ma magari mi dovevano anche fregare la macchina.
-Chiamo Jess-. Presi il cellulare e poi mi ricordai che lui spegneva il cellulare prima di andare a letto e che le probabilità che Jess fosse sveglio alle tre di mattina fossero quasi inesistenti.
-Se vuoi ti offro un passaggio.
-Ehm ok.
-Come si dice?-. Voleva provocarmi! Iniziavo già a riconoscere il Riccardo delle superiori con quel sorriso malizioso in faccia.
-EhmGrazieeh-ehm-. Tossii pure per non fare capire la frase.
-Che?
-Grazie-. Risposi a denti stretti.
-Ok Sali in macchina.
   Cinque minuti dopo ero là in macchina a farmi dare un passaggio da parte della persona che odiavo di più al mondo.
-Sembravi disgustata-. Iniziò a parlare.
-Per cosa?
-Per quel malinteso.
-E lo ero.
-Nah non ci credo, ti piacerebbe-. Sorrise togliendo un attimo gli occhi dal volante.
-Non credo proprio… Mi basta Jess-. Questa volta l’avevo io il sorriso malizioso in faccia e lo avevo fatto zittire.
-Mi sono sentito offeso l’altro giorno.
-Per cosa?
-Hai detto che io e te ci conoscevamo solamente mentre c’è stato molto di più.
-No, tra me e te non c’è stato niente. E preferisco non ricordare.
-Pff… Preferisci non ricordare!
-Tu mi hai fatto soffrire lo sai? Non permetterò che questo accada di nuovo, ti odio con tutto il mio cuore-. Diventò serio tutto in una volta e frenò.
Mi prese per un braccio.
-Fammi scendere Riccardo, sto cercando di mantenere la calma ma non ce la faccio e potrei mettermi a piangere per il nervosismo o urlare o dire cose che a te non piacerebbero.
-Ho bisogno di te…
   Avvicinò le sue labbra alle mie.
Gli diedi uno schiaffo.
Mi aveva appena baciato.
-Tu non mi devi toccare ne baciare!
-No aspetta, ti ho appena baciato.
-Era solo… Solo… Solo un bacio insignificante!!!-. Sbattei la portiera della macchina e me ne andai.

   
 
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