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Autore: roxy92    23/11/2011    2 recensioni
Dal prologo "Un oggetto pesante cadde in acqua. Lo udì sbattere con un tonfo sordo ai piedi del fiume. Un mugolare sommesso gli permise di identificare qualcosa di vivo. Ne avvertì l’aura e non era umana. Sospirò seccato volando nella giusta direzione. Era sicuro solo di una cosa a quel punto: rogne."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò con un mal di testa terribile. Si portò la mano alla tempia e cercò di alzarsi.

Soprattutto non capì dove fosse, fin quando non distinse la voce di una donna, in modo particolare quella di Chichi. Rabbrividì al pensiero dell’amico Sayan, che pregava la moglie di non privarlo del pranzo per qualche stupido e assurdo motivo.

“Vado a controllare come sta Piccolo, cara.”

Udì il suono inconfondibile di passi di corsa su per le scale, al di la della porta, che si spalancò all’istante.

“Ciao amico!”

Il Sayan aveva tutta l’aria di essere scampato all’ennesima lite con la moglie. Si terse il sudore dalla fronte con un sospiro di sollievo, per poi prendere la sedia dalla scrivania del figlio e sistemarsi di fianco al letto. Lo fissò, curioso.

Piccolo diventò rosso, infastidito da quell’attenzione.

“Si può sapere che hai da guardare?”

Sbraitò in malo modo, desideroso di finirla all’istante.

“Perchè non ci hai mai detto di essere così legato ad una sirena?”

Per un attimo gli mancò la terra sotto ai piedi. Prese fiato e, se fosse stato in forze, avrebbe finito l’amico a suon di pugni.

Solo dopo qualche minuto, smaltita la rabbia, riuscì a confessare di non ricordare assolutamente nulla.

Goku gli spiegò di essere accorso perché aveva sentito la sua aura spegnersi. L’aveva poi ritrovato parzialmente immerso nell’acqua del fiume, in braccio a una strana ragazza con la coda di pesce, che piangeva disperata perché non riusciva a svegliarlo e lo temeva morto.

“Anche lei era ferita, ma in modo leggero. Faceva una pena, poverina. Non c’è stato verso di convincerla a curarsi.

Tu, invece, bastava guardarti per capire che eri solo svenuto. Si sa che hai la testa dura.”

Piccolo si sporse verso di lui.

“Non dirmi che l’hai lasciata ferita e da sola! Lei era in pericolo!”

Goku negò.

“C’era suo fratello con lei. Si vedeva lontano un miglio che l’avrebbe protetta da tutto, a qualunque costo.”

Furono quelle parole a placare il namecciano. Se suo fratello fosse stato un pericolo, di certo, lui se ne sarebbe accorto.

Era passato qualche mese da allora. Piccolo aveva ricominciato subito ad allenarsi e lei era un pensiero persistente che gli attraversava la mente e non la voleva abbandonare.

L’onda d’urto che si ritrovò, a schivare, invece, era reale. Gli insulti aspettarono a uscire, quando vide chi aveva avuto l’ardire di indirizzare quel colpo alla sua persona.

Leara si riavviò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mentre aspettava che scendesse a terra, dopo aver sciolto la posizione del loto.

Gli si fiondò addosso e lo abbracciò forte, per quanto poteva. Di sicuro l’avrebbe staccata da sé arrabbiato. Non importava.

“Ti avevo fatto una promessa, che non ho mai mantenuto.”

Gli sussurrò all’orecchio, prima di iniziare ad allontanarsi. Il medaglione faceva bella mostra di sé su un abito dalla scollatura generosa che, a giudicare dal sorrisetto che le ammorbidiva le labbra, era stato messo proprio per causare una certa reazione.

Soddisfatta, osservava divertita le guance dell’uomo tingersi di un rosso appena accennato.

“Chi non muore si rivede…”

Bofonchiò l’altro, cercando di indirizzare lo sguardo verso il cielo che, d’improvviso, aveva assunto una tinta d’azzurro davvero interessante. La udì ridere e si decise a prestarle attenzione con una certa fatica.

“Tuo fratello che fine ha fatto?”

Buttò la, giusto per imporsi di non fare una figura che gli piaceva sempre meno.

“Ti ringrazia moltissimo ma non aspettarti di vederlo di persona. Lui detesta la terra ferma e, ora che è libero, dubito che vorrà più tornare qua sopra. Poi, nel nostro regno c’è molto da ricostruire.”

Quel cambiamento nel tono di voce, improvvisamente più dolce, lo convinse a prestarle attenzione. Constatò che guardarla esercitasse su di lui un effetto ancora maggiore di quanto ricordasse.

Si obbligò a non palesare il leggero tremore che sembrava essersi impossessato della sua persona.

“Prima di tutto, te l’ho detto, devo mantenere una vecchia promessa.”

Quel tremore, da leggero, divenne sempre più palese. Cercò di tirarsi indietro, ma la ragazza aveva poggiato la mano aperta sul suo petto e aveva iniziato a manifestare quel leggero potere ipnotico che riusciva come a impedirgli di scappare.

“Che intenzioni hai? Si può sapere?”

Intuì tardi che la leggera scossa di energia attraverso i muscoli e ogni fibra del suo corpo altro non era che l’avverarsi del suo passato desiderio. Fu libero di spostarsi dopo pochi attimi, la mano di Leara ancora sospesa a mezz’aria.

“Ho rispettato l’accordo. Il tuo livello di combattimento dovrebbe essere cresciuto di circa sei volte ora.”

Se era tutto a posto, si chiese, perché vedeva ancora in lei quella faccia scura? Istintivamente le posò una mano sulla spalla. Non sapeva bene come destreggiarsi.

”Che altro c’è che non va?”

Restò di sasso quando lei sospirò, neppure troppo decisa.

“Parla.”

“Io…avrei deciso di restare sulla terra ferma…per un po’.”

Non immaginava che, presto, sarebbe rimasto senza fiato.

“Sì, insomma, vorrei che tu…”

La osservava gesticolare in aria, torturarsi le mani.

“Giurami che non ti arrabbierai.”

Provò ad aprire bocca, confuso.

“Giuralo!”

Era curioso di dove volesse andare a parare. Sospettava qualche strano tiro mancino. Nonostante ciò, decise di accontentarla.

Non si aspettava che gli sarebbe saltata con le braccia al collo e l’avrebbe baciato con quell’impeto, per poi staccarsi e lasciarlo senza respiro. Quando si riebbe dalla sorpresa, lei si era allontanata di qualche passo. Lo fissava mordendosi il labbro.

“Avevi giurato che non ti saresti arrabbiato.”

Pigolò lei, fraintendendo del tutto la sua reazione. Il guerriero, infatti, se ne stava ancora immobile con un’espressione grave. Leara, allora, gli aveva dato le spalle, pronta a sparire con quel poco che restava del suo orgoglio ferito.

Urlò appena e cercò di scartare di lato, spaventata, ma fu il suo turno di essere bloccata. Piccolo l’aveva sorpresa e afferrata all’improvviso, con un’espressione di trionfo in volto, mentre blaterava qualcosa circa il fatto di essere diventato molto più veloce persino di lei, addirittura invincibile.

Lei gettò la testa all’indietro e sorrise, spensierata, mentre il vento le scompigliava i capelli. Si aggrappò a lui mentre la terra e l’acqua si facevano sempre più distanti dai suoi piedi. Volando, era stata portata fino a un punto più elevato da cui si godeva dell’intera vista della zona. Riluttante, posò la punta dei piedi a terra. Voleva averlo vicino. Attorcigliò meglio le dita alla stoffa della sua casacca. Si sporse a cercare ancora il contatto delle sue labbra. Sbuffò, quando questo le fu negato.

"Sai volare carina?"

Negò, confusa da quella domanda.

"So nuotare. Il mio elemento non è l'aria ma l'acqua. Anche uno zuccone come te l'avrà capito. Piuttosto, perchè mi hai portata quassù?"

Lo osservava farsi beffe della sua incapacità e fu tentata di assestargli un colpo energetico dei suoi, a tradimento. C'era dell'altro, però, e attese.

La voce di Piccolo risuonò decisa, ma velata come di una profondità nuova .

"Osservalo bene..."

Le indicò il paesaggio sotto di loro: il fiume e il fragore della cascata, l'asperità delle rocce e l'immensità del cielo.

"Questo mondo è così brutto in confronto al tuo?"

Leara si chiese, per un attimo, dove volesse andare a parare.

"Questo mondo per me ha valore come quello di origine, anche più..."

Si strinse di più a lui, come se il venticello che spirava lassù potesse davvero farle provare freddo.

"...perchè è in questo modo che sono tornata ad essere felice."

Il namecciano, allora, le cinse la vita sottile col braccio. "Allora non avrai nulla in contrario..."

Rispose, serio, all'ovvia e tacita domanda che seguiva la sua affermazione. La guardò negli occhi e, da quel momento, non ne fu più soggiogato.

"...a restare qui. Perchè sta pur certa che non ti lascerò più andar via."

Aveva rinforzato la presa, come a imprimere maggior fermezza alle sue parole, anche se il suo colorito, allora, virava a un rosso acceso.

Trovò che la risata argentina di lei e la sua voce, non del tutto umana, avessero un suono davvero gradevole. Gli piacque da morire quell'espressione da bambina in procinto di combinarne una.

"Non ho la minima intenzione di scappare."

Non si era mai sentito così completo ed euforico prima di allora. L'unica pecca, ripetè a se stesso, dopo qualche mese, era che Leara aveva stretto un'amicizia profonda con la moglie di Goku.

Del resto, aveva capito di essere fregato quando, pensandoci su, nonostante questo e i mille altri difetti che aveva scoperto nella compagna, mai e poi mai l'avrebbe lasciata.

Chiudo così questo piccolo racconto, che per me è stato un tentativo e un divertimento, non so se riuscito o meno. Grazie a chi ha aggiunto la storia tra preferiti/ricordati/seguiti, a chi ha recensito e con i propri commenti positivi o negativi mi ha permesso di emozionarmi e migliorare, a chi ha letto soltanto. Alla prossima! ;)

  
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