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Autore: Melanto    24/11/2011    8 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 10: Il compleanno di Teppei (parte I)

Rhanka – Regno degli Ozora, Terre del Sud

“Maledizione!” imprecò Mamoru per l’ennesima volta. Si strinse nel cappotto foderato di pelliccia mentre il vento freddo dell’altopiano sferzava deciso sul suo volto. “Ma si può sapere quanto ci mette?!”
Hajime rise, incrociando le braccia. A dispetto della Fiamma, sembrava non soffrire minimamente il brusco calo di temperatura. Infatti non portava nulla sopra la maglia dal leggero tessuto color cobalto. I cavalli, intanto, pascolavano là intorno, brucando la rada erba che ricopriva il pendio.
“Abbi un po’ di rispetto.” Lo rimproverò bonariamente il Tritone. “Siamo in un luogo sacro agli Elementi d’Aria, lascialo pregare in pace.”
“E’ da mezz’ora che è lassù e a me si sta congelando il congelabile, dannazione! Ho freddo, voglio una tazza di brodo bollente e un maledetto riparo da questo vento del cavolo!” Continuò a camminare avanti e indietro, cercando di scaldarsi.
Teppei per poco non cadde dal grosso masso su cui si era seduto a causa dalle risate che gli valsero un’occhiata traversa e un’imprecazione irripetibile.
“Se trovi che qui faccia freddo”, disse, “allora vieni a Tyran! Lì sì che si congela!” Poi, l’Elemento di Terra sospirò, alzando la testa per osservare il cielo grigio sopra di loro. “Non ci crederete, ma mi manca la neve…”
“Neve?!” fece eco Mamoru. “Che Maki benedica il Sud dove nevica solo su questi gelidi altopiani!”
“Ah! Non capisci niente!” Lo ammonì l’altro. “E’ meraviglioso quando diventa tutto bianco. E poi quei fiocchetti sono così delicati e morbidi, soffici. Scendono leggeri come piume. È uno spettacolo indescrivibile…”
“Bah, se lo dici tu.” Il fiato della Fiamma si condensò in piccole nuvolette mentre si guardava attorno.
Da quella posizione avevano una bella visuale della conca sottostante dove sorgeva la città che sarebbe stata la loro nuova meta. Su quella collina, invece, non c’era nulla a parte erba rada, spuntoni calcarei di roccia, greggi in pascolo lungo un versante e quel dannato Tempio dell’Aria, sulla sommità, dove Yuzo si era fermato a pregare. Con sommo dispiacere di Mamoru, ovviamente, che avrebbe voluto solo mettere le chiappe a mollo in una tinozza ricolma di acqua bollente per togliersi il freddo che gli era entrato ovunque.
Una raffica più forte di vento gelido gli abbassò il cappuccio, anch’esso impellicciato, e lo fece arretrare di qualche passo. Fu la cosiddetta goccia che fece traboccare il vaso.
Adesso basta!” gridò l’Elemento di Fuoco, spostando, alla bene e meglio, i capelli che il vento bizzoso gli aveva fatto scivolare sul viso. “Ora vado lassù e lo vado a prendere! A costo di trascinarmelo dietro per quel suo dannato orecchino piumato!”
Con un moto stizzito si inerpicò verso il sentierino sterrato che portava alla sommità del colle, lasciandosi alle spalle le sghignazzate di Hajime e Teppei.

La vetta di quella collina aveva una pendenza di circa sessanta gradi, lungo il declivio, per poi terminare con un’ampia radura su cui era stata eretta una statua alla divina Yayoi.
Mamoru percorse gli ultimi tratti praticamente arrampicandosi sul versante, cosa che lo fece irritare ancora di più, se possibile.
“Potevano farle delle dannate scale!” borbottò, issandosi sulla piana sommitale. “Invece, solo perché è la Dea dei volanti, se ne fregano dei comuni mortali che non volano!” Fece l’ultimo sforzo per arrivare in cima dove, finalmente, poté alzarsi in piedi. Con un gesto seccato diede una ripulita al cappotto prima di guardarsi intorno per individuare Yuzo.
E si immobilizzò.
La bocca semiaperta, pronta a imprecare, rimase silenziosa; come se le parole si fossero rifiutate di uscire all’ultimo momento.
Intorno a lui il vento spirava senza sosta, smuovendo i lembi del soprabito e i capelli in modo che serpeggiassero impazziti. Ma sembrò non prestarvi assolutamente attenzione. Solo gli occhi vagavano, timorosi, per catturare l’immagine di quel luogo.
Quattro colonne dalla sommità obliqua erano disposte ai vertici di una croce immaginaria. Al centro di quest’ultima si ergeva la statua, in candido marmo, raffigurante la divina Yayoi dalle benevoli ali spiegate e le braccia aperte; aveva il volto sollevato e i fluenti capelli scolpiti nel vento.
Quel luogo emanava una tranquillità reverenziale che ogni sua imprecazione precedente gli sembrò davvero inappropriata. Con lo stesso timore nei movimenti individuò Yuzo inginocchiato ai piedi della statua. Le mani incrociate sul petto, il capo chino e gli occhi chiusi.
Per quanto il vento spirasse con violenza intorno a Mamoru, dov’era il volante sembrava non esserci nemmeno un alito: gli abiti non si muovevano di un millimetro.
L’Elemento di Fuoco si riscosse dalla catatonia, facendo qualche passo in direzione del compagno, ma non si era reso conto di quanta attenzione ci stesse mettendo per non disturbarlo. Improvvisamente, per quanto continuasse ad avere un freddo terribile, non aveva più la stessa fretta di richiamarlo. Lo vedeva così concentrato, così sereno, che gli dispiaceva doverlo interrompere. Così, si fermò di nuovo, senza nemmeno entrare nello spazio delimitato dalle colonne, temendo di rompere l’intimità di quel momento.
“Ci sto mettendo troppo, vero?” sorrise Yuzo, muovendosi lentamente per incrociare il suo sguardo; le mani sciolsero la preghiera, sembravano ali che venivano spiegate. Lui ebbe un sussulto.
- Perché mi sento a disagio? - Si domandò, stringendosi nel cappotto e dissimulando un’espressione mortificata.
“Se… se hai bisogno di qualche altro momento, fai pure.”
Ma l’altro scosse il capo, alzandosi in piedi. “Ho finito. Anzi, scusami se mi sono trattenuto così a lungo, so quanto soffri il freddo.”
“Già…” borbottò la Fiamma. Il suo sguardo vagava d’intorno senza sosta. “Senti, ma… mi spieghi cos’ha di sacro questo posto?”
Yuzo sorrise. “E’ un Crocevia. Qui si incontrano le correnti provenienti dalle quattro direzioni principali: Nord, Sud, Est e Ovest.” Tese una mano verso di lui, invitandolo a raggiungerlo. “Entra nel rombo sacro.”
Per tutta risposta, la Fiamma fece un passo indietro, scuotendo il capo. “No, no! Non importa…”
Denigrando i volanti a ogni occasione, metter piede in un loro luogo sacro gli faceva uno strano effetto.
“Dai, avvicinati, non ti succederà nulla. Anzi, ti posso assicurare che dove sono io non fa così freddo.”
Mamoru esitò ancora, ma Yuzo lo incalzò.
“Avanti.”
La Fiamma sospirò e mosse i passi definitivi per accorciare anche l’ultima distanza. Entrò nel Crocevia e fu come varcare l’ingresso di una casa: lo stacco netto tra il vento alle sue spalle e l’aria immobile in quel perimetro fu lo stesso, tanto da lasciarlo a dir poco esterrefatto. Con sguardo confuso si guardò attorno, calando il cappuccio.
“Ma… cos’è successo?”
“Come ti ho detto, qui si incontrano le correnti ed essendo a due a due uguali e contrarie, nel loro punto di intersezione si annullano.”
“Oh…”
“Se ti concentri, puoi riuscire a sentire anche i sussurri trasportati dal vento!” esclamò il volante entusiasta. “Vuoi provare?”
Mamoru si riscosse, recuperando il suo piglio burbero per non dare troppo a vedere d’essere rimasto colpito da quel luogo.
“Ma piantala! Non abbiamo tempo per simili giochetti, ci siamo trattenuti molto più del dovuto e finiremo con l’arrivare in città a sera inoltrata!”
“Dai! Solo un attimo! Prova!” Yuzo lo prese per le spalle, ignorando bellamente ogni protesta. Lo fece girare come una trottola fino a fermarlo con il viso rivolto in una direzione, restando poi alle sue spalle.
“Ma… ma… smettila di strapazzarmi come un sacco di patate!” tentò di ribellarsi la Fiamma.
“Zitto. E chiudi gli occhi.”
A quel comando, detto con tale decisione, Mamoru storse il naso, però obbedì.
“Ora concentrati… e ascolta…”
L’Elemento di Fuoco eseguì per la seconda volta, pur mantenendo un atteggiamento di poco velato scetticismo nei confronti delle parole di Yuzo. A dire la verità, si era risolto di accontentarlo solo per toglierselo dai piedi.
D’un tratto, però, venne raggiunto da un confuso e sommesso mormorio. Ghignò.
“Non provare a ingannarmi con simili trucchetti! Come se non l’avessi capito che sei tu che-”
Ma quando si volse si accorse che il volante non era più alle sue spalle. Lo individuò a una certa distanza, intento a osservare una delle colonne.
“Sentito qualcosa?” domandò Yuzo, alzando il tono, mentre lui lo guardava con espressione perplessa e confusa, tanto da strappargli un sorriso. “Se senti un mormorio è normale. Prova a concentrarti solo su di una voce, discernendola dalle altre.”
Mamoru tornò a guardare davanti a sé; socchiuse gli occhi ma questa volta con un atteggiamento molto meno scettico.
Il brusio confuso lo raggiunse di nuovo, ma seguì le indicazioni del volante e cercò di concentrarsi.

“…è probabile che piova, in nottata…”

Era profonda, di uomo, ne era sicuro.

“Bambini! C’è la merenda!”

Una donna che chiamava i figli.

“Arance di Meiwa! Freschissime arance di Meiwa!”

“Ehi bello, vuoi divertirti un po’?”

“Rinfoderate l’acciaio! Siete ubriachi!”

Parole e stralci di vita che lo fecero sorridere per un momento prima che un oscuro ricordo si mescolasse a quelle frasi.

“Uccidili…”

Aprì gli occhi di scatto, interrompendo l’attimo di tranquillità.
A ripensarci ora, gli sembrò quasi che il vento, quella volta, avesse voluto avvisarlo di ciò che stava succedendo. E anche se erano trascorse molte decime da quando si erano lasciati il villaggio di Yoshiko alle spalle, il senso di colpa per ciò che era avvenuto sapeva riaffiorare beffardo, incupendogli l’espressione.
Diede una rapida occhiata a Yuzo che restava seduto alla base della colonna con le ginocchia raccolte al petto e lo sguardo al cielo. Per quanto non lo desse mai a vedere, Mamoru era sicuro che lui pensasse ogni singolo momento della giornata agli eventi di Sendai e anche quando si era fermato per pregare al Crocevia sicuramente aveva pregato per loro.
Si diresse verso il volante, alzando nuovamente il cappuccio.
“E’ ora di muoversi, andiamo.” Lo appellò bruscamente, ma Yuzo gli sorrise lo stesso.
“Sentito qualcosa di interessante?”
“Schiamazzi cittadini.”
Nell’uscire dal rombo sacro, la corrente del Sud lo investì in pieno, facendogli stringere gli occhi. Yuzo, alle sue spalle, come Teppei e Hajime, sembrava non soffrire per quelle temperature tutt’altro che miti, e indossava – da sopra la casacca lunga – solo una giacca di cuoio che gli arrivava alle caviglie.
“Comunque, è possibile sentire i sussurri del vento anche fuori dai Crocevia” spiegò l’Elemento d’Aria mentre seguiva Mamoru fino al bordo della piana. “Però è molto più difficile.”
“Sì, lo so.”
“Come lo sai? Ne hai forse sentito qualcuno?”
Mamoru riparò lo sguardo dietro al cappuccio. “Già.”
“Davvero? È molto raro per chi non è un Elemento d’Aria. E che dicevano?”
Lui rimase in silenzio.

“Uccidili…”

“E chi se lo ricorda!” borbottò seccato, passandogli un braccio attorno al collo. “Ora muoviamoci.”
Il volante fece spallucce, prendendolo per la vita.
“Peccato” disse solo, prima di sollevare entrambi in volo e planare oltre il declivio per raggiungere Hajime e Teppei.

Come predetto da Mamoru, arrivarono in città che la sera era ormai abbondantemente calata e le vie di Rhanka erano illuminate dalle fiamme tremule dei lampioni a olio e da quelle provenienti da case e locande.
Il gruppo si fermò davanti all’ingresso di una di queste e smontò dai cavalli.
Mamoru fece cenno ad Hajime di entrare con lui per andare a chiedere se ci fossero ancora dei posti liberi, mentre Yuzo e Teppei rimanevano fuori con le cavalcature.
Fuoco e Acqua varcarono la soglia e vennero accolti da un meraviglioso tepore e un invitante odorino di stufato.
“Maki sia lodata!” mormorò il primo con un sospiro. “Caldo e cibo. Cosa chiedere di più alla vita?!”
Il compagno sorrise fermandosi presso il bancone dove un omone nerboruto, dalla capigliatura un po’ incolta come la barba, rivolse loro un sorriso.
“Benvenuti al Corno del Facocero, ragazzi, di cosa avete bisogno?”
“Siamo in viaggio e vorremmo sostare in questa città per un paio di giorni” parlò il Tritone. “Avete quattro posti liberi?”
L’uomo annuì, energico. “Vanno bene due doppie?”
“Perfetto” accordò Hajime.
“Avete cavalli?”
“Sì, i nostri compagni stanno aspettando fuori.”
“Bene, ci penso io.” L’uomo fece cenno a un garzone. “Porta gli animali dei signori nelle stalle e da’ loro da mangiare.”
Il ragazzo annuì e lasciò in fretta la locanda mentre Mamoru firmava il registro.
“Siamo ancora in tempo per cenare qualcosa?” domandò, intingendo la piuma nell’inchiostro.
“Ma certo: stufato di selvaggina e una tazza di brodo caldo, che stasera il vento soffia più freddo del solito!”
“Ottimo.”
In quel momento arrivarono anche Yuzo e Teppei. L’oste li guardò, inarcando un sopracciglio.
“Uhm, vedo che siete refrattari al freddo. Temerari” affermò, riferendosi al loro leggero abbigliamento e Mamoru sorrise.
“Parlate per loro! Io preferisco di gran lunga il caldo del camino acceso.” Agguantò i due mazzi di chiavi e salì ai piani superiori assieme ai compagni, in modo da posare i pochi bagagli che avevano.
Si divisero come solitamente facevano in quei casi: Hajime e Teppei in una camera, Yuzo e Mamoru nell’altra. Quest’ultime non erano nulla di speciale: due letti dalla struttura tozza e massiccia, un armadio piuttosto grande, un angolo per rinfrescarsi con delle brocche piene d’acqua e uno specchio appeso al muro. Essendo che non si sarebbero fermati a lungo, era più che sufficiente.
Lasciarono le sacche in camera e tornarono nella sala principale per consumare finalmente un pasto caldo. Trovarono posto presso un tavolo sito accanto a una finestra e mentre Teppei ne sembrava entusiasta, poiché la prima cosa che fece fu sedersi nella parte più vicina al vetro per osservare il panorama, Mamoru storse il naso.
“Evviva, la fiera degli spifferi. I miei reumatismi ringrazieranno, tra una trentina d’anni.”
“Ma dai!” Lo ammonì Hajime, ridendo. “Non essere così melodrammatico!”
“Non farci caso” sbuffò la Fiamma. “Divento particolarmente insofferente quando ho freddo.”
“Il che vuol dire sempre?” scherzò Yuzo.
“Tu fai silenzio, volante, che mi hai fatto congelare in balia di quel vento dannato!”
“Che strano, eppure mi era sembrato che fossi rimasto colpito alla vista del Crocevia…”
Mamoru ammutolì e girò la faccia, nel tipico comportamento che assumeva quando non sapeva che dire. Hajime e Yuzo ridacchiarono, mentre Teppei sembrava del tutto assorto da ciò che vedeva all’esterno.
I venti impervi spazzavano le vie di Rhanka, facendo tremare le fiammelle dei lampioni. Gli ultimi passanti, che si muovevano diretti alle proprie case, locande o anche postriboli, erano avvolti in lunghi e pesanti cappotti. I visi nascosti dietro spesse sciarpe e buffi cappelli e tutto ciò che di loro era visibile erano solo le fessure strette degli occhi. Un contadino trascinava il mulo stanco e il carretto, spingendoli controvento, e ogni raffica gli strappava un’imprecazione.
Due soldati della Guardia Cittadina facevano la ronda in groppa a pesanti stalloni dalla coda e dalla criniera lunghe e folte. I cavalieri indossavano le armature con la celata degli elmi abbassata per ripararsi dalle raffiche, mentre i mantelli ondeggiavano violentemente alle loro spalle, mettendo in mostra lo stemma reale ricamato su di essi.
Un gruppetto di bambini, invece, rideva gioioso giocando con quel vento gelido dal quale tutti tendevano a ripararsi; gareggiavano con lui in duelli di forza. Altre risate lo raggiungevano quando il vento sembrava avere la meglio e faceva indietreggiare gli sfidanti.
Queste immagini gli dipinsero un sincero sorriso sulle labbra, mentre quel luogo non faceva che ricordargli Tyran e il suo pessimo clima che lui adorava.
Ma pensare alla Scuola Elementale non poteva non fargli ricordare l’Ordine dei Cavalieri dell’Onice e quel nome aveva la capacità di fargli passare tutto il buonumore.
Nonostante avesse detto ad Hajime che avrebbe dato una seconda possibilità al sistema che governava Elementia, convincendo il futuro Re Tsubasa a sciogliere l’Ordine, non riusciva a mandare giù il fatto che il Master si fosse fatto coinvolgere in una cosa simile.
Genzo Wakabayashi, il Marmo Nero, era la guida della scuola. L’esempio massimo cui tutti i giovani Elementi cercavano di tendere, lui compreso.
Ma con la scoperta dell’Ordine, l’isola felice che era stata l’immagine di Tyran aveva perso gran parte della sua autentica bellezza. E questo pensiero lo caricava ogni volta di una pesante vena malinconica, però non poteva negare quello che aveva detto a Mamoru mentre erano fermi al Crocevia.
Gli mancava la neve.
Quello strato candido che ricopriva le forme della scuola e imbiancava vette e paesaggi. Si adagiava come un mantello sul Chakram Tyran, abbagliando la vista di giorno, ma brillando di una luce opalescente di notte.
Molta strada c’era ancora da fare per ritrovare il Principe e riportarlo a casa e, chissà, probabilmente sarebbe tornato alla scuola proprio nel periodo delle nevi e sotto il manto bianco e puro sarebbe risorta la sua Tyran, quella vera, quella isola felice come ricordava che fosse prima che lo spettro dei Cavalieri dell’Onice si abbattesse su di lui, divorando le ferme convinzioni su cui aveva edificato tutta la sua vita di Elemento.
“Teppei, sei dei nostri?”
La voce di Hajime lo strappò ai suoi pensieri, facendolo voltare di scatto. I compagni lo osservavano con perplessità, mentre il Tritone continuava, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Va tutto bene? Sembri un po’ tra le nuvole…”
“…come un volante”, scherzò Mamoru, “e non so quanto possa essere considerato un complimento!”
Yuzo gli mollò una gomitata di disappunto.
L’Elemento di Terra scosse il capo. “No, no… è tutto a posto, solo che…”, camuffò i suoi veri sentimenti dietro un’ostentata allegria, “…ho una fame terribile!”
Proprio in quel momento, arrivò l’oste con dei piatti fumanti.
“Eccomi a voi, ragazzi!” esclamò. “Scusate per l’attesa. La cena è servita.”
Davanti a loro, pose ciotole ricolme di un invitante brodo e pane freschissimo.
“E tra un attimo tornerò con lo stufato!”
I giovani ringraziarono mentre Mamoru sembrava rinascere già alla prima cucchiaiata, esalando un felice sospiro di sollievo.
“Finalmente qualcosa di caldo.”
“Ma non starai esagerando, adesso?” Yuzo scosse il capo.
“Esagerando?! Ma quale esagerando! Faranno meno trenta là fuori!”
“Ma smettila!” replicò Hajime. “Al massimo saranno dieci sopra lo zero.”
“Secondo me sono molti di meno.” Si impuntò la Fiamma con decisione, rivolgendosi poi a Yuzo. “E pensa che Teppei voleva la neve!”
“Magari! La neve è bellissima!”
Mamoru si portò una mano alla fronte. “Oddea, no! Eccone un altro!”
“Mamoru, credo che tu sia l’unico al quale non piaccia la neve” sentenziò Hajime.
“Allora sono l’unico sano di mente” concluse la Fiamma gustando, soddisfatto, una nuova cucchiaiata di brodo.

La cena venne consumata nell’organizzazione della giornata seguente per cercare le informazioni presso il Doge di Rhanka. Ma nonostante tentasse di scrollarsi di dosso il pensiero della scuola, Teppei sembrava non riuscirvi in alcun modo. Forse perché quella città gliela ricordava troppo o forse perché era solo stanco.
“Ragazzi, io sono a pezzi” disse infatti, alzandosi e interrompendo la conversazione dei suoi compagni. “Me ne vado a letto a recuperare le energie perdute con una sana dormita.”
La sua uscita venne accolta con evidente perplessità. Di solito, Teppei era quello più disposto a far tardi anche perché, da buona roccia, aveva una resistenza alla fatica superiore agli altri.
Mamoru inarcò un sopracciglio.
“Oh. Buonanotte, Teppei.” Attese che fosse uscito dalla sala prima di rivolgersi ai compagni rimasti al tavolo. “Ma si può sapere che ha, oggi? È da quando siamo arrivati qui che è strano. Credevo gli facesse piacere trovarsi in una città simile a Tyran… e invece è così assente.”
Yuzo annuì. “E’ vero, l’ho notato anche io. E’ probabile che senta la mancanza della scuola. Anche a me Alastra manca molto.”
“Ma dai! Teppei non è sentimentale come te!”
“Invece lo è più di quanto dia a vedere.” Hajime scosse il capo, intervenendo nel discorso.
“Sul serio?”
“Già, ma se lo conosco bene… credo di aver capito quale sia il problema.”
Mamoru si fece più serio. “Qualcosa di grave?”
“Per certi versi, sì…”
“Piantala di girarci attorno, Hajime. Che succede?”
Il Tritone sorseggiò lentamente il tè caldo che si era concesso. “E’ deluso. Per la scoperta dei Cavalieri dell’Onice, intendo.”
“Oh…” Il volante assunse un’espressione mortificata e abbassò lo sguardo.
“No, non si tratta di noi due, Yuzo” sorrise Hajime. “E’ per il coinvolgimento di Master Wakabayashi. Per Teppei è un riferimento molto importante. Scoprire all’improvviso che lui fa parte di un ordine segreto che sfrutta la Magia Nera e, soprattutto, che agisce all’oscuro della maggior parte degli Elementi… beh… lo ha disilluso. Si è sentito tradito dalla persona di cui si fidava di più.”
Mamoru si rilassò contro la spalliera della panca. “Certo, il boccone è stato amaro da digerire anche per me. Master Hyuga è la guida della scuola del Fuoco e la persona più forte che io conosca. Per quanto mi rivolti lo stomaco sapere che lui è immischiato in questo Ordine, continuo ad avere fiducia nel suo operato. Tento di comprendere il suo punto di vista, per quanto sia difficile.”
Hajime sospirò ancora. “Cerca di capire, Teppei è una persona che basa tutto sui suoi principi, sapere che proprio questi celano segreti e menzogne lo ha demotivato.”
“Non dovrebbe prenderla così. Alla fine i Master sono agli ordini diretti del Consiglio, non è che avessero chissà quale possibilità di scelta, per quanto avrebbero potuto almeno tentare di opporsi, differentemente da te e Yuzo.”
“Mamoru… Teppei voleva lasciare la Scuola di Tyran per questo.”
Quella notizia fece spalancare gli occhi a entrambi i suoi interlocutori.
“Che cosa?!” esclamò l’Elemento di Fuoco.
“Dico sul serio. Ma gli ho detto che farebbe un grosso errore perché lui è un ottimo Elemento…”
“Ovvio che lo è, Santa Dea!” sbraitò la Fiamma, battendo un pugno sul tavolo. I bicchieri poggiati sulla superficie tintinnarono per le vibrazioni del colpo. “Certo che mollare l’osso va di moda, ultimamente, eh?” aggiunse, lanciando un’occhiata a Yuzo, ma subito alzò una mano. “Scusa. Questa era proprio fuori luogo.”
“E’ bello che tu te ne sia reso conto” replicò il volante con una punta di ironia.
Mamoru gli rispose piccato. “Faccio progressi.”
“Sei riuscito a fargli cambiare idea, vero?” chiese poi lo stesso giovane di Alastra, in direzione del Tritone.
“Sì, più o meno. Ha detto di voler convincere il Principe Tsubasa a sciogliere l’Ordine. Se non ci dovesse riuscire, abbandonerà la scuola.”
Mamoru rigirò il bicchiere ricolmo di un dolce liquore ambrato.
“Ci riuscirà” disse con decisione e un mezzo sorriso. “Sono sicuro che convincerà il Principe.”
Buttò giù il liquido in un sol sorso e il calore dell’alcool riscaldò piacevolmente il suo corpo. Assaporò l’aroma all’interno del palato, guardando controluce il bicchiere ormai vuoto.
“E dopo la mia perla di saggezza… credo sia il caso che anche noi andiamo a dormire.”
Hajime lo fermò prima che potesse alzarsi.
“C’è un’ultima cosa di cui debbo parlarvi.”
“Oddea, che c’è ancora?”
Il Tritone rise dell’espressione rassegnata della Fiamma.
“State tranquilli, niente di cui preoccuparsi.” Sporgendosi in avanti, incrociò le mani sul tavolo assumendo un tono cospiratore. “Domani è il compleanno di Teppei. E con tutto quello che è successo nell’ultimo periodo, credo se lo sia dimenticato.”
Yuzo ne fu entusiasta. “Gli potremmo fare una sorpresa!” esclamò e, incredibile ma vero, Mamoru fu d’accordo.
“Perché no?”
“Hai già qualche idea, Hajime?”
“Sì, ma dovremo tenere Teppei impegnato mentre noi organizziamo tutto.”
“Niente di più semplice.” L’Elemento di Fuoco sapeva già che fare. “Lo manderemo dal Doge, e noi potremo agire indisturbati.”
Con un movimento fluido si alzò, venendo imitato dai compagni. A passo lento abbandonarono la sala. Salutarono l’oste che finiva di sistemare il bancone, poiché il salone era ormai vuoto, e salirono al piano superiore.
“Allora domani daremo il via alla missione ‘festa a sorpresa’” disse a bassa voce Hajime appena furono sul pianerottolo.
“Vedrai che gli tireremo su il morale.”
“Ne sono sicuro, Yuzo. Buonanotte.”
“Buonanotte” risposero in coro Aria e Fuoco, scomparendo oltre la porta della loro camera.

“Oh Dea, che freddo!” Mamoru non perse tempo e si diresse subito alla sua sacca per caverne un pigiama.
Yuzo non replicò, ma si limitò a liberarsi lentamente della lunga casacca color sabbia. Aprì l’armadio, afferrando una gruccia e l’appese in maniera ordinata.
Mamoru, invece, si cambiò d’abito gettando alla rinfusa i vestiti sulla sedia. In un attimo scomparve sotto le coperte.
Sul davanzale della finestra, dalle spesse imposte chiuse e le tende tirate, era accesa una candela che diffondeva una luce soffusa. La Fiamma seguì attentamente i movimenti del compagno che sistemava gli abiti con un ordine che lui non sarebbe mai riuscito ad avere.
“Sei troppo silenzioso, volante” disse d’un tratto, attirandosi lo sguardo perplesso di Yuzo che richiudeva gli ultimi bottoni del pigiama. “C’è qualcosa che non va?”
Il modo in cui riusciva subito ad accorgersi dei cambiamenti di umore dell'uccellino gli lasciava sempre uno strano senso a cavallo tra fastidio e piacere di cui non sapeva liberarsi.
L’Elemento d’Aria sospirò a fondo. Il letto accolse il suo peso con un leggero ‘puff’.
“Sono dispiaciuto” confessò.
“Dispiaciuto di cosa?” Domanda retorica. Conosceva già la risposta, ne era sicuro. La stessa sicurezza che si aveva del proprio nome e dei propri poteri.
“Della delusione di Teppei.”
Appunto.
“Me ne sento responsabile…” continuò il volante, infilandosi sotto le pesanti coperte di lana grezza e pelli. “Se non fossi stato così stupido da lasciarmi catturare da Hans, magari la questione dell’Onice non-”
“E continuare a vivere ignorando un tale segreto?” Lo interruppe bruscamente la Fiamma. “Tsk. Meglio la verità, per quanto amara, che una terribile menzogna.”
“Lo so… hai ragione anche tu.” Yuzo si coprì il viso col braccio. “Se solo quest’Ordine non fosse mai esistito… tante cose non sarebbero successe… tante.”
“Lo so che ti è difficile se non impossibile non pensarci. Ma dannarsi l’anima non serve a nulla.”
Yuzo sorrise del tono più morbido che aveva usato. Gli rivolse lo sguardo. “So anche questo.” Però non era solo alle stragi dei villaggi ciò a cui stava pensando. C’era ancora una cosa, legata anche all’Onice, che gli altri non sapevano, nemmeno Hajime, e che non aveva ancora rivelato. Era una cosa di cui erano a conoscenza solo il Consiglio Anziani, i Master e gli Esecutori. Gli Evocatori e il Re ne erano all’oscuro.
Mamoru rispose al suo sorriso con una specie di smorfia tranquilla. “Vedi di dormire, domani ci aspetta un’altra giornata piena.” Tirò le coperte fin sul naso e si rigirò. “Dea che freddo! Ho il terrore di morire congelato. Ogni tanto controlla che io sia vivo!”
“Ma la smetti di lamentarti? Non è poi così fredda questa stanza e le coperte sono pesantissime.”
“Io ho freddo lo stesso!”
L’uccellino sospirò, scuotendo il capo con rassegnazione. “Se vuoi puoi dormire con me. Questi letti sono molto larghi e ci entriamo tranquillamente in due.”
Mamoru balzò a sedere, spalancando gli occhi e con le guance in fiamme.
“Che cosa?!” sbottò in un misto di incredulità e sgomento. “Come… come ti salta in mente?! Non ci penso nemmeno!”
“Beh, io lo dicevo per te, visto che non hai fatto altro che lamentarti da quando siamo arrivati nella zona dell’altopiano. Non capisco perché te la prendi tanto.”
Mamoru rimase ancora più interdetto non riuscendo a comprendere se lui stesse scherzando o se davvero fosse così ingenuo da non essersi reso conto di quello che gli aveva appena proposto. D’un tratto cominciò a ridere di gusto, lasciandosi cadere di schiena nelle coperte. Yuzo, invece, inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia.
“E ora cos’hai da ridere? Si può sapere che ho detto di male? Accidenti se sei antipatico! Io cerco di essere gentile con te e tu devi sempre prendermi in giro! Sai che ti dico? Arrangiati! Ma non aspettarti che venga a pungolarti per vedere se sei vivo o meno.”
“Ma davvero non hai capito?” domandò Mamoru tra le risate.
“No!”
I due si guardarono in silenzio per alcuni secondi.
“Io, nel letto con te.”
“Eh. E allora?”
Io e te.”
L’espressione del volante rimase interrogativa, mentre la Fiamma cercava in tutti i modi di trattenere le risate.
“Ma davvero non ci arrivi?!”
“Ma dove dovrei arrivare?!”
“Io. Te. Letto. Più chiaro di così!”
Il volante ci pensò un attimo e poi arrossì fino alla punta delle orecchie.
“Aspetta”, disse, “ho capito.”
“Alleluia!”
Yuzo sistemò le coperte tentando di dissimulare l’imbarazzo.
“Io non l’ho detto con chissà quali propositi. Sei tu che hai pensato male!”
Il giovane di Fyar aveva le lacrime agli occhi per le troppe risate. E chi se la ricordava l’ultima volta che aveva pianto così? Di certo non era stato per divertimento.
“Tu mi farai morire, un giorno o l’altro!”
“Sono… proprio ingenuo, vero?” Il sospiro del volante uscì mogio, ma la Fiamma nemmeno se ne accorse.
“Oh, sì! Sei uno spasso!”
“Già, un vero divertimento… Buonanotte.”
Soffiando leggermente in direzione della candela, Yuzo generò una piccola folata di vento che spense la tremula fiammella, facendo calare il buio nella camera.
Mamoru sghignazzò ancora un po’ prima di cominciare a girarsi e rigirarsi tra le lenzuola, cercando in qualche modo di scaldarsi. Purtroppo non ottenne dei buoni risultati. Era incredibile come quelle coperte fossero fredde come il ghiaccio, la sua unica consolazione fu che si sarebbero fermati poco in quella città e poi avrebbero finalmente abbandonato l’altopiano per raggiungere luoghi più miti.
Tentò d’addormentarsi pensando a Fyar e cercando di scaldarsi al ricordo del sole cocente che picchiava sull’arida e vulcanica isola dell’arcipelago, senza riuscirci. Sbuffò, cambiando posizione.
“Problemi a prendere sonno?”
La voce di Yuzo gli arrivò ovattata e lui fece riemergere la testa da sotto le coltri.
“Ho talmente tanto freddo che non riesco ad assopirmi.”
Per quanto Mamoru non potesse vederlo bene a causa dell’oscurità, capì che stava sorridendo.
“Non è divertente, sai?” lo rimbeccò. “Non è la mia massima aspirazione morire congelato!”
“Guarda che la mia proposta è ancora valida, se può interessarti.”
L’Elemento di Fuoco arrossì al solo pensiero. “No, no. Grazie. Tsk! Sia mai detto che io condivida il letto con un volante!”
“Va bene. Se preferisci tramutarti in una statua di ghiaccio, fa’ pure.”
- Lo sta facendo apposta, quel maledetto! - pensò la Fiamma, arricciando il naso. Ma era anche vero che stava per cominciare a battere i denti. E poi… perché doveva vergognarsi per una cosa simile? Era un suo compagno di missione, non c’era mica niente di male, no? E poi lui aveva convissuto per quasi la totalità dei suoi anni circondato da uomini, condividendo tutto con loro. Il letto… era solo un letto, dopotutto, ma la ‘vicinanza’ era un altro paio di maniche. Lui non si avvicinava mai troppo a nessuno, nemmeno ai suoi compagni di scuola.
“Va bene, hai vinto, accidenti!” esclamò. Con un gesto deciso scansò le coperte, mentre Yuzo rideva e gli faceva spazio. All’ultimo momento, Mamoru gli puntò il dito in direzione dell’ombra del viso che riusciva a distinguere, agitandolo con fare minaccioso.
“Vale la stessa regola per quello che è successo a Sundhara, quindi…”
“Gli altri non dovranno saperlo.”
“O altrimenti?”
“Mi farai flambé.”
“Perfetto.” Lesto si infilò nel letto, tirandosi nuovamente le coperte fino al naso.
“Va un po’ meglio?” gli domandò Yuzo, osservando i suoi movimenti di assestamento.
“Seee…” accordò con sufficienza. “Appena tiepido.”
Il volante avvertì la consistenza del tessuto che stava indossando e sgranò gli occhi. “Ma… santo cielo, è di lana?! E hai anche il coraggio di dire che hai freddo?”
“Sì! Sono un tipo freddoloso! Poi sapere che tu sei in maniche di camicia mi fa venire i brividi.”
“Noi Elementi d’Aria siamo addestrati a resistere a un’escursione termica che va dai +50 °C ai -20 °C” spiegò. “Mentre gli Elementi di Terra resistono anche di più. I Tritoni di Agadir, differentemente dagli Elementi di Fuoco, soffrono il caldo.”
Tsk! E come le sai tutte queste cose?”
“Dai libri” rispose candidamente.
Mamoru rise con ironia.
“Secchione. Si vede che non avete proprio niente da fare ad Alastra. Non ci sono svaghi o passatempi con cui rilassarvi?”
Yuzo ci pensò un po’. “Io mi occupo della voliera.”
“La voliera?! E che razza di passatempo sarebbe quello di pulire le gabbie degli uccelli?!”
“E’ molto rilassante, invece.”
Lui fece spallucce. “Se lo dici tu.”
Però dovette ammettere che non era così male averlo tanto vicino né gli dispiaceva ascoltarlo parlare del suo mondo, della sua realtà, anzi: si sentiva stranamente rilassato e a suo agio. Ma decise di non soffermarsi su quella strana sensazione di benessere che riusciva a mettere la sua sofferenza al freddo in secondo piano.
“Toglimi una curiosità…”, cominciò quindi, per distrarre i suoi pensieri, “…ma davvero non hai mai messo il naso fuori da Alastra prima d’ora?”
“Sì, esatto.”
“E non torni mai a casa?”
“Casa?” fece eco il volante. “Alastra è casa mia.”
“Ma no! Intendo la tua città di origine. Dove sei nato?”
“Non lo so.”
Quelle parole gli fecero spalancare gli occhi nell’oscurità per volgerli al suo compagno. Ora che erano più vicini, riusciva a distinguerne ben più dei soli contorni.
“Come sarebbe?!” esclamò, forse con troppa poca delicatezza, ma quel modo di fare fu in grado di far sorridere il volante. Quest’ultimo si girò per incrociare il suo sguardo.
“Sono stato abbandonato davanti all’orfanotrofio di Mizukoshi(1) che non avevo nemmeno un anno” spiegò con calma. “Non so da dove vengo.”
La Fiamma ammutolì per qualche istante, assimilando quella informazione di cui non era a conoscenza.
“Quindi… il Console non è…”
“Il mio padre naturale? No.” Gli sorrise. “Avevo quattro anni quando l’ho conosciuto. All’epoca era ancora Master e si era fermato a Mizukoshi con una delegazione elementale.” Dalle sue parole, Mamoru non percepì alcuna tristezza. E stavolta no, l’incantesimo dell’Autocontrollo non c’entrava nulla. “Io ero seduto presso il cancello dell’orfanotrofio quando lui comparve, e quando ripartì mi portò con sé, come suo figlio.”
“E… non sei più tornato a Mizukoshi?”
“Non è mai stata ‘la mia città’ né l’ho mai sentita tale. Mentre la scuola… beh… la scuola è molto più di una casa per me.” Rimasero a guardarsi in silenzio per alcuni istanti. Yuzo fu perplesso del suo tono sorpreso.
“Ma come? Non lo sapevi?” scherzò, facendogli arricciare il naso. “Non è un segreto.”
“Non sono un pettegolo!” Mamoru girò la faccia con stizza e il volante cercò di non ridere.
“Hai ancora freddo?” gli domandò poi, temendo già la risposta, infatti Mamoru si strinse nelle coperte.
“Non avresti una domanda di riserva?!”
“Oddea, sei davvero incredibile!” esclamò, stavolta ridendo sonoramente. “Forza, alza la testa.”
“Uh?”
“Su, avanti. Alza la testa: a mali estremi, estremi rimedi.”
Mamoru seguì le sue indicazioni senza protestare e Yuzo fece scivolare il braccio sotto al suo collo, mentre con l’altra mano lo attirò a sé, stringendolo in un abbraccio.
La Fiamma non riuscì a dire niente; la bocca a distanza millimetrica dal collo del volante. La sorpresa gli troncò in gola ogni possibile parola; smise addirittura di respirare, quasi senza accorgersene. Altrettanto contrastanti furono le sue reazioni interne: la sensazione di gelo venne soppiantata da una vampata di fuoco che cavalcò violentemente le guance e si trasmise a tutto il corpo con un calore insopportabile. Ma ebbe la velocità di una scossa elettrica: lo attraversò come una scarica e poi si esaurì, provocandogli un intenso brivido. E tutto quello che riuscì a pensare in quella frazione infinitesima di tempo fu: - E’ caldo. -
Solo in quel momento, e per un solo attimo, si rese conto d’aver avuto un pensiero simile, nell’unica altra occasione in cui si erano trovati così vicini.

- Sono morbide…-

Lo aveva pensato davvero? O era stato solo frutto della sua immaginazione e della sorpresa e della confusione e-…
“Vedi di non pensar male” scherzò il volante prima che lui potesse anche solo tentare di ricoprirlo di improperi. Concentrando i poteri, sprigionò un tenue vento caldo che avvolse entrambi, gonfiando leggermente le coperte.
Coccolato da quel tepore meraviglioso, tutto il resto scomparve dalla mente di Mamoru. La tensione improvvisa, i muscoli irrigiditi, la consapevolezza d’esser stato abbracciato per la seconda volta nella sua vita e dalla stessa persona. Tutto si sciolse lentamente e fu anche in grado di esalare il respiro che aveva trattenuto. Socchiuse gli occhi, godendo di quella indescrivibile sensazione di benessere.
Woah…” Involontariamente sfiorò il collo dell'altro con le labbra. Non se ne accorse. “Cos’è?”
Shurhùq(2)” sorrise Yuzo. “Un vento caldo del Sud. Ora va meglio?”
“Sì…” con quel tono da estasi mistica che divertì il volante, ma per una volta all’Elemento di Fuoco non importò nulla di mantenere un atteggiamento di indisponente superiorità.
“Ti dà fastidio l’orecchino? Vuoi che lo tolga?”
Se non glielo avesse fatto notare, Mamoru nemmeno si sarebbe accorto della presenza del lungo pendente che il volante portava sempre con sé. Spostò leggermente la testa, facendo scivolare due dita a toccare il filo e la piuma in oro bianco.
“Ma non lo togli mai?” domandò, incuriosito dall’affetto che Yuzo riversava in quell’oggetto.
“Solitamente no, ma se preferisci-”
“No, no. Non mi dà alcun fastidio.”
“Sicuro?”
“Sì.” Lo osservò attentamente, ricordando l’espressione di estrema gratitudine quando, alla partenza da Sendai, glielo aveva restituito riparato. “Ha qualche significato particolare? Hai detto che è un oggetto importante per te…”
Perché avesse sentito quasi la necessità di informarsi non gli fu chiaro da subito, ma quella strana sensazione di ‘sollievo’ alla sua risposta gli accese strani campanelli di allarme.
“Si chiamano Piume di Yayoi e sono dei portafortuna. Ricordi la statua della Dea al Crocevia?”
Mamoru annuì lentamente.
“Ebbene, la storia narra che un giorno la Dea regalò una delle piume delle sue ali al suo allievo prediletto, come gesto di affetto e gratitudine per la sua devozione. L’uomo bagnò l’oggetto nell’oro e lo trasformò in un orecchino che portò per sempre con sé. Nacque così il primo Master dell’Aria e la leggenda delle Piume di Yayoi, portafortuna che devono essere regalati alla persona che si considera la più importante.” Sorrise. “Io l’ho ricevuta in dono da mio padre, quando ho compiuto dodici anni, per questo ci tengo così tanto: sapere che sono la persona cui tiene di più per quanto io sia solo il suo figlio adottivo… mi incoraggia e fortifica.”
Mamoru rigirò la piuma con delicatezza, osservandola in silenzio.
- L’affetto di un padre… -
“Già…” sussurrò in maniera quasi impercettibile. “…deve essere molto bello.” Adagiò il pendente sul cuscino in modo che non si intrecciasse con i suoi capelli.
“Sì, ma parlo solo io? Tu di dove sei?”
Ecco.
Lo sapeva che sarebbe successo prima o poi, anche perché non avrebbe potuto tenerlo nascosto ancora a lungo, ormai.
“Dhyla” disse in tono neutro e distaccato.
“Davvero?!” Come aveva immaginato, il volante ne fu entusiasta. “Ma non è la nostra prossima meta dopo Rhanka?”
“Sì.”
“Ma è fantastico! Potremo conoscere-”
“Mia madre è morta che avevo sei anni” lo disilluse Mamoru senza girarci intorno. “E con mio padre ci detestiamo.”
“E’ lei, vero? La persona importante che avevi perduto...” sospirò l’uccellino nel ricordare il discorso che avevano affrontato a Sendai.
La Fiamma annuì, nascondendo ancora di più il viso nel suo collo. Un gesto istintivo.
“Non mi piace parlarne.”
A quelle parole e al suo repentino cambiamento di umore, il volante capì come il dolore della perdita fosse ancora vivo in Mamoru, soprattutto se c’era dell’astio con il padre. Per quanto non sapesse cosa si celasse davvero nel passato del giovane, percepì uno strano alone di solitudine attorno a lui. Lo stesso con cui egli stesso aveva convissuto fino a che il Console non l’aveva portato ad Alastra.
Avrebbe voluto davvero fare qualcosa per poterlo aiutare, anche solo per dargli un po’ di conforto, ma sapeva che con Mamoru le frasi di circostanza o anche solo ‘parlare’, dimostrare a voce la propria vicinanza, era inutile. Così accentuò l’abbraccio, mentre avvertiva il modo spasmodico con cui gli aveva afferrato un lembo della maglia. Forse era rabbia verso qualche ricordo affiorato alla memoria e che tentava di ricacciare indietro.
“Hai ancora freddo?” domandò piano. Labbra contro la linea del naso.
Mamoru allentò la presa, rilassandosi nuovamente e rallentando il respiro accelerato dall’ira. Il vento caldo smuoveva i suoi capelli e un leggero sorriso di gratitudine gli distese le labbra.
“No. Ora non più.”

 


[1]MIZUKOSHI: è stato un cambiamento dell'ultimo momento. La città, in principio, si chiamava Misham, solo che poi... ho scelto Mizukoshi per un motivo preciso: nel manga, quella è stata la scuola in cui Yuzo giocava prima di venir selezionato per la Nankatsu. Ha passato lì tutto il periodo delle elementari, cambiando, forse, proprio all'ultimo anno. Mi sembrava una buona idea usare questo nome, per avere un parallelismo anche con il manga e perché, alla fine, Mizukoshi è stata proprio una città di passaggio, come per Yuzo fu la scuola. Pensavo di apportare lo stesso cambiamento anche a Dhyla e chiamarla Shutetsu... ma alla fine ho deciso di lasciare Dhyla. Ormai, quella città, non potrebbe avere un nome differente. :D

[2]SHURHUQ: è il nome originale dello Scirocco :P. Mi piaceva come suonava e poi, usando l’arabo, era più esotico! XDDDD


Curiosità:

Non lo nomino direttamente, ma in teoria l’oste del “Corno del Facocero” è Iuliano Gozza che compare nello speciale “Go for 2006” :3 E’ il proprietario del ristorante dove va sempre Kojiro, nonché capitano della Reggiana! :D Mi dava proprio la sensazione di ‘rustico’, per questo ce l’ho visto bene come oste di una locanda rustica come il “Corno” XDDDD (Rustichello Itagliano XD: *clicca qui*)


 

…Il Giardino Elementale…

 

Awwww, le situazioni da letto!
Io le amo in maniera particolare, non so bene perché. Mi piace descriverle, mi danno l’impressione di calore. E poi sono rrrrrrrrrromantiche! X3
Nuova città, nuova missione. Anche se in questo caso penso si possa davvero tirare un sospiro di sollievo, non vi pare? :3
E cominciano a scoprire determinati altarini.
Primo altarino (già mezzo scoperto): la madre di Mamoru è morta (ci eravate già arrivati, lo so XD) e lui e suo padre non vanno d’accordo. (E angst sia! *w*)
Secondo altarino: Yuzo è stato adottato. Penso che anche a questo potevate arrivare, in fondo, facendo cognome Shiroyama e non Morisaki, il dubbio sarebbe dovuto quantomeno venire. :3
E finalmente sono stati aggiornati anche i “Fragments” perché almeno la questione di Yuzo è stata in parte scoperta :3 Dal Capitolo 11 in poi, non avrò più problemi di spoiler. \O/ YEPPA!
Ma ora siamo a Rhanka, godiamoci un po’ di tranquillità e questa fantomatica festa a sorpresa! *-*

Ringrazio di cuore tutti coloro che continuano a seguire questa storia :****



Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora e i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)

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