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Autore: Apple90    24/11/2011    10 recensioni
[Questa FF è il Sequel di "Anima Nera"]
Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.
Lo sa bene il Comandante del Quartier Generale degli Auror, Hermione Granger, che da cinque lunghi mesi ha intrapreso una spietata caccia all'uomo per catturare il Principe Oscuro.
Ma di Vesper e dei suoi pipistrelli non sembra esservi alcuna traccia; dissolto nel nulla, insieme alla verità.
Solo il ViceComandante sa cosa nasconde.
Ma, mentre cercano entrambi di districarsi tra apparenze ingannevoli e sentimenti confusi, una nuova minaccia compare all'orizzonte: il popolo degli Immortali tenta di attaccare il Mondo Magico dall'interno. Vesper è costretto a farsi avanti, per proteggere il suo Mondo da un pericolo ben peggiore di Voldemort.
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Neville Paciock, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Anima Nera_prologo




 

“La Gente spesso definisce impossibili cose

che, semplicemente, non ha mai visto”

(A.Einstein)

 

Harry emise un rantolo dolorante. Poi si chinò, piegato in due dal dolore, e sputò del sangue per terra. La pioggia gelida si riversava come secchiate d’acqua sulla sua testa, scrosciando rumorosamente sul marciapiede inghiottito nell’oscurità.

Il Vampiro lo afferrò per la collottola e lo costrinse ad avanzare. Harry compì cinque passi, poi le mani fredde dell’aggressore gli premettero contro la schiena e si ritrovò proiettato contro la fiancata di un furgone parcheggiato lungo la strada.

<< Zitto.>> ringhiò il Vampiro, che lo spinse barbaramente contro la fiancata. Harry cozzò il viso sua superficie fredda, avvertendo un intenso bruciore ai polsi.

<< Ho diritto a un avvocato?>>

<< Mani dietro alla schiena.>> 

Funi spesse gli bloccarono le mani. Il Vampiro lo afferrò per i capelli, strappandogli un gemito di dolore. Aprì il portellone del furgone con la mano libera e lo costrinse senza troppa cortesia a salirvi a bordo.

Harry ruzzolò a terra. I portelloni si richiusero con un tonfo secco, imprigionandolo nel vano di carico completamente buio. Il pavimento vibrò sotto i suoi piedi, seguito dal ruggito del motore. Solo e dolorante, Harry faticò a trovare una posizione comoda per trascorrere il resto del viaggio. Erano diretti chissà dove, ostaggio di un Vampiro senza scrupoli che avrebbe impiegato pochi istanti per ucciderlo. O forse l’avrebbe consegnato al Ministero. Delle due opzioni, Vesper faticò a sceglierne la migliore.

Il Vampiro gli aveva sottratto la Bacchetta di Sambuco, era a conoscenza della sua identità. No. Non c’erano speranze. S’arrese all’evidente destino che lo attendeva e attese, accucciato in un angolo del furgone, gli occhi rossi brillanti nell’oscurità. Il mezzo transitò per le vie del centro e si allontanò per quello che sembrava un lungo rettilineo. Dopo mezz’ora, o forse un’ora intera, il cassone sussultò violentemente. Le ruote scricchiolarono a contatto con un sentiero sterrato. Procedettero per qualche miglio a velocità limitata, inerpicandosi in salita per una strada impervia, finché il rumore cigolante di cancelli annunciò a Harry che, finalmente, il viaggio era volto verso il termine.

E, con tutta probabilità, anche la sua vita.

Harry udì il grugnito del Vampiro dalla cabina di guida. Il rombo del motore si spense. I passi del nemico si fecero più vicini, poi l’eco sordo dei portelloni che venivano spalancati.

<< Vesper.>>

La luce lo abbagliò.

Il sole era sorto dai colli erbosi dell’orizzonte e il Vampiro, senza una piega, lo agguantò come una bestia da macello e lo trascinò fuori dal furgone. Harry si ritrovò in un vasto piazzale ghiaioso, dove al centro troneggiava una fontana di pietra.

La villa antica dipingeva una grossa “U” abbracciando l’intero spiazzo, alta e imponente come un grosso baluardo di pietra immerso nella brughiera. L’ingresso era sormontato da statue raffiguranti gargoyle di pietra, le luci delle finestre del primo piano erano accese.

<< Muoviti.>> il Vampiro lo afferrò per un avambraccio e lo scortò attraverso il piazzale.

Harry camminò meccanicamente, la testa vuota. Si chiese dove fosse finita la sua bacchetta, o quantomeno che cosa volessero da lui.

Aveva bisogno di lui. Altrimenti non avrebbero esitato a sbranarlo.

Le sue ipotesi vennero confermate dalle nere figure ammonticchiate nell’ingresso. Erano cinque Vampiri. O forse sei. Alti, freddi, avvolti in eleganti completi scuri con una cravatta color rubino. I loro occhi perlustrarono Harry non appena mise piede all’interno del maniero. Il più anziano di loro, un Vampiro con il cranio interamente stempiato e un orecchio mancante, fece loro strada su per una scalinata.

Harry si ritrovò al secondo piano della Villa, scortato dal piccolo gruppo di Vampiri. Nessuno di loro parlò. Era un ambiente ampio, simile a un enorme sala da pranzo vittoriana, con drappi color porpora alle pareti e deliziosi soffitti affrescati. In fondo alla sala, seduta su un trono dall’aria traballante, c’era una ragazzina.

Aveva l’aspetto lentigginoso e giovanile di una studentessa di liceo, lunghi e lisci capelli rossicci raccolti in un elegante crocchio dietro la schiena. Vestiva con un abito di pelle nera adente, stivali di borchie ai piedi, e il suo sguardo di ghiaccio sembrava uscito da un vecchio film dell’orrore. La ragazzina dal viso d’angelo, non appena Harry venne condotto al suo cospetto, si alzò in piedi con un riso soddisfatto dipinto sul volto. Quando parlò, la sua voce roca e profonda sembrò appartenere a una cinquantenne.

<< Il Principe Oscuro in persona. Quale onore.>>

Harry la scrutò, sconvolto. Avvertì le unghie dei Vampiri penetrargli dolorosamente nella pelle della schiena. Emise un gemito strozzato.

<< Dominic. Moran. Lascialo andare, per cortesia.>> La ragazzina agitò una mano in aria, ed immediatamente i due Vampiri si ritrassero, lasciandolo solo al centro della sala. Harry si sentì un barboncino a una mostra di esposizione per cani: tutti gli occhi erano concentrati su di lui.

<< Posso sapere perché mi avete portato qui?>> chiese, gelido.

La ragazzina rise. Aveva un viso angelico da cerbiatta e gli occhi luccicanti.

No. Non poteva avere più di tredici anni.

<< Forse la domanda giusta è un’altra, Vesper. La buona cortesia impone di presentarsi, prima di rivolgere la parola a un estraneo.>>

<< Tu conosci fin troppo bene il mio nome.>>

<< Vero, ragazzino. La verità è che, appena ho saputo dai miei uomini che stavi cercando di infiltrarti in quel sudicio locale di Edimburgo, non ho resistito all’idea di conoscerti di persona.>>

Ragazzino?

<< Se era solo per un autografo.>> Harry si passò una mano nei capelli corvini. Il suo sorriso mellifluo gli dipinse il volto. << Avresti potuto evitare il sequestro. I lividi. Le botte. E tutto il resto.>>

Faccia d’Angelo lo indicò. Rise. Una risata fredda e determinata. << Sei un’idiota Vesper. Ma simpatico. Vieni, camminiamo.>>

Harry fu costretto a suo malgrado ad obbedire.

I Vampiri si fecero da parte, consentendogli di giungere in prossimità del vecchio trono scrostato. La ragazzina gli fece cenno di seguirla e, insieme, s’incamminarono lungo un corridoio finestrato che si affacciava sul grosso salone del piano terreno. Da quell’angolazione, gli ricordò il Maniero Malfoy e la battaglia con Honorius Azazel.

<< Dunque, perché mi trovo qui?>> azzardò Harry.

Faccia d’Angelo rise ancora. Sembrò estremamente divertita da quella faccenda. << Io mi chiamo Sophie-Anne. Ma tutti quanti, qui a Edimburgo, mi conoscono come Pye. Il piacere è mio, Vesper.>>

<< Sei un Vampiro?>>

<< Avevi forse qualche dubbio, Einstein?>>

Harry tacque. La sua lingua era più affilata di una lama. Tutto sommato seppe che quell’essere, quel Vampiro, o cosa diavolo fosse, non costituisse una minaccia per la sua vita. Anzi. Dal suo modo di porsi sembrava particolarmente interessata a lui.

<< Gradisci una tazza di tè?>>

Harry ammutolì. Poi, lentamente, fece cenno di sì con il capo.

<< Oh, voi idioti esseri umani. Ho forse l’aspetto del Conte Dracula, Potter? No di certo.>> Sophie-Anne accelerò il passo. Sembrava schizofrenica, in effetti. Ciò spiegava i suoi occhi spiritati e la sua folle mania di parlare a raffica. O forse era semplicemente una donna. << Possiamo bere, mangiare. L’aglio e l’argento non hanno alcun effetto su di noi. La nostra immagine viene riflessa nello specchio. Oh, dimenticavo, adoro prendere il sole.>>

<< Perché sono qui?>>

<< Perché sei famoso, Vesper.>> fu la sua risposta. << Tutti i giornali magici non fanno altro che parlare di te. Del criminale ricercato numero uno del Ministero della Magia, che nessun Auror è mai riuscito a catturare.>>

<< Modestamente.>>

Sophie-Anne gli regalò uno sguardo gelido. Gli fece cenno di entrare in una stanza a ridosso di un’altra rampa di scale e si accomodarono su delle morbide poltrone color cremisi. Il Vampiro fece comparire dal nulla un servizio da tè sul tavolino di cristallo ai loro piedi. Dalle tazze di porcellana proveniva un bollente aroma di miele.

<< Zucchero?>>

Harry non rispose. Ricevette la tazza di tè amaro in mano. Era confuso, ansioso e paralizzato. L’atteggiamento di quell’essere era enigmatico. << Quanti anni hai?>>

Non seppe il perché di quella domanda. Gli fuoriuscì semplicemente dalla bocca.

<< Cinquantaquattro.>> Pye sorseggiò il suo tè speziato, serena, come se fosse la cosa più ovvia e normale del mondo. << Il motivo per cui volevo conoscerti, Potter, è che in qualche modo le nostre strade si sono incrociate. Non sono una fatalista, ma credo che il destino spesso lasci dei segnali sul nostro cammino per aiutarci a scegliere il sentiero giusto.>>

Mi auguro che il mio sentiero mi conduca il più lontano possibile da questa casa.

Harry si limitò ad annuire, torturando il bracciolo della poltrona. Ci fu un lungo silenzio.

<< Chi sei, Sophie-Anne?>> domandò Harry, scuro in volto.

La Vampira rise. Bevve un sorso di Tè sorreggendo elegantemente il manico della tazzina fra l’indice e il pollice. << Il mio nome è Sophie-Anne Lupin. E sono, in qualche modo, la sorella di Remus.>>

 

*°*°*°*°*

 

<< Io devo sapere dov’è. E devo saperlo subito.>>

L’indomani mattina la solita pila di incartamenti la accolse al suo rientro in ufficio. Ma, per una volta, Hermione ignorò i fascicoli da firmare, i protocolli inerenti ai trafficanti illegali di calderoni e le decine di avvisi del Quartier Generale. Rimase lì immobile per ore, scrutando nient’altro che un paesaggio magico della brughiera inglese ricreato fuori dalla finestra, lambiccandosi il cervello alla ricerca di qualche indizio che la potesse ricondurre a Harry. Doveva esserci per forza un modo per trovarlo.

<< Rassegnati. Vesper è come un fantasma.>> commentò aspramente Ron all’ora di pranzo, quando scesero insieme in Mensa accompagnati da Neville. Quest’ultimo si era tenuto volutamente in disparte da quella faccenda, quasi non volesse avere più a che fare con quella storia. D’altro canto, Neville non aveva tutti i torti: cinque mesi prima aveva rischiato di morire, ritrovandosi nel mezzo di una battaglia fra Uomini e Vampiri.

<< Ho perlustrato il suo appartamento di Soho. Vuoto.>> Seduti a tavola dinnanzi al loro vassoio del pranzo, Hermione oscillò sulla cassapanca e prese a contare i suoi tentativi sulle dita di una mano. << Appartamento di Notting Hill. Venduto. Magazzino sul Tamigi, a Southwark. Vuoto. Sono andata nell’Est Sussex, in un ristorante di Beachy Head che Harry era solito frequentare, ma la proprietaria mi ha detto che non si è più fatto vedere da almeno cinque mesi. E le deve ancora venti sterline.>>

<< Potebbe eccere andato all’ectero.>> azzardò Ron, che si stava ingozzando di arrosto con patate.

Hermione gli lanciò un’occhiata acida. << Non si parla con la bocca piena, Ronald. Quante volte devo ricordatelo, prima che tu la smetta?>>

Ron ingoiò rumorosamente il boccone. << Quel che sto cercando di dirti.>> sbottò. << E’ che Vesper ha nove vite come i gatti. Non deve essere per forza morto. Sarà da qualche parte a spassarsela alle nostre spalle. Un po’ come Hagrid la scorsa estate, che si è concesso la sua prima vacanza in Scozia.>>

Ron tornò a concentrarsi sull’arrosto, ma il cervello di Hermione formulò un’ipotesi razionale con la stessa prontezza di un calcolatore.

Hagrid. Vacanza. Hogwarts.

<< Hagrid!>> strillò, facendolo sobbalzare.  Un cucchiaio di purè di patate ricadde penosamente sui suoi pantaloni. Ron emise un roco epiteto, agguantò un tovagliolo e prese a strofinarsi la macchia.

<< Che cosa diavolo c’entra Hagrid, adesso?>>

<< Rifletti, Ron, maledizione. In Scozia. Scozia! Ryo ha detto che Vesper, quando gli ha telefonato, ha detto di trovarsi a Edimburgo. Sappiamo tutti quanti che Hagrid non si è mai mosso dal Castello, a parte per incarichi del Preside. E, guarda caso, un paio di mesi fa ha deciso all’improvviso di andare in vacanza per riposare.>>

<< Non ci trovo nulla di strano.>> sentenziò Ron, vacuo. Addentò quel che ne restava del suo arrosto, e lo gustò con una smorfia soddisfatta. << Tu sei malata, Hermione. Vedi Pipistrelli dappertutto. Hagrid voleva semplicemente prendersi una vacanza dopo anni di lavoro a Hogwarts. Punto e basta. E poi è partito in compagnia di Madame Maxime. Me l’ha raccontato Lumacorno ai Tre Manici di Scopa, una sera - il vecchio Horace ha buttato giù una bottiglia intera di Whisky incendiario. Cosa credi gliene sia importato di Vesper, in quel momento?>>

Ma Hermione aveva la testa altrove. Ripensò a Hagrid, alla bottiglia di Whisky Incendiario e alla figura del Gigante in compagnia del Ministro al Matrimonio. Poi, senza perdere tempo, né tantomeno preoccuparsi di avvisare Ron, abbandonò il vassoio del pranzo sul tavolo e fuggì frettolosamente in ufficio.

 

*°*°*°*°*

 

<< Io, Remus e la nostra famiglia abitavamo ai piedi del Colle dell’Ermellino. Nostro padre, Oliver Remus Lupin, era un Obliviatore del Ministero. Mamma invece insegnava pianoforte a Londra in una scuola elementare babbana. Era una Strega con un gran cuore.>> Sophie-Anne sedette su una vecchia sedia a dondolo sul terrazzo del suo Maniero, lasciandosi oscillare lentamente accompagnata dalla melodia di musica classica in sottofondo, emanata da una radio risalente presumibilmente agli anni ’50.

Harry, che era in piedi appoggiato alla balaustra, la ascoltò attentamente.

<< Quando Remus è stato morso da Greyback, la mia famiglia è precipitata nel caos. Mia madre è stata costretta a licenziarsi per stargli vicino, ma nelle notti di luna piena eravamo costretti a rinchiuderlo nel vecchio capanno degli attrezzi per evitare che ci facesse del male. Lui non sapeva controllarsi, e il nostro timore più grande era che Remus non fosse ammesso a Hogwarts.>> La Vampira sospirò profondamente, persa nel ricordo. << Ma Albus Silente era un uomo di larghe vedute. Fece impiantare il Platano Picchiatore affinché Remus potesse raggiungere la Stamberga Strillante per trascorrere le sue notti di luna piena lontano dalla scuola. Quando ho iniziato a studiare a Hogwarts, Remus era al Terzo Anno, e già s’era accerchiato di quei Tre. James, con quell’aria arrogante e presuntuosa, sempre pronto a sbeffeggiare i più deboli davanti alla classe. Vesper è più simile a tuo padre di quanto non lo sia Harry Potter, ragazzo.>>

Harry tacque. Ma seppe che in parte Pye aveva ragione.

Il suo carattere, il suo equilibrio interiore erano completamente saltati per aria dopo la Guerra, ed il risultato era stato la nascita di una persona diversa dal vecchio Harry. Ne era cosciente.

<< E’ stato durante il mio primo anno di scuola che mi sono accorta di Sirius Black. Lui era… l’idolo delle ragazzine. Bello, alto, tenebroso come nessun altro studente. Se ne stava sempre in compagnia di James, e mio fratello non è mai riuscito a fermare le loro bravate. Remus assisteva immobile ad ogni loro angheria nei confronti di Severus. Lui… era troppo debole per opporsi.>>

Una pausa. Sophie-Anne strinse con foga le dita attorno ai braccioli.

<< Inizialmente lo odiai. Contrariamente a me, Sirius era uno dei ragazzi più popolari della scuola. Non sopportavo l’idea che si divertisse alle spalle degli studenti più timidi. Lo odiai con tutta me stessa finché Sirius non s’accorse di me e, un giorno, mi chiese di uscire.>>

<< Oh-ho.>> fece Harry d’istinto, e mascherò la sua esclamazione con un rauco colpo di tosse. << Volevo dire, ecco… eri fidanzata con il mio Padrino?>>

<< Fidanzata non credo sia il termine più corretto.>> disse aspramente Sophie-Anne. E fu del tutto inverosimile, per Harry, ritrovarsi a dialogare con lei. Non dovette sforzarsi di immaginarsi l’aspetto della sorella di Lupin a scuola, perlomeno. Era proprio lì, davanti ai suoi occhi. Ed improvvisamente capì il motivo delle attenzioni di Sirius. Era di una bellezza aristocratica e diafana, come se fosse uscita fuori da un racconto di nobili del ‘700.

<< Uscii con Sirius per cinque mesi. Avevo tredici anni. Fu l’errore più grande della mia vita. Inizialmente ci incontrammo di nascosto, sgattaiolando fuori nel parco quand’era buio. L’idea di infrangere le regole mi faceva sentire più grande. E lui era maledettamente bello. Non vedevo l’ora di urlare al mondo che uscivo con Sirius Black. Ma poi >> Sophie-Anne emise un altro sospiro. Fece scivolare una mano all’interno della veste, e si accese una sigaretta. Aspirò avidamente una boccata rilasciando nell’aria uno sbuffo di fumo. << Poi lo stronzo si è rivelato per ciò che era veramente. Uno sporco, stupido donnaiolo incallito. Non ti offendere, Vesper, non sto mettendo assolutamente in dubbio le qualità umane di Sirius Black. Per mio fratello è stato un amico fedele. Ma per quanto mi riguarda, sono stata usata e gettata via come un giocattolo vecchio.>>

<< Mi dispiace.>> mormorò Harry. E gli dispiacque davvero.

<< Lo so, lo so. Così parlano le ragazze ferite. Ma credimi, Vesper. Io non l’ho digerita affatto. Ho iniziato il Terzo Anno desiderando più di ogni altra cosa riconquistare il suo amore, ma Sirius era volato fra le braccia di altre belle Grifondoro e a me non rimase altro che assistere impotente alle sue conquiste. Iniziai a non mangiare, i miei voti precipitarono penosamente, la McGranitt era così preoccupata da spedire gufi ai miei genitori ogni settimana. Ma né loro, né tantomeno Remus si preoccuparono per me.>> Pye rilasciò altro fumo nell’aria. Le sue labbra si piegarono in una smorfia. << Problemi di cuore adolescenziali, disse mio padre. Stronzate.>> Consumò la sigaretta e la gettò sprezzante sul pavimento, calpestandola con un tacco. << Un mese dopo tentai di suicidarmi gettandomi dalla Torre di Astronomia. Tentativo fallito: non ho trovato il coraggio. Sprofondai in una crisi depressiva e passai gran parte delle mie notti a piangere in riva al lago nero, dove nessuno poteva sentirmi. Sapevo di infrangere le regole, ma non mi importava. Una notte, non so perché, mi avvicinai alla Foresta. Avevo gli occhi gonfi e non riuscivo manco a vedere dove stavo mettendo i piedi. Camminai per ore, fino a ritrovarmi in una radura. Poi qualcosa, là dentro, mi ha attaccata. Non so cosa fosse, né tantomeno non ho mai capito perché l’abbia fatto. Quando mi sono risvegliata, l’indomani, non ricordavo niente della notte prima ed avevo un mal di testa insopportabile. Poco dopo ho scoperto di essere immortale.>> Pye rise. Una risata folle. << Una sola cosa posso dirti, Vesper. I Vampiri sono dei figli di puttana.>>

<< Lo terrò presente.>> mormorò Harry.

<< Per fartela breve, tutti quanti mi diedero per morta. Molti sostennero che mi ero gettata nel Lago e il mio corpo non venne mai ritrovato. La colpa fu attribuita alle correnti del lago che mi spinsero a fondo. Io, bé… d’altro canto che cosa potevo fare? Ero un mostro. E mio fratello era un licantropo. Una delizia, non è vero?>>

<< Già.>>

<< Dimmi, hai una fidanzata, da qualche parte?>>

Harry temporeggiò, intontito.

Era pazza. Pazza completa.

L’immortalità doveva averle dato troppo alla testa, o forse aveva trascorso troppo tempo senza incontrare un mortale.

<< Io veramente…>> bofonchiò, incerto.

<< Ne avrai sicuramente una. Le donne sono tendenzialmente autolesioniste, scelgono sempre uomini belli e dannati. E’ stato un bene che Vesper ti abbia posseduto: da quel poco che leggevo sui giornali, dovevi essere uno sfigato mollaccione.>> Un angolo della bocca segnata con rossetto color cremisi della Vampira s’inarcò in un sorriso. << Honorius Azazel era solo l’inizio. Ce ne saranno altri. La sua era una crociata solitaria, ma ora i Clan inglesi si stanno muovendo per conquistare la libertà. Vogliono uscire alla luce del sole, Vesper. Sono pronti per tornare.>>

<< Ma tu sei…>>

<< Un Vampiro, sì. Teoricamente è controproducente consigliarti di avvisare gli Umani del loro arrivo. Ma io non sono un Vampiro con tutti gli altri.>> Pye sorrise. Si accese un’altra sigaretta. << Io non ho scelto di diventare Immortale. Perciò mi sento in dovere di aiutarti, ragazzo. Dopo tutto, se non ti avessi fatto portar via da quell’orrido pub, qualcuno ti avrebbe stanato e ucciso. Sei troppo megalomane per passare inosservato.>>

<< Cosa vuoi da me, Sophie-Anne?>> domandò Harry d’impulso.

<< Aiutarti.>> disse dolcemente lei. Due coni di fumo divamparono dalle sue narici. << Solo i Capi Clan sono a conoscenza del modo con cui può essere ucciso un Vampiro. Ed è scontato che non siano disposti a rivelarlo troppo facilmente. Tu sei l’unico che può fermare tutto questo, Vesper.>>

<< Oh, certo. Io sono il Ragazzo Sopravvissuto, io sono…>>

<< No.>> Pye scosse il capo. Sembrava tetramente divertita da tutta quella faccenda. << Tu sei un Demone. Sei un’ombra che veglia sul Mondo dei Maghi senza mai prendersi i meriti. Sei la persona adatta per tirare fuori i tuoi simili dalla merda. E, in particolare, la tua ragazza.>>

 

*°*°*°*°*

 

<< Un istante di attenzione.>> La Preside McGranitt picchiettò il cucchiaio contro il calice di cristallo, ed il brusio eccitato della Sala Grande precipitò in un profondo silenzio. La McGranitt si alzò in piedi e raggiunse il leggio intarsiato appartenuto a Silente, sul quale era posato un pesante volume rilegato in pelle. Fece scorrere le sue dita nodose sulla sua superficie, giocherellando con il segnalibro color porpora. << Ho annuncio importante, quest’oggi. Una vecchia conoscenza di Hogwarts ci ha raggiunto per presenziare il primo giorno di scuola. Permettetemi di presentarvi il Comandante del Quartier Generale degli Auror. Hermione Granger.>>

Dai quattro tavoli il silenzio si tramutò in un applauso chiassoso.

Dal tavolo dei Grifondoro, in particolare, provennero ululati e fischi di approvazione. Altri cori festosi accompagnarono la figura di Hermione avvolta nell’uniforme d’ordinanza attraverso il palco rialzato degli insegnanti, mentre stringeva affettuosamente la mano della professoressa McGranitt. Poi si volse verso la massa uniforme di cappelli a punta, d accennò a un inchino del capo. Lo Smistamento era concluso da meno di un’ora.

<< Siete troppo gentili.>> disse sorridente, e la sua voce su ovattata da un ultimo applauso corale. Congiunse le mani all’altezza del petto, volgendo le iridi color nocciola sui visi elettrizzati degli studenti. Erano sorpresi di vederla lì: colei che aveva sconfitto un Vampiro, l’Eroe del Mondo Magico, colei che aveva catturato il Principe Oscuro.

<< Vi ringrazio. Ho sempre desiderato fare ritorno a Hogwarts per augurare il più sincero benvenuto agli studenti. Purtroppo la mia promessa è stata ostacolata dal lavoro. Ma ora sono qui, finalmente.>> Hermione fece una pausa. Sorride. << Benvenuti, ragazzi.>>

Altri applausi. Un giovane Corvonero s’alzò in piedi sulla panca e oscillò pericolosamente una vecchia macchina fotografica nella sua direzione. Un flash la abbagliò.

<< Il Comandante Granger si è gentilmente offerta di rispondere ad ogni vostra domanda riguardo il Quartier Generale.>> intervenne la McGranitt, con una punta di orgoglio nella voce. << Molti degli studenti del settimo anno che decideranno di intraprendere questa strada dovrebbero approfittare di questa imperdibile occasione. Non capiterà tutti i giorni di ospitare Hermione Granger.>>

Applausi. Fischi sonori. Altri Flash abbaglianti.

Un’ora più tardi Hermione si sentì sfinita. Si sottopose completamente alle raffiche di domande degli studenti, ai loro sorrisi entusiasti, alla curiosità morbosa che aleggiava attorno alla sua leggenda. La maggior parte dei loro pensieri, inevitabilmente ricadde su Harry.

Vesper, lo chiamavano, il Principe Oscuro.

Volevano sapere cosa significasse avere a che fare con un ricercato assassino come lui, suo vecchio amico. Una piccola Tassorosso con i capelli color paglia avanzò l’ipotesi che Vesper fosse in realtà un’altra persona, poiché “Harry Potter è buono. Non sarebbe mai capace di gesti del genere.”

Al termine della serata, la McGranitt batté le mani e invito i Prefetti ad accompagnare gli studenti ai rispettivi dormitori. Hermione salutò lo sciame di cappelli a punta che trascinò i piedi e le pance sazie verso l’uscita della Sala Grande, intrattenendosi una mezz’ora in compagnia degli insegnanti. Ma l’argomento di conversazione non cambiò. Non c’era Mago o Strega che riuscisse a fare a meno di Harry, in un modo o nell’altro.

Quando il grosso orologio che troneggiava nell’Ingresso segnava le undici in punto, Hermione salutò calorosamente la McGranitt. Non resistette all’impulso di abbracciarla.

<< Voglio fare visita a Hagrid.>> annunciò. << Non vedo la sua Capanna da troppo tempo.>>

La piacevole brezza di fine estate accompagnò la sua discesa nel parco del castello inghiottito nel buio. Una fila di lanterne penzolanti a mezz’aria illuminava il sentiero che procedeva tortuoso in direzione della foresta. Laggiù, appollaiata dietro un orto di zucche, sorgeva la sua Capanna. Un fiotto di fumo fuoriusciva dal camino e le finestre erano illuminate.

Bingo.

Prima di bussare alla porta, sfoderò la bacchetta e si premurò di trasfigurare una zucca in una bottiglia di Whisky Incendiario, che raccolse da terra e la adornò con un fiocco ornamentale.

<< Hermione!>> ululò il Gigante, quando spalancò la porta. Indossava un grembiule consunto sporco di sangue e una sua manona stringeva un coltellaccio da cucina. Stava affettando della carne, e per sua fortuna non la abbracciò. << Vieni dentro, accomodati. C’è un po’ di disordine qui in mezzo, sono dietro a spellare le donnole che ho cacciato nella foresta e…>> Hagrid s’interruppe. Le rivolse un sorriso estasiato. << Perbacco, Hermione. Sembri un pezzo grosso del Ministero, con quella divisa.>>

<< Ho un piccolo dono.>> Hermione ricambiò il sorriso, mostrandogli la bottiglia di Whisky Incendiario. Il regalo fu accolto calorosamente.

<< Non dovevi.>> mugolò Hagrid. Abbandonò il coltello in un angolo della capanna, si sfilò il grembiule e affondò le manone nell’acqua torbida di un secchio. << Hogwarts è rinata. Rinata! Stasera ho accompagnato quelli del primo anno in barca, non c’era studente che non mi domandasse di te e delle tue avventure!>> Hagrid si asciugò le mani nel pastrano di fustagno, e si lasciò cadere seduto sul letto. Sporgendosi verso la credenza, agguantò due bicchieri in legno sbeccato e gli dispose sulla tavola. << Non ti invidio. Voialtri del Ministero avrete da fare un gran lavoro per garantire la pace. Periodi bui, ecco tutto! Non serve che parliate, l’ho capito benissimo da solo.>>

Thor comparve da sotto il tavolo e si diresse verso Hermione per farla le feste, l’enorme testone nero e il pelo arruffato. Hermione gli accarezzò dolcemente il muso e il cane emise un latrato rauco, puntando le zampe sulla poltrona per ricevere altre attenzioni.

<< Non si può dire che sia un momento felice.>> tagliò corto Hermione. << Parlami di te, Hagrid. Al matrimonio non abbiamo avuto occasione per chiacchierare.>>

<< Oh, bè. Ero parecchio indaffarato a brindare con il vecchio Kingsley.>> disse Hagrid di rimando, che si batté una mano sulla pancia.

<< Vorrei brindare anch’io.>> asserì Hermione, che gli rivolse un altro radioso sorriso. Agitò la bacchetta e la bottiglia di Whisky si stappò con uno schiocco improvviso, facendo sobbalzare Thor che filò a nascondersi sotto il letto. Fece lievitare la bottiglia e ne versò il contenuto nei bicchieri. Poi afferrò il suo e lo levò teatralmente in aria. << Alla nostra lunga amicizia.>> disse. << Che possa durare per sempre.>>

Hagrid, gli occhi luccicanti dall’emozione, non perse tempo per brindare. Fecero tintinnare i bicchieri e il gigante vuoto il suo Whisky d’un sol sorso.

<< Gliel’ho sempre detto a Kingsley, che sei una persona straordinaria. Come sta Ron, a proposito?>>

Hermione posò il bicchiere ricolmo sul tavolo, rivolgendogli un sorriso cortese. << Oh, Ron è molto indaffarato. La missione Auror, poi la promozione di Percy, il matrimonio di Ginny. Ti porta i suoi saluti. Verrà presto a farti visita.>>

<< Se solo ci pensò, che era un babbanetto alto così.>> Hagrid oscillò la mano a mezz’aria, mentre con l’altra si versò dell’altro Whisky nel bicchiere. Hermione non smise mai di sorridergli educatamente e, durante la conversazione, si preoccupò di riempirgli il bicchiere ogniqualvolta veniva vuotato. Al quinto, quando ormai il contenuto della bottiglia era pressoché dimezzato, le gote di Hagrid divennero rosse come una mela matura. 

<< Dimmi, Hagrid, hai più avuto notizie di Vesper?>> domandò Hermione.

Il Gigante singhiozzò, versandosi da solo altro Whisky. Poi abbassò una manona e prese ad accarezzare affettuosamente Thor. << Oh, no. Come posso avere notizie sue? E’ un criminale, ecco cos’è quel ragazzo. Io non voglio avere a che fare con i criminali.>>

<< Certo che no, hai solo accettato un Drago di contrabbando da un Mago Incappucciato.>> replicò dolcemente Hermione. Lo osservò bere il sesto bicchiere di Whisky Incendiario. Le sue parole divennero incerte e impastate, e Hagrid sembrò compiere un’enorme fatica per formulare un discorso di senso compiuto. Si lasciò ricadere indietro, appoggiando la schiena alla parete del capanno, lo sguardo perso nel vuoto.

<< Hai più avuto notizie di Vesper?>> insistette Hermione, affabile.

Hagrid annuì. Poi scosse vistosamente il capo e si tappò la bocca.

<< Oh, andiamo. Puoi dirmelo. Sono tua amica.>>

<< Sì. Mia amica.>> biascicò il gigante, che sfoderò un sorriso idiota e confuso. << Io sono molto attaccato agli amici, sai. Il vecchio Fiorenzo ne sa qualcosa. L’ho sempre aiutato, sai com’è, se non ci si aiuta tra amici nella foresta. E poi mi diceva sempre che un giorno o l’altro i miei sforzi sarebbero stati premiati, che ero una persona per bene. E bla bla bla. Solite cose.>>

Hermione annuì profondamente, fingendosi interessata al suo discorso.

<< Poi un giorno ho letto sul Profeta che avevate acciuffato e ucciso il buon Honorius Azazel, che si divertiva a farvi cattiverie alle spalle. E che Ron era vivo. Per tutti i Troll di Montagna, ho iniziato a saltare come un matto.>>

<< Davvero?>> fece Hermione, vagamente sorpresa. << Vesper era felice della notizia?>>

<< Oh, certo!>> esclamò Hagrid, orgoglioso. << E’ stato lui a farmi leggere l’articolo.>>

Bingo.

Hermione lottò per mantenere il freddo autocontrollo. Dentro di sé avrebbe voluto urlare, ma non lo fece. Gli versò dell’altro Whisky senza mai perdere il sorriso.

<< Sarà senza dubbio orgoglioso del mio operato. Sono riuscita a uccidere Azazel, proprio come mi ha ordinato.>>

<< Oh, sì.>> fece eco Hagrid, ormai ubriaco. << Me l’ha detto che hai avuto un bel da fare con quel Vampiro. Sì, sì, gli faccio io. Ma c’era il suo zampino dietro, non c’è dubbio, altrimenti mica ci sareste riusciti ad acciuffare i colpevoli!>> Hagrid tacque. Per un istante i suoi occhi perlustrarono il capanno circostante, poi tornò a tapparsi la bocca con entrambe le mani. << No. No. Non devo dire queste cose. Si arrabbierà.>>

<< Non si arrabbierà.>> lo tranquillizzò Hermione, con un sorriso. << Dove si trova Vesper adesso?>>

<< Oh, non lo so.>> mormorò Hagrid. << Mi ha detto che c’aveva voglia di vederti. Ma prima doveva sbrigare delle faccende sue. Robe complesse. Poi sarebbe tornato a Londra nel suo magazzino vicino al fiume. E mi ha lasciato un aggeggio suo da nascondere.>>

<< Un aggeggio?>>

<< L’ha comprato a una mostra, mi ha detto. Un pezzo raro, dice che deve ancora uscire nei negozi. L’ho sistemato vicino alla foresta, sotto dei cespugli. Nessuno si avvicina così tanto al bosco per ficcare il naso. Gli faccio a Vesper che stava bene, che sembrava meno bianco del solito. E lui sai che mi ha detto?>> Hagrid rise da solo. Di lì a poco sarebbe crollato esanime sul letto. << Che voleva vederti. Di nuovo. Quello è tutto matto. Lo vuoi vedere il suo aggeggio babbano?>>

<< Volentieri.>>

Hermione si ritrovò a seguirlo mentre usciva ciondolante dalla capanna, avviandosi con passo incerto verso il limitare della Foresta Proibita. Hagrid estrasse un enorme mazzo di chiavi dal suo pastrano, che prese a rimirare una a una finché non trovò quella giusta. Aprì un cancello schermito da un lucchetto, e procedettero verso quella che le parve una grossa quercia. Ai suoi piedi, seminascosta fra i cespugli, svettava il muso rosso e affilato di un esemplare a tiratura limitata Ducati 1199.

Hermione la riconobbe all’istante: era stata presentata al Salone Internazionale delle Moto poche settimane prime, e un servizio televisivo della BBC aveva attirato inevitabilmente la sua attenzione.

<< Hai le chiavi?>> domandò Hermione, il cuore che le batteva all’impazzata nel petto.

Hagrid la guardò con la stessa attenzione di una Puffola Pigmea. Faticava a reggersi in piedi.

<< Le chiavi della moto!>> strillò Hermione, agitata, che perse del tutto il controllo.

Harry era stato lì, ed aveva fatto ritorno a Londra. Doveva trovarlo. La sola idea di riabbracciarlo le diffuse un’innata sensazione di sollievo interiore.

<< Mi ci fa. Tienila bene. Non la rigare. Costa più della tua capanna.>> borbottò Hagrid, che parlò da solo.

<< Molto sensibile.>> commentò aspramente Hermione. << Ora dammi le chiavi, per favore. Questa moto la prendo io.>>

 

*°*°*°*°*

 

`•.¸¸.•´´¯`••._.• THE APPLE'S CORNER `•.¸¸.•´´¯`••._.•

Auror mie adorate, grazie. Grazie immensamente per le emozioni che mi regalate con le vostre recensioni. Non smetterò mai di ripeterlo.

Grazie alle pazze e fenomenali ragazze della pagina Facebook "Cercando chi dà la roba alla Rowling". Grazie a Argentlam, Roxy, a Capitan Light, alla mitica Viki, della quale sono una Fan accanita,
a Claudia e Chiara, a Irene e le "lettrici ninjia". Grazie anche a tutti coloro che mi hanno recensito per quest'ultimo capitolo, in particolare a Marco che mi ha avanzato una prima attesissima critica,
 proprio come non mi stancavo mai di ripetere. Risponderò "pubblicamente" perchè l'argomento è molto interessante:

Ryo Miyachi si reca al matrimonio di Ginny mettendo a rischio la propria incolumità, poichè è preoccupato per Harry. In quel momento non gliene frega niente di rischiare la vita.
Lo fa e basta, perchè vuole aiutare Harry e vuole parlare con Hermione. So che probabilmente ciò è risultato agli occhi di Marco inverosimile, ma secondo me ha una sua logica.
Poi, certo, tante teste tante idee. E sono comunque felice di aver ricevuto una critica, so che sembra stupido ma è vero. :D

Spero comunque abbiate apprezzato questo nuovo capitolo, denso di informazioni e di scene a mio avviso divertenti.
Non può mancare il nuovo gioiello babbano di Vesper. Ma questa è un'altra storia.

Ci vediamo venerdì prossimo.

AUROR POWER!
   
 
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