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Autore: Iria    24/11/2011    2 recensioni
"L'odio deve rendere produttivi. Altrimenti è più intelligente amare." -Pro domo et mundo, Karl Kraus.
Dieci one-shot, per mostrare un amore maturato nel tempo.
L'altra faccia della medaglia di "Ten little things that make me love (hate) you ♥".
[Kei x Yurij]
#1- Pride; #2- Coldness; #3- Silence; #4- Winter; #5- Darkness; #6- Christmas; #7- Sunrise; #8- Gloom; #9- Scars; #10- Promises.
Aspetto le vostre opinioni, spero che questo lavoro possa piacervi! ^^
Un bacio!
Iria.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Hiwatari, Yuri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ten little things that make me hate (love) you

#5- Darkness [1010 parole]

Per Kei l’oscurità era stata spesso una complice: nascondeva i suoi timori, ingurgitandoli nel silenzio delle notti scandite dai respiri di Yurij.
Hiwatari non era il tipo che lasciava trasparire tanto facilmente i propri problemi… se Ivanov quando era teso tendeva ad irrigidire le espressioni del viso in maniera quasi inquietante, il giapponese si limitava ad attendere il calare delle tenebre.
Sedeva sul proprio lato del letto, concedendosi tutti i secondi, i minuti e le ore che gli servivano per ritrovare la tranquillità.
Alle volte non dormiva, precludendo al sonno qualsiasi possibilità di insinuarsi fra le sue palpebre pesanti e dominarlo.
Allora il buio lo abbracciava e, cullandolo, impediva alla disperazione di piantare perversi semi nel suo cervello.
Già, il giovane Hiwatari non poteva sopportare di star calpestando le orme di suo nonno: quell’uomo aveva rappresentato quanto di più spregevole la vita potesse offrirgli..!
Però, certamente, essere il direttore di una grande azienda era piuttosto soddisfacente dal punto di vista economico.
Bhé, lui in tutta sincerità avrebbe voluto scrivere e fare successo con qualcosa che avesse differito profondamente dalla banale superficialità del beyblade.
Ma il suo spirito razionale e ferreo aveva preferito optare subito per una stabilità ben piantata per sé ed il compagno, senza la presenza di quei troppi punti interrogativi che sarebbero sicuramente spuntati al porsi domande sul successo editoriale di un romanzo…
L’oscurità, quindi, assorbiva tutti i sogni e le perplessità del giovane, nutrendosene con l’ingordigia tipica d’un maiale affamato.
Infatti, in quella maniera il cuore di Kei non rischiava più di vacillare; e tornava la convinzione che le sue scelte fossero state quelle più giuste in assoluto.
Certo che, però, narrando i suoi desideri al vuoto, il buio a poco a poco gli si insinuava sotto la pelle, rendendolo un po’ più apatico…
Non vi era il calore umano di un corpo a stringerlo e a sussurrargli che tutto sarebbe andato per il verso giusto, che nulla di ciò che aveva intrapreso avrebbe potuto fargli del male.
Kei era troppo orgoglioso –o forse troppo vigliacco..?- per ammettere innanzi a chi davvero aveva importanza per lui di stare, alle volte, decisamente male.
Quindi, si crogiolava nel buio della camera da letto, pregando che i tenui respiri di Yurij restassero regolari e che il compagno non si svegliasse: sarebbe stato intollerabile, per lui, sostenere lo sguardo indagatore del giovane in quegli attimi…
Oh, restavano solo le tenebre che, calategli attorno, lo guardavano con grottesca tenerezza, lasciandolo auto convincersi che tutto, tutto andasse bene.

Yurij odiava profondamente l’oscurità.
Isolandolo, lo allontanava da Kei al pari di un’amante gelosa ed inviperita che per nulla al mondo avrebbe condiviso il proprio uomo; e ciò che più lo infastidiva era la barriera che d’improvviso si ergeva tra loro.
Ivanov sapeva che, spesso, Hiwatari cercava un riparo tra le braccia delle tenebre, cacciandolo via dal suo mondo di preoccupazioni.
Bhé, il russo non era uno stupido ed intuiva i tormenti del compagno: alle volte era rimasto sveglio con lui e, fingendo di dormire, aveva atteso per tutto il tempo di cui Kei necesitasse per ritrovare la serenità.
Però, per quanto rispettasse quel bisogno del giovane di voler affrontare i propri problemi nel buio, non poteva non amareggiarsi sentendosi avvolgere in un involucro di inutilità

Una notte sembrò che Kei impiegasse più tempo per reprimere i propri timori.
Addirittura Yurij fu sicuro che ormai stesse per albeggiare quando si tirò su, pronto ad affrontare definitivamente il problema.
“Kei?”
Lo chiamò una volta, in un bisbiglio soffuso, ma il giovane che sedeva dandogli le spalle parve non sentirlo.
“Kei..?”
Ripeté con più insistenza quel nome e, difatti, allora Hiwatari si voltò verso di lui con un sopracciglio inarcato.
Fu davvero sorpreso, poiché credeva che Yurij stesse dormendo profondamente, e per un attimo si ritrovò smarrito.
L’oscurità scomparve gridando, cacciata via dalla luce dell’abat-jour accesa da Ivanov.
Questi lo fissava con gli occhi un po’ gonfi, chiaro segno della notte passata in bianco.
“Ascoltami.” Cominciò con fare deciso, senza distogliere lo sguardo dal compagno.
“Io non voglio costringerti a confidarti con me o a rivelarmi cosa ogni notte ti impedisca di dormire.”
L’altro strabuzzò appena gli occhi, stupito a quell’affermazione e segretamente grato al ragazzo; già, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era ritrovarsi costretto a dar vera voce a degli stupidi assilli.
“Però, vorrei ricordarti che io ci sono e che potrei esserti ben più utile del buio. Modestia a parte, sono un essere umano... ” Le ultime parole furono pronunciate con un mezzo sorriso, poi il russo si zittì, indeciso se continuare o meno.
Guardò Kei, chinò gli occhi ed infine si allungò per spegnere la luce, dando forfait.
Però il giapponese fu più rapido e gli bloccò il polso.
Allora, restando in silenzio strinse la mano dell’amante, carezzandola appena.
«Scusami…»
Avrebbe voluto dire.
«Ti ringrazio. »
Gli sarebbe piaciuto aggiungere.
Ma si limitò a restare lì, con le dita calde di Yurij intrecciate fra le proprie e gli occhi persi nei suoi.
Poi d’un tratto sciolse la presa, tirando un lungo sospiro.
“Ora sto bene…” Bisbigliò infine, spegnendo personalmente la lampada e lasciando Ivanov fra l’interdetto ed il piacevolmente sorpreso.
“E la prossima volta, se ne sarò in grado, mi confiderò con te.” Aggiunse poco dopo in un borbottio, quando si fu sdraiato al suo fianco.

Quella volta fu Yurij a restare sveglio, imprecando contro l’oscurità.
Non gli importava che tra qualche ora si sarebbe dovuto dirigere in ufficio, tanto meno quali cause avrebbe trovato sulla scrivania.
Voleva solo che il buio assorbisse tutta la sua rabbia e frustrazione.
Tutto l’odio e l’amore che provava…
Perché, ne era convinto, neanche Kei sembrava tanto sicuro delle proprie parole e perché, forse, il giapponese era rimasto segretamente affascinato da quella accondiscendenza con cui l’oscurità accettava i suoi sfoghi.
Sorrise tristemente.
«Mi spiace che tu non mi ritenga in grado di reggere anche i tuoi meschini incubi, Hiwatari…»
Quindi, si limitò ad osservare il sole sorgere stringendosi a Kei con la consapevolezza di potergli donare, allora, solo quel calore di cui l’amato aveva sentito il disperato bisogno.

*Owari*

Eccomi qui =).
Pian, piano si giunge, oh sì.
Bhé, che dire?
Mi è piaciuto scrivere questa flash, in quanto più legata alla psiche di Kei.
È un po’ più ‘cupa’, forse, però credo che nel finale abbia la giusta risoluzione: un abbraccio.
Un abbraccio che non è altro che calore ed amore.
Non so, forse non è ‘dolce’ come le altre, ma penso che riesca ad esprimere meglio quello che è, per me, il legame tra Kei e Yurij.
E, bhé, mi auguro di ricevere le vostre opinioni!
Un bacio!
Iria.

   
 
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