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Autore: ShedMySkin    24/11/2011    2 recensioni
Sei mai stato tanto innamorato di qualcuno, al punto, di infischiartene di te stesso?
Quando ti guarda, il tuo cuore ha un sussulto.
Se senti il suo respiro sulla tua pelle, brucia tanto da far male.
Hai mai desiderato così tanto una persona, al punto, di smettere di esistere?
Ha mai provato tutte queste sensazioni, pur essendo un vampiro?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec, Renesmee Cullen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Shed my skin







Forks.
Fredda .Umida. Noiosa.Senza sole.
Perfetta per me. Di sicuro,se fossi andato in un posto come la California,avrei dato troppo nell’occhio brillando tra la folla.
Per sempre sospeso nei miei 18 anni: dovevo ammettere però,che la cosa non mi dispiaceva affatto. Aver abbandonato i Volturi,era stata la cosa più giusta che potessi fare: Aro era stato come un padre per me,ma non avevo più motivo di stare lì. Sentivo che ormai non era più il mio posto. Sapevo bene che Jane non mi avrebbe mai perdonato,ma c’era tempo perché ci potesse pensare:infondo,avevamo entrambi davanti l’eternità per farlo.
Essere liberi da ordini e doveri,era proprio ciò di cui avevo bisogno: essere un essere immortale e senz’anima non mi dispiaceva affatto.
L’unica pecca era la solitudine. Ogni tanto avrei desiderato qualcuno con cui poter condividere la mia esistenza,qualcuno che potesse capirmi ed essere come me, un supporto. Diedi un colpo di acceleratore alla mia moto nera che sfrecciava sull’asfalto ancora umido per la pioggia,mentre i miei pensieri negativi scivolavano dalla mia mente,lasciando spazio solo all’euforia causata dalla consapevolezza che d’ora in poi,avrei potuto fare quello che avrei ritenuto giusto per me,e non per gli altri.
Tranquillo e disinvolto, aumentavo la velocità senza ritegno.
Andare in giro in moto era uno dei passatempi umani che preferivo. Era un modo come un altro per sentirmi vivo, per sentire quell’adrenalina pura attraversare il mio corpo e darmi una scarica elettrica vera e propria. Non mi curai dei limiti di velocità né di indossai un casco protettivo: quando mai mi ero preoccupato della mia incolumità da quando ero un vampiro?
Amavo la velocità. Amavo il sentirmi invincibile,come se niente e nessuno potesse scalfirmi: il tempo,gli incidenti,la morte,i sentimenti umani.
Non potevo davvero desiderare di legarmi sentimentalmente a qualcuno. Che idea stupida mi era venuta. Dopo così tanti anni nella mia esistenza da vampiro,certi aspetti dei sentimenti umani erano andati scemando,fino a scomparire del tutto: come l’amore.
Parcheggiai bruscamente davanti alla scuola superiore,attirando ovviamente,tutti gli sguardi degli studenti che entravano.
Tolsi i guanti,e,mentre scendevo dal mio mezzo,guardai a uno a uno gli umani che componevano la folla:ne avevo visti molti nella mia esistenza,nessuno era stato tanto interessante da colpire la mia attenzione visto che per me erano paragonabili a un loro piatto di pasta,ma non avevo mai soffermato l’attenzione sul loro comportamento..
Le ragazzine iniziavano a ridacchiare divertite appena mi videro,probabilmente mi trovavano bello e attraente,altre all’apparenza non mi degnavano di uno sguardo,mentre i ragazzi non sembravano apprezzare l’attenzione generale che mi stavano dedicando…ah l’ umanità.
-Gran bella moto amico!-
Mi voltai verso il ragazzo che aveva parlato,e ne studiai le peculiarità mentre rispondevo,sorridendo e mostrando una fila di denti perfetti e bianchissimi,armi micidiali:
-Sì,lo è.-
Un piccolo bruciore iniziò a scaturire dalla mia gola,provocato dal profumo del sangue umano. Se volevo imparare a vivere tra loro e ricominciare da zero dovevo abituarmi. Cercai di ignorare il richiamo della mia natura,concentrandomi sullo strano personaggio che mi si parava d’avanti.
Smilzo,alto,capelli biondicci nascosti sotto un cappello della nike,felpa larga verde e jeans decisamente troppo grandi per la sua corporatura.
Era vagamente sorpreso dal suono profondo e calmo che aveva la mia voce:sembrava che mentre parlavo,stesse ascoltando una melodia,e mi studiava come se fossi malato o qualcosa del genere. Di certo,anche se il sole scarseggiava,non aveva mai nessuno con una carnagione bianca come la mia. Riposi i guanti nel sotto la sella,mentre l’umano studiava sbalordito da ogni angolatura possibile il mio mezzo.
-Ah,ehm,comunque piacere,sono J.-
J. Sicuramente era il diminutivo di qualche nome imbarazzante che gli era stato messo dai genitori.
-Piacere,J. Io sono Alec.-
Sembrava non aver capito bene il mio nome:certo,era insolito forse,ma non così difficile. Era evidente che il mio nuovo “amico” non avesse molta materia grigia.
-Quindi…ehm…sei nuovo.Giusto?-
-Giusto.-
Era chiaramente a disagio .Io ero rimasto appoggiato al fianco della mia moto,mentre lo osservavo:era ovvio che si aspettava di trovare un tipo più loquace.
-Beh,non so,vuoi che ti faccia vedere dov’è la segreteria per chiedere l’orario e cose così?-
-Mi faresti un grosso favore,J.-
Lui sorrise,soddisfatto della mia risposta più o meno amichevole,mentre faceva cenno di seguirmi verso l’entrata della scuola.
-Da dove vieni?-chiese,mentre mi apriva la porta per farmi passare.
-Italia.-risposi,educato e pacato. Non mi lasciavo mai andare a troppe esultanze o altro:mi sembrava una cosa inutile diventare amico di uno di loro, infondo quel J avrebbe potuto la mia colazione. L’interno dell’edificio era freddo,come la temperatura che avrebbe dovuto esserci all’esterno(ovviamente,io non avvertivo il freddo): le pareti erano bianche e grigie,come il pavimento,e le bacheche erano piene zeppe di annunci,stampati però in bianco e nero. “Che tristezza” pensai.
-Bello.-commentò poco convinto,mentre si fermava davanti a un corridoio che culminava con una porta rossa,che sembrava essere la cosa più colorata che ci fosse, e un cartello che diceva chiaramente: Segreteria.
-Beh,eccoci.Ci vediamo a pranzo,magri.Ciao….ehm..Alex.-
Si era avvicinato.Apprezzai lo sforzo.
Lo salutai con un cenno,mentre mi passavo una mano tra i capelli corvini per metterli a posto e tiravo fuori i documenti per l’iscrizione che avevo nello zaino. La nuova parte dell’esistenza aveva inizio.






Reduce dalla mia prima mattinata di lezioni mi avviai verso la mensa anche se ovviamente non avrei mangiato niente. Ero rimasto sorpreso dall’incredibile autocontrollo che avevo dimostrato di avere: neanche un morto in tutta la mattinata. Mi ero proprio rammollito.
Feci una piccola sosta al bagno poiché sentivo che le lenti a contatto che avevo messe per celare i miei occhi rossi si stavano sciogliendo. Anche quella era una fastidiosa precauzione: oltre a dover stare attento che non si sciogliessero del tutto, mi disturbavano la vista poiché ero spesso distratto studiare i microscopici tagli che c’erano su di esse.
Mi guardai velocemente allo specchio: come sospettavo erano da cambiare. Mi accertai che nel bagno non ci fosse nessuno, poi estrassi dalla tasca due confezioni di lenti nuove e le sostituii a quelle vecchie. Nonostante il mio tentativo di cercare di celare il vero colore dei miei occhi, sotto quel finto marrone si intravedevano strane sfumature, non del tutto naturali. Ci feci poco conto però: quale umano avrebbe avuto una vista così perfetta per intuire lontanamente ciò?
Uscii dal bagno e notai che i corridoi erano deserti: ormai dovevano essere tutti a pranzo. Mi diressi verso la mensa e con un gesto fluido e secco aprii la porta: come sempre,tutte le teste si girarono verso il nuovo pallido studente,che molte ragazze definivano interessante e attraente.
-Eih amico.-riconobbi la voce di J alle mie spalle.
Valutai le possibilità: fare l’asociale e passare per il ragazzo nuovo che gioca a fare il tenebroso o passare un po’ di tempo con gli umani?
-Va bene.-risposi infine,e la ragazza mora,sembrò sul punto di svenire. I tre ragazzi alzarono gli occhi al cielo,mentre ci dirigevamo al tavolo che doveva essere abitualmente occupato da loro.
Ero divertito dall’effetto che provocavo sulle ragazze mortali: nell’ora di trigonometria una ragazza ha rischiato l’infarto perché gli avevo chiesto una matita in prestito. “Assurdo, se sapessero che sono il killer numero al mondo chissà come reagirebbero.” Pensai.
-Piacere,io sono Addison.Tu devi essere Alec McKinnon,il nuovo arrivato,giusto?-
Mi destai dai miei pensieri ed osservai ragazza bionda che mi affiancava,mentre prendevamo posto al tavolo rotondo al centro della mensa:aveva occhi molto azzurri,pelle chiara e sorriso timido.
-Sì,giusto.Piacere,Addison.-
Sembrava quasi imbarazzata ma non inebetita come le altre ragazze: finalmente qualcuno con un po’ di cervello.
-Okay,loro sono Tom- disse J dal nulla ed indicò il ragazzo con i capelli rossicci e lentigginoso,per poi passare a quello con i capelli scuri e nerboruto.-e Oliver.Mentre lei è Mary.-e accennò alla ragazza mora,ancora rossa di vergogna,che agitò la mano nella mia direzione sembrando una gallina e mostrando un sorriso speranzoso.
Sospirai,frustrato.
-Tu non mangi?-chiese Addison,tanto per fare conversazione,mentre prendeva una forchettata della sua insalata.
-No,non ho appetito.-Di solito ero un tipo che non amava fare conversazione,ma visto che ero a tavola con ben cinque umani,ne approfittai per chiedere informazioni sugli studenti che frequentavano la scuola. Feci un grande sforzo per assumere un’espressione più o meno amichevole e incuriosita,chiedendo ai tre ragazzi:
-Allora,che mi dire delle ragazze che frequentano questa scuola?-
Una domanda tipa dell’adolescente americano in piena tempesta ormonale. Risi di me stesso.
Prima si guardarono l’un l’altro,poi Oliver disse:
-Beh,ce ne sono di molto carine,sì.- Bene. Risposta molto intelligente e soprattutto articolata: quel ragazzo avrebbe potuto tranquillamente essere l’anello mancante tra la muffa e la scimmia vista la sua intelligenza. -Per esempio Tiffany Banks e il suo gruppetto,devo ammettere che non mi dispiacciono.-Disse
Tom,indicando un tavolo poco lontano dal nostro,dove erano sedute quattro ragazze talmente truccate da sembrar perfette all’occhio umano, mentre al mio erano davvero ridicole.
-Per piacere Tom.Sono delle oche.-disse Addison,sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Mi sembrava l’unica persona normale seduta a quel tavolo.
-Però hanno delle belle borse,Addy!-protestò Mary,con un commento superficiale e,a mio parere,superfluo.
-Ragazzi. Mi meraviglio di voi.-intervenne J,con un’aria di disapprovazione esagerata di proposito con un non so che di tealtrale.-Vi chiedono chi è la più della scuola e non pensate a Nessie?-chiese sghignazzando. I due ragazzi si guardarono stupefatti,per poi illuminarsi e dire:
-Già.-
-Chi è questa ragazza?-ero incuriosito dalla loro reazione.
-E’ una del nostro anno,si chiama Renesme Cullen,ma tutti la chiamano Nessie. E’ davvero bellissima,una bomba,ma non sta mai con nessuno e non parla con nessuno. Anche a mensa si siede sempre da sola,ma chiunque farebbe a gare per averla nel proprio tavolo…-
Le sue chiacchere si spensero insieme alla mia attenzione per quella conversazione che all’inizio non aveva nessun peso.
Cullen.Come ho fatto ad essere così stupido e superficiale da dimenticare chi abitasse in quella zona? Di sicuro non avrebbero apprezzato la mia presenza dopo la mia ultima visita in qualità di guardia dei volturi,che non era stato di certo di cortesia.
Inoltre,anche se avessi opposto resistenza e avessi espresso il mio sincero desiderio per rimanere,avrebbero usato le maniere forti e non avrei avuto scampo; non avrei nemmeno potuto usare il mio talento per neutralizzarli,avevano Bella dalla loro parte:uno scudo.
Poi, c’era Renesme. L’ultima volta che l’avevo vista era davvero piccola,come aveva fatto a crescere in così poco tempo? Era una cosa normale per i mezzi vampiri?
Mille mute domande si fecero spazio nella mia mente,quando a un tratto,il frastuono interiore che mi premeva,svanì,sovrastato da un altro suono. Un battito cardiaco accelerato rispetto a quello umano,si avvicinava sempre di più portando con se una fragranza dolce e invitante,più di quanto avessi mai potuto immaginare:sentì la gola ardere come se non bevesi da anni,mentre con lo sguardo fissai la porta,in attesa che la creatura malvagia che mi stesse facendo patire le pene dell’inferno si mostrasse.
Rimasi immobile,pietrificato,respirando appena,quando vidi la mia angelica tentazione. I capelli ramati e mossi,le ricadevano dolcemente sulla schiena e sulle spalle,formando delicate spirali;dal viso ,pallido quasi come il mio e dai lineamenti delicati e perfetti che avevo visto addosso solo a femmine della mia specie,spiccavano due intensi e penetranti occhi color cioccolato.
L’aria si riempì del suo profumo. Smisi di respirare,per evitare una strage.
Era una tentazione quasi insopportabile:sentivo la gola ardere come se avessi un fuoco acceso e il veleno che lento e inesorabile mi riempiva la bocca:freddo e micidiale. Nonostante tutto,mi faceva uno strano effetto pensare di morderla:sembrava davvero una vampira completa,a parte gli occhi color cioccolato. Eppure,anche se lo sembrava,non lo era. Ma non era nemmeno umana.
Lo sentivo. Lo percepivo. Lo vedevo.
I suoi occhi,si fermarono su di me,incatenandosi ai miei: erano curiosi e intimiditi al tempo stesso:aveva forse capito cos’ero?
Ma certo che l’aveva capito. Viveva con otto vampiri.
La sentii respirare profondamente,dischiudendo appena le sue labbra piene e pallide,per assaporare l’aria,probabilmente in cerca del mio odore. Spalancò leggermente gli occhi,facendo incurvare di più le ciglia scure e folte,per poi dirigersi con innaturale eleganza e grazie,a un tavolo isolato,in un angolo della mensa,senza nemmeno un vassoio per il cibo:tirò fuori un libro e si mise a leggere noncurante del resto, ignorando completamente la mia presenza.
-Sembra proprio che Nessie abbia stregato anche te.-ridacchiò J,notando la mia espressione sbalordita e curiosa,che aveva cancellato quella neutra e sostenuta.
-Già.-era l’unica cosa che ero riuscito a dire,mentre con i miei infallibili occhi studiavo il suo viso,nei minimi particolari e un desiderio mai provato prima nasceva in me:volevo sfiorarla,toccarla,stringerla tra le mie braccia,assaporare meglio il suo dolce ed invitante profumo. Una ciocca di capelli bronzei le cadde sul viso,sfiorandole le piene labbra pallide socchiuse,da cui potevo sentire il fruscio dell’aria entrare ed uscire,mentre il desiderio crebbe in me a dismisura,come una tempesta. Nella mia mente,non c’era spazio per nient’altro,se non per la sua dolce fragranza e i suoi occhi intensi e magnetici.
Renesmee Cullen sarebbe stata mia.



~Salve a tutti :) Questa storia era stata pubblicata in origine da una mia grande amica e l'avevamo scritta insieme, ma poi abbiamo dovuto cancellata perchè non potevamo più andare avanti per mancanza di tempo.
Qualche giorno fa leggevo alcuni dei miei documenti sul computer e mi è capitata questa: non potevo lasciarla lì dov'era. L'ho ripresa in mano, riletta e riscritta in alcune parti.
Il titolo è lo stesso di una canzone che mi sta molto a cuore e che mi sono fatta anche tatuare: Shed my skin, degli Alter Bridge che consiglio vivamente a tutti coloro che sono appassionati sfegatati di rock n roll; letteralmente significa: cambia la mia pelle.
Spero che come primo capitolo vi piaccia ;)

  
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