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Autore: Arcadia_Azrael    24/11/2011    5 recensioni
Lei è una ragazza depressa, che non uole più vivere e non ne trova la volontà. Chi è che la salverà? Quale amore proibito ne nascerà e scaturità? Lei sa chi è? Lui le ha già parlato? Non svelo oltre!
Leggete e recensire, please!
Arcadia_Azrael
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'amore segreto dell'Arcangelo Michele

Note della pseudo autrice del tutto malata di mente e bisognosa di uno psichiatra:

questa cosa qui, è il mio tema di italiano, ho preso uno sfavillante 9 scritto con un bel inchiostro rosso. Mi piaceva particolarmente e devo dire che uno dei pochi racconti del quale sono soddisfatta.

Non so se sia degno di venire presentato su efp, ma volevo tentare la sorte! Non credo nemmeno che sia degno di venire presentato nella categoria Soprannaturale/angeli e demoni, ma dato che parla di angeli credo che sia l’unica scelta possibile ;)!

Non credo nemmeno di aver presentato bene l’Arcangelo Michele e spero vivamente che non lo venga mai a sapere che ho fatto una cosa simile perché, altrimenti, scommetto che al posto di Lucifero fa a fette ME,  con la sua spada.

Prego vivamente affinché l’Arcangelo Michele (quel santo) abbia pietà di me che sono solo una povera scrittrice affascinata da lui e dal suo mondo (tra parentesi, io non credo in Dio, altro motivo per cui Michele vorrebbe farmi fuori. Ma, lo giuro, se mi viene a trovare, prima gli faccio fare tutti i compiti di matematica, grammatica, storia, geografia, antologia e tutte le robe che mi vengono in mente, poi dopo, gli strappo tutte le piume (in caso lui voglia ribellarsi e tentare di portarmi al Creatore, a cui, lo ridico, non credo) e infine mi ci faccio un bel cuscino o un cappotto di piume, caldo ed elegante, oltre che ecologico, hihihihihi!

Ma credo che lui si fermerà ai compiti di scuola! Non si è mai sentito di un angelo che deve fare i compiti d scuola!

Scusate per la mia interminabile rottura di scatole,

baci, la vostra

Arcadia_Azrael

 

L’angelo custode

Ero una ragazza, tutto sommato, normale. Ero depressa ed avevo tendenze suicide, ma ero normale. Mi definivano “ emo ”.

Mia madre era russa, ma io non lo sembravo affatto, mia madre mi aveva insegnato la sua madrelingua, la usavo soprattutto per imprecare. I miei amici mi chiamavano “ Volka ”, la lupa.

Avevo un fisico minuto ma formoso, lunghi capelli ondulati neri come il carbone e io avevo tinto alcune ciocche di bianco ed altre di rosso scarlatto.

Non ero sempre stata così, un tempo ero una ragazzina che correva e giocava con gli altri. Poi a quattordici anni è morto mio padre, e dal liceo sono sempre stata una cosiddetta “ emo ”. Dopo la morte di mio padre diventai depressa e mia madre mi mandò dallo psichiatra, che a sua volta mi prescrisse degli antidepressivi che, ora che ho sedici anni, non prendo più, nonostante debba ancora prenderli. Sono appena tornata da scuola, che è sempre uguale, i miei voti si mantengono sempre altissimi. Entro nell’appartamento, mia madre non c’è, perfetto, lavora sempre, vado in camera a cambiarmi, mi guardo allo specchio, che mi restituisce l’immagine di una ragazza bella ma trascurata, con la vita sottile e pesanti occhiaie sotto gli occhi, mi metto un paio di jeans e una felpa, vado in bagno. Osservo i barattolini pieni di pasticche, leggo il nome del prodotto e il nome della persona a cui è stato prescritto: Volka. Allora ho chiesto al medico di chiamarmi così, come mi chiamava anche mio padre. Guardai quelle pillole come se volessi dar loro fuoco, sarebbe stato così facile prenderle, ma mi rifiutavo di farlo.

Andai in cucina e notai l’ennesimo biglietto di mia madre:

“ Cristina, io per tre giorni sono fuori città, te la puoi cavare da sola?

Tanti baci, mamma ”

Incredibile! Se n’è andata fuori città di nuovo! Io lascio perdere, mi sono stancata di tutto: della scuola, dei compagni, sei presunti amici, di mia madre che non c’è mai, degli incubi terribili pieni di battaglie tra angeli e demoni, degli insulti… di tutto! Presi il coltello più affilato che avevamo e me lo appoggiai sul polso, feci una leggera pressione, vidi una linea  sottile color cremisi, crearsi vicino alla lama. Stavo per far scivolare la lama fredda sulla pelle quando udii una voce sussurrarmi parole all’orecchio, la voce era indubbiamente maschile ma era melodiosa e assolutamente perfetta

<< non lo fare >> non era la prima volta che sentivo quella voce e non era nemmeno la prima volta che tentavo il suicidio, ma quella voce così calda mi dissuadeva dal tentativo di togliermi la vita, era sempre così preoccupata, sentivo che spesso mi parlava, lui (sapevo per certo che era un lui), mi parlava dei suoi problemi, e io, inconsciamente, gli parlavo dei miei; insieme li risolvevamo. Sembrava quasi che a lui importasse di me, anche se ero sicura di non interessare a nessuno.

Le mie sicurezze iniziarono a vacillare, iniziai a piangere. Ero tra due fuochi, volevo e allo stesso tempo non volevo dare ascolto a quella voce così persuasiva e dolce. Quella voce morbida e calda continuava a spronarmi ad allontanare quella lama dalla pelle, era così reale ma allo stesso tempo non volevo credere che esistesse.

<< Sono impazzita >> la mia voce era un sussurro, sentii qualcosa sulla parte bassa della schiena, chiusi gli occhi con forza, mi sembrava che mi stessero toccando, sentii di nuovo quella voce, ma anche la sensazione fisica di un respiro sulla pelle, la voce era ancora più calda e presente, aveva un timbro basso e roco, ma risultava comunque semplicemente magnifica.

<< non sei impazzita, io sono reale quanto te, ora apri gli occhi e guardami >> feci come mi aveva detto, alzai lo sguardo, timorosa, e i miei occhi si specchiarono in delle iridi chiare, di un azzurro impossibile e assurdo tanto era bello.

Sentii un fruscìo e delle cose calde avvolgermi, sembravano quasi… ali, ali piumate. Mi giari lentamente e le vidi, imponenti e maestose, di un bianco accecante.

Lui mi accarezzò una guancia, era incredibile: lui era lì, alto, biondo, così bello e maestoso che mi incuteva timore.

<< Michele… >> quel nome mi uscì dalle labbra da solo, non ero cosciente di sapere il suo nome.

Lui mi baciò, un lieve bacio sulle labbra, poi disse:

<< Cristina, finalmente posso stare con te… per sempre >>

  
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