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Autore: aki_penn    24/11/2011    6 recensioni
Mentre il condominio Chupa Cabras si prepara ad affrontare l'estate più calda degli ultimi quindici anni, i suoi inquilini più giovani dovranno imparare a sopravvivere a loro stessi. Tra portinaie pettegole, padri apprensivi, furti di ventilatori e agognate quanto temute prime volte, l'estate di Soul Eater.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Death the Kid, Liz Thompson, Patty Thompson, Tsubaki | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Trentotto scalini'
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Trentotto scalini

Capitolo Quattordicesimo

Il Re della bistecca incontra gli autogrill

 

“Tu stai con un deficiente” esordì Liz, senza mezzi termini, mentre Tsubaki apriva la porta di casa propria. “Eh, lo so. Lo so” rispose lei, come se quel casino fosse stata opera sua.

“Posso mettere in ordine la casa?” chiese Kid eccitato, da dietro. Liz si girò con aria rabbiosa “Kid, smettila con queste paturnie. Non siamo a casa nostra! Cerca di contenerti!”

“Oh, beh. Se ti diverti, va bene. A mia madre farebbe anche piacere che qualcuno l’aiutasse coi lavori di casa” rispose invece Tsubaki, un po’ titubante. A quel punto fu Liz a voltarsi verso la ragazza, con gli occhi luminosi “E pagherebbe?”

Tsubaki sobbalzò “Eh…non lo so. Bisognerebbe parlarne con lei” replicò con una risatina imbarazzata.

Infondo alla fila, ancora sul pianerottolo, Maka borbottava “Lo dicevo io, che quello è un idiota”.

Soul, accanto a lei, alzò gli occhi al cielo “Ancora con questa storia? Dai, mica ci devi stare tu, se a lei piace. Poi te l’ho già detto: è un po’ strano, ma le vuole bene”.

Maka sbuffò ed emise una sussurro che somigliava tanto alla parola cretino.

Ci misero un po’ per scastrare il ventilatore dall’armadio nel quale era stato spinto a forza, guardandoci bene si era anche un po’ ammaccato. L’operazione fu abbastanza tranquilla, dato che, fortunatamente, quella mattina i signori Nakatsukasa erano entrambi al lavoro.

Recuperata la refurtiva il vero grande problema fu riuscire a portare via Kid dalla cucina. Pareva divertirsi un mondo a sistemare tutti i barattoli di marmellata secondo il tuo gusto.

“Basta con questa maledetta asymmetrifobia!” sbottò Liz e così dicendo lo strascinò fuori tirandolo per le braccia.

“Ma non è che così rischia di lussarsi qualche cosa?” domandò Tsubaki un po’ preoccupata.

“Non ti preoccupare, questo qui ha la buccia dura!” rispose Liz sovrastando le urla del proprio coinquilino, che la implorava di lasciargli finire di sistemare almeno la credenza.

“Bene ragazzi” cominciò Liz, dopo che Kid si fu calmato, con la minaccia di far entrare Patty in camera sua a fare scompiglio. “Ora dovete portare su il ventilatore”

“Perché noi?” lamentò Soul con le sopracciglia aggrottate. La sua interlocutrice si mise le mani sui fianchi e lo guardò dritto negli occhi “Perché voi siete UOMINI, fate i cavalieri. Non vorrete mica far fare la fatica a noi?”

Soul sbuffò scocciato “Ma perché non lo fate fare a Black*Star? È lui che ha combinato questo casino” aggiunse.

Liz scosse la testa con entusiasmo “Se quello scemo si presenta al Chupa Cabras e incontra Mifune, si scatena un pandemonio!”.

Il ragazzo sospirò, arreso, e si stava per piegare in avanti per sollevare il suo fardello, quando, per le scale, si sentì un distinto rumore di tacchi. Ci fu un po’ di parapiglia e Patty tirò un involontario cazzotto a Maka, ma fortunatamente il ventilatore rientrò in casa Nakatsukasa prima che Arisa apparisse sul pianerottolo.

Wilma Ventola, con un ultimo poderoso sforzo di Liz e Tsubaki, fu lanciata in cucina, ammaccandosi ulteriormente.

“Buongiorno ragazzi! Che fate? Siete emozionati per la gita al mare?” chiese allegra la portinaia.

“Oh, sì. Stavamo giusto chiedendoci cosa portare. Fare la valigia è sempre difficile, dato che questa volta stiamo via anche la notte” rispose Maka sudando freddo, mentre in cucina si sentivano inquietanti rumori di ferraglia.

Soul annuì per dar manforte, nonostante si chiedesse perché diamine le ragazze dovessero farsi tanti problemi per una valigia. La donna, ignara di ciò che stava succedendo, finì di salire le scale fino ad arrivare all’ultimo piano per poi iniziare a lavare le scale.

Tutti rientrarono e Maka si mise di vedetta allo spioncino della porta.

“Per la miseria, proprio adesso doveva venirle voglia di pulire la scala?” rimbrottò Liz, imbronciata, seduta a gambe incrociate sul tappeto.

Tsubaki, con una mano sul petto, sospirò di sollievo “C’è mancato poco.”

“A me sembra una follia” brontolò Soul, accendendo il televisore. Kid era di nuovo sparito in cucina senza che nessuno potesse fermarlo.

Fu dopo che ebbe risistemato tutto il cucinotto e metà dello sgabuzzino che finalmente Arisa si mise a lavare il pianerottolo del quarto piano, levandosi finalmente dai piedi.

Tsubaki si mise di vedetta in cima alle scale, in modo da neutralizzare ogni possibile attacco che venisse dal basso e Soul e Kid si misero di nuovo a sudare e sbuffare per trasportare il mastodontico ventilatore. C’era da chiedersi come diamine avesse fatto Black*Star a portarselo in braccio arrampicandosi sulla grondaia.

Quella volta, però, il pericolo non veniva dal basso, bensì dal loro stesso livello. Quando la porta di casa Evans gracchiò pericolosamente, tutti si immobilizzarono. La serratura scricchiolò di nuovo, chiaro segno che la chiusura stava cedendo e in un attimo, con una retromarcia repentina, erano di nuovo tutti dentro casa Nakatsukasa.

“Per la miseria!” esclamò Liz sempre più frustrata “Kid, non ti azzardare a tornare in quello sgabuzzino!” strillò, individuando l’amico che si stava avviando verso il luogo incriminato.

“Tua madre sta uscendo, Soul” spiegò Maka, rimessasi a guardare dallo spioncino.

Soul stava carponi per terra, col fiatone “Ho perso dieci anni di vita. Cribbio!”

Scampato il pericolo Evans, arrivò Marje, alla ricerca di caffè da offrire al signor B.J..

“Non mi aspettavo che arrivasse così all’improvviso, se no ne avrei sicuramente preparato una tanica!” stava dicendo a Yumi, che la seguiva con la sua solita espressione serissima.

“Questo maledetto palazzo ha sette piani! Perché cavolo è venuta fin qui a cercare il caffè?” brontolò Soul che era stata rispinto a forza in casa ed era finito schiacciato da Kid e Wilma.

Venne poi il turno di Mifune che, accompagnato da Angela, uscì di casa e scese le scale fino ad arrivare in portineria. Tsubaki controllò dalla finestra che uscisse dal giardino, andandosene definitivamente.

“Ora possiamo andare tranquillamente” esordì.

“Sarebbe anche meglio, sembra che lo facciano apposta ‘sti stronzi, a metterci i bastoni tra le ruote!” strillò Liz sull’orlo di una crisi di nervi, mentre Kid sistemava lo zerbino di casa Evans, che gli sembrava un po’ storto.

Bene o male, tra sbuffi, sudore, improperi e anche qualche sputo, non si sa bene di chi, riuscirono a lasciare Wilma davanti a casa di Mifune. Con un sospiro ognuno se ne tornò al proprio appartamento, con il cuore più leggero.

Fu più o meno tre ore dopo che, entrando in cucina, Liz si trovò davanti un gigantesco ventilatore con sopra scritto Wilma Ventola, con un pennarello indelebile rosso e una calligrafia incerta.

“Kid? Che cosa ci fa qui il ventilatore del signor Mifune?” domandò, con gli occhi iniettati di sangue.

Kid s’imbronciò, assumendo un’espressione quasi rugosa. “Gli ho chiesto un riscatto” sbottò, dopo qualche secondo d’incertezza.

La ragazza rimase basita a guardarlo, non sapeva quasi cosa dire, fu così che alla fine esalò solo uno spossato “Perché?”

“Abbiamo bisogno di soldi” rispose lui, serio, per poi deglutire preoccupato. Liz si morse il labbro inferiore, andandosi a sedere lentamente su una delle sedie della cucina “Ma…non avevamo detto che avremmo risparmiato sul cibo?”

A Kid tremarono le labbra, prima che riuscisse a rispondere con voce acuta “Io non ci voglio più andare a mangiare da Stein. C’è troppo caos in quella casa!”

Il ragazzo vide gli occhi di lei aprirsi fino ai limiti umani, prima di sentire l’urlo che scaturì dalle sue labbra “Kid! Tu hai un problema!”

Circa mezz’ora dopo il signor Mifune, aprendo la porta, si trovò davanti un vecchio e grosso ventilatore piuttosto ammaccato, con attaccato un post-it.

 

Ci scusi. :(

 

“È tornata Wilma!” esclamò Angela entusiasta. Mifune alzò le spalle “Bah, e pensare che siamo appena andati a comprarne uno nuovo…”  commentò, rigirandosi in bocca il filo d’erba che teneva sempre con sé.

Fu così che, con l’arrivo di Valdo Ventola, Wilma fu depositata affianco al bidone dell’immondizia. Free la portò in salvo e la riutilizzò per fare vento ai conigli di Crona.

 

§

 

Era quasi mezzanotte e Tsubaki, Maka, Liz e Patty se ne stavano in giardino a prendere del fresco, se così si poteva chiamare.

“Non so come fare con Black*Star, a volte è proprio sciocchino” sospirò desolata Tsubaki, appoggiando la fronte al tavolo di legno, mentre le seggiole pieghevoli, sulle quali sedevano, scricchiolavano pericolosamente.

“A me pare un idiota” commentò Maka che, dopo la storia del ventilatore, aveva ripreso ad odiarlo dopo qualche tempo di ammollimento.

“Ma non lo fa con cattiveria” ribatté Tsubaki con un sorriso stanco, alzando la testa, senza preoccuparsi, però, di smentire le parole dell’amica.

Fu più o meno in quel momento che si sentì un urlo, nel quale si distinse al meglio la parola Tsubaki. Tutti i presenti si voltarono a guardare il muro di recinzione, sopra al quale troneggiava una figura che, se non fosse stata priva di mantello, sarebbe potuta essere scambiata per quella di un supereroe molto egocentrico.

“Black*Star” si strozzò Tsubaki. In un attimo, richiamata come da una forza suprema, Liza si trovò sull’uscio del Chupa Cabras, a controllare la situazione in giardino.

Grazie al cielo Patty, Liz e Maka conoscevano troppo bene i condomini, per lasciarsi cogliere impreparate.

“Salve, avevamo proprio bisogno di lei” esclamò Liz, parandosi davanti alla portinaia.

“Me?” chiese la donna, estasiata. Capitava davvero raramente che qualcuno la cercasse, più che altro perché, sia lei che Arisa, erano ovunque senza bisogno di essere chiamate.

“Certo” continuò Liz, seria, mentre le altre annuivano con aria grave. Liza si ringalluzzì e si schiarì la voce, per darsi un tono.

“Ditemi” concesse. Liz annuì e indicò un punto indefinito del giardino, il più lontano possibile da dove era apparso Black*Star.

“Quell’aiuola, non va bene” proferì poi cupa. Liza sgranò gli occhi e aspettò una spiegazione.

“È allagata. Credo che lei, che ha un ruolo così importante nel condominio, dovrebbe andare a controllare, ormai quella begonia vive in un acquitrino. Venga a vedere, venga a vedere!” illustrò, spingendola dolcemente, ma con decisione, verso la parte più buia del giardino, lasciando Tsubaki alle prese con il suo squinternato supereroe.

La ragazza corse fuori dal cancello  e avanzò fino a trovarsi proprio sotto al punto dove Black*Star stava in piedi, a tre metri d’altezza.

“Black*Star!” chiamò di nuovo, cercando di non urlare, in modo che non la sentisse l’intero Chupa Cabras.

“Tsubaki!” rispose lui, con molte meno preoccupazioni e un tono di voce decisamente più alto.

Lei gli fece, con impazienza, segno di scendere e lui, come se fosse stato uno scoiattolo volante, si lanciò su un ramo lì accanto e scese giù, scivolando sul tronco. A Tsubaki andava sempre il cuore in gola quando faceva quelle cose.

“Che cavolo combini?” domandò poi lei, con un tono che poteva essere un rimprovero, ma anche una supplica.

“Tu mi eviti!” ribatté Black*Star a voce alta, con le sopracciglia aggrottate e un dito che la indicava con aria inquisitoria.

La ragazza alzò gli occhi al cielo con aria esasperata. “Io non ti evito, sei tu che fai cose assurde” sospirò.

Black*Star si imbronciò ancora di più “Non è affatto vero” ribatté piccato.

“Ti sembra normale andare a rubare un ventilatore a casa degli altri?” domandò Tsubaki, retorica. Lui s’incupì “Faceva caldo. Se venissi a casa mia, sarebbe più fresco”

Lei si passò una mano sul viso “Senti, non mi va” ammise.

Black*Star aprì gli occhi a dismisura “Perché non vuoi passare del tempo con la mia personalità così big?” chiese lui, alzando di nuovo la voce. Tsubaki ebbe un tremito, sicuramente li avevano sentiti.

Dall’altra parte, sentì Liz urlare, probabilmente per coprire i loro schiamazzi “Non vede? Questa begonia sta tirando gli ultimi! E di chi è la colpa?”

La ragazza si mise le mani sulla faccia e sospirò. Come faceva a spiegarglielo?

“Senti: mi imbarazzo, okay?” ammise in fine. Black*Star, preso alla sprovvista per la prima volta in vita sua, sbatté le palpebre più volte prima di chiedere “Sono troppo big? La mia presenza, in effetti, intimorisce le masse e…” non fece in tempo a finire la frase perché la ragazza gli aveva chiuso la bocca mettendogli le mani davanti.

“No, Black*Star, non è per quello” lo fermò lei, per poi abbassare le braccia e sospirare tristemente. Lui non poté fare a meno di notare il sussulto del suo seno, a quel gesto.

“È che…quando sono venuta a casa tua…cioè, insomma…”

Se ci fosse stata più luce il colore delle guance di Tsubaki sarebbe stato di un bel porpora acceso.

“Insomma, Black*Star, mi hai vista nuda e …ero nuda solo io insomma, mi sembra così strano. Nessuno mi ha mai vista nuda e…” fece una piccola pausa e poi aggiunse ricordandosi cosa le aveva fatto dire Liz qualche tempo prima “Non che non mi sia piaciuto, intendiamoci…però…”

A quel punto fu Black*Star a interromperla “In pratica vuoi che mi svesta anche io. Guarda che non ho problemi con la nudità, io. Bastava chiedere!” fece serio, con le mani sui fianchi, prima di iniziare a togliersi la maglia.

Tsubaki era allibita. In effetti quello che gli aveva detto era, più o meno, che avrebbe dovuto essere nudo pure lui, ma non era certo quello il succo del discorso. “Black*Star” esalò con voce quasi impercettibile, mentre lui si toglieva anche i pantaloni.

“Black*Star!” strillò dimentica di chi stava dall’altra parte del muro.

“E quei gerani? Vogliamo parlare di quei gerani? Sono uno schifo!” urlò Liz, da un punto imprecisato del giardino.

“Mi devo togliere anche le mutande?” continuò lui, imperterrito.

“Black*Star! Ti prego, ti prego, ti prego! Siamo in un luogo pubblico!” strillò con voce acutissima.

“E il glicine?” urlò Liz esasperata, con i piedi in una pozzanghera.

 

§

 

“Buonasera Kim” salutò Ox, sedendosi su uno degli sgabelli del bancone del bar.

“Ciao Ox” rispose la ragazza di malavoglia, con il viso appoggiato al palmo della mano. In quella posizione faceva quasi fatica ad articolare le parole e la sua espressione tradiva una certa noia. In fondo al bancone, Marje e B.J. stavano discutendo di marche prestigiose di caffè.

“Come va?” chiese poi il ragazzo, vedendo che Kim non accennava a ravvivare la conversazione.

“Come al solito. Ho versato vino a dei vecchi ubriachi, tra i quali spiccava il signor Albarn, fino a due minuti fa. È sempre la solita storia, qui alla fiera d’estate” brontolò.

Ox fece un sorrisetto un po’ amaro “Beh, almeno la signorina Marje ti paga bene, vero? Io lavoro gratis per i miei”

“È per quello che non ti sposerò mai” commentò lei con risolutezza.

“E se iniziassi a guadagnare?” chiese speranzoso, mentre le lenti dei suoi occhiali riflettevano la luce delle lampade.

“In quel caso ci dovrei pensare” aggiunse serissima lei, prima di avvicinargli un bicchiere pieno di un liquido chiaro, che non era acqua.

“È soda. Gli alcolici li passo sottobanco e li faccio pagare a peso d’oro” l’ammonì, prima di bere dal suo bicchiere, pieno della stessa bevanda. Ox sorrise e prese a bere, seguendo l’esempio della ragazza.

“Dov’è Harvar?” domandò poi lei, abituata a vedere quei due sempre insieme. Ox alzò le spalle “è andato a sparare ai pupazzi alla bancarella della signorina Azusa” spiegò.

“Anche Jacqueline c’è andata, proprio dieci minuti fa” aggiunse Kim, distrattamente.

“Oh, sì. Harvar me lo ha detto. Lui odia i pupazzi, sai, da piccolo ne aveva uno che cantava se gli schiacciavi la pancia e ci dormiva abbracciato. Ovviamente almeno una volta a notte lo schiacciava per sbaglio facendolo cantare e svegliandosi di conseguenza. Da allora non li ha molto in simpatia anzi, si diverte a sparargli contro. Quello che vince lo da a Jacqueline che, a quanto ho capito, li apprezza di più!” spiegò tranquillamente Ox.

“Ma dai, non lo sapevo” fece Kim con voce un po’ piatta, ma allo stesso tempo sinceramente stupita.

“Ti ho portato una bistecca di mio padre, hai già cenato?” chiese poi lui, tirando fuori un piattino di carta coperto da un foglio di alluminio.

“Sì, ma…mangio lo stesso” disse, con una piccola esitazione, guardandolo negli occhi. “Tu hai già mangiato?” chiese poi, dopo aver iniziato a tagliare la bistecca. Ox scosse la testa.

“Allora facciamo a metà” decise un po’ brusca, avvicinando un po’ di più il piatto al ragazzo.

Ox sorrise contento “Perché domani non vieni anche tu al mare?” propose, mentre Kim gli porgeva la forchetta, in modo che anche lui potesse prendere la sua parte.

“Bah. Baba Yaga fa schifo e poi non vivo al Chupa Cabras, è una gita condominiale, quella” borbottò lei, con disinteresse.

Ox alzò le spalle “È lo stesso. Io e i miei ci andiamo anche se non siamo del condominio e anche se Baba Yaga non è un granché è sempre una vacanza, dato che quest’anno nessuno va a fare del turismo decente” ribatté lui imperterrito, mettendosi in bocca un pezzo di carne buonissima. Era vero, suo padre era davvero il Re della bistecca.

“Nessuno ha mai fatto delle vacanze decenti qui, se escludiamo Soul” rispose Kim, con un po’ di amarezza. Ox alzò le spalle.

“Però la carne è buona. Dillo a tuo padre.”

 

§

 

Tsubaki si strinse di più nei vestiti, con un sospiro. Stava albeggiando e lei non aveva chiuso occhio. Strinse la mano sulla sua tazza di tea e voltò lo sguardo su Black*Star, che dormiva scomposto sul biliardo, poco più in là.

Fece un sospiro e appoggiò la fronte al tavolo. Non ci poteva davvero credere. Aveva passato la metà della serata a cercare di convincerlo che svestirsi nel bel mezzo di una strada pubblica era reato e poi, arrivati a casa sua, l’aveva svestito lei. Se c’era una cosa della quale era certa era che non aveva alcuna intenzione di fare sesso con Black*Star in quel frangente. Ovviamente, alla fine, avevano fatto sesso e lei si sentiva una cretina. L’aveva interrotto a metà costringendolo a smettere perché le faceva male. Probabilmente Black*Star era stato con un sacco di ragazze migliori di lei in quel senso. Si coprì il viso con le mani.

Se in quel momento ci fosse stata Maka avrebbe detto “Chi vuoi che se lo prenda quello lì, oltre a te?” ma sfortunatamente Maka non c’era.

Praticamente era ancora mezza vergine, ammesso che fosse una cosa possibile.

Non sapeva bene nemmeno lei come fosse accaduto, era stato come la volta prima, tutto assolutamente automatico, come se non avesse fatto altro per tutta la sua vita, poi si era ritrovata Black*Star addosso, che la baciava e la toccava ovunque ci fossero delle curve e le aveva fatto male. Era una maledetta cretina.

“Buongiorno!” esclamarono accanto a lei. Tsubaki alzò la testa di scatto e per poco non cadde giù dalla sedia sulla quale era seduta.

“Buo-buongiorno Black*Star” salutò lei balbettando, con aria di chi ha visto un fantasma.

“Hai dormito bene, di fianco al sottoscritto?” chiese, tronfio. Tsubaki sospirò, un po’ in imbarazzo “In realtà non sono riuscita a dormire” ammise con un velo di tristezza.

“Troppo emozionata per la mia performance?” domandò, alzando il pollice. La ragazza diventò di colpo bordeaux e alzò le mani in segno di resa.

“Sì, cioè…ecco…mi ha fatto un po’ male e …mi dispiace se…se…non…” cercò di dire, visibilmente imbarazzata. Black*Star alzò le sopracciglia, per poi socchiudere gli occhi e guardarla con aria maliziosa “Guarda che la seconda volta è meglio e poi sono le sei e mezza di mattina abbiamo tutto il temp…”

“Le sei e mezza?” strillò Tsubaki, nel panico. Black*star si zittì e ritrasse, perplesso.

“Devo scappare a casa!” urlò, afferrando la propria borsa abbandonata sul pavimento “Ci vediamo quando torno da Baba Yaga!” e così dicendo corse fuori, come se la stessero rincorrendo dei lupi.

Il ragazzo sbatté qualche volta le palpebre, prima di sbottare “Mi sta di nuovo evitando!”

Tsubaki non seppe neanche come fece ad arrivare così presto alle porte del Chupa Cabras, sta di fatto che si affrettò a telefonare a Maka la quale, in un batter d’occhio, venne ad aprirle la porta d’ingresso con gli occhi iniettati di sangue.

“Sbrigati, mio padre viene a svegliarci tra un quarto d’ora!” e così dicendo la spinse nella propria camera senza se e senza ma.

Un’ora dopo erano tutti già posizionati sui sedili del pulmino del signor B.J..

Tsubaki stava riversa con la testa sulle ginocchia di Liz, che le accarezzava i capelli. “Guarda che non c’è nulla di male, eh?” continuava a dire. Stein e Medusa si erano seduti strategicamente l’uno in fondo e l’altra avanti, Maka sedeva accanto a Patty, che chiacchierava a proposito di wrestling, Kid e Soul stavano vicini, entrambi taciturni, mentre Arachne e Giriko cercavano di nascondere, alla meglio, la loro attrezzatura di registrazione. Tutta quella fatica era assolutamente inutile, dato che nessuno badava loro.

“Bene signori” cominciò l’amministratore, appena il mezzo fu partito “Come vi avevo detto alloggeremo nel edificio delle ex-colonie estive. Avevamo organizzato di utilizzare due degli stanzoni comuni e una stanza del custode da due persone, che avevamo deciso di lasciare ai signori Nakatsukasa, ma pare ci siano stati degli errori di calcolo, perché all’ora della partenza ci sono due persone in più, la signorina Kim, che si è aggiunta all’ultimo momento  ed Elka, della quale ci eravamo semplicemente dimenticati.”

“Ehi!” sbottò Elka, offesa, senza che nessuno le desse udienza.

“Quindi potremmo recuperare un altro letto, in una stanzetta dell’ala nord e per il secondo posto saremo obbligati utilizzare il letto matrimoniale come letto da tre” spiegò.

I signori Nakatsukasa spalancarono gli occhi. Volevano infilare qualcuno nel loro letto?

Kid alzò la mano “Forse è meglio se nel letto da tre stiamo io, Liz e Patty, padre. Non è bello disturbare le coppie sposate” propose il ragazzo, con incredibile serietà.

Liz si voltò indietro a cercare lo sguardo dell’amico “Sei sicuro? Guarda che io parlo nel sonno” gli fece sapere.

“Se non dici la parola sette non ho problemi” la tranquillizzò lui. Liz alzò le spalle e si rimise a coccolare Tsubaki. “Allora, Tsubaki, è davvero così big come dice di essere?” chiese a bassa voce. La ragazza si rannicchiò e strinse le gambe più che poteva, coprendosi le orecchie con le mani “Liiiz! Smettila!” esalò con un sussurro acutissimo.

“Allora è deciso!” esclamò allegro lo Shinigami “Già che ci siamo vi informo che l’unico membro del condominio che è rimasto a casa mi ha fatto avere questa mattina una missiva, in cui mi informava del fatto che era impossibilitato a compiere questo viaggio con noi, ci augura buona permanenza a  Baba Yaga.”

Così dicendo andò a sedersi davanti, affianco al signor Sid.

Kid si schiarì la voce e a Soul fu chiaro che era stato lui a mandare quella lettera. Tra le altre cose, qualcuno, durante la notte, aveva sprangato la porta di casa di Excalibur. Alzò le sopracciglia e appoggiò la testa al vetro, chiedendosi quando sarebbero arrivati al primo autogrill, aveva già bisogno di andare in bagno.

 

§

 

“Su, su, smettila di pensarci. Black*Star non ti lascerà solo perché non sei una pantera e poi, scusami, anche lui a la prima volta sarà stato un po’ in imbarazzo?” continuava a dire Liz, mentre rovistavano tra il cioccolato in vendita all’autogrill. Tsubaki la guardò fisso.

“No, in  effetti dubito si sia mai sentito in imbarazzo in vita sua, è troppo scemo, ma comunque piantala di preoccuparti!”

Poco più in là, Kim e Ox, analizzavano i prezzi della merce “L’essenza degli autogrill è far costare tutto in modo assolutamente spropositato” commentò Kim, massaggiandosi il mento con fare pensieroso. “Dovresti aprirne uno, Ox. Così sì, che faresti dei soldi”

Ox annuì “Sarò il re della bistecca dell’autogrill e venderò la carne al triplo del suo prezzo!” esclamò, allegro per aver trovato un modo per compiacere la sua amata. Kim annuì, d’accordo.

Il grosso della spedizione, però, si trovava in fila davanti al gabinetto, se si escludeva B.J. che non voleva lasciare solo il suo bambino, per paura che Justin ci attaccasse qualche strano spinotto per lo stereo.

“Come cavolo ho fatto a finire ultimo nella fila? Devo pisciare da quando siamo partiti!” sbottò Soul, piuttosto di malumore.

“Non ti lamentare, pensa che nel bagno degli uomini bisogna sempre fare meno coda” ribatté Maka, nella stessa situazione.

Soul alzò le spalle “Se quando stiamo per partire sei ancora indietro puoi sempre andare in quello dei maschi, tanto credo che a creare tutta questa fila sia solo il Chupa Cabras” propose Soul, con le migliori intenzioni. Maka annuì. La prese meno bene, però, il signor Spirit, che stava in fila proprio davanti al ragazzo.

“Come ti permetti, maledetto teppistello? Vuoi forse abusare della mia Maka? Tientele in tasca quelle manacce!” strillò l’uomo, facendo girare mezzo autogrill.

Soul s’accigliò “Ma chi la vuole questa senza-tette!” sbottò lui, piccato.

“Non offendere la mia Maka!” urlò Spirit, e gli avrebbe tirato un cazzotto se il signor Shinigami non l’avesse preso per la collottola e allontanato.

Maka, del canto suo, gli tirò una gomitata “Chi è che sarebbe senza tette?” sbottò, prima che Soul, approfittando della distrazione di Spirit, la baciasse.

Durò un secondo, giusto il tempo di veder riapparire Spirit, che pur non avendo visto nulla, tornava alla carica.

“Cretino” sussurrò Maka pulendosi la bocca col dorso della mano. Soul ghignò.

 

 

 

 

 

 

Aki_Penn parla a vanvera:

Mi devo scusare, ci ho messo un sacco e ho aggiornato con un capitolo che è un orrore. L’ho odiato perché è venuto veramente da schifo, oppure è venuto veramente di schifo perché l’ho odiato, sta di fatto che questo è il massimo che sono riuscita a fare, cercate di perdonarmi. :(

Uno dei motivi per cui alla fine sono riuscita ad arrivare in fondo è che non vedo l’ora di scrivere il prossimo, spero sia un buon presagio.

Cosa posso dire, non posso non menzionare Mimi18 che, con i suoi discorsi, mi ha fatto venire una gran voglia di scrivere qualche cosa anche su Harvar e Jacqueline, che hanno una parte piccola, ma in questo capitolo ci sono!

L’altro giorno navigando in internet ho scoperto che esiste una fobia dell’asimmetria, nonostante con la storia non ci stesse benissimo non ho potuto fare meno di inserircela!

Mi scuso anche per la punteggiatura di questo capitolo, ho la brutta impressione che non sia delle migliori, se notate qualche errore in particolare vi prego di farmelo notare! :(

Volevo dire un sacco di altre cose, ma ovviamente non me le ricordo più. Se ho così tante cose da dire dovrei scriverle in concomitanza col capitolo, ma non sono così furba, quindi non vi stordirò di chiacchiere.

Ultimo ma non ultimo: Grazie a tutti di cuore!

Aki_Penn

 

   
 
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