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Autore: Natalja_Aljona    24/11/2011    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Centoventicinque

Ali in gabbia, occhi selvaggi

Sai che non lo so, com'ero?

Con addosso la rabbia di dirgli chi sei, a questa gente qua


Ma perché in questa notte di luna, tu dimmi perché

Vado in giro a pescare ricordi e a scordarmi di te

(Il Grande Sogno, Roberto Vecchioni)


Spárti, 8 Aprile 1838



-Tu mi hai perdonato, vero?-

Per gli insulti gridati dietro, per lo schiaffo in riva al fiume.

Per la comprensione morta nel sorriso, per quel dannato sorriso incosciente.

Per il tormento dei giorni d'Atene, per averla fatta piangere anche da lontano.

La ragazza del dipinto aveva quel suo modo di dire di sì con gli occhi, di far piangere, con gli occhi, anche lui che i sogni e i sorrisi glieli aveva strappati dalle mani e poi chiesto scusa quasi per scherzo, per scherno, eppure in tempo, per quel tempo che lei non avrebbe perso mai.

Quel suo modo a George avrebbe sempre fatto male, per quel sì, per quel perdono sarebbe sempre stato troppo facile morire, guardare il dipinto e piangerci dietro, al sorriso, al suo sguardo, perché la sfida ancora non la poteva sostenere, non la poteva vincere, questa no, davvero.

-Dnì ci ha affidato alla tela ch'eravamo bambini, o forse bambina lo sei stata solo tu.

Io ci ho sempre provato, ti ricordi? "Cynthia, non giocare coi pugnali, che poi se ti fai male il nonno dice che gli hai rovinato le lame. Cynthia, lascia stare i serpenti, che son carini, è vero, ma simpatici non ne sarei poi così sicuro. Cynthia, falle pure, le bamboline di carta, ma non con la mia Iliade!".

E poi t'ho vista che guardavi la pistola, mi hai sorriso un poco triste, mi hai chiesto: "Domani a chi sparerai?".

Lo facevi tutti i giorni, la sera, gli occhi stanchi, per voce un sussurro, la mattina, lo yogurt sulle labbra e quella luce nel volto ch'era la tua paura.

M'hai chiesto che cosa mi avessero fatto le stelle, perché le guardavo male ogni notte, perché non le sapevo ascoltare.

Ti ho detto: "Cynthia, loro non soffriranno mai".

Non ti ho mai permesso d'essere una stella, io.

Cynthia, tenevi in braccio Aiace, mi pregavi di non bruciare le ali anche a lui.

M'hai detto: "Quest'aria fa male ai bambini, mio Dio, tu l'hai visto, come t'ha ridotto, lo senti che nodo di sangue e di cenere t'ha stretto sul petto, lo sai quanto male ti fanno le braci negli occhi, il tuo essere il sole per la gente di qui?

Diciassette anni li dimostravi quando ne avevi dieci, non sei ancora un uomo e ti senti già vecchio, ma dove hai sbagliato, perché non ti ho fermato quando ho capito che non ti avrei raggiunto più?

Vuoi essere tu l'eroe più inneggiato, vuoi conquistarti il cielo rubandolo a me.

Oplita a sette anni, fumo delle sigarette negli occhi undicenni, ubriaco l'anno dopo, padre a quindici estati e neanche un sorriso.

Amavi, perdevi e graffiavi la luna, giravi il fucile, giuravi vendetta e non chinavi la testa mai.

Ma George, tu ci riesci a dormire la notte?

Non sei morto un po' nel dare un cuore a tuo figlio?

Non è il momento di spegnerla, quella sigaretta, di gettarlo in mare, l'ouzo rimasto in quella maledetta bottiglia?

George, tu sei un eroe forse solo per la piccina di cui parli come dell'Iliade reincarnata, del tuo sogno di ragazzo, sei ancora un ragazzo, George!

La puoi vincere, la tua battaglia più bella, la puoi vincere ma fermati, vieni a tendermi la mano, mentre correvi non ti sei mai fermato a lasciarmi passare.

Torna indietro, mi chiedi se ti ho perdonato?

Temo di sì, fratellino"-


Ora era tornato dalla guerra, George, le dicevano che stava per morire.

Chissà se se l'era già chiesto, quel suo fratello, se l'aveva perdonato.

Chissà se se l'era chiesto ancora.

Era giunta da Atene, non li aveva salutati, i suoi padroni di casa.

Era tornata ad essere la ragazzina ingrata dell'accampamento dei Kléftes, le avrebbe detto lui.

Ma quella volta non l'avrebbe rimproverata, quella volta non l'avrebbe odiata.

Quella volta l'avrebbe, forse, soltanto guardata.


Se è ferito allora è vivo

E se è vivo vorrei che lui fosse qui

(Il Processo, Riccardo Cocciante)



Note


“Ali in gabbia, occhi selvaggi”: Riccardo Cocciante, Notre Dame de Paris.

“Sai che non lo so, com'ero?”: Quanti anni ho, Zucchero.

“Con addosso la rabbia di dirgli chi sei, a questa gente qua”: Ragazzo che parti, ragazzo che vai, Roberto Vecchioni.


E' breve, questo capitolo, pur avendo tanto da dire.

George davanti al dipinto di Ariadni, George con Cynthia negli occhi.

George, per tutti in punto di morte.

Non morirà, lo sappiamo, noi.

Lei no.

George ci ripensa, alle cose che Cynthia gli ha detto.

E Cynthia... Cynthia è arrivata da Atene, e vorrebbe dirgliele di nuovo, vorrebbe perdonarlo ancora.

Perché alla fine son sempre fratelli, loro.

Apollo e Artemide, Fratello Sole e Sorella Luna.

E poi... Poi ci sono Cynthia e Aiace, di cui non ho ancora parlato, ma hanno un bel rapporto, loro.

La vedremo presto, Cyn alle prese con il Telamonio spartano! ;)


A presto!
Marty

  
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